La pace impossibile. La guerra in
Ucraina e il silenzio della religione: che cosa ci insegna la storia
Negli anni ’70 si pensava che una guerra tra
Stati Uniti d’America e i russi dell’Unione Sovietica avrebbe portato ad una
guerra nucleare totale, con conseguente annientamento dell’umanità, e che il timore
del fare del male a sé stessi oltre che ai nemici avrebbe trattenuto dall’iniziarla.
Così andò
effettivamente, a lungo.
La tensione rimaneva,
ma non scoppiava un conflitto aperto. Si parlava di guerra fredda.
Negli anni ’90 in
Europa Occidentale e Orientale cessò il conflitto ideologico tra capitalisti e
comunisti e le popolazioni un tempo soggette all’Unione sovietica lo divennero
a regimi capitalisti. Gli occidentali cercarono di assumere il controllo dei
sistemi politici usciti dal comunismo, ma vi riuscirono solo in parte. Molti
vennero assimilati nell’Unione Europea e nella NATO, l’alleanza militare
dominata dagli Stati Uniti d’America che, un tempo centrata sulle questioni
Europee, prese a intervenire anche in Asia. Altri gravitarono comunque intorno
agli Stati Uniti d’America. La Bielorussia e l’immensa Federazione russa no.
Fino agli anni ’90 l’ordine
europeo fu determinato dagli accordi che le potenze vincitrici conclusero al
termine della Seconda guerra mondiale, finita nel 1945 con la sconfitta del
regime nazista tedesco e dei suoi alleati fascisti, tra i quali anche l’Italia.
Nel 1991 il papa
Karol Wojtyla, nell’enciclica Il Centenario, nei cent’anni dal primo
documento della dottrina sociale contemporanea, l’enciclica Delle novità –
Rerum novarum del 1891, sostenne che
si sarebbe dovuto negoziare un nuovo ordine. Ciò non fu possibile.
Un negoziato è
possibile solo quando parti in conflitto ritengono di non poter prevalere con
la violenza, e gli occidentali ritenevano di aver vinto la guerra fredda.
Negli anni Dieci del
nuovo millennio si progettò di nuovo una guerra europea, confidando che nessuno
l’avrebbe portata alle estreme conseguenze ma reputandola utile per arrivare a
negoziare un nuovo ordine europeo. C’era chi pensava di finire gli avversari e
quest’ultimi vollero prendersi una rivincita.
Da qui la guerra in
Ucraina che, iniziata nel 2014, in varie fasi continua tuttora. Nessuno ha
utilizzato l’arma nucleare: Stati Uniti d’America e Federazione russa hanno arsenali
simili, di diverse migliaia di bombe montate su missili di varia portata. Non
si è passati alla guerra totale. Si combatte come nelle due guerre mondiali del
Novecento prima del bombardamento di Hiroshima e Nagasaki, in Giappone.
Si combatte tra genti
cristianizzate e le rispettive gerarchie si sono schierate con i governi in
lotta.
Il Papato di Roma
parla di pace e di negoziati, ma tiene toni diplomatici, quindi senza attaccare
i signori della guerra, secondo una tradizione che risale al Seicento.
Alle comunità
cattoliche viene predicata la pace, ma le si spinge a pregare e a obbedire ai rispettivi
governi, che sono gli artefici della guerra che si sta combattendo.
Naturalmente ognuno sostiene di farlo a ragione, per difendersi, e
certamente c’è anche questo. In guerra c’è anche questo. Ma le ragioni della
guerra stanno in quel conflitto tra potenze, che ha preceduto la fase della
difesa e in cui tutte le potenze hanno
fatto la loro parte per accenderlo e ravvivarlo.
A cavallo tra gli anni
Sessanta e Settanta le agitazioni pacifiste negli Stati Uniti d’America, in particolare
animate dai giovani, furono cruciali per spingere il governo statunitense a porre
fine alla guerra che aveva iniziato in Vietnam, naturalmente, anche lì, sostenendo
di averlo fatto per difendere il loro alleato. Oggi non ci si pensa più, in
Europa.
La dottrina sociale
in materia di guerra spinge a negoziati per arrivare a una pace giusta. Proporsi
una pace giusta è però la via per
sicura per continuare la guerra all’infinito, perché le parti si determinano alla pace solo quando vedono che è impossibile
raggiungere quella a loro avviso giusta, prevalendo sugli avversari.
Negli anni ’90,
durante le guerre americane in Iraq ci furono grandi manifestazioni in Europa contro quei
conflitti, che talvolta, come accadde in Italia, furono efficaci per determinare
i propri governi a non intervenire o a non
intervenire massicciamente. Mi pare che ai tempi nostri il mondo cattolico abbia
preso un’altra strada.
La pace è giusta in sé. E’ un diritto umano fondamentale, in
primo luogo verso i propri governi, gli unici nei confronti dei quali una
popolazione può essere efficace agitandosi. Perché verso il nemico ci si
può agitare solo facendogli guerra, ma, a quel punto, la pace è persa. Ogni
popolazione, per contrastare la guerra, deve contrastare il proprio governo.
Una volta instaurata
la pace, le relazioni sociali tra le genti non più in contrasto combattuto creano
contaminazioni culturali che avvicinano le popolazioni. E’ sempre accaduto
così. E, avvicinandosi, si è poi meno disposti ad ammazzarsi, almeno sul larga
scala, come in guerra. Un esempio eclatante è ciò che accadde tra le potenze
vincitrici della Seconda guerra mondiale e quelle che, entrate in guerra per ordine
dei rispettivi regimi fascisti, l’avevano poi persa. Ma anche quello che
accadde, per oltre vent’anni, tra il 1991 e il 2014, in Europa.
Le popolazioni, dall’una e dall’altra parte
della linea del fronte, dovrebbero tentare di intendersi dando contro ai
governi che hanno ordinato la guerra. La religione può essere un buon movente,
anche se tra cristiani ci si è sempre combattuti in modo feroci, e anche per
ragioni propriamente religiose. Dagli anni Sessanta l’idea della pace come parte
del vangelo ha però fatto molta strada. Ora mi pare che si stia prendendo un’altra
strada. E l’aver scelto per il ruolo di Papa uno statunitense, che proviene dai
dominatori del mondo, probabilmente non
è stata una buona idea sotto questa prospettiva. Molto difficilmente egli si
metterà contro il suo Presidente: fin da bambini laggiù si è educati a
non farlo.
E’ vero che le parti
belligeranti confidano che gli avversari non useranno la bomba anche se
attaccati. Ma un incidente può sempre succedere e, allora, nel caso di stragi
su larga scala, si potrebbe mettere molto male.
Mario Ardigò – Azione
Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli