INFORMAZIONI UTILI SU QUESTO BLOG

  Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

  This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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  Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

  Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

  Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

  Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente due martedì e due sabati al mese, alle 17, e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

 Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

 La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

NOTA IMPORTANTE / IMPORTANT NOTE

SUL SITO www.bibbiaedu.it POSSONO ESSERE CONSULTATI LE TRADUZIONI IN ITALIANO DELLA BIBBIA CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONALE IN LINGUA CORRENTE, E I TESTI BIBLICI IN GRECO ANTICO ED EBRAICO ANTICO. CON UNA FUNZIONALITA’ DEL SITO POSSONO ESSERE MESSI A CONFRONTO I VARI TESTI.

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mercoledì 1 gennaio 2020

La democrazia come via della pace - Democracy as a way to peace


La democrazia come via della pace
-
Democracy as a way to peace

After the Italian text, there is the English translation made with the help of Google Translate

Canbert news network
Among the news today: people all over the world continued to act like an idiot…

This almost always hasn't  had positive outcomes




[dalla striscia di fumetti Dilbert di Scott Adams, pubblicata su Linus n.3/2014]
[from Scott Adams' Dilbert comic strip, published on Linus n.3 / 2014]

Il processo di pace è quindi un impegno che dura nel tempo. È un lavoro paziente di ricerca della verità e della giustizia, che onora la memoria delle vittime e che apre, passo dopo passo, a una speranza comune, più forte della vendetta. In uno Stato di diritto, la democrazia può essere un paradigma significativo di questo processo, se è basata sulla giustizia e sull’impegno a salvaguardare i diritti di ciascuno, specie se debole o emarginato, nella continua ricerca della verità. Si tratta di una costruzione sociale e di un’elaborazione in divenire, in cui ciascuno porta responsabilmente il proprio contributo, a tutti i livelli della collettività locale, nazionale e mondiale.
  Come sottolineava San Paolo VI, «la duplice aspirazione all’uguaglianza e alla partecipazione è diretta a promuovere un tipo di società democratica […]. Ciò sottintende l’importanza dell’educazione alla vita associata, dove, oltre l’informazione sui diritti di ciascuno, sia messo in luce il loro necessario correlativo: il riconoscimento dei doveri nei confronti degli altri. Il significato e la pratica del dovere sono condizionati dal dominio di sé, come pure l’accettazione delle responsabilità e dei limiti posti all’esercizio della libertà dell’individuo o del gruppo».[dalla Lettera apostolica Nell’ottantesimo anniversario (della pubblicazione dell’enciclica Le novità - Rerum Novarum) - Octogesima adveniens (14 maggio 1971), 24]

[dal Messaggio del papa Francesco per la celebrazione della 53° Giornata mondiale della Pace, il 1° gennaio 2020]

