Domenica 11-9-16 – 24° Domenica
del Tempo Ordinario - Lezionario dell’anno C per le domeniche e le
solennità – – colore liturgico: verde – salterio: 4° settimana del Tempo
- Letture della Messa e
sintesi dell’omelia della Messa delle nove – avvisi del parroco e
di A.C.
Osservazioni ambientali:
temperatura 25°C; cielo sereno. Canti: ingresso, Scusa Signore; Offertorio, Se m’accogli; Comunione, Il Signore è il mio pastore; finale, Andate per le strade!.
Alla Messa delle nove il gruppo
di A.C. era nei banchi di sinistra, a fianco dell’altare, guardando l’abside.
Oggi abbiamo incontrato il nuovo vice-parroco, don Luca. Benvenuto!
Buona domenica
a tutti i lettori!
Pillola di Concilio
[Dal decreto Alle
Genti, del Concilio Vaticano 2° (1962-1965)]
La comunità cristiana
15. Lo Spirito Santo, che mediante il seme della parola e la
predicazione del Vangelo chiama tutti gli uomini a Cristo e suscita nei loro
cuori l'adesione alla fede, allorché rigenera a nuova vita in seno al fonte
battesimale i credenti in Cristo, li raccoglie nell'unico popolo di Dio, che è
« stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione sacra, popolo di redenti » (Costituzione
Luce per le genti, n.9).
Perciò i missionari, come cooperatori di Dio, devono dar vita a
comunità di fedeli che, seguendo una condotta degna della vocazione alla quale
sono state chiamate, siano tali da esercitare quella triplice funzione
sacerdotale, profetica e regale che Dio ha loro affidata. In questo modo la
comunità cristiana diventa segno della presenza divina nel mondo: nel
sacrificio eucaristico, infatti, essa passa incessantemente al Padre in unione
con il Cristo, zelantemente alimentata con la parola di Dio rende testimonianza al Cristo e segue la via
della carità, ricca com'è di spirito apostolico.
Fin dall'inizio la comunità cristiana deve essere formata in modo
che possa provvedere da sola, per quanto è possibile, alle proprie necessità.
Un tal gruppo di fedeli, in possesso del patrimonio culturale della nazione cui
appartiene, deve mettere profonde radici nel popolo: da esso germoglino
famiglie dotate di spirito evangelico e
sostenute da scuole appropriate; si costituiscano associazioni e organismi, per
mezzo dei quali l'apostolato dei laici sia in grado di permeare di spirito
evangelico l'intera società. Risplenda infine la carità tra cattolici
appartenenti a diversi riti.
Anche lo spirito ecumenico deve essere favorito tra i neofiti,
nella chiara convinzione che i fratelli che credono in Cristo sono suoi
discepoli, rigenerati nel battesimo e compartecipi di moltissimi tesori del
popolo di Dio. Nella misura in cui lo permette la situazione religiosa, va
promossa un'azione ecumenica tale che i cattolici, esclusa ogni forma di
indifferentismo, di sincretismo e di sconsiderata concorrenza, attraverso una
professione di fede - per quanto possibile comune - in Dio ed in Gesù Cristo di
fronte ai non credenti, attraverso la cooperazione nel campo tecnico e sociale
come in quello religioso e culturale, collaborino fraternamente con i fratelli
separati, secondo le norme del decreto sull'ecumenismo. Collaborino soprattutto
per la causa di Cristo, che è il loro comune Signore: sia il suo nome il vincolo
che li unisce! Questa collaborazione va stabilita non solo tra persone private,
ma anche, secondo il giudizio dell'ordinario del luogo, a livello delle Chiese
o comunità ecclesiali, e delle loro opere.
I fedeli, che da tutti i popoli sono riuniti nella Chiesa, «non si
distinguono dagli altri uomini né per territorio né per lingua né per
istituzioni politiche» (Lettera a Diogneto, 5) perciò debbono vivere per Iddio e per il
Cristo secondo le usanze e il comportamento del loro paese: come buoni
cittadini essi debbono coltivare un sincero e fattivo amor di patria, evitare
ogni forma di razzismo e di nazionalismo esagerato e promuovere l'amore
universale tra i popoli.
Grande importanza hanno per il raggiungimento di questi obiettivi,
e perciò vanno particolarmente curati, i laici, cioè i fedeli che, incorporati
per il battesimo a Cristo, vivono nel mondo. Tocca proprio a loro, penetrati
dello Spirito di Cristo, agire come un fermento nelle realtà terrene,
animandole dall'interno ed ordinandole in modo che siano sempre secondo il
Cristo.
Non basta però che il popolo cristiano sia presente ed organizzato
nell'ambito di una nazione; non basta che faccia dell'apostolato con l'esempio:
esso è costituito ed è presente per annunziare il Cristo con la parola e con
l'opera ai propri connazionali non cristiani e per aiutarli ad accoglierlo
nella forma più piena.
Inoltre, per la costituzione della Chiesa e lo sviluppo della
comunità cristiana, sono necessari vari tipi di ministero, che, suscitati
nell'ambito stesso dei fedeli da una aspirazione divina, tutti debbono
diligentemente promuovere e rispettare: tra essi sono da annoverare i compiti
dei sacerdoti, dei diaconi e dei catechisti, e l'Azione cattolica. Parimenti i
religiosi e le religiose, per stabilire e rafforzare il regno di Cristo nelle
anime, come anche per estenderlo ulteriormente, svolgono un compito
indispensabile sia con la preghiera, sia con l'attività esterna.
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LETTURE BIBLICHE DELLA MESSA
Prima lettura
Dal libro dell’Esodo
(Es 32,7-11.13-14)
In quei giorni, il
Signore disse a Mosè: «Va’, scendi, perché il tuo popolo, che hai fatto uscire
dalla terra d’Egitto, si è pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla
via che io avevo loro indicato! Si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi
gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: “Ecco
il tuo Dio, Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto”».
Il
Signore disse inoltre a Mosè: «Ho osservato questo popolo: ecco, è un popolo
dalla dura cervice. Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li
divori. Di te invece farò una grande nazione».
Mosè allora supplicò
il Signore, suo Dio, e disse: «Perché, Signore, si accenderà la tua ira contro
il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto con grande forza e con
mano potente? Ricòrdati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali
hai giurato per te stesso e hai detto: “Renderò la vostra posterità numerosa
come le stelle del cielo, e tutta questa terra, di cui ho parlato, la darò ai
tuoi discendenti e la possederanno per sempre”».
Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al
suo popolo.
Salmo responsoriale
Dal salmo 50 (51)
Ritornello:
Ricordati di
me, Signore, nel tuo amore
Pietà di me, o
Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non
disprezzi.
Seconda lettura
Dalla prima lettera
di san Paolo a Timòteo (1,12- 17)
Figlio mio, rendo
grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha
giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un
bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia,
perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede, e così la grazia del Signore
nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù.
Questa
parola è degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesù è venuto nel
mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Ma appunto per
questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo,
dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che
avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna.
Al Re dei secoli,
incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli.
Amen.
Canto al Vangelo
Alleluia, alleluia
Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo
Alleluia
Vangelo
Dal Vangelo secondo
Luca (Lc 15,1-32)
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù
tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi
mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed
egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde
una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta,
finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle
spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con
me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico:
così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per
novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
Oppure, quale donna, se
ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca
accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le
vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo
perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo
peccatore che si converte».
Disse ancora: «Un
uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la
parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze.
Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per
un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto.
Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli
cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno
degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i
porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma
nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio
padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio
padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più
degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si
alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora
lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò
al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e
davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre
disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo
indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il
vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio
figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E
cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si
trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le
danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello
gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello
grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva
entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre:
“Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e
tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è
tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le
prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre:
“Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far
festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita,
era perduto ed è stato ritrovato”».
Sintesi dell’omelia della Messa delle nove
Che sarebbe
successo se il figlio della parabola
oggi proclamata nel Vangelo avesse deciso di rimanere nel fango, con i porci,
invece di tornare al padre?
E’ una domanda che può riguardare anche la
nostra vita. A volte accettiamo di rimanere nel peccato. “Che male abbiamo fatto, in fondo?”, pensiamo. Ci adattiamo nella
nostra fanghiglia. Ci consoliamo pensando che così fanno quasi tutti. E’ come è scritto nella prima lettura di
oggi: “Il tuo popolo si è pervertito”.
E anche noi, in mezzo al popolo. Così però non cambiamo mai.
Dobbiamo riconoscere, con san Paolo nella
seconda lettura di oggi che questa è una parola degna di fede e di essere
accolta da tutti: “Cristo Gesù è venuto
nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io”.
Pensiamo a tutto il bene che Dio ci ha fatto,
ma non quando quando abbiamo ottenuto ciò a cui aspiravamo, bensì quando
eravamo nel fango e siamo stati aiutati ad alzarci. Il pentimento è possibile,
cambiare è possibile!
Riscopriamo, allora, l’entusiasmo della
conversione! E’ questa la strada per la quale dobbiamo avviarci!.
Sintesi di
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa, per come ha compreso le parole del celebrante.
Avvisi del parroco:
- dal mese di settembre l’orario
delle Messe sarà quello ordinario. Per tutto settembre la Messa serale sarà
celebrata alle 19;
- dal 12-9-16, dalle ore 16:30 alle ore 19:00, in segreteria parrocchiale, si apriranno le
iscrizioni al catechismo per la preparazione alla Prima Comunione e alla
Cresima;
-in sagrestia, dopo le Messe, e nei
giorni feriali in segreteria parrocchiale, ci si può iscrivere al pellegrinaggio alla
basilica di San Pietro per ottenere l’indulgenza in occasione del Giubileo in
corso: si andrà nel pomeriggio del prossimo 20 settembre;
-la raccolta delle offerte che si
farà domenica prossima sarà dedicata al sostegno delle vittime del recente
terremoto.
Avvisi di A.C.
- Le riunioni infrasettimanali del
gruppo parrocchiale di AC riprenderanno ad ottobre prossimo. Continueremo ad
animare la messa domenicale delle nove.
- Le letture bibliche della
Messa domenicale del 18-9-16 saranno: Am 8,4-7; sal 112 (113); 1Tm 2,1-8; Lc
16,1-13;