Sabato Santo
*****************************************
[Dalla voce Settimana Santa dell’Enciclopedia
italiana Treccani on line –
https://www.treccani.it/enciclopedia/settimana-santa_(Enciclopedia-Italiana)/#
di Nicola Turchi]
Sabato santo. - Era in origine giornata di severissimo
digiuno, - che ora per disposizione del Codex Iur. Can.
(Can. 1252, par. 4) cessa a mezzogiorno, - e aliturgica. Essa trascorreva nella
preparazione immediata dei catecumeni al battesimo, che aveva luogo la sera
previa benedizione del fonte battesimale. Dal fonte i catecumeni, divenuti
neofiti, movevano processionalmente verso la basilica tutta illuminata per la
prossima celebrazione liturgica, che coincideva con i primi chiarori dell'alba.
In seguito la funzione fu anticipata fino
alla mattina del sabato, come tuttora si pratica, e allora si creò un'altra
messa per il giorno di Pasqua. Le cerimonie del sabato santo si seguono in
quest'ordine:
1.
accensione e benedizione del nuovo fuoco, fatta da un sacerdote fuori della
porta della chiesa;
2.
benedizione dei cinque grani d'incenso e accensione del nuovo fuoco di tre
candele (Lumen Christi) poste a
triangolo su di una canna; canto dell'Exultet (praeconium
paschale) e accensione del cero pasquale, nel quale vengono
confitti a forma di croce i cinque grani d'incenso, e accensione di tutte le
altre lampade della chiesa;
3. canto
delle profezie, ossia di passi dell'Antico Testamento che riassumono per sommi
capi la storia del popolo ebraico dalla creazione del mondo fino al trionfo dei
tre fanciulli nella fornace di Babilonia;
4.
benedizione del fonte battesimale ed eventualmente battesimo di catecumeni;
indi processione solenne di ritorno in chiesa, celebrazione della messa con
canto del Gloria in excelsis, suono
(detto "scioglimento") delle campane, e benedizione delle case con la
nuova acqua benedetta. Il senso della rigenerazione completa di tutta la vita
morale e materiale del cristiano in unione con Cristo risorto è
trasparentissima in tutta questa mirabile liturgia della Pasqua.
*****************************************
Dopo queste cose, Dio
mise alla prova Abramo e gli disse: "Abramo, Abramo!". Rispose:
"Eccomi!". Riprese: "Prendi tuo figlio, il tuo unico
figlio che ami, Isacco, và nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di
un monte che io ti indicherò". Abramo si alzò di buon mattino,
sellò l`asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per
l`olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva
indicato. Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide
quel luogo. Allora Abramo disse ai suoi servi: "Fermatevi qui
con l`asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi
ritorneremo da voi". Abramo prese la legna dell`olocausto e la caricò
sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono
tutt`e due insieme. Isacco si rivolse al padre Abramo e disse:
"Padre mio!". Rispose: "Eccomi, figlio mio". Riprese:
"Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov`è l`agnello per
l`olocausto?". Abramo rispose: "Dio stesso provvederà
l`agnello per l`olocausto, figlio mio!". Proseguirono tutt`e due
insieme; così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui
Abramo costruì l`altare, collocò la legna, legò il figlio Isacco e lo depose
sull`altare, sopra la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il
coltello per immolare suo figlio. Ma l`angelo del Signore lo chiamò
dal cielo e gli disse: "Abramo, Abramo!". Rispose:
"Eccomi!". L`angelo disse: "Non stendere la mano
contro il ragazzo e non fargli alcun male! Ora so che tu temi Dio e non mi hai
rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio". Allora Abramo alzò
gli occhi e vide un ariete impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò
a prendere l`ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. Abramo
chiamò quel luogo: "Il Signore provvede", perciò oggi si dice:
"Sul monte il Signore provvede". L`angelo del Signore
chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: "Giuro
per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non mi hai
rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio, io ti benedirò con ogni
benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del
cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si
impadronirà delle città dei nemici. Saranno benedette per la tua
discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia
voce".
Abramo
tornò dai suoi servi; insieme si misero in cammino verso Bersabea [*] e Abramo
abitò a Bersabea.
[dal Libro della Genesi, capitolo 22,
versetti da 1 a 12 – Gn 22, 1-12 – versione in italiano TILC Traduzione interconfessionale
in lingua corrente]
[*] villaggio a circa 50 chilometri
a sud di Hebron, in Giudea.
Cominciai a partecipare alla Veglia Pasquale,
quella che nella nostra parrocchia inizierà stasera alle 22, quand’ero fidanzato
con la ragazza che divenne poi mia moglie, nella chiesa di San Saba, nell’omonimo
rione romano, curata dai gesuiti. Mia moglie era nel coro e io seguivo per mesi
le prove che si facevano in preparazione di quella liturgia, che è molto
suggestiva.
Quando nel ’91 tornai nella nostra parrocchia
dopo qualche anno lontano per lavoro, vi si seguivano gli usi di un gruppo fondamentalista
che voleva la Veglia molto lunga, dalle prime stelle del Sabato Santo all’alba
del giorno dopo, e non partecipai più, anche perché non mi piacevano i canti
che si facevano. Dall’autunno del 2015, con l’arrivo del nuovo parroco, la
situazione è progressivamente cambiata, quel gruppo celebra ora una propria liturgia, ma
partecipare alla Veglia mi è ancora troppo faticoso, per il fatto di dover
stare comunque diverse ore nel banco in chiesa, cosa che mi fa male alla schiena.
Ci vanno mia moglie, che canta nel coro, e le mie figlie.
Nella letture bibliche che si fanno nella
Veglia si rievocano le origini giudaiche della nostra fede religiosa.
Ho trascritto sopra un episodio biblico che
si legge durante la Veglia Pasquale e che ho sempre trovato molto duro da accettare.
E’ tratto libro della Genesi, del
quale si legge anche il racconto della Creazione e che ricevemmo dall’antico
giudaismo.
Ciò che chiamiamo Pasqua prese il nome
dall’omonima festa dell’antico giudaismo, che ancor oggi gli ebrei nostri
contemporanei celebrano. Ormai, però, cristianesimi ed ebraismi sono religioni
molto diverse. Anche il senso della Pasqua dei cristiani è completamente
diverso da quella celebrata dall’ebraismo. Fa riferimento alla Resurrezione di
Gesù di Nazareth, il Cristo dei cristiani.
Ai
tempi in cui Paolo di Tarso scrisse le sue Lettere, negli anni 50 del Primo
secolo, a circa vent’anni dalla morte
del Maestro, non era ancora così, i suoi seguaci che provenivano dal giudaismo
frequentavano le sinagoghe e si ritiene che, almeno in quelle al di fuori della
Palestina, vi fossero ammessi anche quelli che non provenivano dal giudaismo,
ma dalle genti, intese come popolazioni non giudee. Paolo di Tarso
volle, appunto, essere l’apostolo dei gentili. Dove nel lessico neotestamentario
si usa una parola greca che vale gentili, in italiano traduciamo con pagani,
che è un termine insultante che ricevemmo dal latino e che vale come villano.
Io non uso mai la parola "pagana" per indicare
la persona non cristiana. In particolare, le genti che nell’antichità greco-romana
seguivano i culti politeistici erano molto religiose, come testimoniano i resti
dei grandi templi che costruirono, ed espressero anche una cultura religiosa
molto raffinata. Parte di quest’ultima fu integrata nei cristianesimi.
Le altre letture bibliche della veglia sono
tratte dal libro dell’Esodo, con il racconto dello sterminio dei guerrieri
egiziani che cercavano di raggiungere gli israeliti in fuga dopo che i sovrano
egiziano, il Faraone, aveva consentito loro di migrare, un altro episodio biblico
che fin da bambino ho trovato molto difficile da accettare, per l’intensa
violenza che evoca; da libro del profeta Isaia, con la celebrazione della misericordia
di Dio, il Santo d’Israele, verso il suo popolo e l’invito a seguire la
usa voce; dal libro del profeta Baruc, con l’esortazione a seguire la legge di
Dio; dal libro del profeta Ezechiele, con l’annuncio dell’azione di Dio per radunare
di nuovo il suo popolo disperso, dandogli un cuore e uno spirito nuovi.
Poi si legge un passo tratto dalla Lettera
ai Romani di Paolo di Tarso, nel quale
si spiega il significato salvifico della morte del Cristo, del quale riporto di
seguito gli ultimi quattro versetti:
Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che
vivremo con lui, perché sappiamo che Cristo, risuscitato dai morti, non
muore più: la morte non ha più potere su di lui. Quando egli morì, morì
nei confronti del peccato una volta per sempre, ma ora vive, e vive per
Dio. Così, anche voi, consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio,
con Cristo Gesù.
[dalla Lettera ai Romani di Paolo di Tarso, capitolo 6, versetti da 8 a
11 – Rm 6, 8-11]
Il brano evangelico quest’anno
è tratto dal Vangelo secondo Marco ed è quello in cui si racconta di quando le
donne, recatesi al sepolcro di Gesù, lo trovarono vuoto.
Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di
Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù. Di
buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del
sole. Esse dicevano tra loro: "Chi ci rotolerà via il masso
dall`ingresso del sepolcro?". Ma, guardando, videro che il masso era
già stato rotolato via, benché fosse molto grande. Entrando nel sepolcro,
videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d`una veste bianca, ed ebbero
paura. Ma egli disse loro: "Non abbiate paura! Voi cercate Gesù
Nazareno, il crocifisso. E` risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l`avevano
deposto. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi
precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto".
[dal Vangelo secondo Marco, capitolo 16, versetti
da 1 a 7 - Mc 16, 1-7]
All’inizio della Veglia Pasquale si fa un gran fuoco sul sagrato della chiesa, da esso si accende il grande cero pasquale e tutti da esso accendono una candela. Poi si entra in processione, con il cero pasquale e le candele accesi, nella chiesa che è lasciata al buio. Dopo che il popolo è entrato, vengono accese le luci. Quindi si recita o si canta il duecentesco Exultet – Esulti
Esulti il coro egli angeli, esulti
l'assemblea celeste:
un inno di gloria saluti il trionfo del Signore risorto.
Gioisca la terra inondata da così grande splendore;
la luce del Re eterno ha vinto le tenebre del mondo.
Gioisca la madre Chiesa, splendente della gloria del suo Signore,
e questo tempio tutto risuoni
per le acclamazioni del popolo in festa.
[(E voi, fratelli carissimi,
qui radunati nella solare chiarezza di questa nuova luce,
invocate con me la misericordia di Dio onnipotente.
Egli che mi ha chiamato, senza alcun merito,
nel numero dei suoi ministri, irradi il suo mirabile fulgore,
perché sia piena e perfetta la lode di questo cero.)]
[Il Signore sia con voi.
E con il tuo spirito.]
In alto i nostri cuori.
Sono rivolti al Signore.
Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio.
E' cosa buona e giusta.
E' veramente cosa buona e giusta
esprimere con il canto l'esultanza dello spirito,
e inneggiare al Dio invisibile, Padre onnipotente,
e al suo unico Figlio, Gesù Cristo nostro Signore.
Egli ha pagato per noi all'eterno Padre il debito di Adamo,
e con il sangue sparso per la nostra salvezza
ha cancellato la condanna della colpa antica.
Questa è la vera Pasqua, in cui è ucciso il vero Agnello,
che con il suo sangue consacra le case dei fedeli.
Questa è la notte in cui hai liberato i figli di Israele, nostri
padri,
dalla schiavitù dell'Egitto,
e li hai fatti passare illesi attraverso il Mar Rosso.
Questa è la notte in cui hai vinto le tenebre del peccato
con lo splendore della colonna di fuoco.
Questa è la notte che salva su tutta la terra i credenti nel
Cristo
dall'oscurità del peccato e dalla corruzione del mondo,
li consacra all'amore del Padre
e li unisce nella comunione dei santi.
Questa è la notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte,
risorge vincitore dal sepolcro.
(Nessun vantaggio per noi essere nati, se lui non ci avesse
redenti.)
O immensità del tuo amore per noi! O inestimabile segno di bontà:
per riscattare lo schiavo, hai sacrificato il tuo Figlio!
Davvero era necessario il peccato di Adamo,
che è stato distrutto con la morte del Cristo.
Felice colpa, che meritò di avere un così grande redentore!
(O notte beata, tu sola hai meritato di conoscere
il tempo e l'ora in cui Cristo è risorto dagli inferi.
Di questa notte è stato scritto: la notte splenderà come il
giorno,
e sarà fonte di luce per la mia delizia.)
Il santo mistero di questa notte sconfigge il male,
lava le colpe, restituisce l'innocenza ai peccatori,
la gioia agli afflitti.
(Dissipa l'odio, piega la durezza dei potenti,
promuove la concordia e la pace.)
O notte veramente gloriosa,
che ricongiunge la terra al cielo e l'uomo al suo creatore!
In questa notte di grazia accogli, Padre santo, il sacrificio di
lode,
che la Chiesa ti offre per mano dei suoi ministri,
nella solenne liturgia del cero,
frutto del lavoro delle api, simbolo della nuova luce.
(Riconosciamo nella colonna dell'Esodo
gli antichi presagi di questo lume pasquale
che un fuoco ardente ha acceso in onore di Dio.
Pur diviso in tante fiammelle non estingue il suo vivo splendore,
ma si accresce nel consumarsi della cera
che l'ape madre ha prodotto
per alimentare questa preziosa lampada.)
Ti preghiamo, dunque, Signore, che questo cero,
offerto in onore del tuo nome
per illuminare l'oscurità di questa notte,
risplenda di luce che mai si spegne.
Salga a te come profumo soave,
si confonda con le stelle del cielo.
Lo trovi acceso la stella del mattino,
questa stella che non conosce tramonto:
Cristo, tuo Figlio, che risuscitato dai morti
fa risplendere sugli uomini la sua luce serena
e vive e regna nei secoli dei secoli. Amen
Per le persone cristiane, Cristo risorto è luce. Come poi le Chiese cristiane abbiano progressivamente promosso un certo efferato oscurantismo, per cui ad un certo punto si sentì la necessità di una nuova illuminazione, è un'altra storia.
Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte
Sacro, Valli