Todi ottobre 2011 – sviluppi del movimento per la riforma della politica
Lo scorso 17 ottobre 2011 si è svolto a Todi, su iniziativa del Forum delle Persone e delle Associazioni di Ispirazione cattolica nel mondo del lavoro promosso da Cisl Mcl Acli Confcooperative Confartigianato e Compagnia delle Opere e Coldiretti, un seminario su tema La Buona Politica per il Bene Comune- I cattolici protagonisti della politica italiana, al quale hanno partecipato, su invito, diversi esponenti di organizzazioni ecclesiali, tra le quali l’Azione Cattolica (era presente il presidente Franco Miano – si trascrive di seguito il suo intervento). L’incontro faceva seguito all’appello per un rinnovato impegno in politica rivolto dal card. A. Bagnasco ai fedeli cattolici laici nella prolusione al Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana del 20 settembre 2011. In apertura è intervenuto lo stesso card.A.Bagnasco. Alcuni commentatori hanno visto nell’intervento del card.A. Bagnasco del 20 settembre 2011 il segnale dell’inizio della nuova fase della politica italiana che ha prodotto nel novembre 2011 il governo Monti.
Nell’articolo di Andrea Tornielli dal titolo Prove di unità dei cattolici - La “Cosa bianca” si prepara – Ultime riunioni: a febbraio sarà pronto il manifesto di Todi, pubblicato su La Stampa del 21 gennaio 2012 si è dato conto degli sviluppi del movimento che è conseguito a quel seminario. Di seguito trascrivo un estratto dell’articolo.
“Prove di unità dei cattolici in politica, anche se per ora a porte chiuse. Si è svolta lunedì, nella sede della CEI, una riunione riservata per discutere sui contenuti del ‘manifesto di Todi’, il programma che servirà di base per un’eventuale nuova ‘cosa bianca’. Vi hanno partecipato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, insieme al segretario della CEI Mariano Crociata; i rappresentanti dei movimenti e delle associazioni religiose –Azione Cattolica, CL, Comunità di S.Egidio, Focolarini, Rinnovamento dello Spirito e Neocatecumenali; il portavoce del Forum della associazioni cristiane e del mondo del lavoro Natale Forlani, il coordinatore di Retinopera Franco Pasquali. Erano presenti anche il segretario della CISL Raffaele Bonanni e il ministro dei Beni Culturali Lorenzo Ornaghi, l’unico membro del governo ad aver partecipato alla riunione.
Per tre ore, dalle 15 alle 18, il dialogo sui contenuti è stato serrato: le gerarchie ecclesiastiche sono preoccupate ‘per il rischio che aumenti l’astensionismo’, per ‘il prevalere dell’antipolitica’, e sottolineano la necessità di risvegliare nei giovani, e in particolare nei giovani cattolici, la passione per la cosa pubblica e la voglia di impegnarsi in prima persona. Bagnasco ha insistito più volte sulla necessità di essere uniti e ha ricordato l’importanza dei ‘principi non negoziabili’ come base di partenza comune per i cattolici in politica. Ma si è parlato anche della disoccupazione, di economia sociale di mercato, dell’importanza della concertazione e della valorizzazione dei corpi intermedi della società.
Dal novembre a oggi –l’ultima riunione si è svolta la scorsa settimana- quattordici professori di area cattolica (da Stefano Zamagni a Mauro Bagatti, da Carlo dell’Aringa a Cesare Mirabelli) hanno lavorato alla stesura del manifesto di Todi, riunendosi nella sede della Fondazione Sturzo di Roma: i contributi decisivi per il documento riguarderanno ‘i valori, la cultura e l’educazione’ nella società aperta e pluralista; i rapporti tra stato, economia privata e società; lo sviluppo nelle economie aperte, il contrasto al rischio di impoverimento, la cooperazione internazionale, le nuove regole per gli assetti istituzionali, lo sviluppo del Mezzogiorno e le politiche della famiglia. Un programma vasto e dettagliato che cerca di tradurre in prospettive concrete il patrimonio della dottrina sociale della Chiesa.
Nella prima decade di febbraio, il Forum delle associazioni di Todi analizzerà il testo finale e preparerà il preambolo più propriamente politico al documento. Sia i vertici della CEI, come pure i promotori del Forum, non intendono mettere in discussione il bipolarismo italiano. […] ‘ Non è opportuno cercare di abbattere il bipolarismo con ipotesi di terzo polo. Il punto è, piuttosto, mettere in discussione i partiti come sono oggi’ […]
Quale sarà lo sbocco di questo percorso è ancora presto per dirlo. I promotori del manifesto di Todi non vogliono precorrere i tempi, anche a motivo del delicato equilibrio che caratterizza oggi il Paese: Dipenderà da che cosa accade nei partiti da qui al 2013’. Quanto ai nomi dei leader, Ornaghi sembra destinato ad avere un ruolo. Ma si guarda anche a Corrado Passera, che è stato tra i relatori al ‘conclave’ di Todi.”
Mia opinione
Ancora si sa troppo poco sul “Movimento di Todi” per dare su di esso un giudizio compiuto. Verosimilmente si cercherà di coalizzare nel laicato cattolico una forza per influire sulla politica italiana, non mediante la fondazione di un nuovo partito politico, ma proponendo un programma di azione politica ben definito, strutturato, motivato, che supplisca all’eventuale carenza di analoghi progetti nei partiti politici già costituiti. Si cercherà probabilmente di organizzare una forma di azione collettiva per ottenere che il principio di leale collaborazione per la realizzazione del bene comune, al di là delle conflittualità ideologiche e di quelle determinate dalla rappresentanza di interessi particolari di parti sociali o da calcoli elettorali, prevalga nella politica italiana.
In ogni caso ciò che uscirà dal “Movimento di Todi” sarà sempre solo “una” delle possibili opzioni politiche praticabili dai fedeli cattolici, senza che l’appartenenza ecclesiale imponga di aderirvi per obbligo, come dire, canonico, derivante dall’ubbidienza all’autorità religiosa, anche se nella proposta formulata dal movimento si faccia riferimento, implicito o esplicito, alla dottrina sociale della Chiesa cattolica. L’adesione sarà sempre libera e basata sulla forza di convinzione delle argomentazioni proposte. Nelle scelte politiche del cittadino di uno stato democratico, manifestazione di sovranità popolare, l’autonomia del fedele laico deve ritenersi massima: il collegamento con i principi di fede si attua nella coscienza di ciascuno. In caso contrario l’organizzazione della Chiesa cattolica, qualora intendesse determinare direttamente una politica nazionale vincolando gerarchicamente i fedeli, diverrebbe un partito politico, per altro non ordinato democraticamente. In particolare, in Italia, il principio dell’indipendenza e sovranità dello Stato e della Chiesa cattolica, ciascuno nel proprio ordine, riaffermato nell’Accordo di revisione del Concordato lateranense del 18 febbraio 1984 e già prima divenuto norma fondamentale della Repubblica Italiana con l’entrata in vigore dell’art. 7 della Costituzione italiana, obbliga il cittadino italiano che sia anche cattolico a resistere, nelle scelte specificamente politiche che sono manifestazione della sovranità popolare nella Repubblica italiana, a qualsiasi forma di coercizione a sfondo religioso, dovendosi determinare invece, nel dialogo democratico con le altre componenti della società politica (come previsto dall’art.49 della Costituzione), solo sulla base di una onesta e veritiera rappresentazione dei fatti e dei problemi, della forza di convinzione delle argomentazioni proposte per definire linee di azione comune e dei principi morali della propria coscienza.
Il “Movimento di Todi” è nato dopo aver constatato, nel mondo cattolico italiano, una certa convergenza su alcune linee di azione politica e per dar seguito alla sollecitazione, venuta dall’episcopato italiano, ad esprimere, nei tempi difficili che stiamo vivendo caratterizzati spesso da una sterile conflittualità e da un’insufficienza di progettualità, una conseguente e articolata proposta unitaria.
Mario Ardigò – AC San Clemente Papa – Roma, Montesacro, Valli
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Intervento di Franco Miano al Seminario promosso dal Forum delle persone e delle Associazioni di ispirazione cattolica nel Mondo del Lavoro (Todi, 17 ottobre 2011).
La giornata di Todi, promossa dal “Forum delle persone e delle associazioni d’ispirazione cattolica nel mondo del lavoro”, al cui invito a partecipare l’Azione Cattolica ha aderito, rappresenta per i cattolici italiani un passo avanti. Un passo nella direzione della ricerca delle forme adeguate di traduzione di un comune sentire da parte di associazioni, gruppi e movimenti, che, pur con finalità differenti, avvertono la necessità, per il bene del nostro Paese, di trovare modalità di coordinamento, di iniziativa comune, che possano consentire, nel senso pre-politico, di avere una soggettività che sappia proporre, a partire da un’«antropologia illuminata dalla fede e dalla ragione», percorsi di buona politica. Lo ha sottolineato il cardinale Angelo Bagnasco nel suo intervento al Forum, per poi ricordare ai presenti un passaggio centrale del documento conclusivo della Settimana sociale di Reggio Calabria: «Noi tutti, come Chiesa e come credenti, siamo chiamati al grande compito di servire il bene comune della civitas italiana in un momento di grave crisi (…). Vedercelo affidato può stupire e richiede prudenza, ma non deve generare paura o peggio indifferenza».
La giornata di Todi è un’occasione importante, perché offre alle grandi realtà del laicato cattolico italiano l’opportunità per ridire non tanto che “ci siamo e vogliamo contare”, ma che ci siamo e vogliamo servire il bene del Paese e della sua comunità, come del resto è nella storia dei cattolici italiani. «Né indignati, né rassegnati», ha efficacemente detto il card. Bagnasco. Pronti, dunque, a rilanciare il nostro impegno, innanzitutto educativo. La questione educativa è e resta, infatti, per l’Azione Cattolica, la questione delle questioni, affrontarla con coraggio è la via maestra per rilanciare l’Italia, per dare un futuro alle giovani generazioni.
Lo abbiamo scritto nel recente Messaggio indirizzato al Paese, in occasione della festività di San Francesco, co-patrono dell’Italia e dell’Azione Cattolica: occorre «un nuovo patto educativo che leghi in modo indissolubile e verificabile i comportamenti dei cittadini con quelli dei responsabili della cosa pubblica».
Crediamo infatti che esista, «una singolare sinergia tra le scelte personali e il sentire collettivo, e che dai territori, dalle comunità, possa nascere uno stile nuovo di cittadinanza e di convergenza tra le forze sane della nazione, capace di rinnovare nelle fondamenta l’intero Paese». Sarà questo a consentire un agire politico più aperto alla gratuità e animato da una viva tensione etica; per rendere più facile il ritrovarsi della politica su un terreno comune di valori e regole a sostegno della dignità della persona e della convivenza civile.
In questo senso, vorrei sottolineare tre ambiti fondamentali e tipici del contributo che l’Azione intende offrire e che vanno a coniugarsi con lo sforzo di traduzione che ci è richiesto dei grandi e primari principi dell’etica della vita individuando le conseguenze che da essi derivano, in termini di socialità e solidarietà, in particolare di attenzione per la famiglia e il lavoro.
Unità e comunione ecclesiale
Occorre anzitutto, ponendosi il problema dell’unità politica dei cattolici, far crescere il senso vivo di un’autentica comunione ecclesiale. Spesso siamo distolti dallo sforzo di cogliere e di accogliere tale dono affinché possa portare veramente frutto. L’unità di associazioni, gruppi, movimenti, realtà ecclesiali diverse si alimenta in quella tensione alla comunione che trova già nella vita delle comunità ecclesiali il suo primario e fondamentale banco di prova senza il quale altre forme di unità rischiano di essere meno fondate e significative, quasi giustapposte. L’Azione Cattolica è da sempre in prima linea su questo fronte.
La centralità del territorio
Appare poi centrale l’attenzione e la cura per il “locale”. L’Ac è indubbiamente un’associazione nazionale, ma la scelta di essere presente in modo capillare in ogni angolo del Paese fa del suo amore per la chiesa particolare ragione di attenzione per il territorio e i territori. L’Azione Cattolica, dunque, ama la propria chiesa e ama la propria terra, o – per meglio dire – coloro che vivono su quella terra. Ama i luoghi, le realtà, le situazioni, il tempo attuale, con le sue caratteristiche, positive o negative. L’amore per la chiesa locale, insomma, porta con sé l’amore per il territorio, stimola a operare in modo che in ogni luogo vi sia una “vita buona”, anche nel territorio più problematico, caratterizzato da difficili questioni sociali ed economiche, o segnato dalla criminalità e dall’illegalità. Se avvertiamo con forza, cioè, di essere parte viva di una Chiesa locale e, allo stesso tempo, di una terra specifica, dobbiamo sentire i luoghi in cui operiamo e le persone che in essi vivono come affidati a noi dal Signore.
La formazione globale
Perché tutto ciò sia possibile, si rivela fondamentale una formazione globale, a tutto tondo, capace di “costruire” una persona integrale, e non frammentata, che viva una vita buona nella Chiesa, ma anche nel suo Paese e nel suo territorio. Una formazione che, a partire dalla Parola e dal Magistero sociale, educhi anche alle responsabilità civili, facendo appassionare al bene comune. Una formazione che faccia comprendere la necessità di evitare interessi di parte, sentendosi invece componenti di un tutto (comunità, società), che ha bisogno dell’apporto e della dedizione di ciascuno. Una formazione che consenta di acquisire uno sguardo capace di penetrare nelle pieghe del vissuto, di abitare criticamente i linguaggi dell’oggi, di conoscerli e utilizzarli profeticamente.
È uno sforzo non semplice, che però l’AC sta cercando di compiere, attraverso molteplici iniziative ed esperienze attuate a livello nazionale, ma anche diffuse sul territorio. Si tratta di segnali, che fanno comprendere come sia possibile divenire capaci di dare concretezza ai principi e ai valori nella convivenza civile a cui si è chiamati. Con questo spirito ci disponiamo a vivere questo importante momento di ricerca comune che la giornata di Todi propone.