Elezioni politiche 2022 – appunti per una decisione consapevole
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Da La Repubblica 18-8-22 – di Andrea Greco, L’Europa cresce, gli USA no. E la FED [significa Federal Reserve ed indica la banca centrale statunitense, l’equivalente della Banca Centrale Europea per impatto globale] prepara nuove strette [alzando i tassi di interesse sui prestiti mediante i quali le imprese si finanziano] – Nel secondo trimestre PIL[significa Prodotto interno lordo e misura il valore della ricchezza prodotta in un certo periodo di tempo] dell’eurozona [le economie degli stati membri dell’Unione Europea che hanno adottato l’Euro come moneta] a +0,6%, l’Italia il doppio della Francia. La Banca centrale americana prova ad assicurare: «A un certo punto i rialzi rallenteranno»
La crescita in Europa tiene anche nel secondo semestre con un PIL Eurozona salito dello 0,6% tra aprile e giugno. Meglio che negli USA, tecnicamente in recessione in quanto il prodotto interno lordo nel periodo era sceso dello 0,9% e per il secondo trimestre di fila.
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La FED in serata ha pubblicato i verbali della riunione del 27 luglio: «La guerra sta causando enormi difficoltà umane ed economiche, e con gli eventi correlati crea ulteriori pressioni al rialzo dell’inflazione, pesando sull’economia globale».
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Domenica 25 settembre tutti i cittadini italiani maggiorenni, civilmente capaci di agire e titolari del diritto di elettorato attivo (ad esclusione quindi di chi sia stato interdetto dai pubblici uffici o sottoposto a una misura di prevenzione o ad alcuni tipi di misure di sicurezza) potranno partecipare alle elezioni per rinnovare i membri della Camera dei deputati e del Senato, i due rami del Parlamento della Repubblica (dall’ottobre del 2021 anche chi ha compiuto diciotto anni può eleggere i membri del Senato).
I candidati sono scelti dai partiti politici. Ogni partito politico li presenta insieme a un programma di massima di ciò che intende realizzare in Parlamento. Quest’ultimo delibera le leggi e autorizza il Governo a governare. Può anche disporre delle commissioni di studio o di inchiesta su temi specifici. Mediante leggi particolari autorizza il Governo a riscuotere tributi e ad effettuare spese e dà al Governo le direttive sulle misure per incidere sull’andamento dell’economia per correggerne gli squilibri.
Questa volta, per molti motivi, la scelta tra i programmi politici si manifesta come particolarmente rilevante, implicando quella su valori fondamentali. Siamo infatti in ciò che gli storici definiscono un passaggio di fase. Alcune scelte potrebbero rivelarsi irreversibili.
In Italia si vissero momenti simili tra il 1943 e il 1946, nella transizione tra il Regno d’Italia egemonizzato dal regime fascista mussoliniano e la nuova Repubblica democratica; tra 1989 e il 1994, nella transizione tra la democrazia bloccata sulla Democrazia Cristiana come partito che esprimeva la direzione del Governo e un sistema politico bipolare, con l’alternanza tra due grandi coalizioni; nel 2002, con l’inizio della circolazione della moneta unica dell’Unione Europea, l’Euro; nel 2009, con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona e della Carta dei diritti ad esso collegata, con la riforma dell’organizzazione dell’Unione Europea con 28 stati membri e l’istituzione di una cittadinanza europea per circa 450 milioni di persone; e tra il 2013 e il 2018, con il rinnovamento di gran parte del ceto parlamentare. Per certi versi, ciò che stiamo vivendo quest’anno è il proseguimento del passaggio di fase iniziato nel 2013.
Il Papato e i vescovi italiani, che in Italia si sono sempre ingeriti con molta determinazione negli affari di stato italiani, questa volta sembra che non vogliano impicciarsi. Verrà quindi a mancare il loro magistero specifico. Questo non significa che le scelte politiche da fare siano indifferenti per la fede. La politica, dice la dottrina sociale, è una forma di carità, quindi rileva certamente per la fede.
Bisogna dire però che, nonostante il vasto corpo letterario della dottrina sociale, il Maestro non ci lasciò precise direttive in merito, salvo quella di governare come colui che serve. Quando fu uomo tra noi non fu un capo politico, né, a ben vedere, organizzò nemmeno un sistema di potere religioso alternativo a quello del giudaismo del suo tempo, centrato sul servizio sacerdotale nel Tempio di Gerusalemme. Nondimeno i cristiani si diedero presto proprie organizzazioni religiose, in particolare ecclesiastiche, e dal Quarto secolo, in modi su cui sappiamo ancora troppo poco, furono determinanti nella riorganizzazione dell’antico Impero romano intorno alla nuova corte di Costantinopoli, in Tracia. A quell’epoca i vescovi divennero sostanzialmente funzionari imperiali. Quindi i cristiani espressero dapprima una politica ecclesiastica e poi una politica negli affari di stato. In base a che cosa? Possiamo dire che ci ragionarono sopra. È quello che occorre fare anche ora. È compito di tutti coloro che sono elettori, un grande numero. La democrazia si basa proprio su questo: moltissime persone possono influire sulle scelte fondamentali. Il loro voto, alle elezioni parlamentari e nei referendum, costituisce un limiteall’esercizio dei più importanti poteri pubblici. La democrazia, come oggi la si intende, è un sistema di limiti basati su valori. Sono appunto questi ultimi ad essere in ballo questa volta.
Come ho scritto nel post “Decisioni elettorali”, pubblicato il 17 agosto, ai nostri tempi i partiti politici si avvalgono di tecniche di marketing per convincere gli elettori a votare per i loro candidati. Il marketing è il complesso di attività aziendali per convincere i consumatori a comprare certi prodotti a preferenza di altri. In esso ci si avvale della tecnologia della moderna psicologia della decisione, che sfrutta la scoperta che la nostra è una mente emotiva per cui, soprattutto quando si ha urgenza di decidere senza conoscere bene ciò su cui si deve decidere, essa si lascia guidare dalle emozioni. In politica ci si serve in particolare della paura e dell’avidità di chi deve decidere. L’avidità è suscitata mediante promesse elettorali alle fasce più numerose degli elettori. In queste elezioni l’argomento della paura è sfruttato, ad esempio, prospettando l’avvento di un regime fascista sul tipo di quello mussoliniano o un’invasione incontrollabile di migranti poveri e potenzialmente violenti.
Un principio molto importante dell’attuale dottrina sociale è che, nelle decisioni politiche, la fede deve valersi delle conoscenze delle varie discipline implicate nella materia da decidere, utilizzando la ragione.
78 Un significativo contributo alla dottrina sociale della Chiesa proviene anche dalle scienze umane e sociali: nessun sapere è escluso, per la parte di verità di cui è portatore. La Chiesa riconosce e accoglie tutto ciò che contribuisce alla comprensione dell'uomo nella sempre più estesa, mutevole e complessa rete delle relazioni sociali. Essa è consapevole del fatto che ad una profonda conoscenza dell'uomo non si perviene con la sola teologia, senza i contributi di molti saperi, ai quali la teologia stessa fa riferimento.
L'apertura attenta e costante alle scienze fa acquisire alla dottrina sociale competenze, concretezza e attualità. Grazie ad esse, la Chiesa può comprendere in modo più preciso l'uomo nella società, parlare agli uomini del proprio tempo in modo più convincente e adempiere più efficacemente il suo compito di incarnare, nella coscienza e nella sensibilità sociale del nostro tempo, la Parola di Dio e la fede, dalla quale la dottrina sociale « prende avvio».
Tale dialogo interdisciplinare sollecita anche le scienze a cogliere le prospettive di significato, di valore e di impegno che la dottrina sociale dischiude e ad « aprirsi verso un orizzonte più ampio al servizio della singola persona, conosciuta e amata nella pienezza della sua vocazione ».
Dal Compendio della dottrina sociale
https://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/justpeace/documents/rc_pc_justpeace_doc_20060526_compendio-dott-soc_it.html#a)%20Un%20conoscere%20illuminato%20dalla%20fede
Il credere della fede è basato sull’affidamento in Cristo, anche se non tutto ci è chiaro, perché ora ci è concesso di vedere solo come in un antico specchio.
Ora la nostra visione è confusa,
come in un antico specchio;
ma un giorno saremo a faccia a faccia
dinanzi a Dio.
Dalla Prima lettera di Paolo ai Corinzi, capitolo 13, versetto 12 – 1Cor 13,12
Ma anche nel conoscere le cose del mondo, e in particolare della società, vediamo in modo confuso, salvo che per ciò che frequentiamo più da vicino, e questo perché le cose da conoscere sono troppe per la nostra mente. Così, anche i più sapienti padroneggiano un limitato campo di indagine e, per orientarsi nel resto, devono fare riferimento ad altri specialisti, dialogando con loro. Il dialogo amplia le capacità di conoscere, esso si basa sulla fiducia che coloro con cui si entra in contatto non vogliano ingannarci. Ma quella fiducia non è come quella che mettiamo nel credere a ciò che Cristo ci ha rivelato, e che sarebbe radicalmente fuori della nostra portata senza di lui. Nel dialogo sulle cose sociali, in particolare, sottoponiamo a critica ciò che viene affermato dagli altri, per sondarne l’affidabilità. E, innanzi tutto, ci serviamo di più fonti in questo lavoro. È proprio quello che avviene, o dovrebbe avvenire, sotto elezioni. Ogni programma politico va considerato una fonte di cui si deve vagliare l’affidabilità. Da una parte politica si dice una cosa, da un’altra parte politica una cosa diversa. Bisogna capire i ragionamenti che ci sono dietro.
Una carenza piuttosto evidente in tutti i programmi politici che ho esaminato in questi giorni è che sono pieni di paure e di promesse, ma non descrivono bene la situazione storica, politica, sociale, internazionale ed economica in cui ci troviamo. Essa invece traspare con molta evidenza dalle poche righe che ho trascritto all’inizio, tratte da una pagina di un quotidiano dedicate all’evoluzione dell’economia statunitense e di quella europea.
C’è una guerra in corso in Europa, nella quale anche l’Italia è pesantemente implicata. Come e quando finirà? Non si sa. Potrebbe estendersi coinvolgendo ancora di più la NATO. Dalla guerra è derivato un aumento enorme dei prezzi del metano, che ancora stiamo importando dalla Russia, e soprattutto una forte riduzione delle forniture che potrebbero a breve anche interrompersi del tutto, il venir meno per noi di quel grande mercato in cui esportavamo molto, con la conseguenza che l’economia europea, nonostante potenti misure di incentivo, non riesce a riprendersi dopo la crisi per l’economia da COVID-19 e l’inflazione annua, che negli scorsi anni è stata bassissima, è ora circa all’8%. Anche gli Stati Uniti d’America, alla cui economia la nostra è strettamente legata, ne risentono e sono già entrati in una fase di recessione economica. Va detto che anche la Cina popolare, alla cui economia la nostra è pure legata, sta entrando in recessione economica. Ragionando su questi elementi la conclusione è una sola: nei prossimi mesi l’Italia entrerà in una fase di acuta recessione economica, il che significa in particolare disoccupazione. La gente soffrirà molto e, secondo i principi della dottrina sociale, sarebbe necessario istituire un sistema di provvidenze pubbliche per contrastare l’aumento delle povertà, a correzione delle dinamiche del capitalismo liberista (che nessuno dei maggiori partiti italiani ha in programma di riformare). Ciò richiede di provvedere a raccogliere tributi per finanziarle e naturalmente il gettito deve venire da chi ha guadagnato di più e ha di più, anche per le opportunità di evasione consentite da un sistema fiscale che in genere si riconosce carente sotto diversi profili. La situazione è molto aggravata dai prevedibili costi della guerra.
Su Limes, rivista di geopolitica, ora in edicola, alcuni interventi di persone competenti chiariscono il senso della guerra in Ucraina e perché non finirà tanto presto. Il conflitto principale si sta costruendo dall’altra parte del mondo, tra la Cina popolare e gli Stati Uniti e loro alleati. Si sta ingaggiando la Russia in Europa per impedire che si allei con la Cina. Se questo è lo scenario credibile, la guerra in Ucraina potrebbe trascinarsi a lungo, forse per anni.
Dietro la guerra in Ucraina, però, c’è anche altro. Stati Uniti d’America e Federazione Russa, le potenze che si combattono sul campo, i primi in appoggio del regime che governa la Repubblica Ucraina, la seconda in appoggio a repubbliche separatiste russofone, sono anche due modelli di sistemi politici e di egemonia internazionale alternativi a quello dell’Unione Europea e stanno operando, secondo i rispettivi interessi strategici, per indebolire il legame tra stati dell’Unione Europea. Dietro l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione si può argomentare un influsso statunitense. Così come dietro l’evoluzione politica di alcuni governi dell’Europa orientale si intravvede lo scivolamento verso una democratura, il modello russo putiniano di egemonia personalistica sacralizzata secondo mitologie nazionalistiche a sfondo cristiano in cui le procedure democratiche perdono la loro funzione di limite. In sostanza un nuovo tipo di fascismo, molto diverso però da quelli storici italiano mussoliniano e spagnolo franchista. Esso infatti ingloba il capitalismo liberista, come fa il neocomunismo cinese. Un modello che funziona per governare l’immensa Russia e che anche in Italia ha i suoi estimatori.
Che dire di programmi politici che non contengono menzione realistica degli elementi più gravi dell’epoca presente, ma solo promesse di elargizione e induzione di paure che non riflettono i maggiori attuali pericoli? È grave elemento di inaffidabilità.
Mario Ardigó – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli