Domenica 29 marzo 2020 – 5° del Tempo di
Quaresima - Lezionario dell’anno A per le domeniche e le solennità – colore
liturgico: viola – salterio: 1° settimana -Letture e sintesi dell’omelia della
Messa mandata in onda da Rai TV 1 alle ore 11 - avvisi del parroco e di Azione
Cattolica.
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Sunday, March 29, 2020 - 5th Sunday
in Lent Time -Lectionary of year A for
Sundays and solemnities - liturgical color: purple - Psaltery: 1st week -
Readings and summary of the homily of the Mass broadcast by Rai TV 1 at 11 -
notices from the parson and the Catholic Action parish group
Osservazioni ambientali: cielo
sereno,velato da foschia alta. La temperatura ambientale era di 12°C.
Environmental
observations: clear sky, veiled by high
haze. The ambient temperature was 12 ° C.
I sacerdoti della parrocchia ci hanno comunicato il
link al canale Youtube della parrocchia sul quale verranno diffuse in diretta,
e poi lasciati disponibili anche per una successiva visione, le liturgie della
Settimana Santa:
The priests of the parish have communicated the
link to the parish's Youtube channel on which the liturgies of Holy Week will
be broadcast live, and then left available for later viewing:
I sacerdoti della parrocchia ci chiedono di
diffonderlo il più possibile e di iscriversi al canale, perché, raggiungendo
1000 iscritti, la diretta delle liturgie sarà facilitata.
Già ora sono stati caricati dei video, con pensieri spirituali sulla Terza,
Quarta e Quinta domenica di Quaresima.
The priests of the parish ask us to spread it as much
as possible and to subscribe to the channel, because, reaching 1000 members, live
television broadcasting will be facilitated. Videos have already been uploaded,
with spiritual thoughts on the Third, Fourth and Fifth Sunday of Lent.
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I sacerdoti della parrocchia: al
centro, il parroco, don Remo
The priests of the parish: in the center, the parson, don Remo
|
Questa è la terza
domenica senza la Messa in parrocchia per i fedeli. L’Italia sta combattendo,
tutta insieme, con gli altri popoli compagni dell'Unione Europea, l’estendersi
del contagio di una malattia virale chiamata Covid19. L’Italia sta morendo. I
fedeli laici sono stati esonerati dall’obbligo di partecipare alla Messa
domenicale. Vari canali radio e televisivi trasmettono Messe da tutt’Italia. Di
seguito sintetizzo l’omelia di quella andata in onda sul canale Rai TV 1,
tramessa dalla cappella Gesù Buon Pastore della Conferenza Episcopale Italiana,
a Roma e celebrata dal Vescovo Ausiliare della Diocesi di Roma mons.
Guerino Di Tora.
Nella cappella i banchi del popolo
erano vuoti. Erano visibili solo il celebrante e le altre persone impegnate
nella liturgia. Il popolo partecipava
guardando la trasmissione televisiva.
This
is the thirde Sunday without parish Mass for the faithful. Italy is fighting,
all together, with the other fellow peoples of the European Union, the spread
of the infection of a viral disease called Covid19. Italy is dying. The
lay faithfuls have been released from the obligation to attend Sunday Mass.
Various radio and television channels broadcast Masses from all over Italy.
Below I summarize the homily of that aired on the Rai TV channel 1, at eleven
o’ clock, broadcast by the chapel of the Good Shepherd Jesus of the Italian
Episcopal Conference, in Rome and celebrated by the Auxiliary Bishop
of the Diocese of Rome Msgr. Guerino Di Tora.
In the chapel
the peoples' benches were empty. Only the celebrant and the other people
involved in the liturgy were visible. The people participated by watching the
television broadcast.
Un augurio di pace e consolazione
nel dolore e nel lutto a tutti i lettori!
Wishes for peace and consolation in the pain and the mourning to all
readers!
Note: after
the Italian text there is the translation in English, done with the help of
Google Translator. I tried to correct, within the limits of my knowledge of
English, some inaccuracies that automatic translation still inevitably entails.
I have experimented that even with these inaccuracies the translation allows us
to be understood by those who speak English, in the many national versions of
the world, or who use it as a second or third language. It is the function that
in ancient times carried out the Greek. Trying to be understood by other
peoples corresponds to an ancient vocation of the Church of Rome, which is
still current. The biblical
texts in English are taken from https://www.associationofcatholicpriests.ie ,
from other Catholic sites in English and from
http://www.vatican.va/archive/ENG0839/_INDEX.HTM (The New American
Bible); the texts in english of the documents of the
Second Vatican Council, are taken from sites of Holy See.
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Pillole di Concilio /
Council pills
Dalla Costituzione pastorale sulla Chiesa
nel mondo contemporaneo La gioia e la speranza - Gaudium et spes, del
Concilio Vaticano 2° (1962-1965)
From the pastoral Constitution on the Church in the contemporary
world Joy and Hope - Gaudium et spes, of the Second Vatican Council
(1962-1965)
88. Il compito dei cristiani nell'aiuto
agli altri paesi
I cristiani cooperino volentieri e con
tutto il cuore all'edificazione dell'ordine internazionale, nel rispetto delle
legittime libertà e in amichevole fraternità con tutti. Tanto più che la
miseria della maggior parte del mondo è così grande che il Cristo stesso, nella
persona dei poveri reclama come a voce alta la carità dei suoi discepoli. Si
eviti questo scandalo: mentre alcune nazioni, i cui abitanti per la maggior
parte si dicono cristiani, godono d'una grande abbondanza di beni, altre
nazioni sono prive del necessario e sono afflitte dalla fame, dalla malattia e
da ogni sorta di miserie. Lo spirito di povertà e d'amore è infatti la gloria e
il segno della Chiesa di Cristo.
Sono, pertanto, da lodare e da
incoraggiare quei cristiani, specialmente i giovani, che spontaneamente si
offrono a soccorrere gli altri uomini e le altre nazioni. Anzi spetta a tutto
il popolo di Dio, dietro la parola e l'esempio dei suoi vescovi, sollevare,
nella misura delle proprie forze, la miseria di questi tempi; e ciò, secondo
l'antico uso della Chiesa, attingendo non solo dal superfluo, ma anche dal necessario.
Le collette e la distribuzione dei
soccorsi materiali, senza essere organizzate in una maniera troppo rigida e
uniforme, devono farsi secondo un piano diocesano, nazionale e mondiale;
ovunque la cosa sembri opportuna, si farà in azione congiunta tra cattolici e
altri fratelli cristiani. Infatti lo spirito di carità non si oppone per nulla
all'esercizio provvido e ordinato dell'azione sociale e caritativa; anzi
l'esige. È perciò necessario che quelli che vogliono impegnarsi al servizio
delle nazioni in via di sviluppo ricevano una formazione adeguata in istituti
specializzati.
88. Christians
should cooperate willingly and wholeheartedly in establishing an international
order that includes a genuine respect for all freedoms and amicable brotherhood
between all. This is all the more pressing since the greater part of the world
is still suffering from so much poverty that it is as if Christ Himself were
crying out in these poor to beg the charity of the disciples. Do not let men,
then, be scandalized because some countries with a majority of citizens who are
counted as Christians have an abundance of wealth, whereas others are deprived
of the necessities of life and are tormented with hunger, disease, and every
kind of misery. The spirit of poverty and charity are the glory and witness of
the Church of Christ.
Those Christians
are to be praised and supported, therefore, who volunteer their services to
help other men and nations. Indeed, it is the duty of the whole People of God,
following the word and example of the bishops, to alleviate as far as they are
able the sufferings of the modern age. They should do this too, as was the
ancient custom in the Church, out of the substance of their goods, and not only
out of what is superfluous.
The procedure of
collecting and distributing aids, without being inflexible and completely
uniform, should nevertheless be carried on in an orderly fashion in dioceses,
nations, and throughout the entire world. Wherever it seems convenient, this
activity of Catholics should be carried on in unison with other Christian
brothers. For the spirit of charity does not forbid, but on the contrary
commands that charitable activity be carried out in a careful and orderly
manner. Therefore, it is essential for those who intend to dedicate themselves
to the services of the developing nations to be properly trained in appropriate
institutes.
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MOMENTO STRAORDINARIO DI PREGHIERA
IN TEMPO DI EPIDEMIA
PRESIEDUTO DAL SANTO PADRE
FRANCESCO
Sagrato della Basilica di San Pietro
Venerdì, 27 marzo 2020
«Venuta la sera» (Mc 4,35).
Così inizia il Vangelo che abbiamo ascoltato. Da settimane sembra che sia scesa
la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città;
si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio
assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio:
si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo
trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi
alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di
trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso
tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi
di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti. Come quei discepoli,
che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: «Siamo perduti» (v. 38),
così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per
conto suo, ma solo insieme.
È facile ritrovarci in
questo racconto. Quello che risulta difficile è capire l’atteggiamento di Gesù.
Mentre i discepoli sono naturalmente allarmati e disperati, Egli sta a poppa,
proprio nella parte della barca che per prima va a fondo. E che cosa fa?
Nonostante il trambusto, dorme sereno, fiducioso nel Padre – è l’unica volta in
cui nel Vangelo vediamo Gesù che dorme –. Quando poi viene svegliato, dopo aver
calmato il vento e le acque, si rivolge ai discepoli in tono di rimprovero:
«Perché avete paura? Non avete ancora fede?» (v. 40).
Cerchiamo di
comprendere. In che cosa consiste la mancanza di fede dei discepoli, che si
contrappone alla fiducia di Gesù? Essi non avevano smesso di credere in Lui,
infatti lo invocano. Ma vediamo come lo invocano: «Maestro, non t’importa che
siamo perduti?» (v. 38). Non t’importa: pensano che Gesù si
disinteressi di loro, che non si curi di loro. Tra di noi, nelle nostre
famiglie, una delle cose che fa più male è quando ci sentiamo dire: “Non
t’importa di me?”. È una frase che ferisce e scatena tempeste nel cuore. Avrà
scosso anche Gesù. Perché a nessuno più che a Lui importa di noi. Infatti, una
volta invocato, salva i suoi discepoli sfiduciati.
La tempesta smaschera la
nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con
cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini
e priorità. Ci dimostra come abbiamo lasciato addormentato e abbandonato ciò
che alimenta, sostiene e dà forza alla nostra vita e alla nostra comunità. La
tempesta pone allo scoperto tutti i propositi di “imballare” e dimenticare ciò
che ha nutrito l’anima dei nostri popoli; tutti quei tentativi di anestetizzare
con abitudini apparentemente “salvatrici”, incapaci di fare appello alle nostre
radici e di evocare la memoria dei nostri anziani, privandoci così dell’immunità
necessaria per far fronte all’avversità.
Con la tempesta, è
caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri “ego”
sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una
volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo
sottrarci: l’appartenenza come fratelli.
«Perché avete paura?
Non avete ancora fede?». Signore, la tua Parola stasera ci colpisce e ci
riguarda, tutti. In questo nostro mondo, che Tu ami più di noi, siamo andati
avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto. Avidi di guadagno,
ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo
fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e
ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro
pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di
rimanere sempre sani in un mondo malato. Ora, mentre stiamo in mare agitato, ti
imploriamo: “Svegliati Signore!”.
«Perché avete paura?
Non avete ancora fede?». Signore, ci rivolgi un appello, un appello alla
fede. Che non è tanto credere che Tu esista, ma venire a Te e fidarsi di Te. In
questa Quaresima risuona il tuo appello urgente: “Convertitevi”, «ritornate a
me con tutto il cuore» (Gl 2,12). Ci chiami a cogliere questo tempo
di prova come un tempo di scelta. Non è il tempo del tuo giudizio,
ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa,
di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare
la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri. E possiamo
guardare a tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito
donando la propria vita. È la forza operante dello Spirito riversata e plasmata
in coraggiose e generose dedizioni. È la vita dello Spirito capace di
riscattare, di valorizzare e di mostrare come le nostre vite sono tessute e
sostenute da persone comuni – solitamente dimenticate – che non compaiono nei
titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle
dell’ultimo show ma, senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli
avvenimenti decisivi della nostra storia: medici, infermiere e infermieri,
addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze
dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti ma tanti altri che hanno
compreso che nessuno si salva da solo. Davanti alla sofferenza, dove si misura
il vero sviluppo dei nostri popoli, scopriamo e sperimentiamo la preghiera
sacerdotale di Gesù: «che tutti siano una cosa sola» (Gv 17,21).
Quanta gente esercita ogni giorno pazienza e infonde speranza, avendo cura di
non seminare panico ma corresponsabilità. Quanti padri, madri, nonni e nonne,
insegnanti mostrano ai nostri bambini, con gesti piccoli e quotidiani, come
affrontare e attraversare una crisi riadattando abitudini, alzando gli sguardi
e stimolando la preghiera. Quante persone pregano, offrono e intercedono per il
bene di tutti. La preghiera e il servizio silenzioso: sono le nostre armi
vincenti.
«Perché avete paura?
Non avete ancora fede?». L’inizio della fede è saperci bisognosi di
salvezza. Non siamo autosufficienti, da soli; da soli affondiamo: abbiamo
bisogno del Signore come gli antichi naviganti delle stelle. Invitiamo Gesù
nelle barche delle nostre vite. Consegniamogli le nostre paure, perché Lui le
vinca. Come i discepoli sperimenteremo che, con Lui a bordo, non si fa
naufragio. Perché questa è la forza di Dio: volgere al bene tutto quello che ci
capita, anche le cose brutte. Egli porta il sereno nelle nostre tempeste,
perché con Dio la vita non muore mai.
Il Signore ci interpella
e, in mezzo alla nostra tempesta, ci invita a risvegliare e attivare la
solidarietà e la speranza capaci di dare solidità, sostegno e significato a
queste ore in cui tutto sembra naufragare. Il Signore si risveglia per
risvegliare e ravvivare la nostra fede pasquale. Abbiamo un’ancora: nella sua
croce siamo stati salvati. Abbiamo un timone: nella sua croce siamo stati
riscattati. Abbiamo una speranza: nella sua croce siamo stati risanati e
abbracciati affinché niente e nessuno ci separi dal suo amore redentore. In
mezzo all’isolamento nel quale stiamo patendo la mancanza degli affetti e degli
incontri, sperimentando la mancanza di tante cose, ascoltiamo ancora una volta
l’annuncio che ci salva: è risorto e vive accanto a noi. Il Signore ci
interpella dalla sua croce a ritrovare la vita che ci attende, a guardare verso
coloro che ci reclamano, a rafforzare, riconoscere e incentivare la grazia che
ci abita. Non spegniamo la fiammella smorta (cfr Is 42,3), che
mai si ammala, e lasciamo che riaccenda la speranza.