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  La definizione di  democrazia,  come ai tempi nostri la si intende, contenuta nel Messaggio per la Giornata della pace 2020 del Papa è la più precisa e appropriata di sempre, nella dottrina sociale cattolica. Quest’ultima contiene raccomandazioni per la costruzione delle società secondo i valori della fede e fu iniziata ad essere diffusa con l’enciclica Le novità - Rerum Novarum, pubblicata nel 1891 sotto l’autorità del papa Vincenzo Gioacchino Pecci - Leone 13°, in particolare per prendere posizione sugli sviluppi democratici delle società dominate dalle culture degli europei e sul socialismo. A lungo la politica, che appunto significa costruzione delle società, fu però considerata come esterna all’impegno religioso, una via per creare un ambiente favorevole all’evangelizzazione che però doveva accuratamente rimanere separata dalle attività religiose. Dal 1931, con l’enciclica Il Quarantennale - Quadragesimo anno  [dell’enciclica Le Novità], del papa Achille Ratti - Pio 11°, fu invece deliberato di intenderla anche come manifestazione di impegno religioso, in particolare della carità  in senso evangelico,che comprende anche il valore cristiano della pace. La dottrina sociale ha poi continuato seguendo quell’orientamento, con i radiomessaggi del papa Eugenio Pacelli - Pio XII dal 1939 al 1945, base ideologica dei cattolici europei per la costruzione di una nuova Europa dopo la liberazione dai fascismi che l’avevano dominata dagli anni ’20 al 1945, e poi dalle encicliche  Madre e maestra - Mater et Magistra (1959) e La pace in terra - Pacem in terris (1963), diffuse dal papa Angelo Giuseppe Roncalli - Giovanni 23°, fino all’enciclica Laudato si’ (2015), del papa Jorge Mario Bergoglio  - Francesco, passando per i documenti deliberati dal Concilio Vaticano 2° (1962-1965), la Lettera apostolica L’ottantesimo anniversario- Octogesima Adveniens (1971), del papa Giovanni Battista Montini, le encicliche sociali del papa Karol Wojtyla Il Redentore dell’uomo - Redemptor hominis (1979), Lavorando - Laborem Exercens (1981), La sollecitudine sociale - Sollicitudo Rei socialis (1987) [che furono il fondamento ideologico della rivoluzione polacca degli anni ‘80], Il Centenario [dall’enciclica Rerum novarum] - Centesimus annus (1991) e l’enciclica Carità nella verità  - Caritas in veritate (2009) del papa Joseph Razinger - Benedetto 16°. Ma, a causa della storica e profonda diffidenza della gerarchia cattolica per i processi democratici in genere, ma in particolare per quelli che si sono sviluppati nell’età contemporanea, fortemente influenzati dai socialismi europei, in tutta quella dottrina sociale non si è mai accettata, in fondo, la democrazia come potere di tutti, quindi come potere largamente condiviso per porre limiti inderogabili, fondati su valori,  ad ogni tipo di autorità pubblica. In genere gli autori dei documenti della dottrina sociale si rivolgono ai politici, intesi come ceto che esercita l’autorità civile, per far loro prediche morali e per cercare forme di  concordato basate sui rispettivi interessi. E’ mancato il riconoscimento della legittimazione politica dei popoli e, quindi, democrazia intesa come metodi di scelta e complesso di valori, gli uni e gli altri come limite ad ogni potere pubblico e strumenti per orientarne l’esercizio. Il passo del Messaggio per la Giornata della pace 2020 che ho citato sopra  fa eccezione.
  Ecco dunque la definizione della democrazia: un costruzione sociale sempre in fase di elaborazione in divenire, basata sulla giustizia e sull’impegno a salvaguardare i diritti di ciascuno, specie se debole o emarginato, nella quale  ciascuno porta responsabilmente il proprio contributo, a tutti i livelli della collettività locale, nazionale e mondiale. La citazione della Lettera apostolica L’ottantesimo Anniversario - Octogesima adveniens sull’importanza dei principi di uguaglianza e di partecipazione per la promozione della società  democratica la completa: essi sono comunque compresi nel concetto di giustizia, che, come insegnato dall’economista bolognese Stefano Zamagni, è commutativa  (negli scambi economici), distributiva (nelle politiche per la diffusione delle risorse in una popolazione) e contributiva/partecipativa (nel contributo che ciascuno  deve sentirsi impegnato a dare al bene comune, anche partecipando alle procedure democratiche) [per ulteriori informazioni si scarichi il documento da <https://www.aiccon.it/wp-content/uploads/2017/01/Diseguaglianze_e_giustizia_benevolente_ZAMAGNI_20123.pdf>].
  Per secoli la gerarchia cattolica guidata dal Papato romano si è detta indifferente  nei confronti dei regimi politici. Questo l’ha condotta storicamente a molti compromessi ed alleanze criticabili, come i concordati, veramente disonorevoli conclusi nel 1929 con l’Italia egemonizzata dal fascismo mussoliniano e nel 1933 con la Germania che da poco era finita sotto il nazismo hitleriano. La ragione di questa posizione è che il Papato romano rifiutava di essere influenzato dai regimi politici civili e  cercava di mostrare di comportarsi con loro come esso stesso pretendeva di essere trattato. Essa ha cominciato ad essere progressivamente mutata nel corso della Seconda Guerra Mondiale, fino a quando nell’enciclica Il Centenario - Centesimus annus  la democrazia, come nell’età contemporanea la si intende, quindi piena di valori umanitari, è stata presentata come il regime politico più consono alla dignità delle persone umane. Questo è il punto finora più avanzato raggiunto dalla dottrina sociale cattolica, ma certamente, nel mondo oggi, appare insufficiente. Esprime, sostanzialmente, la posizione di una gerarchia cattolica organizzata secondo un obsoleto sistema feudale che ha prodotto, in genere e non senza virtuose eccezioni qua e là, amministrazioni politiche non particolarmente brillanti, con punte di evidente mediocrità, come dimostrano i problemi che si sono manifestati recentemente nella Curia vaticana. Scrivo amministrazioni politiche  perché la struttura del governo ecclesiale cattolico è tuttora organizzata come quella di uno stato, e il Papato possiede ancora effettivamente un micro stato in un quartiere romano, la Città del Vaticano, lascito del Concordato lateranense del 1929 concluso con il Governo del Regno d’Italia rappresentato in quella sede da Benito Mussolini, “Duce” del fascismo storico italiano. Il popolo dei fedeli laici è escluso da qualsiasi reale compartecipazione all’amministrazione ecclesiastica, anche se è coinvolto in vari organismi consultivi ad ogni livello, e quindi gli  è consentito di dare un contributo molto scarso al bene comune in quel campo.  Ma, una volta che si fosse approfondito dal punto teologico, come finora non è avvenuto, il nesso tra carità, giustizia e  democrazia, non vi sarebbe più motivo di ritardare una riforma di quel sistema di governo. Qualcosa del genere ci si attende dal documento finale del recente Sinodo dell’Amazzonia, che ancora non è stato reso disponibile, probabilmente, secondo quello che si legge di questi tempi, a causa delle gravi tensioni che un’ulteriore apertura ai processi democratici produce nelle componenti più reazionarie della gerarchia. Il Papa, il quale, sulla carta, secondo il diritto canonico, è un autocrate con pieni e illimitati poteri, in realtà, di fatto, non lo è, e, in particolare, appare molto condizionato dalla sua Curia, dagli uffici che dovrebbero essere al suo servizio nell’esercizio del suo supremo ministero apostolico.
  Lasciamo però ai gerarchi del clero quelle questioni e proviamo a concentrarci su ciò che più da vicino ci compete, ad esempio sulla nostra parrocchia. Anche qui non si notano processi democratici in corso, nemmeno quelli che sarebbero consentiti dalle norme ecclesiastiche vigenti. Sostanzialmente, oltre al parroco e ai preti suoi collaboratori, hanno voce in capitolo solo i dirigenti delle varie associazioni presenti in parrocchia, senza che la base dei fedeli venga consultata o, almeno, informata. Del resto manca completamente una formazione dei fedeli laici ai processi democratici basati su carità-giustizia-democrazia e quindi, probabilmente, una parte più o meno consistente dei parrocchiani non saprebbe nemmeno che dire e fare se vi fosse coinvolta. Penso che si potrebbe cominciare proprio da questo, dalla formazione e dal tirocinio democratici, a cominciare, ad esempio, dalle decisioni sull’utilizzo dei locali della parrocchia per le varie attività e sulla programmazione di queste ultime. Ciascuno  dovrebbe essere formato a dare ordinatamente il proprio contributo interloquendo con gli altri. Non si tratta solo di dare un voto su qualcosa, ma di partecipare alla discussione e, poi, alla deliberazione, ma soprattutto di contribuire con il proprio impegno personale, dando gratuitamente e collaborando all’opera comune, senza limitarsi ad assistervi da spettatori.  Come abbiamo sperimentato negli incontri inter-associativi che si sono fatti qualche tempo fa, non si è ancora preparati a questo  e ognuno, quando tocca a lui, si limita a dire la propria opinione, senza saper trarre frutto da una discussione comune. Del resto questo non è un problema solo della nostra parrocchia, ma, a ben vedere, di tutta la società politica italiana.
  Non dobbiamo avere fretta di conseguire rapidamente risultati eclatanti, non è possibile ottenerli. Come insegna papa Francesco, è importante innescare pazientemente dei processi, senza subire l’assillo di conquistare spazi. Il tempo è superiore allo spazio. Ma dobbiamo iniziare! C’è una tradizione culturale da tessere nuovamente, collegando passato, presente e futuro, e questo significa fondamentalmente ricostituire rapporti tra le persone e tra generazioni, in particolare tra le generazioni degli ultrasessantenni di oggi, che, negli Settanta, furono partecipi del tentativo di rinnovamento culturale prodotto dall’ultimo Concilio ecumenico e le successive, che, almeno in Italia, sono cresciute nel lungo inverno ecclesiale imposto dalla metà degli scorsi anni ’80, nel timore della dispersione del gregge. Il tempo passa, e stringe, purtroppo: se indugiamo ancora, i più giovani certe cose dovranno molto più faticosamente apprenderle solo dai libri.
 E’ tempo di auguri, ma anche di buoni propositi. Questo è quello che vi propongo per l’anno oggi iniziato: riprendere il lavoro di tessitori sociali, a cominciare dalle realtà di base, dai nostri mondi vitali, ad esempio dalla nostra parrocchia.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli

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Democracy as a way to peace

  The peace process thus requires enduring commitment. It is a patient effort to seek truth and justice, to honour the memory of victims and to open the way, step by step, to a shared hope stronger than the desire for vengeance. In a state based on law, democracy can be an important paradigm of this process, provided it is grounded in justice and a commitment to protect the rights of every person, especially the weak and marginalized, in a constant search for truth. This is a social undertaking, an ongoing work in which each individual makes his or her contribution responsibly, at every level of the local, national and global community.
  As Saint Paul VI pointed out, these “two aspirations, to equality and to participation, seek to promote a democratic society… This calls for an education to social life, involving not only the knowledge of each person’s rights, but also its necessary correlative: the recognition of his or her duties with regard to others. The sense and practice of duty are themselves conditioned by the capacity for self-mastery and by the acceptance of responsibility and of the limits placed upon the freedom of individuals or the groups”

[from Message of his holiness Pope Francis for the celebration of the 53rd world Day of peace - 2020]


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  The definition of democracy, as we understand it today, contained in the Pope's Message for Peace Day 2020 is the most precise and appropriate ever, in Catholic social doctrine. The latter contains recommendations for the construction of human societies according to the values ​​of faith and was started to be disseminated with the encyclical  The novelties - Rerum Novarum, published in 1891 under the authority of Pope Vincenzo Gioacchino Pecci - Leo 13th, in particular to take a stand on the democratic developments of societies dominated by European cultures and on socialism. For a long time, politics, which precisely meant the construction of societies, was however considered as external to religious commitment, a way to create an environment conducive to evangelization which, however, had to be carefully separated from religious activities. Since 1931, with the encyclical Il The fortieth anniversary - Quadragesimo anno [of the encyclical The novelties], by Pope Achille Ratti - Pius 11th, it was instead decided to understand it also as a manifestation of religious commitment, in particular of charity in an evangelical sense,which also includes the Christian value of peace. The social doctrine then continued following that orientation, with the radio messages of Pope Eugenio Pacelli - Pius XII from 1939 to 1945, the ideological basis of European Catholics for the construction of a new Europe after the liberation from the fascisms that had dominated it over the years '20 to 1945, and then from the encyclicals Mother and Teacher  - Mater et Magistra (1959) and The peace on earth - Pacem in terris (1963), released by Pope Angelo Giuseppe Roncalli - John 23rd, up to the encyclical Be thou praised - Laudato si ' (2015), by Pope Jorge Mario Bergoglio - Francis, passing through the documents deliberated by the 2nd Vatican Council (1962-1965), the Apostolic Letter The 80th anniversary - Octogesima Adveniens (1971), by Pope Giovanni Battista Montini, the encyclicals social pope Karol Wojtyla The Redeemer of man - Redemptor hominis (1979), Working - Laborem Exercens (1981), Social concern - Sollicitudo Rei socialis (1987) [which were the ideological foundation of the revolution Polish in the 1980s], The Centenary [from the encyclical Rerum novarum] - Centesimus annus (1991) and the encyclical Charity in truth - Caritas in veritate (2009) by Pope Joseph Razinger - Benedict 16th. But, due to the historical and profound distrust of the Catholic hierarchy for democratic processes in general, but in particular for those that developed in the contemporary age, strongly influenced by European socialism, in all that social doctrine it has never been accepted, after all, democracy as the power of all people, therefore as a widely shared power to set mandatory limits, based on values, to any type of public authority. Generally, the authors of the documents of social doctrine turn to politicians, understood as the class that exercises civil authority, to make to them moral preaches and to seek forms of arrangement based on their respective interests. There has been no recognition of the political legitimacy of peoples and, therefore, democracy understood as methods of choice and complex of values, both as a limit to all public powers and tools to guide their exercise. The passage of the Message for Peace Day 2020 that I mentioned above is an exception.
  So here is the definition of democracy: a social construction always under development in progress, based on justice and on the commitment to safeguard the rights of each, especially if weak or marginalized, in which each one responsibly makes its contribution to all levels of the local, national and global community. The quotation from the Apostolic Letter The 80th Anniversary - Octogesima adveniens on the importance of the principles of equality and participation for the promotion of democratic society completes it: they are however included in the concept of justice, which, as taught by the economist from Bologna Stefano Zamagni, it is commutative (in economic exchanges), distributive (in policies for the dissemination of resources in a population) and contributory / participatory (in the contribution that everyone must feel committed to giving to the common good, also by participating in democratic procedures) [for more information download the document from <https://www.aiccon.it/wp-content/uploads/2017/01/Diseguaglianze_e_giustizia_benevolente_ZAMAGNI_20123.pdf>].
  For centuries the Catholic hierarchy led by the Roman Papacy has said that it is indifferent to political regimes. This has historically led it to many compromises and criticizable alliances, such as the truly dishonorable concordats concluded in 1929 with Italy dominated by Mussolini's fascism and in 1933 with Germany which had recently ended up under Hitler's Nazism. The reason for this position is that the Roman Papacy refused to be influenced by civilian political regimes and so it tried to show that he behaved with them in the same way it itself wanted to be treated by them. It began to change progressively during the Second World War, until in the encyclical The Centenary - Centesimus annus democracy, as it is understood in the contemporary age, therefore full of humanitarian values, was presented as the political regime more appropriate to the dignity of human persons. This is the most advanced point reached so far by Catholic social doctrine, but it certainly seems insufficient in the world today. It essentially expresses the position of a Catholic hierarchy organized according to an obsolete feudal system that has produced, generally and not without virtuous exceptions here and there, political administrations that are not particularly brilliant, with peaks of evident mediocrity, as evidenced by the problems that have arisen recently manifested in the Vatican Curia. I write political administrations because the structure of the Catholic ecclesial government is still organized like that of a state, and the Papacy still actually has a micro state in a Roman district, Vatican City, legacy of the Lateran Concordat of 1929 concluded with the Government of the Kingdom of Italy represented in that seat by Benito Mussolini, "Duce" of Italian historical fascism. The people of the lay faithfuls are excluded from any real participation in ecclesiastical administration, even if they are involved in various consultative bodies at all levels, and therefore they are allowed to make a very little contribution to the common good in that field. But once the connection between charity, justice and democracy had deepened from the theological point of view, as has not happened so far, there would no longer be any reason to delay a reform of that system of government. Something of the kind is expected from the final document of the recent Synod of the Amazon, which has not yet been made available, probably, according to what we read these days, due to the serious tensions that further opening to democratic processes produces in the most reactionary components of the hierarchy. The Pope, who, on paper, according to canon law, is an autocrat with full and unlimited powers, in reality, in fact, is not, and, in particular, appears to be very conditioned by his Curia, by the offices that should be at his service in the exercise of his supreme apostolic ministry.
  But let us leave those issues to the hierarchs of the clergy and try to concentrate on what is most close to us, for example on our parish. Here, too, there are no democratic processes in progress, not even those that would be permitted by the ecclesiastical norms in force. Basically, in addition to the pastor and his collaborating priests, only the leaders of the various associations present in the parish have a say, without the base of the faithful being consulted or, at least, informed. Moreover, there is a complete lack of formation of the lay faithful in democratic processes based on charity-justice-democracy and therefore, probably, a more or less substantial part of the parishioners would not even know what to say and do if they were involved. I think we could start precisely from this, from democratic training and training, starting, for example, from decisions on the use of the parish premises for the various activities and on the planning of the latter. Each should be trained to give his or her contribution neatly by talking to others. It is not just a matter of giving a vote on something, but of participating in the discussion and, then, in the deliberation, and, above all, of contributing with the own personal commitment, without return and collaborating in the common work, without simply assisting as spectators. As we have experienced in the inter-association meetings that took place some time ago, we are not yet prepared for this and everyone, when it is his turn, limits himself to saying his own opinion, without knowing how to draw fruit from a common discussion. After all, this is not only a problem of our parish, but, in hindsight, of all Italian political society.
  We must not be in a hurry to quickly achieve sensational results, we cannot achieve them. As Pope Francis teaches, it is important to patiently trigger processes, without suffering the hassle of conquering spaces. Time is greater than space. But we have to start! There is a cultural tradition to weave again, linking past, present and future, and this basically means reconstituting relationships between people and between generations, in particular between the generations of today's people over 60, who, in the Seventies, participated in the attempt to cultural renewal produced by the last and subsequent Ecumenical Council, which, at least in Italy, grew in the long ecclesial winter imposed by the mid-1980s, fearing the dispersion of the flock. Time passes, and is running out, unfortunately: if we still linger, the younger ones will have to learn much more painfully only from books.
 It is a time of good wishes, but also of good intentions. This is what I propose for the year that has begun today: resume the work of social weavers, starting from the basic realities, from our vital worlds, for example from our parish.
by Mario Ardigò - Catholic Action group in the Catholic parish named  "Saint Clemente pope" - Rome, Monte Sacro - Valli  district