INFORMAZIONI UTILI SU QUESTO BLOG

  Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

  This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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  Questo blog è un'iniziativa di laici aderenti all'Azione Cattolica della parrocchia di San Clemente papa e manifesta idee ed opinioni espresse sotto la personale responsabilità di chi scrive. Esso non è un organo informativo della parrocchia né dell'Azione Cattolica e, in particolare, non è espressione delle opinioni del parroco e dei sacerdoti suoi collaboratori, anche se i laici di Azione Cattolica che lo animano le tengono in grande considerazione.

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  Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

  Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

  Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

  Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente due martedì e due sabati al mese, alle 17, e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

 Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

 La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

NOTA IMPORTANTE / IMPORTANT NOTE

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venerdì 30 ottobre 2015

Il documento conclusivo del Sinodo della Parrocchia di San Giuseppe Sposo - Bologna


Il documento conclusivo del Sinodo della Parrocchia di San Giuseppe Sposo - Bologna

In alcuni precedenti post ho segnalato l’esperienza sinodale vissuta nell’ultimo anno dalla comunità parrocchiale bolognese di San Giuseppe Sposo, in via Bellinzona, che è stata la mia prima parrocchia.
 La finalità concreta del Sinodo parrocchiale è stata la  stesura di un “progetto pastorale parrocchiale” pluriennale (“2015-2018 e oltre?”, come leggo sul sito parrocchiale) da verificarsi periodicamente.
 Di seguito trascrivo il documento approvato dall’assemblea parrocchiale al termine dei lavori e che è stato proposto come strumento di lavoro in occasione delle elezioni del nuovo Consiglio pastorale, domenica scorsa.
 Durante i lavori del Sinodo parrocchiale il Consiglio pastorale è stato sospeso e domenica scorsa è stato ricostituito.
 Penso che quell’esperienza potrebbe essere utilmente imitata da noi, a San Clemente Papa, in questo nuovo inizio che stiamo vivendo di questi tempi.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli

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1° Sinodo Parrocchiale 2014-2015 
“Libro” del Sinodo
 Documento finale approvato e votato dalla quarta convocazione dell’Assemblea sinodale 19-20 settembre 2015




Parrocchia san Giuseppe Sposo Bologna
Comunità parrocchiale di san Giuseppe Sposo Via Bellinzona, 6 - 40135 Bologna- Tel. 051.6.446.414 - 328.3.955.353 <parroco@parrocchiasangiuseppesposo.it>; <http://www.parrocchiasangiuseppesposo.it>
Solennità di san Francesco d’Assisi, 4 ottobre 2015

Riferimento biblico del sinodo parrocchiale “Venire alla fede… per vivere la comunione”
Atti 2, 42-47: Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. 43.Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. 44.Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; 45.chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. 46.Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, 47.lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.

Preghiera per il “sinodo parrocchiale”
 O Padre, custodisci la parrocchia di San Giuseppe Sposo, benedici l’esperienza del Sinodo parrocchiale. Fa’ che tutti i battezzati, portatori della sapienza del Vangelo del tuo Figlio e mossi dallo Spirito Santo, sotto la protezione di san Giuseppe e sotto lo sguardo della Madonna di San Luca, nella collaborazione e nella corresponsabilità, siano parte viva della comunità in cammino per compiere la tua volontà e mostrare il tuo Volto d’amore in questo nostro tempo. Donaci umiltà e saggezza per riflettere nella pace e nella fraternità, per decidere senza animosità e senza parzialità, per accettare le decisioni senza risentimento. Fa’ che, in obbedienza allo Spirito, vinciamo contrapposizioni e contrasti per immettere nella società preziosi valori di comunione. Per Cristo nostro Signore. Amen.

I. “PAROLE-CHIAVE”

I. “Parole-chiave”. La positiva esperienza vissuta in questo anno di Sinodo di San Giuseppe ci porta a concordare che la modalità di lavoro ed impegno nella nostra comunità debba anche in futuro fare riferimento ad uno stile, che chiameremo “sinodale”, per continuare a percorrere insieme il cammino di rinnovamento della Parrocchia nei suoi vari ambiti di apostolato, di impegno pastorale, caritativo, culturale. Per rappresentare questo stile e questo cammino, abbiamo individuato le seguenti “parole chiave":
APERTURA
nel senso di :
- accoglienza, capacità di aprirci fra di noi e verso chi adesso non sente propria la comunità; capacità di ascolto dell’altro. Ovviamente questo include i temi propri della carità e della solidarietà, ma non si limita a questo.
- atteggiamento aperto ai nuovi temi (etici, sociali, anche economici): vedere la parrocchia non come “fortino” chiuso in difesa dei valori della tradizione e contro le minacce del mondo scristianizzato, bensì capace di andare incontro al mondo “dell’altro”, di ascoltare le ragioni dell’altro, di mostrare in contesti diversi il valore della fede.
- offerta di una chiave di apertura del cuore e della mente di chi vive nella comunità, favorendone la crescita attraverso azioni di comunicazione, (in)formazione, insegnamento. In tanti hanno segnalato di sentire questa come esigenza primaria della propria vita spirituale.
COMUNIONE, CONDIVISIONE, COMUNITA’
- Comunione, in quanto tutti abbiamo in comune la fede in Gesù Cristo, Dio-Amore, incarnato, morto e risorto per noi (da questa radice poi si può giocare con tante altre parole-chiave: comune, comunità, comunicare, comunicazione, etc.).
- Condivisione, poiché nessuno deve tenere per sé le esperienze, le gioie, i pensieri, i “beni” che nascono da qualunque sua attività di vita in qualunque settore della Parrocchia, ma tutto deve essere condiviso, donato, restituito alla comunità parrocchiale, come dono per tutti (v. anche solo la gioia di qualche osservazione di un bambino del catechismo o una bella considerazione di un povero / ammalato ad un visitatore inviato dalla Parrocchia ..).
Possiamo applicare queste due parole, intrinsecamente connesse, a qualunque livello/cerchio concentrico/settore della vita parrocchiale:
- in generale, all’interno di ogni settore: si pensi alla necessità che nel catechismo esista una modalità di comunicazione fra i catechisti delle diverse fasce di età o come nell’apostolato caritativo sia fondamentale poter portare non solo se stesso, ma dare davvero l’impressione di essere “mandato” dall’intera comunità parrocchiale; così è per la liturgia dei diversi momenti della giornata e della settimana o per altre modalità di annuncio della Parola, che dovranno essere reale espressione del nostro comune sentire …
- in particolare, all’interno dei principali settori (almeno i 4 attualmente identificati) per cui gli attuali referenti o i futuri responsabili di Gruppo/Commissione/etc. saranno chiamati a favorire la costruzione di una rete di reale comunicazione intra ed extra, di gioia di appartenenza alla Comunità Parrocchiale di san Giuseppe Sposo. In questo modo il futuro Consiglio Pastorale Parrocchiale potrà rappresentare il luogo di finale incontro e realizzazione di una rete di comunione e condivisione che mano a mano si andrà realizzando.

GIOIA, ENTUSIASMO, CORAGGIO, POSITIVITA
Riprendere il cammino della fede con entusiasmo, nel segno della gioia, alla riscoperta della propria appartenenza a Cristo Gesù, per divulgare ovunque la pienezza del Suo amore (non cadere in una tristezza individualistica, cfr. Evangelii Gaudium, 2). Nessuno è escluso dalla gioia portata dal Signore e questo significa non solo immergersi nella pienezza dell’amore, ma trasmettere a tutti quanto sperimentiamo. 5
MISSIONE, ANNUNCIO, TESTIMONIANZA, PARTECIPAZIONE ATTIVA
 Non si può pensare di essere cristiani e non essere missionari, cioè non avere l’entusiasmo e il desiderio di proclamare l’amore di Gesù agli uomini. L’annuncio del Vangelo di Gesù sia tale da suscitare l’amore di Gesù in coloro che lo ascoltano e possa offrire sempre a tutti parole di speranza, orientare verso il futuro e non lasciare le persone “prigioniere della negatività” (cfr. Evangelii Gaudium, 159). Testimoni, dunque, autentici, coraggiosi, pieni di amore, di speranza e di gioia!
SULLE ORME DI FRANCESCO (minorità, autenticità, essenzialità)
  Sarebbe bello se nelle decisioni che si andranno a prendere fosse anche visibile l’impronta francescana di questa parrocchia, l’essere famiglia francescana, convento e parrocchia insieme, non solo perché affidata da oltre cinquant’anni a dei frati cappuccini, ma anche perché una tale impronta ha ormai permeato di sé gli stessi parrocchiani che si sentono “alla sequela di Gesù sulle orme di Francesco

II. ORIENTAMENTI PASTORALI

I - Rimettere al centro la Parola di Dio, la Persona e la Comunità.  Mettere al centro la celebrazione liturgica, in particolare la Messa domenicale
 Mettere al centro della vita comunitaria la Messa domenicale, da cui anche i vari percorsi di catechesi prendano ispirazione.
a) Prevedere un percorso di approfondimento sulla Parola della Domenica per riflettere concretamente sui contenuti della Parola vissuta nella liturgia e nelle varie realtà parrocchiali (Caritas, Catechismo, Annuncio).
b) Favorire per tutti la possibilità di partecipare all’animazione liturgica, raccogliendo le disponibilità e creando opportunità per il coinvolgimento più ampio possibile di tutta l’assemblea nella propria “articolazione ministeriale”. Ciascuno possa sentirsi partecipe della liturgia, sia nella fase di preparazione che nel momento della celebrazione (con un’attenzione particolare alla presenza dei bambini).
c) Messa e catechismo: per valorizzare la presenza dei bambini nella messa comunitaria, occorrerà valutare la possibilità di collegare l’incontro del catechismo anche al calendario liturgico e ai temi forti della domenica, affinché i piccoli arrivino più consapevoli e partecipi alla celebrazione eucaristica. Così la messa può essere preparata con cura: leggendo le letture, individuando il tema della domenica, preparando le preghiere, portando all’offertorio l’attività fatta al catechismo.
d) valorizzare la figura degli accoliti e del loro servizio: in particolar modo: dare risalto in alcune celebrazioni al loro servizio di portare l’eucarestia agli ammalati, facendoli partire dalla celebrazione eucaristica; favorire la turnazione nel servizio all’altare, per supportare il celebrante e diventare un punto di riferimento per chiunque intenda collaborare nell’animazione liturgica, in particolar modo per i chierichetti, preparandoli a comprendere il senso del loro servizio (senza nulla togliere al loro entusiasmo e alla loro energia).
e) costituire un gruppo “liturgico” che, assieme ai sacerdoti, possa soffermarsi a curare i momenti liturgici e riflettere su come aiutare la comunità a vivere pienamente.
- Fare una programmazione annuale dei momenti liturgici della nostra comunità e di chi ha il compito di presidiarli. [La calendarizzazione permetterà di avere un quadro generale del cammino parrocchiale garantendo il giusto “spazio-tempo” ad ogni esperienza.]
- Favorire una maggiore integrazione del coro nei diversi momenti liturgici: celebrazione eucaristica, liturgia delle ore, veglie, adorazioni, liturgia penitenziale, atrimoni, battesimi, funerali, ecc.
f) Per consentire a tutti i componenti della Comunità Parrocchiale (bambini, giovani, adulti, anziani.) di mettere al centro la celebrazione eucaristica domenicale, si propone di valorizzare particolarmente i diversi aspetti della vita parrocchiale in una messa della domenica mattina, alla quale l’intera comunità è prioritariamente invitata a partecipare.

II - Riportare la Parola di Dio al centro della catechesi.

Pensare a un percorso di formazione cristiana dei bambini e dei giovani più organico e unitario, che non sia solo finalizzato alla celebrazione dei sacramenti, ma che ponga al centro l’incontro con Gesù e i bisogni della persona.
a) Superare il modello scolastico della catechesi dei bambini: evitare che il catechismo venga percepito come un’imposizione, poco gioioso e poco attraente per i bambini. Favorire l’avvicinamento a Gesù come una libera scelta. La catechesi dei bambini e dei giovani valorizzi anche il gioco, le esperienze, la vita comunitaria, l’incontro con i testimoni, le occasioni di servizio. A tale scopo sono da valutare ed approfondire le seguenti considerazioni e proposte:
- ridurre la durata (in numero di anni) del catechismo tradizionale. Affidare parte del percorso catechistico alle famiglie. A tal fine, i genitori vanno adeguatamente formati.
- valorizzare il cammino di fede all’interno del percorso scout e integrarlo maggiormente nel percorso parrocchiale di catechesi.
- alzare l’età a cui si propone ai bambini la frequenza assidua all’eucarestia domenicale.
- predisporre più percorsi paralleli di catechesi dei bambini (gruppi parrocchiali, percorso scout, gruppi di famiglie) tra cui le singole famiglie possono scegliere. * concentrare Comunione e Cresima entro i dodici anni ha poco senso. Soprattutto la Cresima richiede una maturità e una consapevolezza che la maggioranza dei dodicenni non possiede.
- spostare la Cresima verso la maggiore età e superare i sacramenti ‘a infornata’, prevendendo un percorso di preparazione ad hoc, quando il singolo si ritiene pronto.
Mozione complessiva: formulare un progetto organico di rimodulazione della responsabilità catechistica della comunità parrocchiale che, tenendo conto delle considerazioni qui riportate, permetta, in accordo con la Diocesi e con il coinvolgimento delle famiglie, di costruire un percorso di catechesi per le diverse età, dalla fase pre-battesimale all’età adulta.

b) valorizzare il ruolo dei genitori quali primi educatori all’interno dei percorsi di catechesi:
 - Coinvolgere i genitori e le famiglie nel percorso di catechesi dei figli.
- Strutturare la catechesi battesimale sul modello del percorso per i fidanzati: incontri con più famiglie e più animatori.
- Chiedere alle famiglie di riprendere durante la settimana i temi e le letture della domenica.
- Coinvolgere i genitori in una catechesi familiare, in cui gruppi di famiglie intraprendono un percorso pluriennale comune. Catechisti sono gli stessi genitori, supportati da un sacerdote.

III - Famiglia e Adulti

La nostra comunità parrocchiale deve avere una attenzione particolare per le famiglie; ogni momento nel quale le famiglie vengono a contatto con la comunità parrocchiale (preparazione al matrimonio, richiesta del battesimo e del catechismo per i figli, morte di un congiunto, altro), deve essere occasione di accoglienza e opportunità di “annuncio” e coinvolgimento nella comunità. Per quanto possibile siano coinvolti e valorizzati i giovani, gli adulti e le famiglie nella vita e nell’animazione dei vari momenti e dimensioni della vita della comunità parrocchiale. a) La “pastorale familiare” deve diventare il “filo conduttore” dei prossimi programmi pastorali, per far sì che la parrocchia diventi sempre più “famiglia di famiglie”, dia attenzione e “forza” alle famiglie (e/o agli adulti che la compongono) che abitualmente la frequentano, perché “vadano verso” e accolgano le altre famiglie della comunità, soprattutto quelle in difficoltà.
I momenti di festa (come “Festassieme”) e i momenti di aggregazione e di incontro (come l’esperienza dell’“Angolo fraterno”) siano momenti privilegiati per l’incontro con le famiglie e gli adulti della comunità, con l’obiettivo di accogliere anche chi abitualmente non la frequenta.
b) Occorre “mettersi in ascolto” dei bisogni espressi (o non espressi) delle persone in difficoltà (anziani, genitori in difficoltà, studenti…) e “inventare” occasioni, luoghi e situazioni di ascolto, di incontro, di condivisione.
c) Per i genitori e gli adulti in genere siano previsti momenti di incontro, di conoscenza, di aggregazione, di “ascolto”, di “formazione”, di “annuncio” e di “catechesi” all’interno, possibilmente, di un progetto pluriennale e di programmazioni annuali. A chi può essere disponibile si proponga la costituzione di veri e propri “gruppi famiglie” (aperti ed accoglienti), inseriti nel tessuto comunitario della parrocchia e impegnati nel rivitalizzarlo.

IV – Missionarietà, Carità e Testimonianza

a) La nostra comunità parrocchiale si impegna ad essere “missionaria”, cioè “accogliente” e “aperta” a tutte le possibili “diversità” che la abitano, “diversità” che si impegna a conoscere in tutte le sue sfaccettature. Si propone di vivere la nostra missionarietà, non tanto e unicamente in particolari azioni di specifica evangelizzazione (come le “missioni al popolo” o altre forme di evangelizzazione “tra le case”), quanto anche nelle “missioni d’ambiente”, cioè nei luoghi della nostra quotidianità, dove siamo chiamati a dare testimonianza gioiosa della nostra fede, “contagiando” e coinvolgendo le persone con cui viviamo e che incontriamo La nostra comunità parrocchiale è sollecitata a valorizzare, conoscere e coinvolgere le realtà missionarie già presenti sul suo territorio (in particolare la Compagnia Missionaria del Sacro Cuore di Via Guidotti), oltre naturalmente a vivere l’attenzione missionaria in collegamento con i luoghi di missione dei frati cappuccini (provincia dell’Emilia-Romagna).
 b) La “missionarietà” si deve esprimere soprattutto nella carità, momento privilegiato di annuncio e testimonianza, valorizzando le visite agli anziani, agli ammalati, alle persone sole, “mettendo in rete” quanto già fanno le varie realtà parrocchiali (accoliti, gruppo della san Vincenzo, attività della Caritas parrocchiale…); valorizzando, altresì, la presenza nella nostra parrocchia di “Casa S. Chiara”. Aumentare l’informazione e la partecipazione dei parrocchiani e favorire la collaborazione fra i diversi gruppi.
c) Per animare la comunità parrocchiale sui temi ampi della carità, come componente primaria, intrinseca e imprescindibile della visione cristiana, la proposta condivisa è di costruire un centro parrocchiale di condivisione e di ascolto, orientato agli obiettivi sopra ricordati. Il centro dovrebbe essere uno spazio (anche fisico, se possibile) nel quale la vocazione alla carità della comunità parrocchiale diventa visibile e concreta, in maniera inclusiva: la carità come impegno di tutti, aperto a tutti. Costituzione di un gruppo di lavoro che possa studiare i primi passi di intervento, identificando alcune azioni concrete di maggiore priorità, su cui avviare l’attività del centro.
Compiti principali del centro
- La conoscenza delle necessità in ambito caritativo, con riferimento specifico (anche se non esclusivo) al territorio e alle forme di fragilità e di necessità meno apparenti e materiali.
- L’identificazione e la messa in opera di azioni volte a soddisfare tali necessità.
-Il coordinamento e il collegamento fra le diverse attività già presenti in parrocchia, nel rispetto delle specifiche vocazioni di ciascuna.
- Il confronto e la collaborazione con le realtà esterne, a cominciare da quelle del territorio parrocchiale (il Quartiere, le diverse associazioni), delle parrocchie limitrofe, fino alle strutture caritative diocesane.
- La promozione dell’impegno personale grazie all’incontro fra le necessità rilevate e le disponibilità diffuse in Parrocchia (esempi, puramente indicativi, di micro-azioni potrebbero essere la visita ad anziani soli, l’aiuto di un insegnante in pensione per un ragazzo in difficoltà con gli studi, la consulenza di un professionista per una pratica burocratica/fiscale/legale, l’accompagnamento alla S. Messa di persone con difficoltà di movimento, ecc.).
- L’attenzione alla comunicazione, sensibilizzazione e informazione della comunità, per esempio tramite incontri periodici di testimonianza, la pubblicazione di resoconti, una sezione del sito web, una bacheca.

V - Cultura

La nostra comunità abbia una viva attenzione alla cultura (intesa in senso lato), per poter avvicinare su questo terreno tanti adulti o famiglie interessate a questa dimensione importante della vita individuale e sociale. A questo scopo, si propongono i seguenti punti:
a) La nostra comunità potrebbe costruire un suo “progetto culturale” dove l’arte, le tematiche culturali, etiche e sociali potrebbero costituire momenti e terreno d’incontro e di confronto con adulti e persone lontane dalla vita concreta della nostra comunità, ma sensibili a queste importanti dimensioni. Occorre riscoprire il ruolo e la funzione di “pre-evangelizzazione” di queste dimensioni culturali. Questo progetto culturale parrocchiale potrebbe essere l’eco, nel suo piccolo, del più ampio e globale progetto culturale della chiesa italiana e dell’esperienza del “Cortile dei Gentili”: una comunità quindi che si confronta con chi non crede, non condivide la nostra fede o ha visioni anche radicalmente diverse del creato, della vita, dell’uomo e della società. All’interno di questa attenzione alla cultura si potrebbe utilmente approfittare anche del “patrimonio culturale” della nostra chiesa e del nostro convento (opere d’arte, biblioteca, museo…). “Accettare la sfida della modernità” può essere momento di verifica anche per la nostra vita di fede; affrontare tematiche, certamente difficili e “scomode” (con preparazione e onestà intellettuale), come la bioetica, le tematiche politico-sociali, l’interculturalità, le emergenze sociali, la “nuova economia”, i nuovi “stili di vita” è confrontarci con l’uomo d’oggi, è uscire dal nostro guscio, è “aprire la mente”, è “stare in mezzo alla gente e ascoltare la gente”, per testimoniare “qui e ora” il Signore e la sua Parola.
b) Organizzare anche una serie di incontri per gli adulti. Tali momenti non siano solo conferenze su temi di carattere culturale, ma siano momenti di confronto e di condivisione a partire dai problemi quotidiani e di fede. L’annuncio della Parola e la vita della comunità non dovrà esaurirsi solo all’interno della ristretta vita parrocchiale (“fare tutto in parrocchia”), ma in qualche modo deve “decentrarsi”, trovare altri ambiti anche al di fuori di questo ristretto nucleo (anche spaziale) della parrocchia. Occorrerà pensare a forme, occasioni, luoghi, situazioni per “decentrare” la nostra vita e il nostro annuncio tra le vie e le case del nostro territorio parrocchiale. Utilmente si può pensare ad una suddivisione territoriale della nostra parrocchia, con attenzione al vissuto delle famiglie come luogo “vicino” di annuncio (ad esempio, l’incontro biblico proposto a gruppi di famiglie di un condominio o di una via).
 c) Fare crescere cultura e consapevolezza sulle tematiche caritative, da inquadrarsi nella prospettiva di fede.

VI - Formazione

La nostra parrocchia, per sostenere adeguatamente la progettazione e la programmazione pastorale nelle varie dimensioni della sua vita, sente l’esigenza di continuativi momenti di “formazione” per accrescere la conoscenza degli strumenti pastorali, per favorire lo sviluppo della “comunione” sia nell’identificazione degli obiettivi della nostra azione, sia nel modo di perseguirli (puntando, appunto, su una forte spiritualità di comunione). In particolare si vorranno prevedere azioni specifiche ed integrate:
a) L’intera comunità parrocchiale sostenga i catechisti e gli animatori nel loro servizio, sentendosi responsabile della formazione dei bambini e dei giovani. Allo scopo va costituita un’equipe di supporto e identificato un percorso di formazione per tutti i catechisti e per gli educatori dei gruppi giovanili, che devono ricevere sostegno e strumenti per formarsi adeguatamente al loro servizio.
 b) Si curi una preparazione di chi proclama la parola all’Assemblea e di chi anima la Liturgia che ne favorisca la formazione, tramite iniziative mirate, anche con l’adesione a corsi organizzati dalla diocesi. I bambini che svolgono il servizio di “ministranti” durante le celebrazioni liturgiche siano adeguatamente formati, in vista anche di un servizio che si può protrarre nell’adolescenza /giovinezza e nell’età adulta.
c) All’interno di questa attenzione formativa, inoltre, si proponga un appuntamento periodico aperto a tutta la comunità (famiglie, ma anche adulti e giovani) di “approfondimento e confronto con la Parola di Dio” proclamata nelle domeniche e nella scansione del tempo liturgico mensile, con adeguati momenti anche di riflessione, di preghiera, di “ricaduta” sul momento liturgico domenicale e sulla vita concreta della comunità. Questa proposta mira a rendere la comunità più pronta ed attiva durante la celebrazione: la catechesi non riguarda solo i piccoli ma è un continuo cammino di preparazione anche per tutti gli adulti, oltre ai genitori e catechisti (cfr. questo stesso documento sinodale al punto I, a).


VII - Progettualità e strumenti organizzativi

Si chiede che per il futuro cammino della nostra comunità, all’interno del Consiglio Pastorale Parrocchiale:
a) si costituiscano “gruppi” o “commissioni” per i vari settori della vita della comunità che possano supportare adeguatamente il lavoro del Consiglio pastorale, vivendo e continuando a sperimentare un cammino in uno “stile sinodale”.
b) ci si doti di progetti specifici per i suoi vari settori (es.: catechesi, cultura, carità, liturgia, annuncio), identificando obiettivi, percorsi, momenti di formazione e di verifica, che saranno portati a conoscenza della comunità parrocchiale. 

VIII - Gemellaggio

 Vogliamo vivere la dimensione della missionarietà e della vicinanza ai “lontani” (anche geograficamente), attraverso la scelta del “gemellaggio”, come “segno” del nostro cammino sinodale (abbiamo camminato insieme tra di noi, ma vogliamo camminare insieme anche con fratelli più lontani, con i quali avere uno scambio di reciproco sostegno e testimonianza) . La nostra comunità, nel futuro, intende quindi stringere un gemellaggio con la chiesa-santuario di san Giuseppe a Nazaret, ma anche con una comunità parrocchiale della stessa Nazaret.