Abbracciare la sua croce
significa trovare il coraggio di abbracciare tutte le contrarietà del tempo
presente, abbandonando per un momento il nostro affanno di onnipotenza e di
possesso per dare spazio alla creatività che solo lo Spirito è capace di
suscitare. Significa trovare il coraggio di aprire spazi dove tutti possano
sentirsi chiamati e permettere nuove forme di ospitalità, di fraternità, di
solidarietà. Nella sua croce siamo stati salvati per accogliere la speranza e
lasciare che sia essa a rafforzare e sostenere tutte le misure e le strade
possibili che ci possono aiutare a custodirci e custodire. Abbracciare il
Signore per abbracciare la speranza: ecco la forza della fede, che libera dalla
paura e dà speranza.
«Perché avete paura?
Non avete ancora fede?». Cari fratelli e sorelle, da questo luogo, che
racconta la fede rocciosa di Pietro, stasera vorrei affidarvi tutti al Signore,
per l’intercessione della Madonna, salute del suo popolo, stella del mare in
tempesta. Da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo scenda su di voi,
come un abbraccio consolante, la benedizione di Dio. Signore, benedici il
mondo, dona salute ai corpi e conforto ai cuori. Ci chiedi di non avere paura.
Ma la nostra fede è debole e siamo timorosi. Però Tu, Signore, non lasciarci in
balia della tempesta. Ripeti ancora: «Voi non abbiate paura» (Mt 28,5).
E noi, insieme a Pietro, “gettiamo in Te ogni preoccupazione, perché Tu hai
cura di noi” (cfr 1 Pt 5,7).
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EXTRAORDINARY
MOMENT OF PRAYER
PRESIDED OVER BY POPE
FRANCIS
Sagrato of St Peter’s Basilica
Friday, 27 March 2020
“When evening had
come” (Mk 4:35). The Gospel passage we have just heard begins like
this. For weeks now it has been evening. Thick darkness has gathered over our
squares, our streets and our cities; it has taken over our lives, filling
everything with a deafening silence and a distressing void, that stops
everything as it passes by; we feel it in the air, we notice in people’s
gestures, their glances give them away. We find ourselves afraid and lost. Like
the disciples in the Gospel we were caught off guard by an unexpected, turbulent
storm. We have realized that we are on the same boat, all of us fragile and
disoriented, but at the same time important and needed, all of us called to row
together, each of us in need of comforting the other. On this boat… are all of
us. Just like those disciples, who spoke anxiously with one voice, saying “We
are perishing” (v. 38), so we too have realized that we cannot go on thinking
of ourselves, but only together can we do this.
It is easy to
recognize ourselves in this story. What is harder to understand is Jesus’
attitude. While his disciples are quite naturally alarmed and desperate, he
stands in the stern, in the part of the boat that sinks first. And what does he
do? In spite of the tempest, he sleeps on soundly, trusting in the Father; this
is the only time in the Gospels we see Jesus sleeping. When he wakes up, after
calming the wind and the waters, he turns to the disciples in a reproaching
voice: “Why are you afraid? Have you no faith?” (v. 40).
Let us try to
understand. In what does the lack of the disciples’ faith consist, as
contrasted with Jesus’ trust? They had not stopped believing in him; in fact,
they called on him. But we see how they call on him: “Teacher, do you not care
if we perish?” (v. 38). Do you not care: they think that Jesus is
not interested in them, does not care about them. One of the things that hurts
us and our families most when we hear it said is: “Do you not care about me?”
It is a phrase that wounds and unleashes storms in our hearts. It would have
shaken Jesus too. Because he, more than anyone, cares about us. Indeed, once
they have called on him, he saves his disciples from their discouragement.
The storm exposes
our vulnerability and uncovers those false and superfluous certainties around
which we have constructed our daily schedules, our projects, our habits and
priorities. It shows us how we have allowed to become dull and feeble the very
things that nourish, sustain and strengthen our lives and our communities. The
tempest lays bare all our prepackaged ideas and forgetfulness of what nourishes
our people’s souls; all those attempts that anesthetize us with ways of
thinking and acting that supposedly “save” us, but instead prove incapable of
putting us in touch with our roots and keeping alive the memory of those who
have gone before us. We deprive ourselves of the antibodies we need to confront
adversity.
In this storm, the
façade of those stereotypes with which we camouflaged our egos, always worrying
about our image, has fallen away, uncovering once more that (blessed) common
belonging, of which we cannot be deprived: our belonging as brothers and
sisters.
“Why are you afraid? Have you no faith?” Lord, your word this evening strikes us and regards us, all of us. In
this world, that you love more than we do, we have gone ahead at breakneck
speed, feeling powerful and able to do anything. Greedy for profit, we let
ourselves get caught up in things, and lured away by haste. We did not stop at
your reproach to us, we were not shaken awake by wars or injustice across the
world, nor did we listen to the cry of the poor or of our ailing planet. We
carried on regardless, thinking we would stay healthy in a world that was sick.
