ELEZIONI POLITICHE 2022
-
Appunti per una scelta consapevole
- 4 –
****************
Da La Repubblica del 21-8-22 – di Maurizio Molinari, “La doppia sfida dell’America”
[…] L’amministrazione Biden [riferito all’ufficio della Presidenza degli Stati Uniti d’America, dal 20-1-2021 attribuito a Joe Biden (si pronuncia gioo bàiden)– nota mia] è impegnata a fronteggiare una doppia, simultanea, sfida globale: l’invasione russa dell’Ucraina minaccia una lunga guerra in Europa per ridisegnare l’equilibrio di forza tra l’Atlantico e il Mediterraneo così come l’impetuosa espansione economica e militare cinese impone il Pacifico come teatro della maggiore competizione strategica del Pianeta. Forte della sua esperienza nella Guerra Fredda [la contrapposizione tra Stati Uniti d’America e la Russia, organizzata nell’Unione Sovietica, per il reciproco contenimento dopo la fine dell’alleanza antinazista della Seconda guerra mondiale durata dagli anni ’50 al 1991, anno della caduta del regime comunista sovietico russo – nota mia] […] Biden punta su una formula assai sofisticata che i think tank [i gruppi di analisti esperti in varie discipline che consigliano il Presidente sul da farsi – nota mia ] esaminano in continuazione: incalzare Mosca (cioè la Federazione Russa-nota mia] e Pechino [cioè la Repubblica popolare di Cina, governata dal più potente regime comunista di tutti i tempi - nota mia] senza interruzione ma con metodi ed obiettivi assai diversi – alternando pressione militare, sanzioni economiche e difesa dei diritti umani – per far emergere le loro rispettive debolezze. È un approccio che accetta l’impostazione della sfida di lungo termine di Putin [il Presidente federale russo- nota mia] e Xi [il Presidente cinese- nota mia] con una scelta coraggiosa da parte del presidente americano ormai giunto alle soglie dei suoi 80 anni […]
****************
L’articolo di Molinari di cui ho sopra trascritto uno stralcio non contiene delle notizie, ma un’interpretazione del senso della situazione internazionale in atto, in cui si inserisce la guerra in Ucraina, il grosso guaio che sta mandando in recessione tutto il resto dell’Europa, anche di quelle parti che non sono o non sono più nell’Unione Europea.
Se si dà credito a Molinari la guerra in Ucraina si inserisce in un conflitto per l’egemonia globale tra “americani” statunitensi, russi e cinesi. La risoluzione della guerra in Ucraina è quindi legata a quella del confronto globale, che è appena iniziato. Lo si può datare dall’abbandono precipitoso dell’Afghanistan da parte degli statunitensi e dei loro alleati, tra i quali anche l’Italia, un anno fa. Stando così le cose non ci si può aspettare che la guerra in Ucraina finisca tanto presto. Gli europei che partecipano alla NATO, l’organizzazione per l’alleanza politica e militare tra statunitensi, Canadesi e alcuni stati europei, tra i quali l’Italia, hanno convenuto che deve essere il governo ucraino a dettare le condizioni di pace, ma quest’ultimo dipende in tutto dagli statunitensi per la guerra, e quindi l’ultima parola sarà degli statunitensi.
Nel febbraio del 1945, tre mesi prima della fine della Seconda Guerra mondiale, statunitensi, russi e inglesi, riuniti nei pressi di Jalta, in Crimea, decisero il futuro assetto dell’Europa, dividendola in due sfere di influenza. Gli stessi attori stanno di questi tempi decidendo il nostro destino. Tuttavia se ne è aggiunto un altro, la Cina, dall’altra parte del mondo, che rappresenta per gli statunitensi il problema principale, dal quale dipende la soluzione di quello europeo.
I partiti politici che partecipano alle elezioni presentando propri candidati, tutti per quello che ho constatato, trattano superficialmente della guerra in Ucraina, il principale dei nostri problemi. Si limitano di solito a convenire che deve essere l’Ucraina a dettare le condizioni della pace, quindi gli Stati Uniti d’America. E a dire che, fino alla pace, dobbiamo fornire armi e altra assistenza militare agli ucraini. Fanno anche, tranne poche eccezioni, professione di atlantismo, che oggi significa seguire, nel quadro della NATO, gli Stati Uniti d’America nelle loro guerre globali. Manca del tutto, mi pare, l’idea che l’Unione Europea possa fare qualcosa per riportare la pace. È una carenza molto grave e questo anche se l’Unione Europea sta assistendo militarmente l’Ucraina come se già si trattasse di uno stato membro, secondo quanto prevede il Trattato di Lisbona, entrato in vigore nel 2009 riorganizzando l’Unione Europea e istituendo la cittadinanza europea.
Per i partiti che hanno più probabilità di conquistare il governo nazionale è una scelta in qualche modo necessitata, perché non si è mai dato dal dicembre 1945 un governo Italiano che non sia stato assentito dagli statunitensi. Va ricordato che per gli Stati Uniti d’America l’Italia riveste un’importanza strategica superiore a quella che la Crimea ha per la Russia. In particolare in Italia, a Napoli, ha sede il Comando della Sesta Flotta statunitense.
La dottrina sociale ha cercato di affrontare il problema della guerra e della ricerca di vie per la pace, formulando alcuni principi basilari. Leggiamo dal Compendio della dottrina sociale:
497 Il Magistero condanna « l'enormità della guerra » e chiede che sia considerata con un approccio completamente nuovo: infatti, « riesce quasi impossibile pensare che nell'era atomica la guerra possa essere utilizzata come strumento di giustizia ». La guerra è un « flagello » e non rappresenta mai un mezzo idoneo per risolvere i problemi che sorgono tra le Nazioni: « Non lo è mai stato e mai lo sarà »,perché genera conflitti nuovi e più complessi.Quando scoppia, la guerra diventa una « inutile strage », una « avventura senza ritorno »,che compromette il presente e mette a rischio il futuro dell'umanità: « Nulla è perduto con la pace. Tutto può essere perduto con la guerra ». I danni causati da un conflitto armato non sono solamente materiali, ma anche morali. La guerra è, in definitiva, « il fallimento di ogni autentico umanesimo », « è sempre una sconfitta dell'umanità »: « non più gli uni contro gli altri, non più, mai! ... non più la guerra, non più la guerra! ».
498 La ricerca di soluzioni alternative alla guerra per risolvere i conflitti internazionali ha assunto oggi un carattere di drammatica urgenza, poiché « la potenza terrificante dei mezzi di distruzione, accessibili perfino alle medie e piccole potenze, e la sempre più stretta connessione, esistente tra i popoli di tutta la terra, rendono assai arduo o praticamente impossibile limitare le conseguenze di un conflitto » È quindi essenziale la ricerca delle cause che originano un conflitto bellico, anzitutto quelle collegate a situazioni strutturali di ingiustizia, di miseria, di sfruttamento, sulle quali bisogna intervenire con lo scopo di rimuoverle: « Per questo, l'altro nome della pace è lo sviluppo. Come esiste la responsabilità collettiva di evitare la guerra, così esiste la responsabilità collettiva di promuovere lo sviluppo ».
“È quindi essenziale la ricerca delle cause che originano un conflitto bellico”, viene insegnato: questo manca quasi completamente nel dibattito elettorale sulla guerra in Ucraina. Ci si ferma a considerare che la guerra è iniziata con l’invasione russa nel febbraio di quest’anno, fatto senz’altro vero, per legittimare politicamente l’adesione alla linea statunitense che spinge al proseguimento del conflitto. Ma, se ha ragione Molinari nell’inquadrare il conflitto in un confronto globale tra superpotenze per la supremazia, la cosa assume naturalmente un altro aspetto, perché, secondo l’etica insegnata dalla dottrina sociale, non è lecito partecipare a quel tipo di conflitto. Si dovrebbe, invece, accompagnare l’assistenza militare allo stato invaso, a soli fini difensivi, alla pretesa di essere parte delle trattative di pace, quali co-belligeranti.
La pace, uno dei cardini della dottrina sociale in materia di relazioni internazionali, in particolare a partire dai radiomessaggi diffusi sotto l’autorità del papa Pio 12º durante l’ultima guerra mondiale, è invece ora sospetta di tradimento per intelligenza con il nemico. Quindi le maggiori coalizioni non ne trattano, timorose, penso, di un anatema statunitense che sbarri loro la via del governo.
Mario Ardigó- Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli