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  Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

  This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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  Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

  Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

  Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

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Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

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mercoledì 4 gennaio 2012

piano pastorale 2011-2012 "e si sentirono trafiggere il cuore"

1.
DISCORSO DEL SANTO PADRE

sera di lunedì 13 giugno, in San Giovanni in Laterano, nell'inaugurazione del convegno della diocesi di Roma sull’iniziazione cristiana
Cari fratelli e sorelle!
Con animo grato al Signore ci ritroviamo in questa Basilica di San Giovanni in Laterano per l’apertura dell’annuale Convegno diocesano.
Rendiamo grazie a Dio che ci consente questa sera di fare nostra l’esperienza della prima comunità cristiana, la quale “aveva un cuore solo e un’anima sola” (At 4,32). Ringrazio il Cardinale Vicario per le parole che tanto cortesemente mi ha rivolto a nome di tutti e porgo a ciascuno il mio saluto più cordiale, assicurando la mia preghiera per voi e per coloro che non possono essere qui a condividere questa importante tappa della vita della nostra Diocesi, in particolare per coloro che vivono momenti di sofferenza fisica o spirituale.
Ho appreso con piacere che in questo anno pastorale avete cominciato a dare attuazione alle indicazioni emerse nel Convegno dell’anno passato, e confido che anche in futuro ogni comunità, soprattutto parrocchiale, continui ad impegnarsi a curare sempre meglio, con l’aiuto offerto dalla Diocesi, la celebrazione dell’Eucaristia, particolarmente quella domenicale, preparando adeguatamente gli operatori pastorali e adoperandosi affinché il Mistero dell’altare sia vissuto sempre più quale sorgente da cui attingere la forza per una più incisiva testimonianza della carità, che rinnovi il tessuto sociale della nostra città.
Il tema di questa nuova tappa della verifica pastorale, “La gioia di generare alla fede nella Chiesa di Roma – L’Iniziazione Cristiana”, si collega con il cammino già compiuto.
Infatti, ormai da parecchi anni la nostra Diocesi è impegnata a riflettere sulla trasmissione della fede. Mi torna alla memoria che, proprio in questa Basilica, in un intervento durante il Sinodo Romano, citai alcune parole che mi aveva scritto Hans Urs von Balthasar: “La fede non deve essere presupposta ma proposta”.
E’ proprio così. La fede non si conserva di per se stessa nel mondo, non si trasmette automaticamente nel cuore dell’uomo, ma deve essere sempre annunciata. E l’annuncio della fede, a sua volta, per essere efficace deve partire da un cuore che crede, che spera, che ama, un cuore che adora Cristo e crede nella forza dello Spirito Santo! Così avvenne fin dal principio, come ci ricorda l’episodio biblico scelto per illuminare la verifica pastorale. Esso è tratto dal 2° capitolo degli Atti degli Apostoli, nel quale san Luca, subito dopo aver narrato l’evento della discesa dello Spirito Santo a Pentecoste, riporta il primo discorso che san Pietro rivolse a tutti. La professione di fede posta alla conclusione del discorso – “Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso” (At 2,36) – è il lieto annuncio che la Chiesa da secoli non cessa di ripetere ad ogni uomo.
A quell’annuncio tutti «si sentirono trafiggere il cuore». Questa reazione fu generata certamente dalla grazia di Dio: tutti compresero che quella proclamazione realizzava le promesse e faceva desiderare a ciascuno la conversione e il perdono dei propri peccati. Le parole di Pietro non si limitavano ad un semplice annuncio di fatti, ne mostravano il significato, ricollegando la vicenda di Gesù alle promesse di Dio, alle attese di Israele e, quindi, a quelle di ogni uomo. La gente di Gerusalemme comprese che la risurrezione di Gesù era in grado di illuminare l’esistenza umana. E in effetti da questo evento è nata una nuova comprensione della dignità dell’uomo e del suo destino eterno, della relazione fra uomo e donna, del significato ultimo del dolore, dell’impegno nella costruzione della società. La risposta della fede nasce quando l’uomo scopre, per grazia di Dio, che credere significa trovare la vita vera, la “vita piena”.
Uno dei grandi Padri della Chiesa, Sant’Ilario di Poitiers, ha scritto di essere diventato credente quando ha compreso, ascoltando il Vangelo, che per una vita veramente felice erano insufficienti sia il possesso, sia il tranquillo godimento delle cose e che c’era qualcosa di più importante e prezioso: la conoscenza della verità e la pienezza dell’amore donati da Cristo (cfr De Trinitate 1,2).
Cari amici, la Chiesa, ciascuno di noi, deve portare nel mondo questa lieta notizia che Gesù è il Signore, Colui nel quale la vicinanza e l’amore di Dio per ogni singolo uomo e donna, e per l’umanità intera si sono fatti carne. Questo annuncio deve risuonare nuovamente nelle regioni di antica tradizione cristiana. Il beato Giovanni Paolo II ha parlato della necessità di una nuova evangelizzazione rivolta a quanti, pur avendo già sentito parlare della fede, non apprezzano più la bellezza del Cristianesimo, anzi, talvolta lo ritengono addirittura un ostacolo per raggiungere la felicità. Perciò oggi desidero ripetere quanto dissi ai giovani nella Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia: “La felicità che cercate, la felicità che avete diritto di gustare ha un nome, un volto: quello di Gesù di Nazareth, nascosto nell’Eucaristia”.
Se gli uomini dimenticano Dio è anche perché spesso si riduce la persona di Gesù a un uomo sapiente e ne viene affievolita se non negata la divinità. Questo modo di pensare impedisce di cogliere la novità radicale del Cristianesimo, perché se Gesù non è il Figlio unico del Padre allora nemmeno Dio è venuto a visitare la storia dell’uomo. L’incarnazione, invece, appartiene al cuore del Vangelo!
Cresca, dunque, l’impegno per una rinnovata stagione di evangelizzazione, che è compito non solo di alcuni, ma di tutti i membri della Chiesa. In quest’ora della storia, non è forse questa la missione che il Signore ci affida: annunciare la novità del Vangelo, come Pietro e Paolo quando giunsero nella nostra città? Non dobbiamo anche noi oggi mostrare la bellezza e la ragionevolezza della fede, portare la luce di Dio all’uomo del nostro tempo, con coraggio, con convinzione, con gioia? Molte sono le persone che ancora non hanno incontrato il Signore: ad esse va rivolta una speciale cura pastorale. Accanto ai bambini e ai ragazzi di famiglie cristiane che chiedono di percorrere gli itinerari dell’iniziazione cristiana, ci sono adulti che non hanno ricevuto il Battesimo, o che si sono allontananti dalla fede e dalla Chiesa. E’ un’attenzione pastorale oggi più che mai urgente, che chiede di impegnarci con fiducia, sostenuti dalla certezza che la grazia di Dio sempre opera nel cuore dell’uomo. Io stesso ho la gioia di battezzare ogni anno, durante la Veglia pasquale, alcuni giovani e adulti.
Ma chi è il messaggero di questo lieto annuncio? Sicuramente lo è ogni battezzato. Soprattutto lo sono i genitori, ai quali spetta il compito di chiedere il Battesimo per i propri figli. Quanto grande è questo dono che la liturgia chiama “porta della nostra salvezza, inizio della vita in Cristo, fonte dell’umanità nuova” (Prefazio del Battesimo)! Tutti i papà e le mamme sono chiamati a cooperare con Dio nella trasmissione del dono inestimabile della vita, ma anche a far conoscere Colui che è la Vita. Cari genitori, la Chiesa, come madre premurosa, intende sostenervi in questo vostro fondamentale compito. Fin da piccoli, i bambini hanno bisogno di Dio ed hanno la capacità di percepire la sua grandezza; sanno apprezzare il valore della preghiera e dei riti, così come intuire la differenza fra il bene ed il male. Sappiate, allora, accompagnarli nella fede sin dalla più tenera età.
E come coltivare poi il germe della vita eterna a mano a mano che il bambino cresce? San Cipriano ci ricorda: “Nessuno può avere Dio per Padre, se non ha la Chiesa per Madre”. Da sempre la comunità cristiana ha accompagnato la formazione dei bambini e dei ragazzi, aiutandoli non solo a comprendere con l’intelligenza le verità della fede, ma anche a vivere esperienze di preghiera, di carità e di fraternità. La parola della fede rischia di rimanere muta, se non trova una comunità che la mette in pratica, rendendola viva ed attraente. Ancora oggi gli oratori, i campi estivi, le piccole e grandi esperienze di servizio sono un prezioso aiuto, per gli adolescenti che compiono il cammino dell’iniziazione cristiana, a maturare un coerente impegno di vita. Incoraggio, quindi, a percorrere questa strada che fa scoprire il Vangelo non come un’utopia, ma come la forma piena dell’esistenza. Tutto ciò va proposto in particolare a coloro che si preparano a ricevere il sacramento della Cresima, affinché il dono dello Spirito Santo confermi la gioia di essere stati generati figli di Dio. Vi invito dunque a dedicarvi con passione alla riscoperta di questo Sacramento, perché chi è già battezzato possa ricevere in dono da Dio il sigillo della fede e diventi pienamente testimone di Cristo.
Perché tutto questo risulti efficace e porti frutto è necessario che la conoscenza di Gesù cresca e si prolunghi oltre la celebrazione dei Sacramenti. È questo il compito della catechesi, come ricordava il beato Giovanni Paolo II: “La specificità della catechesi, distinta dal primo annuncio del Vangelo, che ha suscitato la conversione, tende al duplice obiettivo di far maturare la fede iniziale e di educare il vero discepolo di Cristo mediante una conoscenza più approfondita e più sistematica della persona e del messaggio del nostro Signore Gesù Cristo” (Esort. ap. Catechesi tradendae, 19).
La catechesi è azione ecclesiale e pertanto è necessario che i catechisti insegnino e testimonino la fede della Chiesa e non una loro interpretazione. Proprio per questo è stato realizzato il Catechismo della Chiesa Cattolica, che idealmente questa sera riconsegno a tutti voi, affinché la Chiesa di Roma possa impegnarsi con rinnovata gioia nell’educazione alla fede. La struttura del Catechismo deriva dall’esperienza del catecumenato della Chiesa dei primi secoli e riprende gli elementi fondamentali che fanno di una persona un cristiano: la fede, i Sacramenti, i comandamenti, il Padre nostro.
Per tutto questo è necessario educare al silenzio e all’interiorità. Confido che nelle parrocchie di Roma gli itinerari di iniziazione cristiana educhino alla preghiera, perché essa permei la vita ed aiuti a trovare la Verità che abita il nostro cuore. La fedeltà alla fede della Chiesa, poi, deve coniugarsi con una “creatività catechetica” che tenga conto del contesto, della cultura e dell’età dei destinatari. Il patrimonio di storia e arte che Roma custodisce è una via ulteriore per avvicinare le persone alla fede. Invito tutti a fare tesoro nella catechesi di questa “via della bellezza” che conduce a Colui che è, secondo S. Agostino, la Bellezza tanto antica e sempre nuova.
Cari fratelli e sorelle, desidero ringraziarvi per il vostro generoso e prezioso servizio in questa affascinante opera di evangelizzazione e di catechesi. Non abbiate paura di impegnarvi per il Vangelo! Nonostante le difficoltà che incontrate nel conciliare le esigenze familiari e del lavoro con quelle delle comunità in cui svolgete la vostra missione, confidate sempre nell’aiuto della Vergine Maria, Stella dell’Evangelizzazione. Anche il Beato Giovanni Paolo II, che fino all’ultimo si prodigò per annunciare il Vangelo nella nostra città ed amò con particolare affetto i giovani, intercede per noi presso il Padre. Mentre vi assicuro la mia costante preghiera, di cuore imparto a tutti la Benedizione Apostolica.

2.
DIOCESI DI ROMA
«SI SENTIRONO TRAFIGGERE IL CUORE» (At. 2,37)
LA GIOIA DI GENERARE ALLA FEDE NELLA CHIESA DI ROMA
Sussidio per la verifica pastorale 2011-2012
Presentazione
Il presente Sussidio si propone di facilitare il lavoro di verifica sul tema dell’anno pastorale 2011-2012 «Si sentirono trafiggere il cuore» (At 2,37). La gioia di generare alla fede nella Chiesa di Roma.
Le comunità parrocchiali e le diverse cappellanie e realtà ecclesiali sono chiamate ad interrogarsi sul loro modo di “far diventare cristiani” attraverso gli itinerari di iniziazione e di riscoperta della fede.
Nel Convegno del 13-16 giugno scorso il Discorso del Santo Padre e la mia Relazione hanno proposto le linee di orientamento delle assemblee a cui dovranno essere invitati soprattutto gli operatori pastorali che si dedicano all’iniziazione cristiana e quanti altri fedeli potranno essere coinvolti in questo specifico servizio ecclesiale.
Sulla base di alcune domande, che sintetizzano le questioni ampiamente presentate al Convegno, sarà importante che ogni parrocchia esamini la prassi di iniziazione cristiana fin qui seguita e formuli suggerimenti e proposte migliorative che formeranno oggetto del Convegno 2012. Confidiamo che da questo lavoro pastorale potranno emergere orientamenti diocesani condivisi. Le proposte delle assemblee parrocchiali dovranno pervenire in Vicariato entro il 10 marzo 2012.
Come già annunciato, l’Ufficio Catechistico diocesano, a partire dal prossimo ottobre, d’intesa con i Vescovi Ausiliari e i Prefetti, organizzerà nelle prefetture tre incontri formativi per presentare i tre ambiti dell’iniziazione cristiana.
Possa la nostra comune passione per l’annuncio del Vangelo irradiarsi in un programma di azione pastorale concreto e condiviso.

Dal Laterano, 1 luglio 2011
                                                                  Agostino Card. Vallini
                                                           Vicario Generale del Santo Padre
                                                                   per la Diocesi di Roma
Prima Parte
I testi di riferimento per le Assemblee di verifica sono le indicazioni pastorali del Sinodo diocesano[1], il Discorso del Santo Padre al Convegno diocesano 2011 e la Relazione del Cardinale Vicario.

1. È necessario che la prima Assemblea parta dalla presentazione e discussione del concetto di “iniziazione cristiana”, così come è stato presentato dal Cardinale Vicario nella relazione al Convegno, avendo sullo sfondo le indicazioni del Sinodo diocesano che chiedevano di ripristinare l’itinerario catecumenale per gli adulti e di elaborare un itinerario continuativo di fede per le nuove generazioni. Sinteticamente si tratta di essere d’accordo che l’iniziazione cristiana non si esaurisce negli incontri di catechesi che preparano ai Sacramenti e che la catechesi non ha termine con la celebrazione dei sacramenti, ma consiste in un cammino spirituale che fa diventare cristiani attraverso i sacramenti. Quando si è raggiunto il consenso dei partecipanti sul concetto corretto di iniziazione cristiana, si ponga la domanda:

- Quanto i nostri itinerari di iniziazione raggiungono lo scopo di accompagnare ad un progressivo cambiamento di mentalità e di vita che introduce nel mistero di Cristo, con la forza trasformante del Battesimo, della Confermazione e dell’Eucarestia? Al termine dell’iniziazione cristiana le persone decidono di vivere da cristiani e sono perseveranti?

2. Per evidenziarne i punti di forza o di debolezza dei nostri itinerari,  esaminiamo distintamente gli elementi essenziali dell’iniziazione cristiana: l’ascolto della Parola (cfr. Rm. 10, 17), la celebrazione dei Sacramenti, la testimonianza dell’Amore-carità e l’educazione alla preghiera.

1) La Parola di Dio suscita la fede e la alimenta, portando all’incontro personale con Cristo, il Signore vivente. Se non c’è un incontro con Cristo, non vi sarà nemmeno il desiderio di conoscerlo, di amarlo e di seguirlo. Questo è il compito della catechesi, la quale però non deve soltanto «insegnare la fede, ma suscitarla incessantemente con l’aiuto della grazia, aprire i cuori, convertire, preparare un’adesione globale a Gesù Cristo per coloro che sono ancora alle soglie della fede. Questa preoccupazione ispira [...] il tono, il linguaggio, il metodo della catechesi» (Giovanni Paolo II, Esort. Apost. Catechesi tradendae, n. 19).
Si domanda:
- Quanto la nostra catechesi riesce a far incontrare la persona del Signore? Se non riesce, perché ? La Parola di Dio, soprattutto il Vangelo, suscita attrazione?
- Le nostre comunità oggi si misurano con un fatto nuovo: la crescente ignoranza del cristianesimo – e del cattolicesimo – nei suoi tratti essenziali. Che cosa si suggerisce per colmare questa lacuna?

2) I discepoli di Emmaus, il cui cuore era stato riscaldato lungo la via, riconobbero il Signore Vivente allo spezzar del pane (Lc 24,30-32). Nei sacramenti si incontra e si riconosce Cristo.
Si domanda:
- Nella nostra parrocchia i sacramenti vengono celebrati in un clima di fede che fa riconoscere la presenza del Signore Risorto? Che cosa lo favorisce? Che cosa lo ostacola?

3) Dalla vita sacramentale scaturisce la carità da testimoniare nella vita buona secondo il Vangelo.
Si domanda:
- Come i genitori, i bambini e i ragazzi, dopo aver ricevuto i sacramenti, testimoniano nella vita quotidiana l’Amore-carità al prossimo?

4)   L’iniziazione cristiana è anche itinerario di educazione alla preghiera.
Si domanda:
- In che modo il nostro itinerario educa alla preghiera?

 3. L’iniziazione cristiana è un itinerario lungo, durante il quale la catechesi, l’esperienza sacramentale, la testimonianza della carità e l’educazione alla preghiera si completano a vicenda.
Si domanda:
- Quali esperienze positive hanno favorito la globalità dell’esperienza? Quale prassi ha ostacolato che i quattro aspetti interagissero?
- Potete registrare nella vostra parrocchia una certa "creatività catechetica" che tenga conto del contesto, della cultura e dell’età dei destinatari? E’ valorizzato il patrimonio di storia e di arte che Roma custodisce, utilizzando nella catechesi la "via della bellezza" che conduce a Colui che è la Bellezza?

4. L’iniziazione cristiana è un atto ecclesiale, perché è la fede della Chiesa che viene annunziata, vissuta e testimoniata. Far diventare cristiani spetta anzitutto alla comunità ecclesiale. “La parola della fede rischia di rimanere muta, se non trova una comunità che la mette in pratica, rendendola viva ed attraente, come esperienza della realtà della vera vita” (Benedetto XVI, Discorso al Convegno diocesano 2011).
Si domanda:
- Quanto la vita parrocchiale è essa stessa educativa, perché è percepita come la casa accogliente dove è bello “abitare”?
- Molti fedeli vivono l’iniziazione cristiana dei loro figli e le loro tappe sacramentali come eventi religiosi privati e di famiglia, ma non di comunità. Che cosa può aiutare ad invertire questa tendenza?




Seconda Parte


1/ L’iniziazione cristiana degli adulti e  gli itinerari di riscoperta della fede

1. «L’annuncio del Vangelo ai tanti non battezzati di una città cosmopolita, sempre più multietnica e multi religiosa, oggi si è fatto più che mai urgente» (Relazione del Cardinale Vicario).
Si domanda:
- La parrocchia è attenta ad aprire le porte del Vangelo a questo mondo in ricerca? Con quali mezzi?
- La prassi del catecumenato quali frutti ha portato e quali suggerimenti può offrire?
- Il catechista è un mistagogo, cioè è colui che prende per mano e, attraverso le diverse tappe, introduce nei sentieri della fede fino all’incontro con Cristo. Esistono catechisti dedicati esclusivamente ad accompagnare i catecumeni? Che preparazione hanno ricevuto?

2. Non pochi battezzati, che vivono ai margini della vita ecclesiale, in occasioni diverse “si riavvicinano” alla Chiesa e domandano di conoscere il Vangelo. Ad essi va rivolta una speciale cura pastorale.
 È imprescindibile anzitutto l’esempio attraente dei testimoni della fede, che con coraggio, con convinzione e con gioia annuncino Gesù Cristo e  mostrino la ragionevolezza della fede in Lui.



Si domanda:
         - Cosa significa per la nostra diocesi di Roma prendere consapevolezza del fatto che la fede, anche per i fedeli battezzati, non può essere presupposta ma deve essere proposta?
- Quali sono i limiti della catechesi in merito all’annunzio del Vangelo che debbono essere affrontati con coraggio?
- Quali proposte ed esperienze possono essere suggerite per l’accompagnamento di chi si riavvicina alla fede e per i cammini della Cresima dei giovani-adulti?
- I catechisti sono preparati allo scopo?


2/ La pastorale del Battesimo e il ruolo educativo alla fede dei genitori fin dalla tenerissima età

«La nascita di un figlio per la stragrande maggioranza delle famiglie è un evento che offre l’occasione di ripensare alla fede… Accanto a famiglie cristiane, ve ne sono altre che, prese dagli affanni quotidiani, trascurano abitualmente la pratica religiosa e la nascita di un bambino fa riemergere il bisogno di Dio e vogliono che il figlio riceva gli stessi doni che hanno ricevuto loro da piccoli. Ve ne sono poi altre, per lo più lontane dalla fede, che avvertono in maniera confusa il “mistero” della vita, percepiscono nella loro creatura qualcosa di grande, per cui desiderano assicurarle tutto ciò che può farle del bene. Resto convinto che la richiesta del Battesimo è una occasione pastorale molto feconda e può costituire una svolta nel cammino spirituale di una famiglia, passando da una fede di tradizione ad una fede di elezione” (Relazione del Cardinal Vicario al Convegno dello scorso giugno).
 Si domanda:
- Come gli incontri di preparazione al Battesimo possono incidere nel far riscoprire ai genitori la gioia della fede e il loro compito educativo? Conoscete esperienze positive al riguardo?
- Può la parrocchia individuare giovani coppie e consacrati disposti a diventare catechisti del Battesimo e dell’accompagnamento dei genitori anche dopo il battesimo?
- Si desidera per essi una preparazione specifica a livello di prefettura?
         - Come sostenere l’impegno dei genitori nell’educare alla vita buona del Vangelo i loro piccoli fin dalla più tenera età?
- Esistono esperienze positive di accompagnamento che, a partire dalla preparazione del Battesimo dei bambini, hanno promosso la nascita di piccole comunità di giovani famiglie  che si ritrovano periodicamente nelle case con i loro catechisti per un cammino di fede e di amicizia. È pensabile una esperienza del genere nella vostra parrocchia?



3/ L’iniziazione cristiana dei bambini e dei ragazzi. Comunità cristiana e famiglia.

Gli itinerari di iniziazione cristiana dei bambini e dei ragazzi, battezzati da piccoli, costituiscono senza dubbio l’ambito più difficile ed una vera sfida pastorale. Queste le ragioni principali: la consuetudine di far consistere l’iniziazione cristiana nel catechismo per i sacramenti, l’assenza molto frequente dei genitori dai cammini di fede dei loro figli, spesso religiosamente abbandonati a se stessi, le fasi tipiche della crisi dell’adolescenza, l’attrazione degli stili di vita dei coetanei, l’influsso pervasivo dei mezzi di comunicazione sociale. Nondimeno la prima adolescenza è anche il tempo per promuovere nei ragazzi il dinamismo positivo della maturazione intesa come riappropriazione cosciente e critica di ciò che finora hanno vissuto per tradizione.
Verificare l’efficacia degli itinerari di iniziazione cristiana vuol dire interrogarsi su qual è la proposta che la parrocchia riesce ad offrire per accompagnare bambini e ragazzi a voler vivere da cristiani, nonostante tutto. E’ necessario un grande impegno, ma anche capacità creativa per attrarre alla bellezza della fede.
La scelta del Sinodo diocesano è stata quella di dar vita ad un “processo educativo e catechistico continuativo di iniziazione cristiana, collocando al suo interno le tappe sacramentali”[2].
          Si domanda:
         - Su quali punti - contenuti ed esperienze - l’itinerario di iniziazione cristiana della nostra parrocchia è bello ed appassionante e su quali è carente?
- Che cosa la parrocchia ha messo in campo con pazienza e perseveranza per coinvolgere i genitori in un patto educativo a favore dei loro ragazzi? Quali esperienze si sono rivelate significative?
         - Sul piano concreto, di primaria importanza è la figura del catechista: l’autorevolezza, la capacità di accoglienza, la cordialità, la preparazione dottrinale, il gusto di proporre la gioia della fede narrata come esperienza personale. Si riscontrano queste qualità?
         - I nostri ragazzi chiedono di conoscere  le verità della fede e i comportamenti morali cristiani, nonché le loro motivazioni. Gli itinerari di iniziazione rispondono a  questo scopo?
- Per quali fasce d’età si incontrano maggiori difficoltà ad avere catechisti, animatori e sussidi adatti:
 - fanciulli (nei primi anni della scuola elementare)
 - bambini (negli ultimi anni della scuola elementare)
 - preadolescenti (negli anni della scuola media)
         - adolescenti (negli anni delle scuole  superiori)?

- Gli itinerari di formazione dei catechisti sono offerti dalla parrocchia o dalla prefettura? Con quali frutti, quanto alla qualità?
 - L’iniziazione è strutturata in tempi e tappe, nelle quali hanno importanza l’ambiente formativo, la vita di gruppo e di oratorio, la testimonianza e la vicinanza non solo dei catechisti, ma anche di giovani poco più grandi dei bambini e dei ragazzi, nei quali possono riconoscere che la fede è bella da vivere. Tutto ciò è praticato nella vostra parrocchia?
- L’esperienza ci dice che uno dei punti più critici dell’itinerario di iniziazione come processo globale di crescita dei ragazzi e dei giovanissimi è la celebrazione dei divini Misteri. Sulla base della vostra esperienza, cosa potete suggerire per una riuscita formazione eucaristica e del sacramento della penitenza? Quali difficoltà avete incontrato e ancora non avete superato? Come si può superare il disinteresse delle famiglie per la Messa domenicale?
- Come il  rito di accoglienza all’inizio dell’itinerario annuale, la “traditio” del Simbolo, del Padre nostro e del Vangelo, le diverse celebrazioni della Parola, le celebrazioni penitenziali possono essere di aiuto per coinvolgere i genitori e la comunità?
- Come favorire la continuità del cammino dei ragazzi dopo l’iniziazione cristiana?

La verifica non intende eludere alcuni aspetti problematici:

 -la prassi notevolmente diversa dell’iniziazione cristiana nelle parrocchie e talvolta la ricerca di vie brevi da parte delle famiglie che si rivolgono a parrocchie compiacenti non aiuta lo svolgersi di itinerari fruttuosi. Cosa dire della richiesta avanzata da molti parroci di una maggiore unitarietà degli itinerari? Che cosa si suggerisce?
 - che cosa dire della proposta di orientare gradualmente le comunità e le famiglie a che l’età da preferire per l’ammissione alla Confermazione sia quella dei 14-15 anni, vale a dire il 1°-2° anno delle superiori?
          - che cosa si può suggerire per valorizzare la figura e la funzione del padrino nei sacramenti dell’iniziazione cristiana? Avete delle esperienze positive al riguardo?
          - avete delle esperienze positive da suggerire per gli itinerari di iniziazione cristiana di bambini e ragazzi portatori di handicap?


Incontri di formazione nelle Prefetture
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Per rendere più fruttuosa la verifica pastorale si è ritenuto opportuno che le Prefetture offrano tre incontri formativi nei primi mesi del nuovo anno pastorale per tutti i catechisti sui seguenti temi:
- Annuncio della fede e iniziazione cristiana. Catecumenato e itinerari di riscoperta della fede.
- Le dimensioni costitutive dell’iniziazione cristiana dei bambini e ragazzi. Comunità cristiana e famiglia.
- La pastorale del Battesimo e il ruolo educativo alla fede dei genitori fin dalla tenerissima età.


Commissioni di studio
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Mentre si svolgerà la verifica nelle diverse parrocchie e comunità quattro Commissioni di studio lavoreranno in Vicariato sui seguenti argomenti:
1/ Gli itinerari di primo annunzio, Catecumenato e Confermazione per giovani ed adulti
2/ Gli itinerari per bambini e ragazzi (dai 7 ai 15 anni) e per le loro famiglie
3/ Gli itinerari di pastorale battesimale per le famiglie (dalla preparazione al Battesimo ai 6 anni dei figli)
4/ La formazione di base dei catechisti
Le Commissioni riferiranno al Consiglio dei Prefetti e al Consiglio Pastorale Diocesano.


[1] Cfr. Libro del Sinodo della Diocesi di Roma, 1993, pp. 115-117; 129-136.
[2] Libro del Sinodo, cit. p. 136.