Giovedì
Santo
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Dalla voce Settimana Santa dell’Enciclopedia
italiana Treccani on line –
https://www.treccani.it/enciclopedia/settimana-santa_(Enciclopedia-Italiana)/#
di Nicola Turchi]
Giovedì santo. - In origine era l'unica grande celebrazione
liturgica di tutta la settimana santa, nella quale si volevano commemorare tre
cose: l'istituzione dell'Eucaristia (in caena Domini);
la benedizione degli olî santi; e la riconciliazione dei penitenti in vista
della Pasqua imminente (ora decaduta). La stazione era (ed è) a San Giovanni in
Laterano.
La
liturgia commemorativa dell'istituzione dell'Eucaristia, si celebrava un tempo
di sera per maggiore aderenza al racconto evangelico dell'ultima cena [ nota
mia: la voce dell’Enciclopedia risale al 1936; ora è ripreso l’uso di celebrarla
la sera]. Ora si celebra al mattino, in paramenti bianchi (in Germania un tempo
erano verdi, donde il nome di Gründonnerstag,
"giovedì verde", alla giornata), con canto del Gloria e
suono di campane che poi taceranno fino al sabato santo; si consacrano due
ostie, una delle quali, che deve servire per il giorno seguente in cui non si
consacra, finita la messa, viene solennemente portata in processione e deposta
entro un ciborio appositamente preparato sopra un altare, che è riccamente
ornato di lumi, piante e fiori, ed è visitato nelle varie chiese da grande
affluenza di popolo devoto. Questo altare è popolarmente chiamato Il (santo) Sepolcro,
ma inesattamente, perché non è destinato affatto a commemorare la morte e
sepoltura di Gesù Cristo, bensì a glorificare l'istituzione della Eucaristia.
Deposto
il Santissimo Sacramento nell'apposito altare, segue la lavanda dei piedi (mandatum)
a dodici chierici o a dodici poveri, a somiglianza di quanto fece Gesù secondo
il racconto del Vangelo di Giovanni, la
cui lettura precede la cerimonia. Un tempo il papa compieva questa cerimonia,
di ritorno dal Laterano, della chiesa papale di San Lorenzo (Sancta
Sanctorum), lavando i piedi a 12 suddiaconi, mentre nella basilica
si recitavano i vespri.
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Io ho ricevuto dal Signore quel che a mia volta
vi ho trasmesso: nella notte in cui fu tradito, il Signore Gesù prese il
pane, fece la preghiera di ringraziamento, spezzò il pane e disse: «Questo
è il mio corpo che è dato per voi. Fate questo in memoria di me». Poi,
dopo aver cenato, fece lo stesso col calice. Lo prese e disse: «Questo calice è
la nuova alleanza che Dio stabilisce per mezzo del mio sangue. Tutte
le volte che ne berrete, fate questo in memoria di me».
Infatti, ogni volta che mangiate di questo
pane e bevete da questo calice, voi annunziate la morte del Signore, fino a
quando egli ritornerà.
[Dalla
Prima lettera ai Corinzi di Paolo di Tarso, capitolo 11, versetti da 22
a 26 – 1 Cor 11, 22-26 – versione in italiano TILC Traduzione
interconfessionale in lingua corrente]
Questo che ho sopra trascritto si ritiene
essere il più antico testo del Nuovo Testamento nel quale si racconta di un
rito molto importante la cui istituzione le comunità cristiane della metà del
Primo secolo, che lo praticavano nelle case private dove si riunivano, riconducevano direttamente al Maestro. Si
ritiene risalga agli anni 50 del Primo
secolo, una ventina d’anni dopo la morte del Maestro. Il rito corrisponde alla
seconda parte della nostra messa.
Nelle narrazioni della Passione dei Vangeli
detti sinottici (perché molto simili nella struttura, tanto da poter
essere letti insieme accostandone il testo, così da aver un sol colpo d’occhio;
si ritiene che risalgano agli anni 80 del Primo secolo, quindi circa cinquant’anni
dalla morte del Maestro), viene collocato nel corso della cena rituale di Pasqua,
secondo l’uso giudaico, che il Maestro celebrò con i Dodici apostoli. Nel Vangelo
secondo Giovanni (che si ritiene risalga agli anni 90 del Primo secolo, sessant’anni
circa dalla morte del Maestro) la si anticipa
di un giorno e non sarebbe stata una cena rituale pasquale.
Poco prima di quella cena si narra di un
altro rito, del quale si fa memoria nella
messa del Giovedì Santo, la lavanda dei piedi.
Era
ormai vicina la festa ebraica della Pasqua. Gesù sapeva che era
venuto per lui il momento di lasciare questo mondo e tornare al Padre. Egli
aveva sempre amato i suoi discepoli che erano nel mondo, e li amò
sino alla fine.
All’ora
della cena, il diavolo aveva già convinto Giuda (il figlio di Simone Iscariota)
a tradire Gesù. Gesù sapeva di aver avuto dal Padre ogni potere; sapeva
pure che era venuto da Dio e che a Dio ritornava. Allora si alzò da
tavola, si tolse la veste e si legò un asciugamano intorno ai fianchi, versò
l’acqua in un catino, e cominciò a lavare i piedi ai suoi discepoli. Poi li
asciugava con il panno che aveva intorno ai fianchi.
Quando arrivò il suo turno, Simon Pietro gli
disse:
— Signore, tu vuoi lavare i piedi a me?
Gesù rispose:
— Ora tu non capisci quello che io faccio; lo
capirai dopo.
Pietro replicò:
— No, tu non mi laverai mai i piedi!
Gesù ribatté:
— Se io non ti lavo, tu non sarai veramente
unito a me.
Simon Pietro gli disse:
— Signore, non lavarmi soltanto i piedi, ma
anche le mani e il capo.
Gesù rispose:
— Chi è già lavato non ha bisogno di lavarsi
altro che i piedi. È completamente puro. Anche voi siete puri, ma non
tutti.
Infatti, sapeva già chi lo avrebbe tradito. Per
questo disse: «Non tutti siete puri».
Gesù terminò di lavare i piedi ai discepoli,
riprese la sua veste e si mise di nuovo a tavola. Poi disse: «Capite quello che
ho fatto per voi? Voi mi chiamate Maestro e Signore, e fate bene
perché lo sono. Dunque, se io, Signore e Maestro, vi ho lavato i piedi,
anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Io vi ho dato un
esempio perché facciate come io ho fatto a voi.
[dal Vangelo secondo Giovanni, capitolo 13, versetti
da 1 a 15 – Gv 13, 1-15. Versione in italiano TILC Traduzione interconfessionale
in lingua corrente.
Questo è il brano evangelico che si proclama
nella messa di oggi. L’episodio non c’è negli altri Vangeli.
Quale ne è il senso?
Su ogni versetto biblico si è fatta grande
cultura, si è ragionato e si è scritto moltissimo. Spesso questo sfugge a chi
accosta le cose della fede in modo un po’ superficiale considerandole un po’
come favolette per incolti.
Nemmeno i più sapienti sono in grado di
dominare la materia, ci si aiuta l’un l’altro in questo.
Riferisco di seguito una prospettiva interpretativa
che mi ha colpito in ciò che ne ho letto.
Nel
brano biblico l’azione di lavare i piedi alle altre persone al modo di chi
serve è presentato come un esempio da imitare. E anche come una forma di
fare agàpe. Viene introdotta infati dal versetto 1 del capitolo 13 in
cui si legge:
Egli
aveva sempre amato i suoi discepoli che erano nel mondo, e li amò
sino alla fine.
Nel
greco antico:
ἀγαπήσας τοὺς ἰδίους τοὺς ἐν
τῷ κόσμῳ εἰς τέλος ἠγάπησεν αὐτούς
che
si legge:
agapèsas tus idìus tus en to kòsmos èis tèlos egàpesen autàs
letteralmente:
avendo
fatto agape con i propri nel mondo, fino
alla fine fece agape con loro
Agàpe, che in genere viene tradotto in
lingua italiana dai testi biblici neotestamentari, scritti in greco antico, come amore, non indica un sentimento,
ma un’azione inclusiva e benefica, solidale e misericordiosa. Poco dopo
il brano della lavanda dei piedi, ai versetti 34 e 35 del medesimo capitolo 13, c’è quello del comandamento
nuovo, che è appunto quello di fare agàpe:
«[…]Io vi do un comandamento nuovo: amatevi gli
uni gli altri. Amatevi come io vi ho amato! Da questo tutti sapranno che
siete miei discepoli: se vi amate gli uni gli altri.
Nel
greco antico neotestamentario:
ἐντολὴν καινὴν δίδωμι ὑμῖν ἵνα ἀγαπᾶτε ἀλλήλους, καθὼς ἠγάπησα ὑμᾶς ἵνα
καὶ ὑμεῖς ἀγαπᾶτε ἀλλήλους. ἐν τούτῳ γνώσονται πάντες ὅτι ἐμοὶ μαθηταί ἐστε,
ἐὰν ἀγάπην ἔχητε ἐν ἀλλήλοις
che
si legge:
entolèn
kainén dìdomi umìn ina agapàte allèlus,
katòs egàpesa umàs ìna kài umèis agapàte allèlus. En tùto gnòsontai pàntes
òti emòi matetài èste, eàn agàpen èxete
en allèlois
letteralmente:
un
comandamento nuovo do a voi perché facciate
agàpe gli uni verso gli altri, come io ho
fatto agape con voi così anche voi fate
agàpe gli uni verso gli altri. Da questo vi sapranno tutti [che] miei discepoli siete, se agàpe avete gli uni verso gli altri.
Mario
Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente
papa – Roma, Monte Sacro, Valli.