Numi. Cristianesimi tra il numinoso e
l’agàpe
Per tradizione familiare mi mandarono
al liceo classico e vi studiai un po’ di greco, che poi mi è sempre tornato
utile. Entrai in contatto con la religiosità di quel popolo, che era molto
profonda e alla quale la nostra, di gente cristiana, è tuttora molto legata. Le
idee della nostra fede furono organizzate, alle origini, in comunità che si
esprimevano in greco. Gesù il Nazareno,
i suoi primi discepoli e i suoi apostoli appartenevano ad un’altra cultura.
Le immagini correnti
sulla divinità e il mondo superno sono modellate sulla religiosità degli
antichi greci, che concepivano l’azione e la presenza di molti dei, nessuno dei
quali onnipotente. In questa prospettiva, anche un sovrano terreno poteva
essere visto come un dio, quindi come un personaggio straordinario, capace di
modellare la storia. Idee più realistiche sul mondo rispetto a quelle,
fondamentaliste, del giudaismo del Primo secolo, e degli ebraismi di ogni
tempo. In questi ultimi prese piede l’idea
che il favore divino dipenda dall’agire morale. Molto più che da solenni azioni
liturgiche accompagnate da sacrifici rituali. Anche noi la pensiamo così. In
questo i cristianesimi sono uno sviluppo del giudaismo del Primo secolo, una
cultura non limitata alla Palestina, ma già molto diffusa nel Vicino Oriente. Dalla
comunità dei giudei stanziati ad Alessandria d’Egitto, uno dei più importanti
centri culturali del mondo antico, avemmo la versione della Bibbia ebraica detta
Settanta, elaborata, tra il Terzo e il Secondo secolo dell’era antica,
da giudei che non erano stati cacciati dalla Palestina, ma che erano migrati in
Egitto volontariamente, attirati dalla sua civiltà e prosperità, insediandovisi.
Le citazioni dei Vangeli dai testi della
Bibbia giudaica, che nella cultura cristiana vengono indicati come Antico
Testamento, sono in genere fatte secondo la versione in greco Settanta,
anche se con una certa libertà.
Definiamo numinosa
una concezione o un’immagine della
divinità che incorpora elementi degli
antichi culti politeisti diffusi nelle culture greco-romane. Ad esempio, il crocifisso non lo è. La statua
della madonna di Fatima che teniamo
nella chiesa parrocchiale invece lo è.
In una visione
numinosa si è nelle mani di divinità che chiedono sottomissione e sacrifici per
accordarci il loro favore prodigioso. Gli antichi dei venivano immaginati come
persone bizzarre e volubili, con tutti i difetti e i vizi dei potenti umani.
Capaci di innamorarsi di noi, ma anche veloci all’ira, a mutare idea, e allora
erano dolori. Qual era il modello di divinità insegnato dal Maestro? E’ un argomento
vastissimo, che richiederebbe una sapienza biblica e teologica molto superiore alle mie povere
competenze in materia. C’è la complicazione che nei Vangeli c’è traccia di
diverse concezioni in materia. Al fondo c’è l’idea di una divinità che vuole
fare agàpe con noi, in una relazione viva in cui si è solleciti perché
si tiene all’altro e si è pronti anche a passar sopra ai torti. Un po’ come
avviene in famiglia, quando le cose vanno bene.
Una concezione
numinosa c’è nelle cosiddette apocalissi, cioè di quei brani in cui si
parla della fine della storia e del giudizio sul mondo che verrà celebrato in quel
momento. In certi tempi sono state prese molto alla lettera, oggi di solito
nella predicazione si avverte che si tratta di narrazioni mitiche ed evocative
e che non sappiamo precisamente come andrà, anche se il senso sarà quello: la
pietà verso i sofferenti avrà grande valore. E, per quanto si inorgogliscano,
le potenze della storia saranno ridotte a nulla. Questo ha un riscontro nell’esperienza
concreta: le società umane cambiano costantemente e le potenze che esprimono sono
sostituite da altre.
Far tornare i conti
con le immaginazioni numinose è facile, appunto perché sono immaginazioni e l’immaginario
è nelle nostre mani. Si possono rigirare le cose come si crede, a seconda delle
esigenze del momento. La storia dei cristianesimi è piena di questo.
Quando ci si confronta
con il centro del messaggio cristiano, con l’agàpe, è diverso. Perché l’agàpe
è collocata interamente nel mondo
reale, così o si realizza o non si realizza, e allora ci si divide e ci si
allontana e chi ha la meglio ad un certo punto respinge chi ha avuto la peggio
e preme. E’ quello che accade nelle faccende che riguardano l’immigrazione
verso di noi.
Quanto di numinoso si
può tollerare a scapito dell’agàpe senza che non ci si possa più dire persone
cristiane, vale a dire seguaci di Gesù il Cristo dei cristianesimi? In
alcune religiosità, molto, veramente molto. Praticamente tutto, allora, è
numinosità. Non mi scandalizzo, perché
siamo povere creature, deboli, e affidarsi al nume consola. Ma non è la mia via.
Non mi appassiona.
Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma,
Monte Sacro, Valli