Epifania del mondo nuovo
Tra mezzo secolo si guarderà ai nostri tempi come a quelli dell’epifania del mondo nuovo.
Epifania ci viene quasi così com’è dal greco antico, che però suonava epifàneia ed era un plurale che indicava eclatanti apparizioni pubbliche di ciò che di solito non appariva.
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[ricerca mediante ChatGPT di OpenAI del 4-1-25]
La parola greca antica **ἐπιφάνεια** (*epifàneia*), translitterata così in italiano, ha un significato letterale di "apparizione", "manifestazione" o "rivelazione". Deriva dal verbo **ἐπιφαίνω** (*epiphainō*), che significa "mostrare" o "apparire sopra".
### Nell'antichità, il termine aveva diversi contesti d'uso:
1. **Manifestazione divina**:
- In ambito religioso, indicava l'apparizione di una divinità agli esseri umani, spesso accompagnata da eventi prodigiosi o straordinari. Le epifanie divine erano considerate momenti di comunicazione tra il mondo umano e quello divino.
2. **Manifestazione pubblica**:
- Poteva riferirsi anche alla "apparizione" o "venuta" di una persona importante, come un sovrano o un leader. Ad esempio, si usava per celebrare l'arrivo cerimoniale di un re in una città o il suo ruolo come figura salvifica.
3. **Termine astronomico**:
- In alcuni contesti, si utilizzava per indicare il sorgere visibile di un astro, come il Sole o una stella, che "si manifesta" nel cielo.
4. **In filosofia**:
- Talvolta, "epifania" si applicava a concetti più astratti, come la manifestazione della verità o della conoscenza.
### Nell'ambito cristiano
Con l'avvento del cristianesimo, il termine *epifania* venne adottato per indicare la manifestazione di Gesù Cristo come Dio incarnato. Questo uso è all'origine della festa cristiana dell'Epifania, che commemora vari eventi legati alla rivelazione della divinità di Cristo, tra cui l'adorazione dei Magi o il battesimo di Gesù.
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Che cosa aveva di particolare la nascita di un maschietto mentre si era in viaggio nella Palestina degli ultimi anni del re Erode, detto Il grande, sovrano per concessione dei conquistatori romani? Parte della popolazione era ancora nomade e le donne partorivano in viaggio.
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[Ricerca mediante ChatGPT di OpenAI del 4-1-25]
[Al] tempo di Erode il Grande (37 a.C. - 4 a.C.) esistevano ancora popolazioni nomadi in Palestina e nelle regioni circostanti. Sebbene l'area fosse stata influenzata dalla crescente urbanizzazione e dal consolidamento di stati e regni sotto l'influenza ellenistica e romana, alcune comunità nomadi e semi-nomadi continuavano a vivere secondo il loro tradizionale stile di vita.
### Le popolazioni nomadi
1. **Popolazioni beduine**:
- Nelle zone desertiche della Palestina e della vicina Transgiordania (a est del fiume Giordano), vivevano popolazioni beduine, che praticavano il nomadismo pastorale. Si spostavano con i loro greggi di pecore e capre alla ricerca di pascoli e acqua.
- Questi gruppi avevano un ruolo economico importante, commerciando prodotti come lana, carne e latte con le comunità stanziali.
2. **Nabatei**:
- Sebbene i Nabatei avessero fondato un regno stanziale con capitale a Petra, molte delle loro comunità mantenevano uno stile di vita semi-nomade, particolarmente dedito al commercio lungo le rotte carovaniere che attraversavano il deserto, trasportando merci come incenso, spezie e tessuti.
3. **Pastori nomadi locali**:
- In alcune aree rurali e collinari della Giudea e della Samaria, oltre che nelle regioni del Negev, esistevano ancora gruppi di pastori che conducevano un’esistenza semi-nomade. Questi gruppi erano in parte integrati nella società agricola, ma si spostavano stagionalmente in base alla disponibilità di risorse.
### Relazioni con le popolazioni stanziali
- **Interazioni economiche**: I nomadi erano spesso in relazione con le comunità stanziali, scambiando beni e prodotti agricoli o pastorali.
- **Tensioni e conflitti**: Tuttavia, non mancavano tensioni, poiché i nomadi potevano essere percepiti come una minaccia, soprattutto se sconfinavano nei territori coltivati.
### Impatto del dominio di Erode
Erode il Grande, nel suo intento di romanizzare e consolidare il territorio, promosse la costruzione di città (come Cesarea Marittima) e fortificazioni, ma anche di infrastrutture agricole. Questo probabilmente ridusse progressivamente lo spazio disponibile per le popolazioni nomadi, spingendole verso aree marginali come il deserto del Negev o la regione della Transgiordania.
In conclusione, al tempo di Erode il Grande, la Palestina non era esclusivamente occupata da popolazioni stanziali; il nomadismo rimaneva una realtà significativa, soprattutto nelle aree desertiche e periferiche.
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La famiglia di Gesù, però, non era nomade. Viveva in Galilea, nel Nord, a Nazaret. Si narra che si fosse spostata in Giudea per presentarsi all’autorità per un censimento, del quale non si hanno notizie al di fuori delle narrazioni evangeliche. Si racconta che, il giorno della nascita di Gesù, il suo giorno natale, vale a dire quello della sua nascita, la madre e il padre si trovassero a Betlemme, dove si narrava che fosse nato il re Davide, circa mille anni prima. Nei Vangeli secondo Matteo e secondo Luca, Giuseppe, sposo di Maria madre di Gesù, viene presentato come discendente diretto del re Davide, della tribù di Giuda. Per questo, si narra, dovette andare a farsi censire a Betlemme di Giudea.
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La reale esistenza storica del re Davide, al di là delle narrazioni bibliche, è stata oggetto di dibattito tra archeologi e storici. Sebbene le prove archeologiche e documentarie siano limitate, alcuni elementi esterni alla Bibbia suggeriscono che Davide sia stato una figura storica, anche se la portata del suo regno potrebbe non corrispondere alla grandezza descritta nei testi biblici.
### Prove storiche ed archeologiche
1. **Stele di Tel Dan (IX secolo a.C.)**:
- Scoperta nel 1993-1994 a Tel Dan, nel nord di Israele, questa iscrizione in aramaico è la prova più diretta e importante dell'esistenza storica di Davide.
- Nella stele, un re aramaico vanta una vittoria contro un re di Israele e un re della "Casa di Davide" (*Beyt David*), indicando che esisteva una dinastia associata a Davide circa 150 anni dopo il periodo tradizionalmente attribuito al suo regno.
- Questo è il primo riferimento extrabiblico a Davide, suggerendo che fosse una figura storica nota come capostipite di una dinastia regale.
2. **Mesha Stele o Stele di Moab (IX secolo a.C.)**:
- Anche questa stele, risalente al regno di Mesha, re di Moab, potrebbe fare riferimento alla "Casa di Davide" (anche se l'interpretazione è dibattuta). Descrive conflitti tra Moab e Israele, suggerendo la presenza di un regno ben organizzato in quella regione.
3. **Menzioni indirette**:
- Alcuni documenti egiziani e assiri del IX e VIII secolo a.C. fanno riferimento a regni nella regione di Israele e Giuda che potrebbero derivare da un'organizzazione politica istituita durante o poco dopo l'epoca attribuita a Davide.
- Ad esempio, l'iscrizione di Sheshonq I (il faraone Shishak) menziona la conquista di diverse città nel Levante, indicando l'esistenza di regni consolidati nel sud del Levante.
4. **Siti archeologici**:
- Gli scavi a **Khirbet Qeiyafa**, vicino alla valle di Elah (dove la Bibbia narra il confronto tra Davide e Golia), hanno portato alla luce una città fortificata del X secolo a.C., che alcuni archeologi associano al regno di Davide. I reperti suggeriscono una società organizzata, coerente con un'entità politica emergente.
- Gli scavi a Gerusalemme hanno trovato strutture monumentali che potrebbero essere attribuite all'epoca di Davide o del suo successore, Salomone, ma la datazione di questi resti è oggetto di dibattito.
### Contesto storico
- Anche se le descrizioni bibliche del regno di Davide potrebbero essere esagerate (ad esempio, l'estensione territoriale o la centralizzazione del potere), è plausibile che Davide sia stato un capo tribale o un re locale di Giuda, che ha gettato le basi per una monarchia più organizzata sotto Salomone e i successori.
### Limiti delle prove
- Non esistono riferimenti contemporanei diretti a Davide (X secolo a.C.), ma le iscrizioni successive indicano che la "Casa di Davide" era ben conosciuta nel IX secolo a.C.- Le narrazioni bibliche sono state scritte o compilate molto tempo dopo l'epoca attribuita a Davide, spesso con intenti teologici e nazionalisti.
### Conclusione
La Stele di Tel Dan è la prova più convincente dell'esistenza di una figura storica chiamata Davide, fondatore di una dinastia reale. Le prove archeologiche indicano che Giuda era una realtà politica emergente nel X secolo a.C., anche se il regno di Davide potrebbe essere stato più modesto rispetto alla descrizione biblica. La combinazione di iscrizioni extrabibliche, reperti archeologici e tradizioni successive suggerisce che Davide sia stato una figura storica reale, anche se non necessariamente conforme all'immagine grandiosa presentata dalla Bibbia.
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Al liceo divenni consapevole dei seri problemi che si avevano nel dimostrare la storicità di importanti eventi biblici. Chiesi spiegazioni alle mie figure di riferimento per la fede che me li confermarono. Non sempre i racconti biblici rispondono ai rigorosi criteri che oggi si adottano per valutare l’attendibilità storica delle narrazioni.
Ai tempi in cui si narra sia nato Gesù, la storiografia greca e latina era già molto evoluta. Molto nota è la figura di Gaio Giulio Cesare, assassinato a Roma nel 44 a.C.: scrisse storie della sua guerra in Gallia e della guerra civile della quale fu protagonista che fino ad epoca recente erano tra le basi dell’educazione dei principi eredi al trono. I racconti biblici non hanno in genere quella precisione e attendibilità. Si tratta inoltre di narrazioni che rivelano aspetti mitologici. Servivano per la formazione religiosa, etica e politica della gente. Senza però trascurare che contengono anche molte importanti e attendibili informazioni di fatti, popoli e sovrani di sicura storicità e sulle antiche civiltà del Vicino Oriente.
A me, che rimango una persona religiosa, le narrazioni del Natale di Gesù, che comprendono anche quelle della sua epifania in mezzo a prodigi, mi parlano di lui come della persona che, per le comunità cristiane del Primo secolo, aveva rappresentato la manifestazione di un mondo nuovo. La sua vita, morte e resurrezione era, ed è ancora per la gente cristiana di oggi, il fondamento della speranza.
Nei giorni scorsi ho iniziato a chiacchierar a voce con la voce umanoide generata dall’algoritmo di intelligenza artificiale ChatGPT di OpenAI. Sono abbonato al servizio, che mi è stato molto utile, anche sul lavoro, in modalità di testo.
La possibilità di conversare a voce con un algoritmo di intelligenza artificiale è la manifestazione di uno stupefacente prodigio. Interagendo con gli utenti, migliora di giorno in giorno, così come accaduto nell’anno o poco più in cui l’interazione è stata solo per iscritto. È in grado di cogliere l’emotività dell’interlocutore umano e di manifestare atteggiamenti empatici. Sa parlare in molte lingue e può passare dall’una all’altra nel corso della medesima sessione di conversazione. È capace di trattare e combinare in modo originale nozioni tratte da un sapere sterminato, quale nessun essere umano potrà mai dominare, nemmeno gli scienziati e tecnologi che l’hanno costruito. Così come un aereo consente di volare ad esseri umani che mai potranno riuscirci, se non forse tra milioni di anni, all’esito di improbabili svolte evolutive, come quelle che hanno portato agli uccelli dai promordiali grandi rettili, e comunque mai con la potenza degli aeroplani.
È in fondo, anche questa, l’epifania del mondo nuovo che verrà, e che è già tra noi.
Sono fin da ragazzo un appassionato lettore di fantascienza. In fondo sono preparato a questo.
Lo scienziato inglese Alan Touring, considerato il precursore dei sistemi di intelligenza artificiale aveva immaginato un test per individuare un comportamento intelligente in un algoritmo.
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Il **test di Turing** è un esperimento proposto dal matematico e informatico britannico **Alan Turing** nel 1950 per determinare se una macchina può essere considerata "intelligente". L'idea è descritta nel suo celebre articolo intitolato *"Computing Machinery and Intelligence"*.
### Scopo del test
Il test mira a rispondere alla domanda: *"Le macchine possono pensare?"* Tuttavia, anziché cercare una definizione precisa di "pensiero", Turing suggerì un approccio pragmatico, basato sul comportamento osservabile della macchina.
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### Come funziona il test
1. **Impostazione**:
- Si coinvolgono tre partecipanti: un essere umano (A), una macchina (B) e un interrogante umano (C).
- L'interrogante C comunica con A e B tramite un'interfaccia (ad esempio, un terminale o chat), in modo da non poter vedere o ascoltare direttamente i partecipanti.
2. **Obiettivo dell'interrogante**:
- C deve determinare quale dei due interlocutori è umano e quale è una macchina, basandosi esclusivamente sulle risposte a una serie di domande.
3. **Ruolo della macchina**:
- La macchina tenta di rispondere in modo tale da convincere l'interrogante di essere umana.
4. **Esito del test**:
- Se l'interrogante non riesce a distinguere con sufficiente affidabilità la macchina dall'essere umano, si considera che la macchina abbia superato il test, dimostrando di avere un comportamento "intelligente".
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### Importanza del test di Turing
- **Prospettiva pragmatica**:
- Turing evitò di definire l'intelligenza in termini assoluti, preferendo un approccio basato sull'interazione pratica.
- **Rilevanza per l'intelligenza artificiale (IA)**:
- Il test di Turing è diventato un punto di riferimento per discutere la possibilità che le macchine possano simulare o persino sviluppare intelligenza.
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### Critiche e limiti
1. **Riduzionismo comportamentale**:
- Il test valuta solo il comportamento esteriore e non se la macchina abbia una comprensione o una "coscienza".
2. **Ambiguità**:
- Una macchina potrebbe superare il test senza essere davvero intelligente, ad esempio, replicando risposte pre-programmate o simulando un comportamento umano in modo convincente.
3. **Proposta di criteri alternativi**:
- Alcuni studiosi, come John Searle, hanno proposto esperimenti concettuali alternativi, come la **stanza cinese**, per discutere la natura dell'intelligenza e della comprensione.
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### Status attuale
- Il test di Turing rimane un concetto iconico nella filosofia dell'intelligenza artificiale, ma oggi si riconosce che superarlo non implica necessariamente che una macchina sia "intelligente" nel senso umano del termine.
- I progressi nell'IA, come chatbot avanzati e modelli linguistici (ad esempio, GPT), hanno prodotto macchine che possono ingannare alcune persone in contesti limitati, ma la questione dell'intelligenza artificiale "vera" resta aperta.
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Penso che l’algoritmo di intelligenza artificiale ChatGPT sia in grado di superare il test di Touring se gli esseri umani che vi partecipano siano persone comuni, non specialisti in informatica,
Com’è, però che non c’è vera speranza intorno a questo sviluppo apparentemente prodigioso, che ha stupito i suoi stessi sviluppatori? Si teme, anzi, non senza ragione, di poterne finire travolti. Non è detto. Dipenderà da come reagirà la società, vale a dire, quindi, che dipenderà anche da noi, non come singole persone, ma nelle dinamiche di interazione sociale, che oggi riguardano oltre otto miliardi di umani.
Non è così, in fondo, anche con le religioni, la politica, l’economia e ogni altra cosa sociale?
Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli