Il documento conclusivo del Sinodo della Parrocchia di San Giuseppe
Sposo - Bologna
In alcuni precedenti post ho segnalato l’esperienza sinodale
vissuta nell’ultimo anno dalla comunità parrocchiale bolognese di San Giuseppe Sposo, in
via Bellinzona, che è stata la mia prima parrocchia.
La finalità concreta del Sinodo parrocchiale è
stata la stesura di un “progetto
pastorale parrocchiale” pluriennale (“2015-2018 e oltre?”, come leggo sul sito
parrocchiale) da verificarsi periodicamente.
Di seguito trascrivo il documento approvato
dall’assemblea parrocchiale al termine dei lavori e che è stato proposto come
strumento di lavoro in occasione delle elezioni del nuovo Consiglio pastorale,
domenica scorsa.
Durante i lavori del Sinodo parrocchiale il
Consiglio pastorale è stato sospeso e domenica scorsa è stato ricostituito.
Penso che quell’esperienza potrebbe essere
utilmente imitata da noi, a San Clemente Papa, in questo nuovo inizio che stiamo vivendo di questi tempi.
Mario Ardigò - Azione Cattolica
in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli
*****************************************
1° Sinodo Parrocchiale 2014-2015
“Libro” del Sinodo
Documento finale
approvato e votato dalla quarta convocazione dell’Assemblea sinodale 19-20
settembre 2015
Parrocchia san Giuseppe Sposo Bologna
Comunità parrocchiale
di san Giuseppe Sposo Via Bellinzona, 6 - 40135 Bologna- Tel. 051.6.446.414 -
328.3.955.353 <parroco@parrocchiasangiuseppesposo.it>; <http://www.parrocchiasangiuseppesposo.it>
Solennità di san Francesco d’Assisi, 4 ottobre 2015
Riferimento biblico del sinodo parrocchiale “Venire alla fede… per
vivere la comunione”
Atti 2, 42-47:
Erano assidui nell’ascoltare
l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e
nelle preghiere. 43.Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni
avvenivano per opera degli apostoli. 44.Tutti coloro che erano diventati
credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; 45.chi aveva proprietà
e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di
ciascuno. 46.Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il
pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, 47.lodando Dio
e godendo la simpatia di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno
aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.
Preghiera per il “sinodo parrocchiale”
O Padre, custodisci la parrocchia di San Giuseppe Sposo, benedici
l’esperienza del Sinodo parrocchiale. Fa’ che tutti i battezzati, portatori
della sapienza del Vangelo del tuo Figlio e mossi dallo Spirito Santo, sotto la
protezione di san Giuseppe e sotto lo sguardo della Madonna di San Luca, nella
collaborazione e nella corresponsabilità, siano parte viva della comunità in
cammino per compiere la tua volontà e mostrare il tuo Volto d’amore in questo
nostro tempo. Donaci umiltà e saggezza per riflettere nella pace e nella
fraternità, per decidere senza animosità e senza parzialità, per accettare le
decisioni senza risentimento. Fa’ che, in obbedienza allo Spirito, vinciamo
contrapposizioni e contrasti per immettere nella società preziosi valori di
comunione. Per Cristo nostro Signore. Amen.
I. “PAROLE-CHIAVE”
I. “Parole-chiave”. La positiva esperienza vissuta in questo anno
di Sinodo di San Giuseppe ci porta a concordare che la modalità di lavoro ed
impegno nella nostra comunità debba anche in futuro fare riferimento ad uno
stile, che chiameremo “sinodale”, per continuare a percorrere insieme il
cammino di rinnovamento della Parrocchia nei suoi vari ambiti di apostolato, di
impegno pastorale, caritativo, culturale. Per rappresentare questo stile e
questo cammino, abbiamo individuato le seguenti “parole chiave":
APERTURA
nel senso di :
- accoglienza, capacità di
aprirci fra di noi e verso chi adesso non sente propria la comunità; capacità
di ascolto dell’altro. Ovviamente questo include i temi propri della carità e
della solidarietà, ma non si limita a questo.
- atteggiamento aperto ai nuovi
temi (etici, sociali, anche economici): vedere la parrocchia non come “fortino”
chiuso in difesa dei valori della tradizione e contro le minacce del mondo
scristianizzato, bensì capace di andare incontro al mondo “dell’altro”, di
ascoltare le ragioni dell’altro, di mostrare in contesti diversi il valore
della fede.
- offerta di una chiave di
apertura del cuore e della mente di chi vive nella comunità, favorendone la
crescita attraverso azioni di comunicazione, (in)formazione, insegnamento. In
tanti hanno segnalato di sentire questa come esigenza primaria della propria
vita spirituale.
COMUNIONE, CONDIVISIONE, COMUNITA’
- Comunione, in quanto tutti abbiamo in comune la fede in Gesù
Cristo, Dio-Amore, incarnato, morto e risorto per noi (da questa radice poi si
può giocare con tante altre parole-chiave: comune, comunità, comunicare,
comunicazione, etc.).
- Condivisione, poiché nessuno deve tenere per sé le esperienze, le
gioie, i pensieri, i “beni” che nascono da qualunque sua attività di vita in
qualunque settore della Parrocchia, ma tutto deve essere condiviso, donato, restituito
alla comunità parrocchiale, come dono per tutti (v. anche solo la gioia di
qualche osservazione di un bambino del catechismo o una bella considerazione di
un povero / ammalato ad un visitatore inviato dalla Parrocchia ..).
Possiamo applicare queste due
parole, intrinsecamente connesse, a qualunque livello/cerchio
concentrico/settore della vita parrocchiale:
- in generale, all’interno di
ogni settore: si pensi alla necessità che nel catechismo esista una modalità di
comunicazione fra i catechisti delle diverse fasce di età o come
nell’apostolato caritativo sia fondamentale poter portare non solo se stesso,
ma dare davvero l’impressione di essere “mandato” dall’intera comunità
parrocchiale; così è per la liturgia dei diversi momenti della giornata e della
settimana o per altre modalità di annuncio della Parola, che dovranno essere
reale espressione del nostro comune sentire …
- in particolare, all’interno dei
principali settori (almeno i 4 attualmente identificati) per cui gli attuali
referenti o i futuri responsabili di Gruppo/Commissione/etc. saranno chiamati a
favorire la costruzione di una rete di reale comunicazione intra ed extra, di
gioia di appartenenza alla Comunità Parrocchiale di san Giuseppe Sposo. In
questo modo il futuro Consiglio Pastorale Parrocchiale potrà rappresentare il
luogo di finale incontro e realizzazione di una rete di comunione e
condivisione che mano a mano si andrà realizzando.
GIOIA, ENTUSIASMO, CORAGGIO, POSITIVITA’
Riprendere il cammino della fede
con entusiasmo, nel segno della gioia, alla riscoperta della propria
appartenenza a Cristo Gesù, per divulgare ovunque la pienezza del Suo amore
(non cadere in una tristezza individualistica, cfr. Evangelii Gaudium, 2).
Nessuno è escluso dalla gioia portata dal Signore e questo significa non solo
immergersi nella pienezza dell’amore, ma trasmettere a tutti quanto
sperimentiamo. 5
MISSIONE, ANNUNCIO, TESTIMONIANZA, PARTECIPAZIONE ATTIVA
Non si può pensare di essere cristiani e non
essere missionari, cioè non avere l’entusiasmo e il desiderio di proclamare
l’amore di Gesù agli uomini. L’annuncio del Vangelo di Gesù sia tale da
suscitare l’amore di Gesù in coloro che lo ascoltano e possa offrire sempre a
tutti parole di speranza, orientare verso il futuro e non lasciare le persone
“prigioniere della negatività” (cfr. Evangelii Gaudium, 159). Testimoni,
dunque, autentici, coraggiosi, pieni di amore, di speranza e di gioia!
SULLE ORME DI FRANCESCO (minorità, autenticità, essenzialità)
Sarebbe bello se nelle decisioni che si andranno a prendere fosse anche
visibile l’impronta francescana di questa parrocchia, l’essere famiglia
francescana, convento e parrocchia insieme, non solo perché affidata da oltre
cinquant’anni a dei frati cappuccini, ma anche perché una tale impronta ha
ormai permeato di sé gli stessi parrocchiani che si sentono “alla sequela di
Gesù sulle orme di Francesco
II. ORIENTAMENTI PASTORALI
I - Rimettere al centro la Parola di Dio, la Persona e la Comunità. Mettere al centro la celebrazione liturgica,
in particolare la Messa domenicale
Mettere al centro della vita comunitaria la
Messa domenicale, da cui anche i vari percorsi di catechesi prendano
ispirazione.
a) Prevedere un percorso di
approfondimento sulla Parola della Domenica per riflettere concretamente sui
contenuti della Parola vissuta nella liturgia e nelle varie realtà parrocchiali
(Caritas, Catechismo, Annuncio).
b) Favorire per tutti la
possibilità di partecipare all’animazione liturgica, raccogliendo le
disponibilità e creando opportunità per il coinvolgimento più ampio possibile
di tutta l’assemblea nella propria “articolazione ministeriale”. Ciascuno possa
sentirsi partecipe della liturgia, sia nella fase di preparazione che nel
momento della celebrazione (con un’attenzione particolare alla presenza dei
bambini).
c) Messa e catechismo: per
valorizzare la presenza dei bambini nella messa comunitaria, occorrerà valutare
la possibilità di collegare l’incontro del catechismo anche al calendario
liturgico e ai temi forti della domenica, affinché i piccoli arrivino più
consapevoli e partecipi alla celebrazione eucaristica. Così la messa può essere
preparata con cura: leggendo le letture, individuando il tema della domenica,
preparando le preghiere, portando all’offertorio l’attività fatta al
catechismo.
d) valorizzare la figura degli
accoliti e del loro servizio: in particolar modo: dare risalto in alcune
celebrazioni al loro servizio di portare l’eucarestia agli ammalati, facendoli
partire dalla celebrazione eucaristica; favorire la turnazione nel servizio
all’altare, per supportare il celebrante e diventare un punto di riferimento
per chiunque intenda collaborare nell’animazione liturgica, in particolar modo
per i chierichetti, preparandoli a comprendere il senso del loro servizio
(senza nulla togliere al loro entusiasmo e alla loro energia).
e) costituire un gruppo
“liturgico” che, assieme ai sacerdoti, possa soffermarsi a curare i momenti
liturgici e riflettere su come aiutare la comunità a vivere pienamente.
- Fare una programmazione annuale
dei momenti liturgici della nostra comunità e di chi ha il compito di
presidiarli. [La calendarizzazione permetterà di avere un quadro generale del
cammino parrocchiale garantendo il giusto “spazio-tempo” ad ogni esperienza.]
- Favorire una maggiore
integrazione del coro nei diversi momenti liturgici: celebrazione eucaristica,
liturgia delle ore, veglie, adorazioni, liturgia penitenziale, atrimoni,
battesimi, funerali, ecc.
f) Per consentire a tutti i
componenti della Comunità Parrocchiale (bambini, giovani, adulti, anziani.) di
mettere al centro la celebrazione eucaristica domenicale, si propone di
valorizzare particolarmente i diversi aspetti della vita parrocchiale in una messa
della domenica mattina, alla quale l’intera comunità è prioritariamente
invitata a partecipare.
II - Riportare la
Parola di Dio al centro della catechesi.
Pensare a un percorso di
formazione cristiana dei bambini e dei giovani più organico e unitario, che non
sia solo finalizzato alla celebrazione dei sacramenti, ma che ponga al centro
l’incontro con Gesù e i bisogni della persona.
a) Superare il modello scolastico
della catechesi dei bambini: evitare che il catechismo venga percepito come
un’imposizione, poco gioioso e poco attraente per i bambini. Favorire
l’avvicinamento a Gesù come una libera scelta. La catechesi dei bambini e dei
giovani valorizzi anche il gioco, le esperienze, la vita comunitaria,
l’incontro con i testimoni, le occasioni di servizio. A tale scopo sono da
valutare ed approfondire le seguenti considerazioni e proposte:
- ridurre la durata (in numero di
anni) del catechismo tradizionale. Affidare parte del percorso catechistico
alle famiglie. A tal fine, i genitori vanno adeguatamente formati.
- valorizzare il cammino di fede
all’interno del percorso scout e integrarlo maggiormente nel percorso
parrocchiale di catechesi.
- alzare l’età a cui si propone
ai bambini la frequenza assidua all’eucarestia domenicale.
- predisporre più percorsi
paralleli di catechesi dei bambini (gruppi parrocchiali, percorso scout, gruppi
di famiglie) tra cui le singole famiglie possono scegliere. *
concentrare Comunione e Cresima entro i dodici anni ha poco senso. Soprattutto
la Cresima richiede una maturità e una consapevolezza che la maggioranza dei
dodicenni non possiede.
- spostare la Cresima verso la
maggiore età e superare i sacramenti ‘a infornata’, prevendendo un percorso di
preparazione ad hoc, quando il singolo si ritiene pronto.
Mozione complessiva: formulare
un progetto organico di rimodulazione della responsabilità catechistica della
comunità parrocchiale che, tenendo conto delle considerazioni qui riportate,
permetta, in accordo con la Diocesi e con il coinvolgimento delle famiglie, di
costruire un percorso di catechesi per le diverse età, dalla fase
pre-battesimale all’età adulta.
b) valorizzare il ruolo dei genitori quali primi educatori
all’interno dei percorsi di catechesi:
- Coinvolgere i
genitori e le famiglie nel percorso di catechesi dei figli.
- Strutturare la catechesi battesimale sul modello del
percorso per i fidanzati: incontri con più famiglie e più animatori.
- Chiedere alle famiglie di
riprendere durante la settimana i temi e le letture della domenica.
- Coinvolgere i genitori in una
catechesi familiare, in cui gruppi di famiglie intraprendono un percorso
pluriennale comune. Catechisti sono gli stessi genitori, supportati da un
sacerdote.
La nostra comunità parrocchiale
deve avere una attenzione particolare per le famiglie; ogni momento nel quale
le famiglie vengono a contatto con la comunità parrocchiale (preparazione al
matrimonio, richiesta del battesimo e del catechismo per i figli, morte di un
congiunto, altro), deve essere occasione di accoglienza e opportunità di
“annuncio” e coinvolgimento nella comunità. Per quanto possibile siano
coinvolti e valorizzati i giovani, gli adulti e le famiglie nella vita e
nell’animazione dei vari momenti e dimensioni della vita della comunità
parrocchiale. a) La “pastorale familiare” deve diventare il “filo conduttore”
dei prossimi programmi pastorali, per far sì che la parrocchia diventi sempre
più “famiglia di famiglie”, dia attenzione e “forza” alle famiglie (e/o agli
adulti che la compongono) che abitualmente la frequentano, perché “vadano
verso” e accolgano le altre famiglie della comunità, soprattutto quelle in
difficoltà.
I momenti di festa (come “Festassieme”) e i momenti di aggregazione e di incontro (come
l’esperienza dell’“Angolo fraterno”)
siano momenti privilegiati per l’incontro con le famiglie e gli adulti della
comunità, con l’obiettivo di accogliere anche chi abitualmente non la
frequenta.
b) Occorre “mettersi in ascolto”
dei bisogni espressi (o non espressi) delle persone in difficoltà (anziani,
genitori in difficoltà, studenti…) e “inventare” occasioni, luoghi e situazioni
di ascolto, di incontro, di condivisione.
c) Per i genitori e gli adulti in
genere siano previsti momenti di incontro, di conoscenza, di aggregazione, di
“ascolto”, di “formazione”, di “annuncio” e di “catechesi” all’interno,
possibilmente, di un progetto pluriennale e di programmazioni annuali. A chi
può essere disponibile si proponga la costituzione di veri e propri “gruppi
famiglie” (aperti ed accoglienti), inseriti nel tessuto comunitario della
parrocchia e impegnati nel rivitalizzarlo.
IV – Missionarietà,
Carità e Testimonianza
a) La nostra comunità parrocchiale
si impegna ad essere “missionaria”, cioè “accogliente” e “aperta” a tutte le
possibili “diversità” che la abitano, “diversità” che si impegna a conoscere in
tutte le sue sfaccettature. Si propone di vivere la nostra missionarietà, non
tanto e unicamente in particolari azioni di specifica evangelizzazione (come le
“missioni al popolo” o altre forme di evangelizzazione “tra le case”), quanto
anche nelle “missioni d’ambiente”, cioè nei luoghi della nostra quotidianità,
dove siamo chiamati a dare testimonianza gioiosa della nostra fede,
“contagiando” e coinvolgendo le persone con cui viviamo e che incontriamo La
nostra comunità parrocchiale è sollecitata a valorizzare, conoscere e
coinvolgere le realtà missionarie già presenti sul suo territorio (in particolare
la Compagnia Missionaria del Sacro Cuore di Via Guidotti), oltre naturalmente a
vivere l’attenzione missionaria in collegamento con i luoghi di missione dei
frati cappuccini (provincia dell’Emilia-Romagna).
b) La “missionarietà” si deve esprimere
soprattutto nella carità, momento privilegiato di annuncio e testimonianza,
valorizzando le visite agli anziani, agli ammalati, alle persone sole, “mettendo
in rete” quanto già fanno le varie realtà parrocchiali (accoliti, gruppo della
san Vincenzo, attività della Caritas parrocchiale…); valorizzando, altresì, la
presenza nella nostra parrocchia di “Casa S. Chiara”. Aumentare l’informazione
e la partecipazione dei parrocchiani e favorire la collaborazione fra i diversi
gruppi.
c) Per animare la comunità
parrocchiale sui temi ampi della carità, come componente primaria, intrinseca e
imprescindibile della visione cristiana, la proposta condivisa è di costruire
un centro parrocchiale di condivisione e
di ascolto, orientato agli obiettivi sopra ricordati. Il centro dovrebbe essere
uno spazio (anche fisico, se possibile) nel quale la vocazione alla carità
della comunità parrocchiale diventa visibile e concreta, in maniera inclusiva:
la carità come impegno di tutti, aperto a tutti. Costituzione di un gruppo di
lavoro che possa studiare i primi passi di intervento, identificando alcune
azioni concrete di maggiore priorità, su cui avviare l’attività del centro.
Compiti principali del centro
- La conoscenza delle necessità
in ambito caritativo, con riferimento specifico (anche se non esclusivo) al
territorio e alle forme di fragilità e di necessità meno apparenti e materiali.
- L’identificazione e la messa in
opera di azioni volte a soddisfare tali necessità.
-Il coordinamento e il
collegamento fra le diverse attività già presenti in parrocchia, nel rispetto
delle specifiche vocazioni di ciascuna.
- Il confronto e la
collaborazione con le realtà esterne, a cominciare da quelle del territorio
parrocchiale (il Quartiere, le diverse associazioni), delle parrocchie limitrofe,
fino alle strutture caritative diocesane.
- La promozione dell’impegno
personale grazie all’incontro fra le necessità rilevate e le disponibilità
diffuse in Parrocchia (esempi, puramente indicativi, di micro-azioni potrebbero
essere la visita ad anziani soli, l’aiuto di un insegnante in pensione per un
ragazzo in difficoltà con gli studi, la consulenza di un professionista per una
pratica burocratica/fiscale/legale, l’accompagnamento alla S. Messa di persone
con difficoltà di movimento, ecc.).
- L’attenzione alla
comunicazione, sensibilizzazione e informazione della comunità, per esempio
tramite incontri periodici di testimonianza, la pubblicazione di resoconti, una
sezione del sito web, una bacheca.
La nostra comunità abbia una viva
attenzione alla cultura (intesa in senso lato), per poter avvicinare su questo
terreno tanti adulti o famiglie interessate a questa dimensione importante
della vita individuale e sociale. A questo scopo, si propongono i seguenti
punti:
a) La nostra comunità potrebbe costruire un suo “progetto culturale” dove
l’arte, le tematiche culturali, etiche e sociali potrebbero costituire momenti
e terreno d’incontro e di confronto con adulti e persone lontane dalla vita
concreta della nostra comunità, ma sensibili a queste importanti dimensioni.
Occorre riscoprire il ruolo e la
funzione di “pre-evangelizzazione” di queste dimensioni culturali. Questo
progetto culturale parrocchiale potrebbe essere l’eco, nel suo piccolo, del più ampio e globale progetto culturale
della chiesa italiana e dell’esperienza del “Cortile dei Gentili”: una
comunità quindi che si confronta con chi non crede, non condivide la nostra
fede o ha visioni anche radicalmente diverse del creato, della vita, dell’uomo
e della società. All’interno di questa attenzione alla cultura si potrebbe
utilmente approfittare anche del “patrimonio culturale” della nostra chiesa e
del nostro convento (opere d’arte, biblioteca, museo…). “Accettare la sfida
della modernità” può essere momento di verifica anche per la nostra vita di
fede; affrontare tematiche, certamente difficili e “scomode” (con preparazione
e onestà intellettuale), come la bioetica, le tematiche politico-sociali,
l’interculturalità, le emergenze sociali, la “nuova economia”, i nuovi “stili
di vita” è confrontarci con l’uomo d’oggi, è uscire dal nostro guscio, è
“aprire la mente”, è “stare in mezzo alla gente e ascoltare la gente”, per
testimoniare “qui e ora” il Signore e la sua Parola.
b) Organizzare anche una serie di
incontri per gli adulti. Tali momenti non siano solo conferenze su temi di
carattere culturale, ma siano momenti di confronto e di condivisione a partire
dai problemi quotidiani e di fede. L’annuncio della Parola e la vita della
comunità non dovrà esaurirsi solo all’interno della ristretta vita parrocchiale
(“fare tutto in parrocchia”), ma in qualche modo deve “decentrarsi”, trovare
altri ambiti anche al di fuori di questo ristretto nucleo (anche spaziale)
della parrocchia. Occorrerà pensare a forme, occasioni, luoghi, situazioni per
“decentrare” la nostra vita e il nostro annuncio tra le vie e le case del
nostro territorio parrocchiale. Utilmente si può pensare ad una suddivisione
territoriale della nostra parrocchia, con attenzione al vissuto delle famiglie
come luogo “vicino” di annuncio (ad esempio, l’incontro biblico proposto a
gruppi di famiglie di un condominio o di una via).
c) Fare crescere cultura e consapevolezza
sulle tematiche caritative, da inquadrarsi nella prospettiva di fede.
La nostra parrocchia, per
sostenere adeguatamente la progettazione e la programmazione pastorale nelle
varie dimensioni della sua vita, sente l’esigenza di continuativi momenti di
“formazione” per accrescere la conoscenza degli strumenti pastorali, per
favorire lo sviluppo della “comunione” sia nell’identificazione degli obiettivi
della nostra azione, sia nel modo di perseguirli (puntando, appunto, su una
forte spiritualità di comunione). In particolare si vorranno prevedere azioni
specifiche ed integrate:
a) L’intera comunità parrocchiale
sostenga i catechisti e gli animatori nel loro servizio, sentendosi
responsabile della formazione dei bambini e dei giovani. Allo scopo va
costituita un’equipe di supporto e identificato un percorso di formazione per
tutti i catechisti e per gli educatori dei gruppi giovanili, che devono
ricevere sostegno e strumenti per formarsi adeguatamente al loro servizio.
b) Si curi una preparazione di chi proclama la
parola all’Assemblea e di chi anima la Liturgia che ne favorisca la formazione,
tramite iniziative mirate, anche con l’adesione a corsi organizzati dalla
diocesi. I bambini che svolgono il servizio di “ministranti” durante le
celebrazioni liturgiche siano adeguatamente formati, in vista anche di un
servizio che si può protrarre nell’adolescenza /giovinezza e nell’età adulta.
c) All’interno di questa
attenzione formativa, inoltre, si proponga un appuntamento periodico aperto a
tutta la comunità (famiglie, ma anche adulti e giovani) di “approfondimento e
confronto con la Parola di Dio” proclamata nelle domeniche e nella scansione del
tempo liturgico mensile, con adeguati momenti anche di riflessione, di
preghiera, di “ricaduta” sul momento liturgico domenicale e sulla vita concreta
della comunità. Questa proposta mira a rendere la comunità più pronta ed attiva
durante la celebrazione: la catechesi non riguarda solo i piccoli ma è un
continuo cammino di preparazione anche per tutti gli adulti, oltre ai genitori
e catechisti (cfr. questo stesso documento sinodale al punto I, a).
VII - Progettualità e strumenti organizzativi
Si chiede che per il futuro
cammino della nostra comunità, all’interno del Consiglio Pastorale
Parrocchiale:
a) si costituiscano “gruppi” o
“commissioni” per i vari settori della vita della comunità che possano
supportare adeguatamente il lavoro del Consiglio pastorale, vivendo e
continuando a sperimentare un cammino in uno “stile sinodale”.
b) ci si doti di progetti
specifici per i suoi vari settori (es.: catechesi, cultura, carità, liturgia,
annuncio), identificando obiettivi, percorsi, momenti di formazione e di
verifica, che saranno portati a conoscenza della comunità parrocchiale.
VIII -
Gemellaggio
Vogliamo vivere la dimensione della missionarietà e della vicinanza
ai “lontani” (anche geograficamente), attraverso la scelta del “gemellaggio”,
come “segno” del nostro cammino sinodale (abbiamo camminato insieme tra di noi,
ma vogliamo camminare insieme anche con fratelli più lontani, con i quali avere
uno scambio di reciproco sostegno e testimonianza) . La nostra comunità, nel
futuro, intende quindi stringere un gemellaggio con la chiesa-santuario di san
Giuseppe a Nazaret, ma anche con una comunità parrocchiale della stessa
Nazaret.