La nuova sinodalità – 4
§§§§§§§§§§
Sintesi delle
argomentazioni teologiche contenute nell’Introduzione del Documento finale deliberato dalla
16° Assemblea generale del Sinodo dei vescovi 2021-2024 sulla sinodalità
ecclesiale
NOTA:
le
parole della sintesi sono quelle del testo originario. Quelle eventualmente
inserite tra parentesi quadre sono mie aggiunte redazionali
Ogni
nuovo passo nella vita della Chiesa è un ritorno alla sorgente, un’esperienza
rinnovata dell’incontro con il Risorto che i discepoli hanno vissuto nel
Cenacolo la sera di Pasqua.
Abbiamo percepito in mezzo a noi la presenza
di Colui che, donando lo Spirito Santo, continua a suscitare nel Suo Popolo una
unità che è armonia delle differenze.
C’è una chiamata alla gioia e al rinnovamento
della Chiesa nella sequela del Signore, nell’impegno al servizio della sua
missione, nella ricerca dei modi per esserle fedeli. Questa chiamata si fonda
sulla comune identità battesimale, si radica nella diversità di contesti in cui
la Chiesa è presente e trova unità nell’unico Padre, nell’unico Signore e
nell’unico Spirito. Essa interpella tutti i Battezzati, senza eccezioni: «Tutto
il Popolo di Dio è il soggetto dell’annuncio del Vangelo. In esso, ogni
Battezzato è convocato per essere protagonista della missione poiché tutti
siamo discepoli missionari» (CTI, n. 53). Il cammino sinodale ci orienta così
verso una piena e visibile unità dei Cristiani, come hanno testimoniato, con la
loro presenza, i delegati delle altre tradizioni cristiane. L’unità fermenta
silenziosa dentro la Santa Chiesa di Dio: è profezia di unità per tutto il
mondo.
L’intero cammino sinodale, radicato nella
Tradizione della Chiesa, si è svolto nella luce del magistero conciliare. Il
Concilio Vaticano II è stato, infatti, come un seme gettato nel campo del mondo
e della Chiesa.
Il
cammino sinodale sta infatti mettendo in atto ciò che il Concilio ha insegnato
sulla Chiesa come Mistero e Popolo di Dio, chiamato alla santità attraverso una
continua conversione che viene dall’ascolto del Vangelo. In questo senso costituisce
un vero atto di ulteriore recezione del Concilio, ne prolunga l’ispirazione e
ne rilancia per il mondo di oggi la forza profetica.
La chiamata alla missione è
contemporaneamente la chiamata alla conversione di ogni Chiesa particolare e
della Chiesa tutta, nella prospettiva indicata nell’Esortazione Apostolica Evangelii gaudium (cfr. n. 30).
Ci è chiesto di avviare percorsi di
“trasformazione missionaria”, per la quale è urgente un rinnovamento degli
organismi di partecipazione.
Lo sviluppo del Documento Finale è guidato dai racconti evangelici della
Risurrezione [v. nota A]. La corsa al sepolcro nell’alba di Pasqua,
l’apparizione del Risorto nel cenacolo e sulla riva del lago hanno ispirato il
nostro discernimento e nutrito il nostro dialogo.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
A) Il primo giorno della settimana, Maria di
Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la
pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e
dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: "Hanno portato
via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno
posto!". Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono
al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più
veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli
posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo
seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario -
che era stato sul suo capo - non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a
parte. Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al
sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la
Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. I discepoli perciò se
ne tornarono di nuovo a casa.
Maria invece stava all'esterno, vicino al
sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide
due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei
piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: "Donna,
perché piangi?". Rispose loro: "Hanno portato via il mio Signore e
non so dove l'hanno posto". Detto questo, si voltò indietro e vide
Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: "Donna,
perché piangi? Chi cerchi?". Ella, pensando che fosse il custode del
giardino, gli disse: "Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove l'hai
posto e io andrò a prenderlo". Gesù le disse: "Maria!".
Ella si voltò e gli disse in ebraico: "Rabbunì!" - che significa:
"Maestro!". Gesù le disse: "Non mi trattenere, perché non
sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e di' loro: "Salgo
al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro". Maria di Màgdala
andò ad annunciare ai discepoli: "Ho visto il Signore!" e ciò che le
aveva detto.
La sera di quel giorno, il primo della
settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli
per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: "Pace a
voi!". Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli
gioirono al vedere il Signore.
[dal
Vangelo secondo Giovanni, capitolo 20, versetti da 1 a 19 – Gv 20,1-19. Versione in lingua
italiana CEI 2008]
§§§§§§§§§§
In questa
sede esamino le argomentazioni prettamente teologiche dell’Introduzione del
Documento finale deliberato il 26-10-24
dalla 16° Assemblea generale del Sinodo dei Vescovi 2021-2024 sulla sinodalità
ecclesiale, che avevo tralasciato riferendo, nel precedente intervento, del
contenuto di quel testo. Ne tratto dall’esterno, senza prendere posizione
rispetto ad esse: non sono un teologo. Mi limito a prenderne atto, da persona che
cerca di essere colta, ma senza una specifica competenza.
Sinodalità significa decidere con procedure collettive e
partecipate. Come tale è stata verosimilmente praticata con ampia partecipazione
comunitaria (quanto ampia e con quali procedure non è possibile sapere con
precisione) solo nei primi decenni dopo la morte del Maestro, al tempo del
progressivo distacco dal giudaismo delle origini e prima del radicarsi dell’istituzione
dell’episcopato monarchico, attestata dalla seconda metà del Primo secolo.
Di solito, quando si definiscono caratteristiche
e criteri di sinodalità ci si riferisce innanzi tutto all’esperienza delle
vivaci Chiese cristiane della provincia romana di Africa nel Terzo secolo e al magistero
di Cipriano, Vescovo di Cartagine per una decina d’anni fino al 258. A quell’epoca
e in quell’ambiente coinvolgeva vescovi, altro clero, notabili della società
civili ed eruditi [v. nota 1], non il resto della popolazione.
La sinodalità ecclesiale generale come pratica che coinvolga tutta la
gente di fede, in particolare come prospettata nel Magistero di papa Francesco,
non ha precedenti storici nella Chiesa cattolica romana, mentre l’hanno quella episcopale, quella
estesa al resto del clero, quella praticata negli ordini religiosi.
Non la si trova esplicitata nei documenti del Concilio Vaticano 2°, nei quali
si tratta principalmente di quella episcopale [v. nota 2]. Si ritiene tuttavia
che essi ne abbiano posto le basi con la teologia del Popolo di Dio, per
una rivalutazione della gente di fede libera da vincoli di stato legati alle
proprie attribuzioni nell’apparato ecclesiastico. Tuttavia dal Concilio Vaticano
2° non fu proposto un quadro di corresponsabilità decisionale nelle questioni
ecclesiali, quanto piuttosto una esortazione alla gente a consigliare chi era
investito di un ministero gerarchico.
L’Introduzione, tuttavia, esordisce
dichiarando che l’Assemblea generale ha voluto inserirsi nel solco della
tradizione ecclesiale e dei principi deliberati durante il Concilio Vaticano
2°.
La teologia del Popolo di Dio è richiamata
sottolineando la comune identità battesimale a fondamento di una corresponsabilità
nella missione per l’evangelizzazione.
Viene citato un brano del documento della Commissione Teologica
Internazionale del 2018, La sinodalità
nella vita e nella missione della Chiesa ( https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_cti_20180302_sinodalita_it.html
):
«Tutto il Popolo di Dio
è il soggetto dell’annuncio del Vangelo. In esso, ogni Battezzato è convocato
per essere protagonista della missione poiché tutti siamo discepoli missionari»[n.53]
Da qui deriva una visione della riforma
sinodale delle pratiche ecclesiali come trasformazione missionaria.
Viene
proposta, come fondamento dell’unità ecclesiale, la dottrina Trinitaria (“la
Chiesa è presente e trova unità nell’unico Padre, nell’unico Signore e
nell’unico Spirito”), non la soggezione ad un unico centro gerarchico ecclesiastico.
La trasformazione missionaria viene
considerata nella prospettiva della conversione ecclesiale, a cui si è costantemente chiamati,
secondo quanto si legge nel n.30 dell’Esortazione apostolica La gioia del Vangelo
– Evangelii Gaudium del 2013 [v.nota 3].
I racconti della Resurrezione vengono proposti
come forma di originaria sinodalità ecclesiale.
In particolare in essi si ravvisa un modello
per l’integrazione del ministero petrino nella sinodalità ecclesiale, in particolare,
nel brano evangelico sopra riportato, dove si narra:
Pietro allora uscì insieme
all'altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e
due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si
chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon
Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati
là, e il sudario - che era stato sul suo capo - non posato là con i teli,
ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l'altro discepolo, che
era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.
NOTE
[Ricerche
mediante ChatGPT di OpenAI del 3-11-24]
………………………….
Nota sull’AI utilizzata: utilizzo il servizio di AI [artificial
intelligence = intelligenza artificiale] di
OpenAI, al quale sono abbonato, per rendere più veloce l’elaborazione di
contenuti. Come avverte il gestore del servizio, l’AI di ChatGPT di OpenAI, che
è un sistema di ricerca, elaborazione e generazione di testi molto
evoluto in grado di colloquiare con l’utente, può talvolta generare risposte
non corrette. Sono ciò che gli specialisti definiscono “allucinazioni” del
sistema, analoghe a quelle vissute anche dalle menti umane. Gli utenti sono
quindi invitati a verificare la correttezza delle risposte. In genere interrogo
l’AI in materie in cui ho almeno un’informazione di base. Dove le risposte
prodotte presentano evidenti incongruenze, ne verifico la correttezza, innanzi
tutto utilizzando la stessa AI che è in grado di svolgere bene questo
controllo, e poi servendomi di altre fonti, principalmente l’enciclopedia
Treccani on line. Personalmente ho studiato e pratico il diritto italiano,
complesso di materie in cui ho un’informazione più completa per ragioni
professionali. Invito tuttavia i lettori a svolgere un lavoro analogo,
approfondendo, sia quanto alle risposte generate dall’AI che trascrivo sia in
genere quanto a tutto ciò che scrivo, perché, come ho osservato, anche la mente
umana incontra gli stessi problemi di quella non umana, la cui architettura
funzionale è modellata sulla prima. Il testo tra parentesi quadre che inserisco
nella trascrizione della risposta generata dall’AI contiene mie correzioni
basate su altre fonti. Le correzioni generate dalla stessa AI a seguito di mie
richieste di verifica sono invece inserite nel testo senza evidenziazione.
OpenAI ha avvertito gli abbonati al
servizio che l’interazione tra loro e l’AI contribuisce ad addestrarla.
Ho potuto constatare un rapido e continuo miglioramento di prestazioni
dell’algoritmo da quando ho iniziato servirmene.
………………………….
1. Sinodalità nelle
prassi delle Chiese cristiane della provincia romana di Africa nel Terzo
secolo. Ai tempi di *Cipriano di Cartagine*, i partecipanti ai sinodi delle
Chiese cristiane della provincia romana di Africa erano principalmente:
1.
**Vescovi**: I sinodi erano composti principalmente dai vescovi delle varie
diocesi della provincia africana. Questi erano i capi delle comunità cristiane
locali e portavano con sé l'autorità pastorale per discutere e decidere sulle
questioni ecclesiastiche. La presenza di un ampio numero di vescovi era
fondamentale per assicurare la rappresentatività e la collegialità nelle
decisioni prese.
2.
**Presbiteri (sacerdoti)**: Sebbene il ruolo predominante fosse riservato ai
vescovi, i presbiteri potevano essere coinvolti in qualità di consiglieri o
accompagnatori dei vescovi, contribuendo alle discussioni e all'interpretazione
delle decisioni nelle loro comunità.
3.
**Diaconi**: I diaconi partecipavano spesso come assistenti e supporto
logistico per i lavori sinodali. Avevano un ruolo funzionale e, in alcuni casi,
potevano intervenire per riferire informazioni o portare le decisioni sinodali
alle comunità locali.
4.
**Delegati e rappresentanti laici**: Anche se il loro coinvolgimento era
limitato rispetto ai vescovi, in alcuni casi particolari potevano esserci dei
rappresentanti laici presenti per testimoniare o riferire su situazioni
specifiche che riguardavano la comunità.
###
Struttura e funzione
I
sinodi erano convocati su questioni di particolare rilevanza teologica, disciplinare
o pastorale, come il trattamento dei *lapsi* (coloro che avevano abiurato la
fede durante le persecuzioni), la validità dei sacramenti amministrati da
eretici o scismatici, e altre dispute dottrinali. I vescovi avevano il diritto
di voto, mentre gli altri partecipanti potevano contribuire alle discussioni,
ma non avevano la stessa autorità decisionale.
###
L'importanza di Cipriano
Cipriano,
in qualità di vescovo di Cartagine e figura carismatica, aveva un ruolo
centrale in questi sinodi, pur mantenendo il principio della *collegialità
episcopale*. Egli guidava le discussioni, proponeva soluzioni e cercava di
ottenere un consenso tra i partecipanti, mantenendo l'unità e la coerenza
dottrinale della Chiesa africana.
Questa partecipazione ampia, seppur con ruoli
distinti, rifletteva l'idea che la Chiesa fosse una comunità in cui la guida
dei vescovi era essenziale, ma sostenuta dalla collaborazione di altri membri
del clero e, in alcune circostanze, dalla testimonianza dei laici.
2.
Sinodalità ecclesiale nei documenti del Concilio Vaticano 2° (1962-1965)
Sì,
la sinodalità ecclesiale è stata trattata in maniera significativa nei
documenti del *Concilio Vaticano II*, anche se il termine
"sinodalità" in sé non era ancora usato esplicitamente. Tuttavia,
il concetto è emerso chiaramente e ha posto le basi per la comprensione e la
prassi successiva nella Chiesa cattolica.
###
Principali documenti e aspetti legati alla sinodalità:
1.
**Lumen Gentium** (Costituzione dogmatica sulla Chiesa):
- *Lumen Gentium* è il documento
fondamentale che ha delineato la natura collegiale dell'episcopato. Esso
sottolinea il concetto di *collegialità episcopale*, affermando che i vescovi,
uniti al Papa, condividono la responsabilità della guida della Chiesa
universale. La sezione 22, in particolare, spiega come i vescovi, in quanto
successori degli apostoli, esercitino la loro autorità non solo individualmente
nelle loro diocesi ma anche collettivamente nel governo della Chiesa,
attraverso strutture come i sinodi e i concili.
2.
**Christus Dominus** (Decreto sull’ufficio pastorale dei vescovi):
- Questo documento specifica il ruolo dei
vescovi e afferma l'importanza della loro collaborazione a livello locale,
regionale e universale. La collaborazione tra i vescovi viene vista come un
modo per promuovere l'unità della Chiesa e la comunione tra le diverse Chiese
particolari. Il documento incoraggia la creazione di conferenze episcopali e
sinodi come espressioni pratiche di questa collegialità.
3.
**Sacrosanctum Concilium** (Costituzione sulla sacra liturgia):
- Sebbene tratti principalmente della
riforma liturgica, *Sacrosanctum Concilium* ha enfatizzato la partecipazione
attiva di tutti i fedeli alla vita liturgica e pastorale della Chiesa,
promuovendo una maggiore consapevolezza della loro corresponsabilità. Questa
visione ha poi contribuito a un approccio più sinodale alla gestione delle
comunità locali.
4.
**Gaudium et Spes** (Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo
contemporaneo):
- Questo documento parla della Chiesa come
popolo di Dio in dialogo con il mondo e promuove l'idea che tutti i membri
della Chiesa, non solo il clero ma anche i laici, sono chiamati a partecipare
alla missione ecclesiale. La valorizzazione della partecipazione laicale può
essere vista come un preludio all'approfondimento della sinodalità nella vita
della Chiesa.
###
Concetti chiave di sinodalità emersi:
-
**Collegialità**: Il Concilio ha enfatizzato la dimensione collegiale
dell'autorità nella Chiesa, con i vescovi che lavorano insieme e in comunione
con il Papa.
-
**Partecipazione**: La Chiesa è stata descritta come *popolo di Dio*, un
concetto che esprime la chiamata di tutti i fedeli, sia laici che ordinati, a
partecipare attivamente alla vita e alla missione della Chiesa.
-
**Dialogo e comunione**: L'accento sul dialogo tra le diverse componenti della
Chiesa e tra la Chiesa e il mondo è stato un elemento centrale che ha
anticipato l'importanza della sinodalità come pratica di ascolto e
discernimento collettivo.
###
Impatto post-conciliare:
Dopo
il Concilio Vaticano II, la Chiesa ha sviluppato ulteriormente il concetto di
sinodalità, culminando in documenti successivi e nella prassi ecclesiale, come
il Sinodo dei vescovi, istituito da Papa Paolo VI nel 1965, per dare continuità
alla visione conciliare della collegialità e promuovere la consultazione
regolare tra i vescovi.
In
sintesi, il Concilio Vaticano II ha gettato le basi per una maggiore
comprensione della sinodalità ecclesiale, esprimendo il bisogno di una
partecipazione collettiva alla guida e alla vita della Chiesa, anche se la
piena articolazione del concetto di *sinodalità* come lo intendiamo oggi si è
sviluppata più chiaramente nei decenni successivi.
3.
dall’Esortazione apostolica La gioia del Vangelo – Evangelii gaudium (2013)
di Papa Francesco.
30. Ogni Chiesa particolare, porzione della Chiesa Cattolica
sotto la guida del suo Vescovo, è anch’essa chiamata alla conversione
missionaria. Essa è il soggetto dell’evangelizzazione, in quanto è la
manifestazione concreta dell’unica Chiesa in un luogo del mondo, e in essa «è
veramente presente e opera la Chiesa di Cristo, una, santa, cattolica e
apostolica». È la Chiesa incarnata in uno spazio determinato, provvista di
tutti i mezzi di salvezza donati da Cristo, però con un volto locale. La sua
gioia di comunicare Gesù Cristo si esprime tanto nella sua preoccupazione di
annunciarlo in altri luoghi più bisognosi, quanto in una costante uscita verso
le periferie del proprio territorio o verso i nuovi ambiti socio-culturali. Si
impegna a stare sempre lì dove maggiormente mancano la luce e la vita del
Risorto. Affinché questo impulso missionario sia sempre più intenso,
generoso e fecondo, esorto anche ciascuna Chiesa particolare ad entrare in un
deciso processo di discernimento, purificazione e riforma.
Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma,
Monte Sacro, Valli