INFORMAZIONI UTILI SU QUESTO BLOG

  Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

  This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

*************************

L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

**********************************

  Questo blog è un'iniziativa di laici aderenti all'Azione Cattolica della parrocchia di San Clemente papa e manifesta idee ed opinioni espresse sotto la personale responsabilità di chi scrive. Esso non è un organo informativo della parrocchia né dell'Azione Cattolica e, in particolare, non è espressione delle opinioni del parroco e dei sacerdoti suoi collaboratori, anche se i laici di Azione Cattolica che lo animano le tengono in grande considerazione.

  Chi voglia pubblicare un contenuto (al di là dei semplici commenti ai "post", che possono essere lasciati cliccando su "commenti" ma solo da chi abbia un’identità Google), può inviarlo a Mario Ardigò all'indirizzo di posta elettronica marioardigo@acsanclemente.net all'interno di una e-mail o come allegato Word a una e-email.

  I contenuti pubblicati su questo blog possono essere visualizzati senza restrizioni da utenti di tutto il mondo e possono essere elaborati da motori di ricerca; dato il tema del blog essi potrebbero anche rivelare un'appartenenza religiosa. Nel richiederne e autorizzarne la pubblicazione si rifletta bene se inserirvi dati che consentano un'identificazione personale o, comunque, dati di contatto, come indirizzo email o numeri telefonici.

  Non è necessario, per leggere i contenuti pubblicati sul blog, iscriversi ai "lettori fissi".

  L'elenco dei contenuti pubblicati si trova sulla destra dello schermo, nel settore archivio blog, in ordine cronologico. Per visualizzare un contenuto pubblicato basta cliccare sul titolo del contenuto. Per visualizzare i post archiviati nelle cartelle per mese o per anno, si deve cliccare prima sul triangolino a sinistra dell'indicazione del mese o dell'anno.

  Dal gennaio del 2012, su questo blog sono stati pubblicati oltre 3.200 interventi (post) su vari argomenti. Per ricercare quelli su un determinato tema, impostare su GOOGLE una ricerca inserendo "acvivearomavalli.blogspot.it" + una parola chiave che riguarda il tema di interesse (ad esempio "democrazia").

GOOGLE INSERISCE DEI COOKIE NEL CORSO DELLA VISUALIZZAZIONE DEL BLOG. SI TRATTA DI PROGRAMMI COMUNEMENTE UTILIZZATI PER MIGLIORARE E RENDERE PIU' VELOCE LA LETTURA. INTERAGENDO CON IL BLOG LI SI ACCETTA. I BROWSER DI NAVIGAZIONE SUL WEB POSSONO ESSERE IMPOSTATI PER NON AMMETTERLI: IN TAL CASO, PERO', POTREBBE ESSERE IMPOSSIBILE VISUALIZZARE I CONTENUTI DEL BLOG.

  Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

  Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

  Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

  Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente due martedì e due sabati al mese, alle 17, e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

 Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

 La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

NOTA IMPORTANTE / IMPORTANT NOTE

SUL SITO www.bibbiaedu.it POSSONO ESSERE CONSULTATI LE TRADUZIONI IN ITALIANO DELLA BIBBIA CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONALE IN LINGUA CORRENTE, E I TESTI BIBLICI IN GRECO ANTICO ED EBRAICO ANTICO. CON UNA FUNZIONALITA’ DEL SITO POSSONO ESSERE MESSI A CONFRONTO I VARI TESTI.

ON THE WEBSITE www.bibbiaedu.it THE ITALIAN TRANSLATIONS OF THE BIBLE CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONAL IN CURRENT LANGUAGE AND THE BIBLICAL TEXTS IN ANCIENT GREEK AND ANCIENT JEWISH MAY BE CONSULTED. WITH A FUNCTIONALITY OF THE WEBSITE THE VARIOUS TEXTS MAY BE COMPARED.

martedì 31 marzo 2020

L'Italia è Europa - Italy is Europe




Trattato sull'Unione Europea -Articolo 2. L'Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini.

Treaty on European Union - Article 2. The Union is founded on the values of respect for human dignity, freedom, democracy, equality, the rule of law and respect for human rights, including the rights of persons belonging to minorities. These values are common to the Member States in a society in which pluralism, non-discrimination, tolerance, justice, solidarity and equality between women and men prevail.

domenica 29 marzo 2020

Domenica 29 marzo 2020 – 5° del Tempo di Quaresima - Lezionario dell’anno A per le domeniche e le solennità – colore liturgico: viola – salterio: 1° settimana -Letture e sintesi dell’omelia della Messa mandata in onda da Rai TV 1 alle ore 11 - avvisi del parroco e di Azione Cattolica. **** Sunday, March 29, 2020 - 5th Sunday in Lent Time -Lectionary of year A for Sundays and solemnities - liturgical color: purple - Psaltery: 1st week - Readings and summary of the homily of the Mass broadcast by Rai TV 1 at 11 - notices from the parson and the Catholic Action parish group


Domenica 29 marzo 2020 – 5° del Tempo di Quaresima - Lezionario dell’anno A per le domeniche e le solennità – colore liturgico: viola – salterio: 1° settimana -Letture e sintesi dell’omelia della Messa mandata in onda da Rai TV 1 alle ore 11 - avvisi del parroco e di Azione Cattolica.
****
Sunday, March 29, 2020 - 5th  Sunday in  Lent Time -Lectionary of year A for Sundays and solemnities - liturgical color: purple - Psaltery: 1st week - Readings and summary of the homily of the Mass broadcast by Rai TV 1 at 11 - notices from the parson and  the Catholic Action parish group



Osservazioni ambientali: cielo sereno,velato da foschia alta. La temperatura ambientale era di  12°C.
Environmental observations:  clear sky, veiled by high haze. The ambient temperature was 12 ° C.

 I sacerdoti della parrocchia ci hanno comunicato il link al canale Youtube della parrocchia sul quale verranno diffuse in diretta, e poi lasciati disponibili anche per una successiva visione, le liturgie della Settimana Santa:
The  priests of the parish have communicated the link to the parish's Youtube channel on which the liturgies of Holy Week will be broadcast live, and then left available for later viewing:


 I sacerdoti della parrocchia ci chiedono di diffonderlo il più possibile e di iscriversi al canale, perché, raggiungendo 1000 iscritti, la diretta delle liturgie sarà facilitata.
Già ora sono stati caricati dei video, con pensieri spirituali sulla Terza, Quarta e Quinta domenica di Quaresima.
The priests of the parish ask us to spread it as much as possible and to subscribe to the channel, because, reaching 1000 members, live television broadcasting will be facilitated. Videos have already been uploaded, with spiritual thoughts on the Third, Fourth and Fifth Sunday of Lent.


I sacerdoti della parrocchia: al centro, il parroco, don Remo
The priests of the parish: in the center, the parson, don Remo


 Questa è la terza domenica senza la Messa in parrocchia per i fedeli. L’Italia sta combattendo, tutta insieme, con gli altri popoli compagni dell'Unione Europea, l’estendersi del contagio di una malattia virale chiamata Covid19. L’Italia sta morendo. I fedeli laici sono stati esonerati dall’obbligo di partecipare alla Messa domenicale. Vari canali radio e televisivi trasmettono Messe da tutt’Italia. Di seguito sintetizzo l’omelia di quella andata in onda sul canale Rai TV 1, tramessa dalla cappella Gesù Buon Pastore della Conferenza Episcopale Italiana, a Roma  e celebrata dal Vescovo Ausiliare della Diocesi di Roma mons. Guerino Di Tora.
 Nella cappella i banchi del popolo erano vuoti. Erano visibili solo il celebrante e le altre persone impegnate nella liturgia. Il popolo partecipava guardando la trasmissione televisiva.

  This is the thirde Sunday without parish Mass for the faithful. Italy is fighting, all together, with the other fellow peoples of the European Union, the spread of the infection of a viral disease called Covid19. Italy is dying. The lay faithfuls have been released from the obligation to attend Sunday Mass. Various radio and television channels broadcast Masses from all over Italy. Below I summarize the homily of that aired on the Rai TV channel 1, at eleven o’ clock, broadcast by the chapel of the Good Shepherd Jesus of the Italian Episcopal Conference, in Rome and celebrated by the Auxiliary Bishop of the Diocese of Rome Msgr. Guerino Di Tora.
In the chapel the peoples' benches were empty. Only the celebrant and the other people involved in the liturgy were visible. The people participated by watching the television broadcast.










 Un augurio di pace e consolazione nel dolore e nel lutto a tutti i lettori!  
 Wishes for peace and consolation in the pain and the mourning to all readers!














Note: after the Italian text there is the translation in English, done with the help of Google Translator. I tried to correct, within the limits of my knowledge of English, some inaccuracies that automatic translation still inevitably entails. I have experimented that even with these inaccuracies the translation allows us to be understood by those who speak English, in the many national versions of the world, or who use it as a second or third language. It is the function that in ancient times carried out the Greek. Trying to be understood by other peoples corresponds to an ancient vocation of the Church of Rome, which is still current. The biblical texts in English are taken from https://www.associationofcatholicpriests.ie , from other Catholic sites in English and from http://www.vatican.va/archive/ENG0839/_INDEX.HTM (The New American Bible);  the texts in english  of the documents of the Second Vatican Council, are taken from sites of Holy See.

******************************************************

Pillole di Concilio / Council pills

Dalla Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo La gioia e la speranza - Gaudium et spes,  del Concilio Vaticano 2° (1962-1965)
From the pastoral Constitution on the Church in the contemporary world Joy and Hope - Gaudium et spes, of the Second Vatican Council (1962-1965)


88. Il compito dei cristiani nell'aiuto agli altri paesi
I cristiani cooperino volentieri e con tutto il cuore all'edificazione dell'ordine internazionale, nel rispetto delle legittime libertà e in amichevole fraternità con tutti. Tanto più che la miseria della maggior parte del mondo è così grande che il Cristo stesso, nella persona dei poveri reclama come a voce alta la carità dei suoi discepoli. Si eviti questo scandalo: mentre alcune nazioni, i cui abitanti per la maggior parte si dicono cristiani, godono d'una grande abbondanza di beni, altre nazioni sono prive del necessario e sono afflitte dalla fame, dalla malattia e da ogni sorta di miserie. Lo spirito di povertà e d'amore è infatti la gloria e il segno della Chiesa di Cristo.
Sono, pertanto, da lodare e da incoraggiare quei cristiani, specialmente i giovani, che spontaneamente si offrono a soccorrere gli altri uomini e le altre nazioni. Anzi spetta a tutto il popolo di Dio, dietro la parola e l'esempio dei suoi vescovi, sollevare, nella misura delle proprie forze, la miseria di questi tempi; e ciò, secondo l'antico uso della Chiesa, attingendo non solo dal superfluo, ma anche dal necessario.
Le collette e la distribuzione dei soccorsi materiali, senza essere organizzate in una maniera troppo rigida e uniforme, devono farsi secondo un piano diocesano, nazionale e mondiale; ovunque la cosa sembri opportuna, si farà in azione congiunta tra cattolici e altri fratelli cristiani. Infatti lo spirito di carità non si oppone per nulla all'esercizio provvido e ordinato dell'azione sociale e caritativa; anzi l'esige. È perciò necessario che quelli che vogliono impegnarsi al servizio delle nazioni in via di sviluppo ricevano una formazione adeguata in istituti specializzati.

88. Christians should cooperate willingly and wholeheartedly in establishing an international order that includes a genuine respect for all freedoms and amicable brotherhood between all. This is all the more pressing since the greater part of the world is still suffering from so much poverty that it is as if Christ Himself were crying out in these poor to beg the charity of the disciples. Do not let men, then, be scandalized because some countries with a majority of citizens who are counted as Christians have an abundance of wealth, whereas others are deprived of the necessities of life and are tormented with hunger, disease, and every kind of misery. The spirit of poverty and charity are the glory and witness of the Church of Christ.
Those Christians are to be praised and supported, therefore, who volunteer their services to help other men and nations. Indeed, it is the duty of the whole People of God, following the word and example of the bishops, to alleviate as far as they are able the sufferings of the modern age. They should do this too, as was the ancient custom in the Church, out of the substance of their goods, and not only out of what is superfluous.
The procedure of collecting and distributing aids, without being inflexible and completely uniform, should nevertheless be carried on in an orderly fashion in dioceses, nations, and throughout the entire world. Wherever it seems convenient, this activity of Catholics should be carried on in unison with other Christian brothers. For the spirit of charity does not forbid, but on the contrary commands that charitable activity be carried out in a careful and orderly manner. Therefore, it is essential for those who intend to dedicate themselves to the services of the developing nations to be properly trained in appropriate institutes.



**************************




MOMENTO STRAORDINARIO DI PREGHIERA
IN TEMPO DI EPIDEMIA
PRESIEDUTO DAL SANTO PADRE
FRANCESCO
Sagrato della Basilica di San Pietro
Venerdì, 27 marzo 2020


«Venuta la sera» (Mc 4,35). Così inizia il Vangelo che abbiamo ascoltato. Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti. Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: «Siamo perduti» (v. 38), così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme.
È facile ritrovarci in questo racconto. Quello che risulta difficile è capire l’atteggiamento di Gesù. Mentre i discepoli sono naturalmente allarmati e disperati, Egli sta a poppa, proprio nella parte della barca che per prima va a fondo. E che cosa fa? Nonostante il trambusto, dorme sereno, fiducioso nel Padre – è l’unica volta in cui nel Vangelo vediamo Gesù che dorme –. Quando poi viene svegliato, dopo aver calmato il vento e le acque, si rivolge ai discepoli in tono di rimprovero: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?» (v. 40).
Cerchiamo di comprendere. In che cosa consiste la mancanza di fede dei discepoli, che si contrappone alla fiducia di Gesù? Essi non avevano smesso di credere in Lui, infatti lo invocano. Ma vediamo come lo invocano: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?» (v. 38). Non t’importa: pensano che Gesù si disinteressi di loro, che non si curi di loro. Tra di noi, nelle nostre famiglie, una delle cose che fa più male è quando ci sentiamo dire: “Non t’importa di me?”. È una frase che ferisce e scatena tempeste nel cuore. Avrà scosso anche Gesù. Perché a nessuno più che a Lui importa di noi. Infatti, una volta invocato, salva i suoi discepoli sfiduciati.
La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Ci dimostra come abbiamo lasciato addormentato e abbandonato ciò che alimenta, sostiene e dà forza alla nostra vita e alla nostra comunità. La tempesta pone allo scoperto tutti i propositi di “imballare” e dimenticare ciò che ha nutrito l’anima dei nostri popoli; tutti quei tentativi di anestetizzare con abitudini apparentemente “salvatrici”, incapaci di fare appello alle nostre radici e di evocare la memoria dei nostri anziani, privandoci così dell’immunità necessaria per far fronte all’avversità.
Con la tempesta, è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri “ego” sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli.
«Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Signore, la tua Parola stasera ci colpisce e ci riguarda, tutti. In questo nostro mondo, che Tu ami più di noi, siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto. Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato. Ora, mentre stiamo in mare agitato, ti imploriamo: “Svegliati Signore!”.
«Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Signore, ci rivolgi un appello, un appello alla fede. Che non è tanto credere che Tu esista, ma venire a Te e fidarsi di Te. In questa Quaresima risuona il tuo appello urgente: “Convertitevi”, «ritornate a me con tutto il cuore» (Gl 2,12). Ci chiami a cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta. Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri. E possiamo guardare a tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita. È la forza operante dello Spirito riversata e plasmata in coraggiose e generose dedizioni. È la vita dello Spirito capace di riscattare, di valorizzare e di mostrare come le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni – solitamente dimenticate – che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show ma, senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia: medici, infermiere e infermieri, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti ma tanti altri che hanno compreso che nessuno si salva da solo. Davanti alla sofferenza, dove si misura il vero sviluppo dei nostri popoli, scopriamo e sperimentiamo la preghiera sacerdotale di Gesù: «che tutti siano una cosa sola» (Gv 17,21). Quanta gente esercita ogni giorno pazienza e infonde speranza, avendo cura di non seminare panico ma corresponsabilità. Quanti padri, madri, nonni e nonne, insegnanti mostrano ai nostri bambini, con gesti piccoli e quotidiani, come affrontare e attraversare una crisi riadattando abitudini, alzando gli sguardi e stimolando la preghiera. Quante persone pregano, offrono e intercedono per il bene di tutti. La preghiera e il servizio silenzioso: sono le nostre armi vincenti.
«Perché avete paura? Non avete ancora fede?». L’inizio della fede è saperci bisognosi di salvezza. Non siamo autosufficienti, da soli; da soli affondiamo: abbiamo bisogno del Signore come gli antichi naviganti delle stelle. Invitiamo Gesù nelle barche delle nostre vite. Consegniamogli le nostre paure, perché Lui le vinca. Come i discepoli sperimenteremo che, con Lui a bordo, non si fa naufragio. Perché questa è la forza di Dio: volgere al bene tutto quello che ci capita, anche le cose brutte. Egli porta il sereno nelle nostre tempeste, perché con Dio la vita non muore mai.
Il Signore ci interpella e, in mezzo alla nostra tempesta, ci invita a risvegliare e attivare la solidarietà e la speranza capaci di dare solidità, sostegno e significato a queste ore in cui tutto sembra naufragare. Il Signore si risveglia per risvegliare e ravvivare la nostra fede pasquale. Abbiamo un’ancora: nella sua croce siamo stati salvati. Abbiamo un timone: nella sua croce siamo stati riscattati. Abbiamo una speranza: nella sua croce siamo stati risanati e abbracciati affinché niente e nessuno ci separi dal suo amore redentore. In mezzo all’isolamento nel quale stiamo patendo la mancanza degli affetti e degli incontri, sperimentando la mancanza di tante cose, ascoltiamo ancora una volta l’annuncio che ci salva: è risorto e vive accanto a noi. Il Signore ci interpella dalla sua croce a ritrovare la vita che ci attende, a guardare verso coloro che ci reclamano, a rafforzare, riconoscere e incentivare la grazia che ci abita. Non spegniamo la fiammella smorta (cfr Is 42,3), che mai si ammala, e lasciamo che riaccenda la speranza.
Abbracciare la sua croce significa trovare il coraggio di abbracciare tutte le contrarietà del tempo presente, abbandonando per un momento il nostro affanno di onnipotenza e di possesso per dare spazio alla creatività che solo lo Spirito è capace di suscitare. Significa trovare il coraggio di aprire spazi dove tutti possano sentirsi chiamati e permettere nuove forme di ospitalità, di fraternità, di solidarietà. Nella sua croce siamo stati salvati per accogliere la speranza e lasciare che sia essa a rafforzare e sostenere tutte le misure e le strade possibili che ci possono aiutare a custodirci e custodire. Abbracciare il Signore per abbracciare la speranza: ecco la forza della fede, che libera dalla paura e dà speranza.
«Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Cari fratelli e sorelle, da questo luogo, che racconta la fede rocciosa di Pietro, stasera vorrei affidarvi tutti al Signore, per l’intercessione della Madonna, salute del suo popolo, stella del mare in tempesta. Da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo scenda su di voi, come un abbraccio consolante, la benedizione di Dio. Signore, benedici il mondo, dona salute ai corpi e conforto ai cuori. Ci chiedi di non avere paura. Ma la nostra fede è debole e siamo timorosi. Però Tu, Signore, non lasciarci in balia della tempesta. Ripeti ancora: «Voi non abbiate paura» (Mt 28,5). E noi, insieme a Pietro, “gettiamo in Te ogni preoccupazione, perché Tu hai cura di noi” (cfr 1 Pt 5,7).

************************************
EXTRAORDINARY MOMENT OF PRAYER
PRESIDED OVER BY POPE
FRANCIS
Sagrato of St Peter’s Basilica
Friday, 27 March 2020

“When evening had come” (Mk 4:35). The Gospel passage we have just heard begins like this. For weeks now it has been evening. Thick darkness has gathered over our squares, our streets and our cities; it has taken over our lives, filling everything with a deafening silence and a distressing void, that stops everything as it passes by; we feel it in the air, we notice in people’s gestures, their glances give them away. We find ourselves afraid and lost. Like the disciples in the Gospel we were caught off guard by an unexpected, turbulent storm. We have realized that we are on the same boat, all of us fragile and disoriented, but at the same time important and needed, all of us called to row together, each of us in need of comforting the other. On this boat… are all of us. Just like those disciples, who spoke anxiously with one voice, saying “We are perishing” (v. 38), so we too have realized that we cannot go on thinking of ourselves, but only together can we do this.
It is easy to recognize ourselves in this story. What is harder to understand is Jesus’ attitude. While his disciples are quite naturally alarmed and desperate, he stands in the stern, in the part of the boat that sinks first. And what does he do? In spite of the tempest, he sleeps on soundly, trusting in the Father; this is the only time in the Gospels we see Jesus sleeping. When he wakes up, after calming the wind and the waters, he turns to the disciples in a reproaching voice: “Why are you afraid? Have you no faith?” (v. 40).
Let us try to understand. In what does the lack of the disciples’ faith consist, as contrasted with Jesus’ trust? They had not stopped believing in him; in fact, they called on him. But we see how they call on him: “Teacher, do you not care if we perish?” (v. 38). Do you not care: they think that Jesus is not interested in them, does not care about them. One of the things that hurts us and our families most when we hear it said is: “Do you not care about me?” It is a phrase that wounds and unleashes storms in our hearts. It would have shaken Jesus too. Because he, more than anyone, cares about us. Indeed, once they have called on him, he saves his disciples from their discouragement.
The storm exposes our vulnerability and uncovers those false and superfluous certainties around which we have constructed our daily schedules, our projects, our habits and priorities. It shows us how we have allowed to become dull and feeble the very things that nourish, sustain and strengthen our lives and our communities. The tempest lays bare all our prepackaged ideas and forgetfulness of what nourishes our people’s souls; all those attempts that anesthetize us with ways of thinking and acting that supposedly “save” us, but instead prove incapable of putting us in touch with our roots and keeping alive the memory of those who have gone before us. We deprive ourselves of the antibodies we need to confront adversity.
In this storm, the façade of those stereotypes with which we camouflaged our egos, always worrying about our image, has fallen away, uncovering once more that (blessed) common belonging, of which we cannot be deprived: our belonging as brothers and sisters.
“Why are you afraid? Have you no faith?” Lord, your word this evening strikes us and regards us, all of us. In this world, that you love more than we do, we have gone ahead at breakneck speed, feeling powerful and able to do anything. Greedy for profit, we let ourselves get caught up in things, and lured away by haste. We did not stop at your reproach to us, we were not shaken awake by wars or injustice across the world, nor did we listen to the cry of the poor or of our ailing planet. We carried on regardless, thinking we would stay healthy in a world that was sick. Now that we are in a stormy sea, we implore you: “Wake up, Lord!”.
“Why are you afraid? Have you no faith?” Lord, you are calling to us, calling us to faith. Which is not so much believing that you exist, but coming to you and trusting in you. This Lent your call reverberates urgently: “Be converted!”, “Return to me with all your heart” (Joel 2:12). You are calling on us to seize this time of trial as a time of choosing. It is not the time of your judgement, but of our judgement: a time to choose what matters and what passes away, a time to separate what is necessary from what is not. It is a time to get our lives back on track with regard to you, Lord, and to others. We can look to so many exemplary companions for the journey, who, even though fearful, have reacted by giving their lives. This is the force of the Spirit poured out and fashioned in courageous and generous self-denial. It is the life in the Spirit that can redeem, value and demonstrate how our lives are woven together and sustained by ordinary people – often forgotten people – who do not appear in newspaper and magazine headlines nor on the grand catwalks of the latest show, but who without any doubt are in these very days writing the decisive events of our time: doctors, nurses, supermarket employees, cleaners, caregivers, providers of transport, law and order forces, volunteers, priests, religious men and women and so very many others who have understood that no one reaches salvation by themselves. In the face of so much suffering, where the authentic development of our peoples is assessed, we experience the priestly prayer of Jesus: “That they may all be one” (Jn 17:21). How many people every day are exercising patience and offering hope, taking care to sow not panic but a shared responsibility. How many fathers, mothers, grandparents and teachers are showing our children, in small everyday gestures, how to face up to and navigate a crisis by adjusting their routines, lifting their gaze and fostering prayer. How many are praying, offering and interceding for the good of all. Prayer and quiet service: these are our victorious weapons.
“Why are you afraid? Have you no faith”?  Faith begins when we realise we are in need of salvation. We are not self-sufficient; by ourselves we founder: we need the Lord, like ancient navigators needed the stars. Let us invite Jesus into the boats of our lives. Let us hand over our fears to him so that he can conquer them. Like the disciples, we will experience that with him on board there will be no shipwreck. Because this is God’s strength: turning to the good everything that happens to us, even the bad things. He brings serenity into our storms, because with God life never dies.
The Lord asks us and, in the midst of our tempest, invites us to reawaken and put into practice that solidarity and hope capable of giving strength, support and meaning to these hours when everything seems to be floundering. The Lord awakens so as to reawaken and revive our Easter faith. We have an anchor: by his cross we have been saved. We have a rudder: by his cross we have been redeemed. We have a hope: by his cross we have been healed and embraced so that nothing and no one can separate us from his redeeming love. In the midst of isolation when we are suffering from a lack of tenderness and chances to meet up, and we experience the loss of so many things, let us once again listen to the proclamation that saves us: he is risen and is living by our side. The Lord asks us from his cross to rediscover the life that awaits us, to look towards those who look to us, to strengthen, recognize and foster the grace that lives within us. Let us not quench the wavering flame (cf. Is 42:3) that never falters, and let us allow hope to be rekindled.
Embracing his cross means finding the courage to embrace all the hardships of the present time, abandoning for a moment our eagerness for power and possessions in order to make room for the creativity that only the Spirit is capable of inspiring. It means finding the courage to create spaces where everyone can recognize that they are called, and to allow new forms of hospitality, fraternity and solidarity. By his cross we have been saved in order to embrace hope and let it strengthen and sustain all measures and all possible avenues for helping us protect ourselves and others. Embracing the Lord in order to embrace hope: that is the strength of faith, which frees us from fear and gives us hope.
“Why are you afraid? Have you no faith”?Dear brothers and sisters, from this place that tells of Peter’s rock-solid faith, I would like this evening to entrust all of you to the Lord, through the intercession of Mary, Health of the People and Star of the stormy Sea. From this colonnade that embraces Rome and the whole world, may God’s blessing come down upon you as a consoling embrace. Lord, may you bless the world, give health to our bodies and comfort our hearts. You ask us not to be afraid. Yet our faith is weak and we are fearful. But you, Lord, will not leave us at the mercy of the storm. Tell us again: “Do not be afraid” (Mt 28:5). And we, together with Peter, “cast all our anxieties onto you, for you care about us” (cf. 1 Pet 5:7).

************************************





Letture bibliche della Messa -  Biblical readings of the Mass

Prima lettura
Dal    libro del profeta Ezechiele (Ez 37,12-14))
From the book of prophet Ezekiel  (Ezek 37:12-14)

Così dice il Signore Dio: «Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra d'Israele. Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio. Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nella vostra terra. Saprete che io sono il Signore. L'ho detto e lo farò». Oracolo del Signore Dio.


(The Lord said to Ezekiel)
“Prophesy to my people and say to them, ‘Thus says the Lord God: I am going to open your graves, and bring you up from your graves, O my people; and I will bring you back to the land of Israel. And you shall know that I am the Lord, when I open your graves, and bring you up from your graves, O my people.’
I will put my spirit within you, and you shall live, and I will place you on your own soil; then you shall know that I, the Lord, have spoken and will act,” says the Lord.


Salmo responsoriale
Dal salmo 129
Responsorial psalm
From the psalm  129

Ritornello / Response:
Il Signore è bontà e misericordia.
With the Lord there is mercy and fullness of redemption


Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia supplica. 
Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi ti può resistere?
Ma con te è il perdono:
così avremo il tuo timore. 
Io spero, Signore.
Spera l'anima mia,
attendo la sua parola.
L'anima mia è rivolta al Signore
più che le sentinelle all'aurora. 
Più che le sentinelle l'aurora,
Israele attenda il Signore,
perché con il Signore è la misericordia
e grande è con lui la redenzione.
Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe.
Out of the depths I cry to you, O Lord,
Lord, hear my voice!
O let your ear be attentive
to the voice of my pleading.

If you, O Lord, should mark our guilt,
Lord, who would survive?
But with you is found forgiveness:
for this we revere you.

My soul is waiting for the Lord,
I count on his word.
My soul is longing for the Lord
more than watchman for daybreak.

Let the watchman count on daybreak
and Israel on the Lord.
Because with the Lord there is mercy
and fullness of redemption,
Israel indeed he will redeem
from all its iniquity.


Seconda lettura
Dalla    lettera di San Paolo apostolo  ai Romani (Rm 8,8-11)
Second reading
From the   letter of St. Paul the Apostle  to the Romans  (Rom 8:8-11)

Fratelli, quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
  
Acclamazione al Vangelo
Acclamation to the Gospel

Alleluia, alleluia.

Io sono la risurrezione e la vita, dice il Signore,
chi crede in me non morirà in eterno. (Cfr. Gv 11,25a.26)
I am the resurrection and the life, says the Lord,
whoever believes in me will not die forever. (Cf. Jn 11.25 to 26)

Alleluia.


Vangelo
Dal Vangelo secondo Giovanni (11, 1-45)
Gospel
From the Gospel according to John (Jn 11:1,45)

 In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All'udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui». Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s'è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!». Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro. Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.

***************************************

  A man named Lazarus was sick. He was from Bethany, the village of Mary and her sister Martha.  (This Mary, whose brother Lazarus now lay sick, was the same one who poured perfume on the Lord and wiped his feet with her hair.)  So the sisters sent word to Jesus, “Lord, the one you love is sick.”
When Jesus heard it, he said, “This illness does not lead to death; rather it is for God’s glory, so that the Son of God may be glorified through it.” Accordingly, though Jesus loved Martha and her sister and Lazarus, after having heard that Lazarus was ill, he stayed two days longer in the place where he was. Then after this he said to the disciples, “Let us go to Judea again.”
The disciples said to him, “Rabbi, the Jews were just now trying to stone you, and are you going there again?” Jesus answered, “Are there not twelve hours of daylight? Those who walk during the day do not stumble, because they see the light of this world. But those who walk at night stumble, because the light is ot in them.” After saying this, he told them, “Our friend Lazarus has fallen asleep, but I am going there to awaken him.”
The disciples said to him, “Lord, if he has fallen asleep, he will be all right.” Jesus, however, had been speaking about his death, but they thought that he was referring merely to sleep. Then Jesus told them plainly, “Lazarus is dead. For your sake I am glad I was not there, so that you may believe. But let us go to him.” Thomas, who was called the Twin, said to his fellow disciples, “Let us also go, that we may die with him.”
When Jesus arrived, he found that Lazarus had already been in the tomb four days. Now Bethany was near Jerusalem, some two miles away, and many of the Jews had come to Martha and Mary to console them about their brother. When Martha heard that Jesus was coming, she went and met him, while Mary stayed at home. Martha said to Jesus, “Lord, if you had been here, my brother would not have died. Buteven now I know that God will give you whatever you ask of him.” Jesus said to her, “Your brother will rise again.” Martha said to him, “I know that he will rise again in the resurrection on the last day.”
Jesus said to her, “I am the resurrection and the life. Those who believe in me, even though they die, will live, and everyone who lives and believes in me will never die. Do you believe this?” She said to him, “Yes, Lord, I believe that you are the Messiah, the Son of God, the one coming into the world.”
When she had said this, she went back and called her sister Mary, and told her privately, “The Teacher is here and is calling for you.” And when she heard it, she got up quickly and went to him. Now Jesus had not yet come to the village, but was still at the place where Martha had met him. The Jews who were with her in the house, consoling her, saw Mary get up quickly and go out. They followed her because they thought that she was going to the tomb to wep there. When Mary came where Jesus was and saw him, she knelt at his feet and said to him, “Lord, if you had been here, my brother would not have died.”
When Jesus saw her weeping, and the Jews who came with her also weeping, he was greatly disturbed in spirit and deeply moved. He said, “Where have you laid him?” They said to him, “Lord, come and see.” Jesus began to weep. So the Jews said, “See how he loved him!” But some of them said, “Could not he who opened the eyes of the blind man have kept this man from dying?”
Jesus, once more deeply moved, came to the tomb. It was a cave with a stone laid across the entrance.  “Take away the stone,” he said.
Martha, the sister of the dead man, said to him, “Lord, already there is a stench because he has been dead four days.” Jesus said to her, “Did I not tell you that if you believed, you would see the glory of God?” So they took away the stone. And Jesus looked upward and said, “Father, I thank you for having heard me. I knew that you always hear me, but I have said this for the sake of the crowd standing here, so that they may believe that you sent me.”
When he had said this, he cried with a loud voice, “Lazarus, come out!” The dead man came out, his hands and feet bound with strips of cloth, and his face wrapped in a cloth. Jesus said to them, “Unbind him, and let him go.” Many of the Jews therefore, who had come with Mary and had seen what Jesus did, believed in him.





Sintesi dell’omelia della Messa trasmessa dal canale televisivo Rai TV 1 alle ore undici
Summary of the homily of the Mass broadcast by the Rai TV channel 1 at  eleven o'clock

  Carissimi fratelli e sorelle,
la Liturgia della Parola di questa quinta Domenica di Quaresima inizia con la visione di Ezechiele: «Aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri; farò entrare in voi lo spirito e rivivrete». Visione profetica e di grande speranza. Ad essa fa eco san Paolo nella lettera ai Romani: «Se lo spirito che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, darà anche ai vostri corpi mortali la vita». E ci introducono nella catechesi del Vangelo. Itinerario di essenzialità, che ci presenta Gesù che disseta la nostra sete, luce che illumina il nostro cammino, vita vera che dà vita.
 L’evangelista ci porta a Betania, luogo dove il Signore si recava presso i suoi amici Lazzaro, Marta e Maria. Siamo al culmine dei segni del Signore: la vittoria della vita sulla morte.
  Lazzaro è malato, mandano a chiamare il Maestro, ma lui non va: l’apparente silenzio di Dio. Quante volte ci chiediamo: “Dove sei Signore?”. Gesù vuole dare un segno di fronte alla morte, “Perché voi crediate”. E si vive la tragedia. Lazzaro, amico di Gesù, è morto. Gesù si fa presente. Le sorelle, come tutti, sono in totale dolore di disperazione, come accade anche oggi. Quanti di noi, di fronte a morti improvvise, dolorose, tragiche, poniamo al Signore la stessa domanda di Marta: “Se tu Signore fossi stato qui, se avessi dato un segno…”.  Gesù dice a lei, allora, ma anche a noi oggi - ricordiamolo, la Parola di Dio è attualità, ci parla, ci interpella nell’oggi del nostro presente-: «Tu fratello risorgerà. Io  sono la resurrezione e la vita, chi crede in me vivrà in eterno.» Questa, fratelli e sorelle, è la nostra fede.



  Anche a noi  Marta oggi ci dice “Vieni, il Maestro è qui e ti chiama”. Ci invita ad alzarci, a non stare fermi nel nostro dolore. Anche di fronte al dolore della morte attuale, Gesù ha compassione.  Cum-passio [parola latina, da cui deriva quella italiana, e che è composta da con  e patire, patire con]. Vive anche lui la passione, il dramma, di ognuno di noi di fronte a quell’ultima barriera invalicabile che è la morte. Volle essere partecipe: «Dove l’avete portato?». «Vieni e vedi». Una giorno  lui aveva invitato dei pescatori ad andare a vedere dove lui era.  Ora sono delle persone affrante dal dolore che gli dicono: «Maestro, vieni e vedi». E’ l’uomo, ognuno di noi, che chiama Dio ad essergli vicino e partecipe nel dolore.  Gesù si commuove e piange. Un Dio che piange! L’Assoluto, l’Eterno! Ci rivela il volto del Dio di Gesù Cristo, il vero volto di Dio.


  Fratello, sorella che soffri, che sei nell’angoscia, Dio piange con te. Condivide il dolore, la sofferenza e, sulla Croce, la morte. E Gesù si manifesta Signore della morte e della vita: «Lazzaro, vieni fuori!». Anche a noi grida: «Vieni fuori!». Esci dalla tua tomba, dalle tenebre, dalle piccole sicurezze, dai pregiudizi, dagli egoismi. Torna a vivere!
  Il Signore ci chiama a testimoniare una vita nuova, che va al di là del mistero della morte.
  In questi giorni di vita e di morte, per alcuni di morte atroce, senza conforto, la fede ci fa gridare che Cristo ha vinto la morte, e ci invita, meditando su di essa, ad un rinnovato impegno d’amore, per la vita, per la vita di tutti, familiari, amici, poveri, disagiati, immigrati, rom, nessuno escluso. A lui chiediamo questa forza.



 ******************************

Dear brothers and sisters,
 the Liturgy of the Word of this fifth Sunday of Lent begins with Ezekiel's vision: «I will open your graves and I will bring you out of your tombs; I will let the spirit enter you and you will live again ». Prophetic and hopeful vision. Saint Paul echoes it in the letter to the Romans: "If the spirit that raised Jesus from the dead lives in you, he will also give your mortal bodies life". And they introduce us to the catechesis of the Gospel. An itinerary of essentiality, presented by Jesus who quenches our thirst, light that illuminates our journey, real life that gives life.
  The evangelist takes us to Bethany, the place where the Lord went to his friends Lazarus, Martha and Mary. We are at the peak of the signs of the Lord: the victory of life over death.
  Lazarus is sick, they send for the Master, but he does not go: the apparent silence of God. How many times we ask ourselves: "Where are you Lord?". Jesus wants to give a sign in the face of death, "Because you believe". And the tragedy is experienced. Lazarus, a friend of Jesus, is dead. Jesus makes himself present. The sisters, like everyone else, are in total pain of despair, as is the case today. How many of us, faced with sudden, painful, tragic deaths, ask the Lord the same question as Martha: "If you Lord had been here, if you had given a sign ...". Jesus said to her then, but also to us today - let us remember, the Word of God is topical, speaks to us, challenges us in the present day of our present -: "You brother will rise again. I am the resurrection and the life, whoever believes in me will live forever. " This, brothers and sisters, is our faith.
  Even to us Martha today tells us "Come, the Master is here and calls you". He invites us to get up, not to stand still in our pain. Even in the face of the pain of present death, Jesus has compassion. Cum-passio [Latin word, from which the English one derives, and which is composed of with (cum) and suffer (passio), suffer with]. He too lives the passion, the drama, of each of us in the face of that last insurmountable barrier that is death. He wanted to be a participant: "Where did you take him?". "Come and see." One day he had invited fishermen to go and see where he was. Now they are painful people who say to him: «Master, come and see». It is the man, each of us, who calls God to be close to him and participate in the pain. Jesus is moved and cries. A God who cries! The Absolute, the Eternal! He reveals to us the face of the God of Jesus Christ, the true face of God.
  Brother, sister who suffers, who are in anguish, God weeps with you. It shares pain, suffering and, on the Cross, death. And Jesus manifests himself Lord of death and life: «Lazarus, come out!». Also to us he shouts: «Come out!». Get out of your grave, from the darkness, from the little certainties, from the prejudices, from the selfishness. Come back to live!
  The Lord calls us to witness a new life, which goes beyond the mystery of death.
  In these days of life and death, for some of atrocious death, without comfort, faith makes us cry out that Christ has overcome death, and invites us, meditating on it, to a renewed commitment of love, for life , for the life of everyone, family, friends, poor, disadvantaged, immigrants, Roma, none excluded. We ask him for this strength.

Sintesi di Mario Ardigò, per come ha compreso le parole del celebrante.
Summary of Mario Ardigò, as how he understood the  words of the celebrant.





Avvisi del parroco / Notices from the parson
 /

Avvisi di Azione Cattolica: /  Catholic Action Notices:
 Le riunioni infrasettimanali del gruppo parrocchiale di Azione Cattolica fino alla cessazione dell’emergenza sanitaria nazionale per il pericolo di contagio della malattia Covid19.
The midweek meetings of the parish group of Catholic Action until the cessation of the national health emergency due to the danger of contagion of Covid disease19.
 Le Liturgie della Settimana Santa saranno diffuse in diretta sul canale Youtube


sul quale rimarranno disponibili anche per una successiva visione.