Consegnarsi al mito -1-
Qui non trovate i discorsi di spiritualità che potete leggere in genere sui siti su temi religiosi. Né trattazioni specialistiche, nemmeno nella materia sulla quale ne so un po’ di più: esse non sono alla portata se non di cerchie limitate e per capirle bisogna esservi stati introdotti mediante una formazione propedeutica. L’attenzione è invece centrata su come portare i valori evangelici nella società che condividiamo, quindi su un particolare tipo di azione sociale.
Do per il momento per scontato che si sappia con sufficiente chiarezza che cosa si intende parlando di “vangelo” e di “valore evangelico”.
Viviamo vangelo e valori evangelici in una Chiesa cristiana, e in particolare in una di quelle che vengono definite “storiche” perché c’erano già, con una propria organizzazione e con proprie culture, nel Settecento, quando in Europa e nelle parti del mondo della colonizzazione europea le religioni cominciarono ad essere messe in discussione. Al centro di queste critiche, oltre che la deplorazione per l’efferata violenza della quale i cristianesimi erano stati concausa, vi era la squalificazione dei miti dei quali le loro narrazioni erano infarcite, così come anche le loro teologie e i loro riti.
Definiamo “mito” una narrazione semplificata, socialmente condivisa e posta alla base della costruzione sociale, sul senso degli eventi in cui una certa società è coinvolta per le persone che ne fanno parte. Fin dalle epoche più antiche che hanno prodotto documenti (tracce della vita vissuta, opere d’arte, scritti) che si è riusciti a decifrare, ci è chiaro che le società umane si sono organizzate intorno a miti, vale a dire che la costruzione sociale dei miti è stata sempre costante in tutte le società umane dell’era storica, che convenzionalmente si fa iniziare 5.000 anni fa, a quando risalgono i primi documenti scritti che conosciamo. Non tutti i miti consistono in narrazioni su soprannaturali divinizzati. Quelli religiosi in genere sì. Ma abbiamo praticato anche religioni non basate su quegli elementi. I miti costruiti sui capi e i regimi politici spesso sono evoluti in vere e proprie religioni, con proprie dogmatiche di propri riti. Il culto della salma imbalsamata del capo bolscevico Lenin, ancora praticato nella Russia contemporanea, nella quale pure è stata abbandonata l’ideologia da lui insegnata, mi pare avere carattere religioso.
Definiamo “religiosa” una narrazione che contrasta con come appare andare il mondo, che non accetta quindi il mondo come appare andare, e in cui si vuole vivere in un modo diverso da quella logica. Il filosofo Aldo Capitini definiva “religioso” il suo atteggiamento che non accettava la crudele logica della natura secondo la quale il pesce grosso mangia il pesce piccolo.
Nella società in cui viviamo, che segue le culture dell’Europa occidentale, le religioni storiche, basate su soprannaturali divinizzati, hanno perso presa, ma la mitopoiesi rimane incessante, religiosa e non, e, a ben vedere, si possono anche cogliere indizi dell’incipiente formazione di neo-religioni, che si aggiungono a quelle costruite dall’Ottocento in poi.
I miti delle religioni storiche basate su soprannaturali divinizzati hanno cominciato a costituire un problema serio dal Settecento, quando, affermatasi la cultura scientifica accreditata dai sempre più rilevanti successi della tecnologia, in particolare di quella industriale, si parla di quell’era come quella della “rivoluzione industriale”, ci si cominciò a manifestare indifferenti verso spiegazioni del mondo basate su dogmatiche con pesanti riflessi politici costruite fondamentalmente nel Medioevo a prescindere da osservazioni sistematiche della natura. Contrasti su questi temi erano cominciati dal Cinquecento, ma furono i Settecenteschi “illuministi” europei a trattarne sistematicamente in filosofia allo scopo di produrre mutamenti politici, che effettivamente vi furono alla fine di quel secolo, con il costituirsi nelle colonie inglesi nel nord America degli Stati Uniti d’America e con il rovesciamento della monarchia assoluta in Francia e la costituzione di una repubblica. Va ricordato che nella Francia rivoluzionaria fu tentata la costruzione di una neoreligione dell’Être Suprême, dell’ “Essere Supremo”, che però ebbe scarso seguito per la scarsa capacità di fascinazione dei suoi miti. L’antichità di una religione e dei suoi miti ne aumenta il fascino: questo è il motivo per cui diverse neoreligioni si presentano come un ritorno all’antico, per correggere degenerazioni di culti che le hanno precedute.
Nel cattolicesimo attuale la religione insegnata e praticata è piena di elementi mitici, ma è stata accettato che scienze e tecnologie abbiano una loro autonomia nel campo loro proprio e che, in esso, i miti non debbano imporsi. Questa dottrina è stata definita con autorevolezza durante il Concilio Vaticano 2º (1962-1965), ma anche prima era praticata. Insomma, per far volare un aeroplano e per progettare un farmaco bisogna far riferimento alle rispettive scienze e tecnologie, anche se durante il volo e nella malattia si prega.
Nella nostra religione si è avuta una ridefinizione dei suoi miti di riferimento, e questo è del tutto naturale perché miti e religioni sono costruzioni sociali, e ogni società, nell’evolvere, li cambia, e, se non ci riesce, li sostituisce, come i cristianesimi fecero, in un processo durato circa tre secoli all’inizio della nostra era.
Mario Ardigó – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli