INFORMAZIONI UTILI SU QUESTO BLOG

  Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

  This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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  Questo blog è un'iniziativa di laici aderenti all'Azione Cattolica della parrocchia di San Clemente papa e manifesta idee ed opinioni espresse sotto la personale responsabilità di chi scrive. Esso non è un organo informativo della parrocchia né dell'Azione Cattolica e, in particolare, non è espressione delle opinioni del parroco e dei sacerdoti suoi collaboratori, anche se i laici di Azione Cattolica che lo animano le tengono in grande considerazione.

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  Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

  Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

  Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

  Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente due martedì e due sabati al mese, alle 17, e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

 Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

 La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

NOTA IMPORTANTE / IMPORTANT NOTE

SUL SITO www.bibbiaedu.it POSSONO ESSERE CONSULTATI LE TRADUZIONI IN ITALIANO DELLA BIBBIA CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONALE IN LINGUA CORRENTE, E I TESTI BIBLICI IN GRECO ANTICO ED EBRAICO ANTICO. CON UNA FUNZIONALITA’ DEL SITO POSSONO ESSERE MESSI A CONFRONTO I VARI TESTI.

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domenica 25 gennaio 2015

Domenica 25-1-15 – 3° Domenica del Tempo Ordinario - Letture e sintesi dell’omelia della Messa delle otto

Domenica 25-1-15 – 3° Domenica del Tempo Ordinario –  Settimana di preghiera  per l'unità dei cristiani- Lezionario dell’anno B per le domeniche e le solennità –colore liturgico: verde –  salterio: 3°settimana - Letture e sintesi dell’omelia della Messa delle otto

Osservazioni ambientali: temperatura  8°C; cielo: coperto. Canti: ingresso, Alzo gli occhi verso i monti; offertorio, Sei grande Dio;  Comunione, Il Signore ha messo un seme.
  Alla Messa delle nove, il gruppo di AC era nei banchi a sinistra dell'altare, guardando l'abside.
  Si conclude la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani.

Buona domenica a tutti i lettori!

Il pastore valdese Paolo Ricca. Si veda, alla fine di questo post, una sua intervista a carattere biografico



Pillola di Concilio:

E’ grandemente desiderabile che in ogni diocesi si costituisca una commissione pastorale, che sia presieduta dal vescovo diocesano e della quale facciano parte sacerdoti, religiosi e laici, scelti con particolare cura. Sarà compito di tale commissione studiare ed esaminare tutto ciò che si riferisce alle opere di apostolato, per poi proporre conclusioni pratiche.
[dal decreto Christus Dominus sull’ufficio pastorale dei vescovi, n.27]

“Al fine di coordinare meglio le iniziative, il vescovo costituisca, per quanto è possibile, un consiglio pastorale, di cui devono fare parte chierici, religiosi e laici attraverso delegati scelti”
[dal decreto Ad Gentes sull’attività missionaria della Chiesa, n.30]

Per ulteriori informazioni sul Consiglio pastorale parrocchiale, andate al post che precede.

Prima lettura
Dal libro del profeta Giona (Gn 3, 1-5.10)

 Fu rivolta a Giona questa parola del Signore: “Àlzati, va’ a Nìnive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico”. Giona si alzò e andò a Nìnive secondo la parola del Signore. Nìnive era una città molto grande, larga tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: “Ancora quaranta giorni e Nìnive sarà distrutta”. I cittadini di Nìnive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli. Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.


Salmo responsoriale (Sal 24 (25))

Ritornello:
Fammi conoscere, Signore, le tue vie

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.

Ricordati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricordati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.

Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.



Seconda lettura  
Dalla prima  lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi (1Cor 7,29-31)

 Questo vi dico, fratelli: il tempo si è fatto breve; d’ora innanzi quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero; quelli che piangono, come se non piangessero; quelli che gioiscono, come se non gioissero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano i beni del mondo, come se non li usassero pienamente: passa infatti la figura di questo mondo!


Vangelo
Dal Vangelo   secondo Marco (Mc 1,14-20)

 Dopo che Giovani fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il Vangelo di Dio, e diceva: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo”. Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: “Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini”. E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andarono un poco oltre, Vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeò nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.



Sintesi dell'omelia della Messa delle otto

  Le letture bibliche della Messa di oggi ci parlano della conversione. Nel brano evangelico ci viene presentato anche la riposta dei primi apostoli all’invito di Gesù alla conversione.
 Conversione significa cambiare direzione. Non si tratta solo di credere in qualche cosa, ma di cambiare la propria vita.
 Spesso cerchiamo degli accomodamenti, non adattandoci a cambiamenti radicali della nostra vita. A volte pensiamo di non riuscire ad essere perfetti come quel mutamento di vita richiederebbe. Ma non ci viene chiesto questo. Ci viene chiesto di seguire Gesù. Anche a costo di distanziarci dagli affetti umani.
 Possiamo riuscirci nutriti dalla Parola di Dio e dai sacramenti.
 La vita al seguito di Gesù è più bella di quella vissuta senza di lui.


Sintesi di Mario Ardigò, per come ha inteso le parole del celebrante – Azione Cattolica in San Clemente Papa– Roma, Monte Sacro Valli




Avvisi parrocchiali:

- la comunità di San Vicenzo de’ Paoli ha organizzato sul sagrato parrocchiale la consueta vendita di miele. Il ricavato servirà a finanziarie una mensa popolare per i bisognosi presso la vicina parrocchia del SS. Redentore. Essa somministra 25.000 pasti gratuiti all’anno;
-si segnala il sito WEB della parrocchia:

Avvisi di A.C.:
- la riunione infrasettimanale del gruppo parrocchiale di AC si terrà martedì 27-1-15, alle ore 17, nell'aula con accesso dal corridoio dell'ufficio parrocchiale. I membri del gruppo sono invitati a preparare una breve riflessione sulle letture della Messa di domenica 1-2-15, 4° del Tempo Ordinario: Dt 18,15-20; Sal 94 (95); 1Cor 7,32-35; Mc 1,21-28.
- si segnala il sito WEB dall'AC diocesana: www.acroma.it
- si segnala il sito WEB www.parolealtre.it , il portale di Azione Cattolica sulla formazione.



Intervista con il pastore valdese Paolo Ricca, fondatore, nel 1998,   con il card. Martini, il pastore Adamo,  e p. Traian Vldmand del Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano, che attualmente vede la presenza di esponenti di 17 Chiese cristiane:
Chiesa Anglicana

Chiesa Apostolica Armena Ortodossa
Chiesa Cattolica Ambrosiana
Chiesa Copta Ortodossa d'Egitto
Chiesa Copta Ortodossa d'Eritrea
Chiesa Copta Ortodossa d'Etiopia
Chiesa Cristiana Protestante (Luterana e Riformata)
Chiesa Evangelica Battista
Chiesa Evangelica Metodista
Chiesa Evangelica Valdese
Chiesa Luterana Svedese
Chiesa Ortodossa del Patriarcato di Costantinopoli
Chiesa Ortodossa Bulgara del Patriarcato di Sofia
Chiesa Ortodossa Romena del Patriarcato di Bucarest
Chiesa Ortodossa Russa del Patriarcato di Mosca
Chiesa Ortodossa Serba del Patriarcato di Belgrado
Esercito della Salvezza



Conosciuto attraverso i suoi scritti, le sue conferenze, i suoi interventi alla radio, Paolo Ricca è invece poco conosciuto come persona

Paolo Ricca, nato a Torre Pellice, il 19 gennaio 1936, ha compiuto studi teologici a Roma, presso la Facoltà valdese di Teologia (1954-58), ad Atlanta negli Stati Uniti (1958-59), a Basilea (1959-61), dove ha conseguito il dottorato in teologia con una tesi diretta da Oscar Culmann.
Pastore nella chiesa valdese dal 1962, ha esercitato il ministero pastorale a Forano Sabino (1962-66) e a Torino (1966-76). Dal 1976 ha insegnato Storia della chiesa e Simbolica presso la Facoltà Valdese di Teologia in Roma. Ha seguito da vicino i lavori del Vaticano II redigendo un commento teologico alle sessioni e ai documenti. È stato Presidente della Società Biblica in Italia e dirige per l'Editrice Claudiana la collana Opere scelte di Martin Lutero.
È diventato pastore perché, come dice, è stato preso da una specie di “passione per Dio”. Una passione che lo ha per certi versi “catturato”, fin dagli anni dello studio della teologia, a Roma.
Paolo Ricca, come può descrivere quell’essere catturato dalla passione per Dio?
Quando tu sei prigioniero della Parola di Dio, non ti puoi più liberare e diventi strumento di questa Parola. Era la Parola che i miei maestri della Facoltà valdese di Roma mi avevano insegnato. Poi ho avuto anche la fortuna di conoscere il grande studioso del Nuovo Testamento Oscar Cullman. È stato lui a invitarmi a Basilea per un dottorato e lì ho conosciuto di persona Karl Barth. Grandi personaggi che naturalmente hanno avuto ruoli importanti nella mia formazione. Così mi sono trovato prigioniero di Dio. Ma è una prigionia bella, una prigionia lieta, una prigionia liberante: più diventi prigioniero, più diventi libero. È una cosa straordinaria. Questa è stata la preparazione, ma naturalmente una cosa è la preparazione teologica, teorica, accademica, altra cosa è quello che uno vive nella realtà.
Che cosa è venuto dopo?
Dopo sono venute le esperienze pastorali. Sono stato pastore in una piccola chiesa della Sabina, a Forano Sabino, in provincia di Rieti. Si trattava di una piccola comunità di cento, centoventi persona. Però, come voi sapete, ogni comunità è un microcosmo: vi si ritrovano tutte le dinamiche e le problematiche dell’umanità intera, tutti i drammi, tutte le tragedie, tutte le gioie, tutte le bellezze, e anche la bellezza della vita. Lì ho cominciato a conoscere. Ma posso dire che mi ci sono voluti dieci anni buoni per cominciare a sentirmi nelle condizioni di esercitare il ministero pastorale: dieci anni, prima di essere non dico all’altezza del compito, ma di avere la sensazione di possedere tutto (o molto) di quello che è necessario per poter svolgere il ministero pastorale.
La seconda comunità era a Torino, dove sono stato negli anni dal ’66 al ’76. Quella è stata una scuola formidabile per conoscere la città e capire che cos’è essere chiesa nella città. In quel tempo, negli anni ‘66-’68, a Torino c’era la rivoluzione permanente: i cortei, le proteste. Insomma, quella è stata la seconda culla del mio piccolo ministero pastorale, in cui sono un po’ cresciuto.
Come riassumerebbe quel primo periodo, di formazione?
La prima considerazione è che la scuola forma e deforma. Ho fatto la facoltà di teologia, poi il dottorato, in un certo senso ero superpreparato. Dopo c’è voluto molto tempo per liberarmi dagli schemi che necessariamente la scuola dà. È stato necessario un grande sforzo per liberarmi non dalla formazione, ma dalla deformazione che la scuola necessariamente impone, perché è il prezzo della formazione. Quindi l’esigenza della formazione è assoluta, ma allo stesso tempo è poi necessaria una vera ascesi attraverso la quale ricuperare un contatto con la realtà, con la persona concreta, con l’esistenza concreta così com’è, non come viene interpretata dalla scienza.
La seconda considerazione è che un pastore nella nostra chiesa è l’uomo della Parola, come si dice. Ma questa Parola arriva attraverso le parole. È lì che nasce la battaglia, una specie di lotta tra la Parola e le parole: tu devi fare sempre attenzione che le tue parole siano uno spazio dal quale la Parola viene fuori e non una tomba in cui il tuo parlare mette, per così dire, il silenziatore alla Parola di Dio. Questa è una dialettica che si produce non soltanto nella predicazione, ma anche nella cosiddetta “cura d’anime”, cioè nel rapporto con gli altri.
Una terza considerazione è che l’Evangelo è una parola insostituibile, non esistono surrogati. Quindi non si lavora sul lusso. Uno potrebbe dire: l’anima è un lusso, cioè una realtà non veramente indispensabile; allora tu che ti occupi dell’anima, cioè della vita, potresti pensare di essere in fondo superfluo. Ecco, il grande sospetto è la superfluità dell’Evangelo, dell’annuncio di Dio. Invece non c’è nulla di uguale, non c’è nulla che possa prenderne il posto. Allora il ministero pastorale (o qualunque altro, naturalmente) sta tutto qui: questo è ciò che ho capito, credo di poterlo dire con intima e profonda convinzione.
Lei ha incontrato il cattolicesimo in un momento alto, particolare, quello del Vaticano II. Che cos’è stata quell’esperienza? Che cosa le ha detto? Che cosa le è sembrata allora e cosa le sembra oggi tutta quella vicenda?
Quello che mi ha insegnato il Vaticano II è che il cattolicesimo delle persone non corrispondeva esattamente a quello dei libri. Cioè io avevo ricevuto dalla formazione-deformazione un quadro del cattolicesimo e lì ho visto che appunto la realtà non corrispondeva esattamente al dipinto che i libri, i testi, mi avevano dato.
Il Vaticano II è stato un momento alto, è stata l‘esplosione di tutte le speranze: tutto quello che si poteva e si doveva sperare, ha trovato lì una sorta di portavoce collettivo, pur nelle dinamiche, nelle dialettiche di conservatori e progressisti, i documenti, i compromessi eccetera. Però nell’insieme è stata veramente l’esplosione di tutte le speranze. Aldilà dei documenti, dal Concilio Vaticano II è nato certamente un riorientamento globale della fede cattolica, nel senso che, mentre fino a quel momento il cattolicesimo era stato una religione sostanzialmente esclusiva, dopo il Concilio Vaticano II c’è stata una svolta nel modo di guardare sia alle altre religioni, sia al mondo laico, sia agli altri cristiani. Così, quello che prima era l’eretico è diventato il fratello separato (separato, ma fratello), le religioni hanno tutte qualcosa di vero e così via.
Questo ha prodotto la nascita di quella che io chiamo una “chiesa trasversale”: cioè noi oggi ci troviamo ad avere delle comunioni reali, anche se trasgressive, attraverso le confessioni e quindi viviamo già una “comunione ecumenica” (non parziale, come dicono in Vaticano, ma totale). Questa è la realtà che viviamo, che io vivo. Poi c’è la cosiddetta “chiesa ufficiale”, c’è l’istituzione ecclesiastica, che invece nega questa realtà praticamente, o perché la giudica trasgressiva o perché impedisce che questa comunione si manifesti, ad esempio nella celebrazione della Cena del Signore in comune. E quindi si vive in una situazione altamente contraddittoria, altamente dialettica, che però non è neanche male; al contrario, credo che sia bene.
Come vede il futuro di questa “chiesa trasversale”?
Io credo che questa chiesa cresca, avanzi, perché là dove gli spazi vengono concessi, cioè dove le comunità si possono incontrare, dove il dialogo passa dal livello teologico a quello del dialogo da fede a fede, come dice l’apostolo Paolo, lì nasce la chiesa trasversale. Nasce senza difficoltà, direi oggi. Ci possono essere naturalmente delle differenze, ma non più tali da giustificare una divisione. Questa è la novità: che quelle che ieri erano differenze che diventavano divisioni, oggi sono differenze che non comportano più nessuna vera divisione. Quindi io credo che questa chiesa trasversale che esiste, che è già un’esperienza vissuta, crescerà. E bisognerà vedere come reagiranno le istituzioni ecclesiastiche: se continueranno a negare questa realtà o se invece ne prenderanno atto e ne favoriranno lo sviluppo e la crescita.
Naturalmente un grande nodo è quello del papato. Voi sapete che noi valdesi siamo i primi nella storia della chiesa d’Occidente che abbiamo messo in discussione sia la venuta di Pietro a Roma, sia l’idea che il papa sia successore di Pietro. I valdesi dicevano infatti che era successore dell’imperatore Costantino, con una percezione spirituale niente male, in fin dei conti, se uno considera che era gente illetterata che aveva in fondo soltanto la Bibbia. Quindi noi abbiamo nei confronti del papato, fin dal medioevo, questo atteggiamento: di rispetto, naturalmente, ma di distanza interiore profonda.
Il papato divide, ma c’è un’altra cosa ben più importante che divide, o che forse unisce, che è Gesù Cristo. Chi è Gesù Cristo secondo lei?
In Gesù io vedo la verità dell’uomo. Non del religioso, ebreo, greco, cristiano, ma dell’uomo. Se qualcuno mi chiede: “Che cosa vuol dire essere uomo per te?”, io rispondo: “Per me vuol dire essere come Gesù”. Io non trovo un modello migliore (Gesù veramente non ha mai detto di essere un modello, ed è un modello anche per questo). Gesù resta veramente la mia verità: sarò vero quando potrò in qualche maniera specchiarmi in Gesù di Nazareth.
E lo stesso discorso lo faccio riguardo a Dio, nel senso che in Gesù io vedo che cosa è Dio concretamente, questo Dio col quale Gesù non si è mai identificato, l’ha sempre invocato, cercato, annunciato, anche con le parole del Salmo 22: “Perché mi hai abbandonato?” Dunque c’è questa distanza, ma, malgrado questa distanza che Gesù stesso ha affermato e vissuto con una coerenza totale, o forse proprio per questo, io vedo in lui che cosa è Dio.
Che cosa faceva Gesù? Uno: predicava, annunciava. Due: guariva; cioè curava l’umano che è ferito, perché abbiamo tutti le nostre ferite, sia fisiche sia spirituali sia morali. Il fatto di constatare che Gesù guariva a me dà una gioia straordinaria. Cioè non diceva: “Poveraccio, ti è capitato questo, mi rincresce, ma sopporta”. No, “Vale la pena curare questo corpo mortale, vale la pena che tu campi con le tue gambe e non zoppicando, vale la pena che tu veda e non diventi cieco, che tu senta, e così via.” E anche questi miracoli piccoli di guarire una mano a me piacciono ancora di più delle resurrezioni, perché guarisce una mano. Si potrebbe dire: ”Ma ce ne hai un’altra”. “No, non basta, voglio che tutte e due funzionino”. Ecco, questo è Dio: è Colui che cura, il medico della creazione, il medico dell’umanità.Tre: perdonava i peccati. E giustamente la gente diceva: “Ma chi sei tu, come ti permetti? Soltanto Dio può perdonare”. Perché il perdono è in fin dei conti una cosa impossibile, il peccato va punito. Se non punisci il peccato che caos viene fuori? Anche la serietà della legge è importante, la legge di Dio è una cosa serissima. E quindi l’esigenza di giustizia che percorre tutta la Bibbia, fino all’Apocalisse, è un’esigenza vitale: vitale per Dio, vitale per l’uomo, vitale per la società, vitale per la chiesa. Guai se non ci fosse. Ma una volta che hai detto tutto questo (e lo devi dire, sottolineare, scrivere a caratteri cubitali) il perdono non c’è? C’è, c’è. Io più vado avanti meno lo capisco, come sia possibile che ci sia il perdono, che ci sia chi osa dire: “I tuoi peccati sono perdonati”. Ecco, Gesù l’ha detto e per me questo è proprio Dio, la Parola di Dio. Io sarei pronto quasi a identificare Dio con il perdono. Non per dire che “allora la giustizia non conta”, ma per dire che ci sono tutti e due, non una senza l’altro. E soltanto Dio può combinarle in maniera che non succedano pasticci. Allora, per me Gesù è questo incontro.
Noi dobbiamo evitare di identificare Cristo col cristianesimo e Gesù con i cristiani, perché in Gesù la Parola è stata fatta carne, umanità; non ecclesialità, non religiosità: umanità (intervista a cura di Luigi Sandri; riduzione Paolo Tognina)