Stereotipi
Uno stereotipo è un giudizio superficiale basato su certe caratteristiche attribuite a un gruppo sociale, prescindendo da considerazioni più precise. Nelle cose di routine spesso ci serviamo di stereotipi. Però di solito a chi ragiona solo per stereotipi viene attribuita una mentalità limitata, in particolare quando usa stereotipi nelle questioni più rilevanti.
C’è chi ritiene che da ottomila anni vi sia lo stereotipo secondo il quale gli italiani sono bianchi. Ci si riferisce, quindi, addirittura alla preistoria, che convenzionalmente si fa finire nel Terzo millennio dell’era antica, con la diffusione della scrittura. Degli stereotipi preistorici in effetti non sappiamo nulla.
Si ritiene che la parola Italia, collegata ad un dio vitello, sia stata usata nella lontana antichità da popolazioni stanziate in Calabria: solo nel Primo secolo dell’era antica si usò per tutta la penisola, alcuni secolo dopo anche per le isole maggiori, A quelle epoche, però, non c’era un nazionalismo italiano, che risale solo all’Ottocento, e si aveva la chiara percezione che le popolazioni stanziate in quel territorio avevano diverse etnie, e quindi anche colori della pelle. Fondamentale era lo statuto di cittadinanza attribuito a una persona, in particolare l’essere cittadinə romanə. Nel Terzo secolo essa fu attribuita a tutte le persone libere dell’impero, comprese quelle che vivevano nella sua parte africana.
Dal Quattrocento gli europei iniziarono progressivamente a penetrare nel continente africano, nel quale da diversi secoli gli arabi compivano razzie. Scoprirono quindi le persone con la pelle nera. Seguendo gli usi arabi, le fecero schiave e iniziarono a deportarle nelle Americhe. Le potenze europee stabilirono un dominio stabile su quelle regioni costituendovi colonie, sfruttando le loro risorse e la manodopera delle popolazioni nere, La liberazione de3 ner3 dalla condizione schiava iniziò dalla fine del Settecento, e ancor oggi il processo non può dirsi concluso. La colonizzazione europea dell’Africa si concluse quasi dappertutto negli anni Sessanta del secolo scorso.
Dagli scorsi anni ’90 si sono prodotti fenomeni migratori dall’Africa verso l’Italia, inizialmente dalla Somalia, che era stata una colonia italiana. Migliaia di quelle persone immigrate hanno conseguito la cittadinanza italiana, ma sono ancora discriminate nella nostra società per lo stereotipo, derivato dal colonialismo, che vede in esse delle persone inferiori. Questa è una manifestazione di razzismo. La nostra Costituzione lo vieta. Per essa l’Italia non è fatta solo dei bianchi.
Art.3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Quando si dice compito della Repubblica ci si riferisce innanzi tutto alle sue istituzioni. Quindi mancherebbe gravemente ai suoi doveri d’ufficio chi, funzionariə pubblicə, aderisse, nello svolgere le sue mansioni, allo stereotipo che considera italianə solo le persone bianche. Ma, più in generale, è a tutti che compete il dovere civico di contrastare il razzismo contro i neri.
La dottrina sociale della Chiesa cattolica considera un peccato grave la discriminazione tra le persone basate sul colore della pelle.
29. La fondamentale uguaglianza di tutti gli uomini e la giustizia sociale.
Tutti gli uomini, dotati di un'anima razionale e creati ad immagine di Dio, hanno la stessa natura e la medesima origine; tutti, redenti da Cristo godono della stessa vocazione e del medesimo destino divino: è necessario perciò riconoscere ognor più la fondamentale uguaglianza fra tutti.
Sicuramente, non tutti gli uomini sono uguali per la varia capacità fisica e per la diversità delle forze intellettuali e morali. Ma ogni genere di discriminazione circa i diritti fondamentali della persona, sia in campo sociale che culturale, in ragione del sesso, della razza, del colore, della condizione sociale, della lingua o religione, deve essere superato ed eliminato, come contrario al disegno di Dio.
Invero è doloroso constatare che quei diritti fondamentali della persona non sono ancora e dappertutto garantiti pienamente. Avviene così quando si nega alla donna la facoltà di scegliere liberamente il marito e di abbracciare un determinato stato di vita, oppure di accedere a un'educazione e a una cultura pari a quelle che si ammettono per l'uomo.
In più, benché tra gli uomini vi siano giuste diversità, la uguale dignità delle persone richiede che si giunga a condizioni di vita più umane e giuste.
Infatti le disuguaglianze economiche e sociali eccessive tra membri e tra popoli dell'unica famiglia umana, suscitano scandalo e sono contrarie alla giustizia sociale, all'equità, alla dignità della persona umana, nonché alla pace sociale e internazionale.
Le umane istituzioni, sia private che pubbliche, si sforzino di mettersi al servizio della dignità e del fine dell'uomo. Nello stesso tempo combattano strenuamente contro ogni forma di servitù sociale e politica, e garantiscano i fondamentali diritti degli uomini sotto qualsiasi regime politico.
Anzi, queste istituzioni si debbono a poco a poco accordare con le realtà spirituali, le più alte di tutte, anche se talora occorra un tempo piuttosto lungo per giungere al fine desiderato.
(Dalla Costituzione sulla Chiesa nel mondo contemporaneo La gioia e la speranza - Gaudium et spes)
Mario Ardigó- Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli