Domenica 25-1-15 –
3° Domenica del Tempo Ordinario – Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani-
Lezionario dell’anno B per le domeniche e le solennità –colore liturgico: verde
– salterio: 3°settimana - Letture e sintesi dell’omelia della Messa delle
otto
Osservazioni
ambientali: temperatura 8°C; cielo: coperto. Canti: ingresso, Alzo gli occhi verso i monti;
offertorio, Sei grande Dio;
Comunione, Il Signore ha messo un seme.
Alla Messa delle nove, il
gruppo di AC era nei banchi a sinistra dell'altare, guardando l'abside.
Si conclude la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani.
Buona domenica a tutti i lettori!
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Il pastore valdese Paolo Ricca. Si veda, alla fine di questo post, una sua intervista a carattere biografico |
Pillola di Concilio:
E’ grandemente desiderabile che in ogni diocesi si costituisca una
commissione pastorale, che sia presieduta dal vescovo diocesano e della quale
facciano parte sacerdoti, religiosi e laici, scelti con particolare cura. Sarà
compito di tale commissione studiare ed esaminare tutto ciò che si riferisce
alle opere di apostolato, per poi proporre conclusioni pratiche.
[dal decreto Christus Dominus sull’ufficio pastorale dei vescovi, n.27]
“Al fine di coordinare meglio le iniziative, il vescovo costituisca, per
quanto è possibile, un consiglio pastorale, di cui devono fare parte chierici,
religiosi e laici attraverso delegati scelti”
[dal decreto Ad Gentes sull’attività missionaria della Chiesa, n.30]
Per ulteriori
informazioni sul Consiglio pastorale parrocchiale, andate al post che precede.
Prima lettura
Dal libro del profeta Giona (Gn 3,
1-5.10)
Fu rivolta a Giona questa parola del
Signore: “Àlzati, va’ a Nìnive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico”.
Giona si alzò e andò a Nìnive secondo la parola del Signore. Nìnive era una
città molto grande, larga tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere
la città per un giorno di cammino e predicava: “Ancora quaranta giorni e Nìnive
sarà distrutta”. I cittadini di Nìnive credettero a Dio e bandirono un digiuno,
vestirono il sacco, grandi e piccoli. Dio vide le loro opere, che cioè si erano
convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che
aveva minacciato di fare loro e non lo fece.
Salmo responsoriale (Sal 24 (25))
Ritornello:
Fammi conoscere, Signore, le tue vie
Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e
istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia
salvezza.
Ricordati, Signore, della tua
misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricordati di me nella tua
misericordia,
per la tua bontà, Signore.
Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.
Seconda lettura
Dalla prima lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi
(1Cor 7,29-31)
Questo vi dico, fratelli: il tempo si è fatto
breve; d’ora innanzi quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero;
quelli che piangono, come se non piangessero; quelli che gioiscono, come se non
gioissero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano i
beni del mondo, come se non li usassero pienamente: passa infatti la figura di
questo mondo!
Vangelo
Dal Vangelo secondo
Marco (Mc 1,14-20)
Dopo che Giovani fu arrestato, Gesù
andò nella Galilea, proclamando il Vangelo di Dio, e diceva: “Il tempo è
compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo”.
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone,
mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: “Venite
dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini”. E subito lasciarono le
reti e lo seguirono. Andarono un poco oltre, Vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e
Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E
subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeò nella barca con i
garzoni e andarono dietro a lui.
Sintesi dell'omelia
della Messa delle otto
Le letture bibliche della Messa di oggi ci
parlano della conversione. Nel brano evangelico ci viene presentato anche la
riposta dei primi apostoli all’invito di Gesù alla conversione.
Conversione significa cambiare
direzione. Non si tratta solo di credere in qualche cosa, ma di cambiare la
propria vita.
Spesso cerchiamo degli
accomodamenti, non adattandoci a cambiamenti radicali della nostra vita. A
volte pensiamo di non riuscire ad essere perfetti come quel mutamento di vita
richiederebbe. Ma non ci viene chiesto questo. Ci viene chiesto di seguire
Gesù. Anche a costo di distanziarci dagli affetti umani.
Possiamo riuscirci nutriti dalla
Parola di Dio e dai sacramenti.
La vita al seguito di Gesù è più
bella di quella vissuta senza di lui.
Sintesi di Mario
Ardigò, per come ha inteso le parole del celebrante – Azione Cattolica in San
Clemente Papa– Roma, Monte Sacro Valli
Avvisi parrocchiali:
- la comunità di
San Vicenzo de’ Paoli ha organizzato sul sagrato parrocchiale la consueta
vendita di miele. Il ricavato servirà a finanziarie una mensa popolare per i
bisognosi presso la vicina parrocchia del SS. Redentore. Essa somministra
25.000 pasti gratuiti all’anno;
-si segnala il sito WEB della
parrocchia:
Avvisi di A.C.:
- la riunione
infrasettimanale del gruppo parrocchiale di AC si terrà martedì 27-1-15, alle
ore 17, nell'aula con accesso dal corridoio dell'ufficio parrocchiale. I membri
del gruppo sono invitati a preparare una breve riflessione sulle letture della
Messa di domenica 1-2-15, 4° del Tempo Ordinario: Dt 18,15-20; Sal 94 (95);
1Cor 7,32-35; Mc 1,21-28.
- si segnala il sito WEB dall'AC
diocesana: www.acroma.it
- si segnala il sito WEB www.parolealtre.it , il
portale di Azione Cattolica sulla formazione.
Intervista con
il pastore valdese Paolo Ricca, fondatore, nel 1998, con il card. Martini, il pastore Adamo, e p. Traian Vldmand del Consiglio delle
Chiese Cristiane di Milano, che attualmente vede la presenza di esponenti di 17
Chiese cristiane:
Chiesa Anglicana
• Chiesa Apostolica Armena
Ortodossa
• Chiesa Cattolica
Ambrosiana
• Chiesa Copta Ortodossa
d'Egitto
• Chiesa Copta Ortodossa
d'Eritrea
• Chiesa Copta Ortodossa
d'Etiopia
• Chiesa Cristiana
Protestante (Luterana e Riformata)
• Chiesa Evangelica
Battista
• Chiesa Evangelica
Metodista
• Chiesa Evangelica
Valdese
• Chiesa Luterana Svedese
• Chiesa Ortodossa del
Patriarcato di Costantinopoli
• Chiesa Ortodossa Bulgara
del Patriarcato di Sofia
• Chiesa Ortodossa Romena
del Patriarcato di Bucarest
• Chiesa Ortodossa Russa
del Patriarcato di Mosca
• Chiesa Ortodossa Serba
del Patriarcato di Belgrado
• Esercito della Salvezza
Conosciuto attraverso i suoi scritti, le sue
conferenze, i suoi interventi alla radio, Paolo Ricca è invece poco conosciuto
come persona
Paolo Ricca, nato a Torre Pellice, il 19 gennaio 1936, ha compiuto studi
teologici a Roma, presso la Facoltà valdese di Teologia (1954-58), ad Atlanta
negli Stati Uniti (1958-59), a Basilea (1959-61), dove ha conseguito il
dottorato in teologia con una tesi diretta da Oscar Culmann.
Pastore nella chiesa valdese dal 1962, ha
esercitato il ministero pastorale a Forano Sabino (1962-66) e a Torino
(1966-76). Dal 1976 ha insegnato Storia della chiesa e Simbolica presso la
Facoltà Valdese di Teologia in Roma. Ha seguito da vicino i lavori del Vaticano
II redigendo un commento teologico alle sessioni e ai documenti. È stato
Presidente della Società Biblica in Italia e dirige per l'Editrice Claudiana la
collana Opere scelte di Martin Lutero.
È diventato pastore perché, come dice, è stato
preso da una specie di “passione per Dio”. Una passione che lo ha per certi
versi “catturato”, fin dagli anni dello studio della teologia, a Roma.
Paolo Ricca, come può descrivere
quell’essere catturato dalla passione per Dio?
Quando tu sei prigioniero della Parola di Dio, non
ti puoi più liberare e diventi strumento di questa Parola. Era la Parola che i
miei maestri della Facoltà valdese di Roma mi avevano insegnato. Poi ho avuto
anche la fortuna di conoscere il grande studioso del Nuovo Testamento Oscar
Cullman. È stato lui a invitarmi a Basilea per un dottorato e lì ho conosciuto
di persona Karl Barth. Grandi personaggi che naturalmente hanno avuto ruoli
importanti nella mia formazione. Così mi sono trovato prigioniero di Dio. Ma è
una prigionia bella, una prigionia lieta, una prigionia liberante: più diventi
prigioniero, più diventi libero. È una cosa straordinaria. Questa è stata la
preparazione, ma naturalmente una cosa è la preparazione teologica, teorica,
accademica, altra cosa è quello che uno vive nella realtà.
Che cosa è venuto dopo?
Dopo sono venute le esperienze pastorali. Sono
stato pastore in una piccola chiesa della Sabina, a Forano Sabino, in provincia
di Rieti. Si trattava di una piccola comunità di cento, centoventi persona.
Però, come voi sapete, ogni comunità è un microcosmo: vi si ritrovano tutte le
dinamiche e le problematiche dell’umanità intera, tutti i drammi, tutte le
tragedie, tutte le gioie, tutte le bellezze, e anche la bellezza della vita. Lì
ho cominciato a conoscere. Ma posso dire che mi ci sono voluti dieci anni buoni
per cominciare a sentirmi nelle condizioni di esercitare il ministero
pastorale: dieci anni, prima di essere non dico all’altezza del compito, ma di
avere la sensazione di possedere tutto (o molto) di quello che è necessario per
poter svolgere il ministero pastorale.
La seconda comunità era a Torino, dove sono stato negli anni dal ’66 al ’76.
Quella è stata una scuola formidabile per conoscere la città e capire che cos’è
essere chiesa nella città. In quel tempo, negli anni ‘66-’68, a Torino c’era la
rivoluzione permanente: i cortei, le proteste. Insomma, quella è stata la
seconda culla del mio piccolo ministero pastorale, in cui sono un po’ cresciuto.
Come riassumerebbe quel primo periodo, di
formazione?
La prima considerazione è che la scuola forma e
deforma. Ho fatto la facoltà di teologia, poi il dottorato, in un certo senso
ero superpreparato. Dopo c’è voluto molto tempo per liberarmi dagli schemi che
necessariamente la scuola dà. È stato necessario un grande sforzo per liberarmi
non dalla formazione, ma dalla deformazione che la scuola necessariamente
impone, perché è il prezzo della formazione. Quindi l’esigenza della formazione
è assoluta, ma allo stesso tempo è poi necessaria una vera ascesi attraverso la
quale ricuperare un contatto con la realtà, con la persona concreta, con
l’esistenza concreta così com’è, non come viene interpretata dalla scienza.
La seconda considerazione è che un pastore nella
nostra chiesa è l’uomo della Parola, come si dice. Ma questa Parola arriva
attraverso le parole. È lì che nasce la battaglia, una specie di lotta tra la
Parola e le parole: tu devi fare sempre attenzione che le tue parole siano uno
spazio dal quale la Parola viene fuori e non una tomba in cui il tuo parlare
mette, per così dire, il silenziatore alla Parola di Dio. Questa è una
dialettica che si produce non soltanto nella predicazione, ma anche nella
cosiddetta “cura d’anime”, cioè nel rapporto con gli altri.
Una terza considerazione è che l’Evangelo è una
parola insostituibile, non esistono surrogati. Quindi non si lavora sul lusso.
Uno potrebbe dire: l’anima è un lusso, cioè una realtà non veramente
indispensabile; allora tu che ti occupi dell’anima, cioè della vita, potresti
pensare di essere in fondo superfluo. Ecco, il grande sospetto è la superfluità
dell’Evangelo, dell’annuncio di Dio. Invece non c’è nulla di uguale, non c’è
nulla che possa prenderne il posto. Allora il ministero pastorale (o qualunque
altro, naturalmente) sta tutto qui: questo è ciò che ho capito, credo di
poterlo dire con intima e profonda convinzione.
Lei ha incontrato il cattolicesimo in un
momento alto, particolare, quello del Vaticano II. Che cos’è stata
quell’esperienza? Che cosa le ha detto? Che cosa le è sembrata allora e cosa le
sembra oggi tutta quella vicenda?
Quello che mi ha insegnato il Vaticano II è che il cattolicesimo delle persone
non corrispondeva esattamente a quello dei libri. Cioè io avevo ricevuto dalla
formazione-deformazione un quadro del cattolicesimo e lì ho visto che appunto
la realtà non corrispondeva esattamente al dipinto che i libri, i testi, mi
avevano dato.
Il Vaticano II è stato un momento alto, è stata
l‘esplosione di tutte le speranze: tutto quello che si poteva e si doveva
sperare, ha trovato lì una sorta di portavoce collettivo, pur nelle dinamiche,
nelle dialettiche di conservatori e progressisti, i documenti, i compromessi
eccetera. Però nell’insieme è stata veramente l’esplosione di tutte le
speranze. Aldilà dei documenti, dal Concilio Vaticano II è nato certamente un
riorientamento globale della fede cattolica, nel senso che, mentre fino a quel
momento il cattolicesimo era stato una religione sostanzialmente esclusiva,
dopo il Concilio Vaticano II c’è stata una svolta nel modo di guardare sia alle
altre religioni, sia al mondo laico, sia agli altri cristiani. Così, quello che
prima era l’eretico è diventato il fratello separato (separato, ma fratello),
le religioni hanno tutte qualcosa di vero e così via.
Questo ha prodotto la nascita di quella che io chiamo una “chiesa trasversale”:
cioè noi oggi ci troviamo ad avere delle comunioni reali, anche se
trasgressive, attraverso le confessioni e quindi viviamo già una “comunione
ecumenica” (non parziale, come dicono in Vaticano, ma totale). Questa è la
realtà che viviamo, che io vivo. Poi c’è la cosiddetta “chiesa ufficiale”, c’è
l’istituzione ecclesiastica, che invece nega questa realtà praticamente, o
perché la giudica trasgressiva o perché impedisce che questa comunione si
manifesti, ad esempio nella celebrazione della Cena del Signore in comune. E
quindi si vive in una situazione altamente contraddittoria, altamente
dialettica, che però non è neanche male; al contrario, credo che sia bene.
Come vede il futuro di questa “chiesa
trasversale”?
Io credo che questa chiesa cresca, avanzi, perché
là dove gli spazi vengono concessi, cioè dove le comunità si possono
incontrare, dove il dialogo passa dal livello teologico a quello del dialogo da
fede a fede, come dice l’apostolo Paolo, lì nasce la chiesa trasversale. Nasce
senza difficoltà, direi oggi. Ci possono essere naturalmente delle differenze,
ma non più tali da giustificare una divisione. Questa è la novità: che quelle
che ieri erano differenze che diventavano divisioni, oggi sono differenze che
non comportano più nessuna vera divisione. Quindi io credo che questa chiesa
trasversale che esiste, che è già un’esperienza vissuta, crescerà. E bisognerà
vedere come reagiranno le istituzioni ecclesiastiche: se continueranno a negare
questa realtà o se invece ne prenderanno atto e ne favoriranno lo sviluppo e la
crescita.
Naturalmente un grande nodo è quello del papato. Voi sapete che noi valdesi
siamo i primi nella storia della chiesa d’Occidente che abbiamo messo in
discussione sia la venuta di Pietro a Roma, sia l’idea che il papa sia
successore di Pietro. I valdesi dicevano infatti che era successore
dell’imperatore Costantino, con una percezione spirituale niente male, in fin
dei conti, se uno considera che era gente illetterata che aveva in fondo
soltanto la Bibbia. Quindi noi abbiamo nei confronti del papato, fin dal
medioevo, questo atteggiamento: di rispetto, naturalmente, ma di distanza
interiore profonda.
Il papato divide, ma c’è un’altra cosa ben
più importante che divide, o che forse unisce, che è Gesù Cristo. Chi è Gesù
Cristo secondo lei?
In Gesù io vedo la verità dell’uomo. Non del
religioso, ebreo, greco, cristiano, ma dell’uomo. Se qualcuno mi chiede: “Che
cosa vuol dire essere uomo per te?”, io rispondo: “Per me vuol dire essere come
Gesù”. Io non trovo un modello migliore (Gesù veramente non ha mai detto di
essere un modello, ed è un modello anche per questo). Gesù resta veramente la
mia verità: sarò vero quando potrò in qualche maniera specchiarmi in Gesù di
Nazareth.
E lo stesso discorso lo faccio riguardo a Dio, nel
senso che in Gesù io vedo che cosa è Dio concretamente, questo Dio col quale
Gesù non si è mai identificato, l’ha sempre invocato, cercato, annunciato,
anche con le parole del Salmo 22: “Perché mi hai abbandonato?” Dunque c’è
questa distanza, ma, malgrado questa distanza che Gesù stesso ha affermato e
vissuto con una coerenza totale, o forse proprio per questo, io vedo in lui che
cosa è Dio.
Che cosa faceva Gesù? Uno: predicava, annunciava.
Due: guariva; cioè curava l’umano che è ferito, perché abbiamo tutti le nostre
ferite, sia fisiche sia spirituali sia morali. Il fatto di constatare che Gesù
guariva a me dà una gioia straordinaria. Cioè non diceva: “Poveraccio, ti è capitato
questo, mi rincresce, ma sopporta”. No, “Vale la pena curare questo corpo
mortale, vale la pena che tu campi con le tue gambe e non zoppicando, vale la
pena che tu veda e non diventi cieco, che tu senta, e così via.” E anche questi
miracoli piccoli di guarire una mano a me piacciono ancora di più delle
resurrezioni, perché guarisce una mano. Si potrebbe dire: ”Ma ce ne hai
un’altra”. “No, non basta, voglio che tutte e due funzionino”. Ecco, questo è
Dio: è Colui che cura, il medico della creazione, il medico dell’umanità.Tre:
perdonava i peccati. E giustamente la gente diceva: “Ma chi sei tu, come ti
permetti? Soltanto Dio può perdonare”. Perché il perdono è in fin dei conti una
cosa impossibile, il peccato va punito. Se non punisci il peccato che caos
viene fuori? Anche la serietà della legge è importante, la legge di Dio è una
cosa serissima. E quindi l’esigenza di giustizia che percorre tutta la Bibbia,
fino all’Apocalisse, è un’esigenza vitale: vitale per Dio, vitale per l’uomo,
vitale per la società, vitale per la chiesa. Guai se non ci fosse. Ma una volta
che hai detto tutto questo (e lo devi dire, sottolineare, scrivere a caratteri
cubitali) il perdono non c’è? C’è, c’è. Io più vado avanti meno lo capisco,
come sia possibile che ci sia il perdono, che ci sia chi osa dire: “I tuoi
peccati sono perdonati”. Ecco, Gesù l’ha detto e per me questo è proprio Dio,
la Parola di Dio. Io sarei pronto quasi a identificare Dio con il perdono. Non
per dire che “allora la giustizia non conta”, ma per dire che ci sono tutti e
due, non una senza l’altro. E soltanto Dio può combinarle in maniera che non
succedano pasticci. Allora, per me Gesù è questo incontro.
Noi dobbiamo evitare di identificare Cristo col cristianesimo e Gesù con i
cristiani, perché in Gesù la Parola è stata fatta carne, umanità; non
ecclesialità, non religiosità: umanità (intervista a cura di Luigi Sandri;
riduzione Paolo Tognina)