Mai tanti come ora. Cristianesimo
oggi: numeri da record, meno imposizioni, ma più ipocrisia?
Nel mondo non ci sono mai state tante
persone cristiane come ora. E non c’è stato di far guerra per ottenere questo
risultato. Di più: il risultato si è prodotto nonostante che le Chiesa cristiane per lo più
abbiano rinunciato ad altre forme di violenza per evangelizzare e che i poteri
delle rispettive gerarchie siano stati piuttosto limitati nei contesti
democratici, vale a dire in tutto il mondo salvo che negli assolutismi
islamizzati e nei comunismi assolutistici. Vorrà pur dire qualche cosa!
Allora si è diventati
tutte e tutti persone cristiane perfette? Certamente no, ma questo si può dire
anche di ogni epoca del passato e, anzi, per il passato con maggior forza di oggi.
L’aver rinunciato
alla sconvolgente violenza del passato costituisce tuttavia una bella novità, a
fronte della quale non farei un dramma,
ad esempio, del maggior pluralismo di
modelli matrimoniali e di una certa maggiore libertà nei costumi sessuali. Nel
matrimonio a lungo si sono seguite le consuetudini dei popoli in cui ci si
trovava: la gerarchia cattolica ne fece un “sacramento”, impartendo la relativa
normativa giuridica, solo nel
Quattrocento, anche se prima si riconosceva il valore spirituale dell’unione
matrimoniale e dell’impegno alla sua indissolubilità. Invece, mi pare che a questi
temi si dia un’importanza esagerata, mentre si sorvoli superficialmente sulla
violenza, in particolare quella ordinata da organismi pubblici, come quella organizzata
nelle guerre.
E questo nonostante la
scarsa importanza che ad essi viene data nei Vangeli.
Invece, nella
predicazione, spesso veniamo dipinti come un piccolo resto. Nonostante
la grandissima influenza che ancora abbiamo in società e che, in virtù del nostro numero, anche la
gerarchia ecclesiastica e il clero hanno, in particolare nell’Italia di oggi,
che si manifesta, a mio modo di vedere, come il Paese più clericale del mondo,
dove anche a quelli che si definiscono non credenti piace praticare i luoghi e le persone del potere
ecclesiastico.
Ogni sussurro e ogni
gesto, anche banale, del Papa di Roma ha un’eco enorme da noi. Negli anni ’70,
ai tempi della mia adolescenza, non era così.
Ci danno tutti per papisti,
come sul colle Vaticano piacerebbe che
fossimo, anche se le nostre comunità sono divenute fortemente pluralistiche e anche
più libere da imposizioni clericali. Purtroppo tutto ciò è in qualche modo
nascosto dietro un velo di ipocrisia, per cui, per quieto vivere, facciamo finta
di obbedire e i gerarchi fanno finta che lo facciamo. Si potrebbe dire le cose
come stanno? Si può, ma poi si finisce emarginati: l’intesa è, come in altre
cose della vita, “tu non me ne parli, io non te lo chiedo”. Questa è l’armonia
secondo i costumi clericali. Questo
ha portato al fallimento del processo sinodale, partito con tante speranze nell’ottobre
2021 e proseguito burocratizzandosi sempre più.
Non bisogna illudersi
di poter cambiare la situazione tanto presto, ma qualcosa si può fare. Si può
cominciare ad essere persona diverse nelle realtà di prossimità, senza
affannarsi nel vano tentativo di far tornare i conti nella teologia. E’
impossibile. Ma possiamo relativizzarne
un po’ le pretese, dove fa soffrire, e spesso fa soffrire senza vera necessità.
Ad esempio sarebbe
importante accordarsi per dire la propria collettivamente nelle faccende che ci
riguardano più da vicino come comunità, in modo che ci si senta a disagio nel
fare come ora decidendo tutto a prescindere da noi. Ci si può riuscire
prendendo l’abitudine di incontrarsi e di discutere, e non solo per partecipare
a liturgie e paraliturgie in cui si è come comparse.
Una esigenza che
viene sottolineata con forza nel Documento sinodale dell’Assemblea sinodale
del Sinodo dei vescovi e altri sulla sinodalità è quella del rendiconto,
di spiegare alla comunità di riferimento che cosa e come s’è fatto. Ad esempio,
pubblicando il conto economico, con dare e avere della gestione, che si fa anche utilizzando
non tanto e non solo le offerte date durante le messe domenicali e in altro
modo, ma sulla base della ripartizione dell’Otto per mille, vale a dire
distribuendo risorse che la Repubblica ha riscosso dalle persone contribuenti
come tributi.
Per parlare e
ascoltare occorre però informarsi: in genere si sa troppo poco e in modo
approssimativo. Un gruppo sinodale potrebbe decidere di programmare delle attività
per saperne di più.
Chi non sa è nelle
mani di chi sa, mi ripeteva sempre mia nonna materna, e non sbagliava.
Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma,
Monte Sacro, Valli