Now that we are in a stormy sea, we implore you: “Wake up, Lord!”.
“Why are you afraid? Have you no faith?” Lord, you are calling to us, calling us to faith. Which is not so much
believing that you exist, but coming to you and trusting in you. This Lent your
call reverberates urgently: “Be converted!”, “Return to me with all your heart”
(Joel 2:12). You are calling on us to seize this time of trial as
a time of choosing. It is not the time of your judgement, but of
our judgement: a time to choose what matters and what passes away, a time to
separate what is necessary from what is not. It is a time to get our lives back
on track with regard to you, Lord, and to others. We can look to so many
exemplary companions for the journey, who, even though fearful, have reacted by
giving their lives. This is the force of the Spirit poured out and fashioned in
courageous and generous self-denial. It is the life in the Spirit that can
redeem, value and demonstrate how our lives are woven together and sustained by
ordinary people – often forgotten people – who do not appear in newspaper and
magazine headlines nor on the grand catwalks of the latest show, but who
without any doubt are in these very days writing the decisive events of our
time: doctors, nurses, supermarket employees, cleaners, caregivers, providers
of transport, law and order forces, volunteers, priests, religious men and
women and so very many others who have understood that no one reaches salvation
by themselves. In the face of so much suffering, where the authentic
development of our peoples is assessed, we experience the priestly prayer of
Jesus: “That they may all be one” (Jn 17:21). How many people every
day are exercising patience and offering hope, taking care to sow not panic but
a shared responsibility. How many fathers, mothers, grandparents and teachers
are showing our children, in small everyday gestures, how to face up to and
navigate a crisis by adjusting their routines, lifting their gaze and fostering
prayer. How many are praying, offering and interceding for the good of all.
Prayer and quiet service: these are our victorious weapons.
“Why are you afraid? Have you no faith”?
Faith begins when we realise we are in need of salvation. We are not
self-sufficient; by ourselves we founder: we need the Lord, like ancient
navigators needed the stars. Let us invite Jesus into the boats of our lives.
Let us hand over our fears to him so that he can conquer them. Like the
disciples, we will experience that with him on board there will be no
shipwreck. Because this is God’s strength: turning to the good everything that
happens to us, even the bad things. He brings serenity into our storms, because
with God life never dies.
The Lord asks us
and, in the midst of our tempest, invites us to reawaken and put into practice
that solidarity and hope capable of giving strength, support and meaning to
these hours when everything seems to be floundering. The Lord awakens so as to
reawaken and revive our Easter faith. We have an anchor: by his cross we have
been saved. We have a rudder: by his cross we have been redeemed. We have a
hope: by his cross we have been healed and embraced so that nothing and no one
can separate us from his redeeming love. In the midst of isolation when we are
suffering from a lack of tenderness and chances to meet up, and we experience
the loss of so many things, let us once again listen to the proclamation that
saves us: he is risen and is living by our side. The Lord asks us from his
cross to rediscover the life that awaits us, to look towards those who look to
us, to strengthen, recognize and foster the grace that lives within us. Let us
not quench the wavering flame (cf. Is 42:3) that never falters, and
let us allow hope to be rekindled.
Embracing his
cross means finding the courage to embrace all the hardships of the present
time, abandoning for a moment our eagerness for power and possessions in order
to make room for the creativity that only the Spirit is capable of inspiring.
It means finding the courage to create spaces where everyone can recognize that
they are called, and to allow new forms of hospitality, fraternity and
solidarity. By his cross we have been saved in order to embrace hope and let it
strengthen and sustain all measures and all possible avenues for helping us
protect ourselves and others. Embracing the Lord in order to embrace hope: that
is the strength of faith, which frees us from fear and gives us hope.
“Why are you afraid? Have you no faith”?Dear brothers and sisters, from this place that tells of Peter’s rock-solid
faith, I would like this evening to entrust all of you to the Lord, through the
intercession of Mary, Health of the People and Star of the stormy Sea. From
this colonnade that embraces Rome and the whole world, may God’s blessing come
down upon you as a consoling embrace. Lord, may you bless the world, give
health to our bodies and comfort our hearts. You ask us not to be afraid. Yet
our faith is weak and we are fearful. But you, Lord, will not leave us at the
mercy of the storm. Tell us again: “Do not be afraid” (Mt 28:5).
And we, together with Peter, “cast all our anxieties onto you, for you care
about us” (cf. 1 Pet 5:7).
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Letture bibliche della
Messa - Biblical readings of the Mass
Prima lettura
Dal libro del profeta
Ezechiele (Ez 37,12-14))
From the book of prophet Ezekiel (Ezek
37:12-14)
Così dice il
Signore Dio: «Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre
tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra d'Israele. Riconoscerete che io
sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri
sepolcri, o popolo mio. Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò
riposare nella vostra terra. Saprete che io sono il Signore. L'ho detto e lo
farò». Oracolo del Signore Dio.
(The Lord said to Ezekiel)
“Prophesy to my people and say to them, ‘Thus says the Lord God: I am going to
open your graves, and bring you up from your graves, O my people; and I will
bring you back to the land of Israel. And you shall know that I am the Lord,
when I open your graves, and bring you up from your graves, O my people.’
I will put my spirit within you, and you
shall live, and I will place you on your own soil; then you shall know that I,
the Lord, have spoken and will act,” says the Lord.
Salmo responsoriale
Dal salmo 129
Responsorial psalm
From the
psalm 129
Ritornello / Response:
Il Signore è bontà e misericordia.
With the Lord there is
mercy and fullness of redemption
Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia supplica.
Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi ti può resistere?
Ma con te è il perdono:
così avremo il tuo timore.
Io spero, Signore.
Spera l'anima mia,
attendo la sua parola.
L'anima mia è rivolta al Signore
più che le sentinelle all'aurora.
Più che le sentinelle l'aurora,
Israele attenda il Signore,
perché con il Signore è la misericordia
e grande è con lui la redenzione.
Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe.
Out of the
depths I cry to you, O Lord,
Lord, hear my voice!
O let your ear be attentive
to the voice of my pleading.
If you, O Lord, should mark our guilt,
Lord, who would survive?
But with you is found forgiveness:
for this we revere you.
My soul is waiting for the Lord,
I count on his word.
My soul is longing for the Lord
more than watchman for daybreak.
Let the watchman count on daybreak
and Israel on the Lord.
Because with the Lord there is mercy
and fullness of redemption,
Israel indeed he will redeem
from all its iniquity.
Seconda lettura
Dalla lettera di San Paolo apostolo ai
Romani (Rm 8,8-11)
Second reading
From the letter of St. Paul the Apostle to the Romans (Rom
8:8-11)
Fratelli, quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono
piacere a Dio. Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello
Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo
Spirito di Cristo, non gli appartiene. Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo
è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. E se lo Spirito
di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha
risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per
mezzo del suo Spirito che abita in voi.
Acclamazione al Vangelo
Acclamation to the Gospel
Alleluia, alleluia.
Io sono la risurrezione e la vita, dice il
Signore,
chi crede in me non morirà in eterno. (Cfr. Gv 11,25a.26)
I am the resurrection and the
life, says the Lord,
whoever believes in me will
not die forever. (Cf. Jn 11.25 to 26)
Alleluia.
Vangelo
Dal Vangelo secondo Giovanni (11, 1-45)
Gospel
From the Gospel according to John (Jn 11:1,45)
In quel tempo,
un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era
malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i
piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono
dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All'udire
questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria
di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù
amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per
due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo
in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di
lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore
del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di
questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».
Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s'è
addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli:
«Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di
lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse
loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere
stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato
Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro.
Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano
venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì
che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta
disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!
Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà».
Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà
nella risurrezione dell'ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione
e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me,
non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che
tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». Dette queste
parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro
è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non
era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata
incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo
Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere
al sepolcro. Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò
ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non
sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei
che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò:
«Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò
in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro
dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che
costui non morisse?». Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si
recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse
Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore,
manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho
detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra.
Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai
ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l'ho detto per la gente che
mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a
gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con
bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e
lasciàtelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di
ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.
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A man named Lazarus was sick. He was from Bethany, the village of Mary
and her sister Martha. (This Mary, whose brother Lazarus now
lay sick, was the same one who poured perfume on the Lord and wiped his feet
with her hair.) So the sisters sent word to Jesus,
“Lord, the one you love is sick.”
When Jesus heard it, he said, “This
illness does not lead to death; rather it is for God’s glory, so that the Son
of God may be glorified through it.” Accordingly, though Jesus loved Martha and
her sister and Lazarus, after having heard that Lazarus was ill, he stayed two
days longer in the place where he was. Then after this he said to the
disciples, “Let us go to Judea again.”
The disciples said to him, “Rabbi, the
Jews were just now trying to stone you, and are you going there again?” Jesus
answered, “Are there not twelve hours of daylight? Those who walk during the
day do not stumble, because they see the light of this world. But those who
walk at night stumble, because the light is ot in them.” After saying this, he
told them, “Our friend Lazarus has fallen asleep, but I am going there to
awaken him.”
The disciples said to him, “Lord, if he
has fallen asleep, he will be all right.” Jesus, however, had been speaking
about his death, but they thought that he was referring merely to sleep. Then
Jesus told them plainly, “Lazarus is dead. For your sake I am glad I was not
there, so that you may believe. But let us go to him.” Thomas, who was called
the Twin, said to his fellow disciples, “Let us also go, that we may die with
him.”
When Jesus arrived, he found that Lazarus
had already been in the tomb four days. Now Bethany was near Jerusalem, some
two miles away, and many of the Jews had come to Martha and Mary to console
them about their brother. When Martha heard that Jesus was coming, she went and
met him, while Mary stayed at home. Martha said to Jesus, “Lord, if you had
been here, my brother would not have died. Buteven now I know that God will
give you whatever you ask of him.” Jesus said to her, “Your brother will rise
again.” Martha said to him, “I know that he will rise again in the resurrection
on the last day.”
Jesus said to her, “I am the resurrection
and the life. Those who believe in me, even though they die, will live, and
everyone who lives and believes in me will never die. Do you believe this?” She
said to him, “Yes, Lord, I believe that you are the Messiah, the Son of God,
the one coming into the world.”
When she had said this, she went back and
called her sister Mary, and told her privately, “The Teacher is here and is
calling for you.” And when she heard it, she got up quickly and went to him. Now
Jesus had not yet come to the village, but was still at the place where Martha
had met him. The Jews who were with her in the house, consoling her, saw Mary
get up quickly and go out. They followed her because they thought that she was
going to the tomb to wep there. When Mary came where Jesus was and saw him, she
knelt at his feet and said to him, “Lord, if you had been here, my brother
would not have died.”
When Jesus saw her weeping, and the Jews
who came with her also weeping, he was greatly disturbed in spirit and deeply
moved. He said, “Where have you laid him?” They said to him, “Lord, come and
see.” Jesus began to weep. So the Jews said, “See how he loved him!” But some
of them said, “Could not he who opened the eyes of the blind man have kept this
man from dying?”
Jesus, once more deeply moved, came to the
tomb. It was a cave with a stone laid across the entrance. “Take
away the stone,” he said.
Martha, the sister of the dead man, said
to him, “Lord, already there is a stench because he has been dead four days.”
Jesus said to her, “Did I not tell you that if you believed, you would see the
glory of God?” So they took away the stone. And Jesus looked upward and said,
“Father, I thank you for having heard me. I knew that you always hear me, but I
have said this for the sake of the crowd standing here, so that they may
believe that you sent me.”
When he had said this, he cried with a
loud voice, “Lazarus, come out!” The dead man came out, his hands and feet
bound with strips of cloth, and his face wrapped in a cloth. Jesus said to
them, “Unbind him, and let him go.” Many of the Jews therefore, who had come
with Mary and had seen what Jesus did, believed in him.
Sintesi dell’omelia
della Messa trasmessa dal canale televisivo Rai TV 1 alle ore undici
Summary of the homily of the Mass broadcast by the Rai TV channel 1
at eleven o'clock
Carissimi fratelli e sorelle,
la Liturgia della Parola di questa
quinta Domenica di Quaresima inizia con la visione di Ezechiele: «Aprirò le
vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri; farò entrare in voi lo
spirito e rivivrete». Visione profetica e di grande speranza. Ad essa fa eco
san Paolo nella lettera ai Romani: «Se lo spirito che ha risuscitato Gesù dai
morti abita in voi, darà anche ai vostri corpi mortali la vita». E ci
introducono nella catechesi del Vangelo. Itinerario di essenzialità, che ci
presenta Gesù che disseta la nostra sete, luce che illumina il nostro cammino,
vita vera che dà vita.
L’evangelista ci porta a Betania, luogo dove
il Signore si recava presso i suoi amici Lazzaro, Marta e Maria. Siamo al
culmine dei segni del Signore: la vittoria della vita sulla morte.
Lazzaro è malato, mandano a chiamare il Maestro, ma lui non va:
l’apparente silenzio di Dio. Quante volte ci chiediamo: “Dove sei Signore?”.
Gesù vuole dare un segno di fronte alla morte, “Perché voi crediate”. E si vive
la tragedia. Lazzaro, amico di Gesù, è morto. Gesù si fa presente. Le sorelle,
come tutti, sono in totale dolore di disperazione, come accade anche oggi.
Quanti di noi, di fronte a morti improvvise, dolorose, tragiche, poniamo al
Signore la stessa domanda di Marta: “Se tu Signore fossi stato qui, se avessi
dato un segno…”. Gesù dice a lei, allora,
ma anche a noi oggi - ricordiamolo, la Parola di Dio è attualità, ci parla, ci
interpella nell’oggi del nostro presente-: «Tu fratello risorgerà. Io sono la resurrezione e la vita, chi crede in
me vivrà in eterno.» Questa, fratelli e sorelle, è la nostra fede.
Anche a noi Marta oggi ci dice
“Vieni, il Maestro è qui e ti chiama”. Ci invita ad alzarci, a non stare fermi
nel nostro dolore. Anche di fronte al dolore della morte attuale, Gesù ha compassione. Cum-passio
[parola latina, da cui deriva quella italiana, e che è composta da con e patire,
patire con]. Vive anche lui la
passione, il dramma, di ognuno di noi di fronte a quell’ultima barriera invalicabile
che è la morte. Volle essere partecipe: «Dove l’avete portato?». «Vieni e
vedi». Una giorno lui aveva invitato dei
pescatori ad andare a vedere dove lui era.
Ora sono delle persone affrante dal dolore che gli dicono: «Maestro,
vieni e vedi». E’ l’uomo, ognuno di noi, che chiama Dio ad essergli vicino e
partecipe nel dolore. Gesù si commuove e
piange. Un Dio che piange! L’Assoluto, l’Eterno! Ci rivela il volto del Dio di
Gesù Cristo, il vero volto di Dio.
Fratello, sorella che soffri, che sei nell’angoscia, Dio piange con te.
Condivide il dolore, la sofferenza e, sulla Croce, la morte. E Gesù si
manifesta Signore della morte e della vita: «Lazzaro, vieni fuori!». Anche a
noi grida: «Vieni fuori!». Esci dalla tua tomba, dalle tenebre, dalle piccole sicurezze,
dai pregiudizi, dagli egoismi. Torna a vivere!
Il Signore ci chiama a testimoniare una vita nuova, che va al di là del
mistero della morte.
In questi giorni di vita e di morte, per alcuni di morte atroce, senza
conforto, la fede ci fa gridare che Cristo ha vinto la morte, e ci invita,
meditando su di essa, ad un rinnovato impegno d’amore, per la vita, per la vita
di tutti, familiari, amici, poveri, disagiati, immigrati, rom, nessuno escluso.
A lui chiediamo questa forza.
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Dear brothers
and sisters,
the Liturgy of the Word of this fifth Sunday
of Lent begins with Ezekiel's vision: «I will open your graves and I will bring
you out of your tombs; I will let the spirit enter you and you will live again
». Prophetic and hopeful vision. Saint Paul echoes it in the letter to the
Romans: "If the spirit that raised Jesus from the dead lives in you, he
will also give your mortal bodies life". And they introduce us to the
catechesis of the Gospel. An itinerary of essentiality, presented by Jesus who
quenches our thirst, light that illuminates our journey, real life that gives
life.
The
evangelist takes us to Bethany, the place where the Lord went to his friends
Lazarus, Martha and Mary. We are at the peak of the signs of the Lord: the
victory of life over death.
Lazarus
is sick, they send for the Master, but he does not go: the apparent silence of
God. How many times we ask ourselves: "Where are you Lord?". Jesus
wants to give a sign in the face of death, "Because you believe". And
the tragedy is experienced. Lazarus, a friend of Jesus, is dead. Jesus makes
himself present. The sisters, like everyone else, are in total pain of despair,
as is the case today. How many of us, faced with sudden, painful, tragic
deaths, ask the Lord the same question as Martha: "If you Lord had been
here, if you had given a sign ...". Jesus said to her then, but also to us
today - let us remember, the Word of God is topical, speaks to us, challenges
us in the present day of our present -: "You brother will rise again. I am
the resurrection and the life, whoever believes in me will live forever. "
This, brothers and sisters, is our faith.
Even to us Martha today tells us "Come,
the Master is here and calls you". He invites us to get up, not to stand
still in our pain. Even in the face of the pain of present death, Jesus has
compassion. Cum-passio [Latin word, from which the English one derives, and
which is composed of with (cum) and suffer (passio), suffer with]. He too lives the passion,
the drama, of each of us in the face of that last insurmountable barrier that
is death. He wanted to be a participant: "Where did you take him?".
"Come and see." One day he had invited fishermen to go and see where
he was. Now they are painful people who say to him: «Master, come and see». It
is the man, each of us, who calls God to be close to him and participate in the
pain. Jesus is moved and cries. A God who cries! The Absolute, the Eternal! He
reveals to us the face of the God of Jesus Christ, the true face of God.
Brother,
sister who suffers, who are in anguish, God weeps with you. It shares pain,
suffering and, on the Cross, death. And Jesus manifests himself Lord of death
and life: «Lazarus, come out!». Also to us he shouts: «Come out!». Get out of
your grave, from the darkness, from the little certainties, from the
prejudices, from the selfishness. Come back to live!
The
Lord calls us to witness a new life, which goes beyond the mystery of death.
In
these days of life and death, for some of atrocious death, without comfort,
faith makes us cry out that Christ has overcome death, and invites us,
meditating on it, to a renewed commitment of love, for life , for the life of
everyone, family, friends, poor, disadvantaged, immigrants, Roma, none
excluded. We ask him for this strength.
Sintesi di Mario Ardigò, per come ha
compreso le parole del celebrante.
Summary of Mario
Ardigò, as how he understood the words of the celebrant.
Avvisi del parroco / Notices from the parson
/
Avvisi di Azione Cattolica: / Catholic Action Notices:
Le riunioni infrasettimanali del
gruppo parrocchiale di Azione Cattolica fino alla cessazione dell’emergenza
sanitaria nazionale per il pericolo di contagio della malattia Covid19.
The midweek
meetings of the parish group of Catholic Action until the cessation of the
national health emergency due to the danger of contagion of Covid disease19.
Le Liturgie della Settimana Santa saranno diffuse
in diretta sul canale Youtube
sul quale rimarranno disponibili anche per una successiva
visione.