Osservazioni ambientali: sereno,
velato. Temperatura ambientale: 25°C.
Alla Messa delle nove il gruppo di
A.C. si siede nei banchi di sinistra, a fianco dell’altare, guardando l’abside.
Canti della Messa delle nove: ingresso, Cantico
dei Redenti; Offertorio, Accogli i
nostri doni; Comunione,
Signore da chi andremo? ;
finale: Andate per le strade .
Alla Messa delle dieci ci sarà il primo turno delle Prime Comunioni.
Buona domenica a
tutti i lettori e auguri di buon proseguimento nella vita di fede ai ragazzi
che oggi riceveranno la Prima Comunione!
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Pillola di
Concilio
dalla Costituzione
dogmatica sulla Chiesa Luce per le genti
- Lumen gentium, del Concilio
Vaticano 2° (1962-1965)
Le immagini della Chiesa
6. Come già
nell'Antico Testamento la rivelazione del regno viene spesso proposta in
figure, così anche ora l'intima natura
della Chiesa ci si fa conoscere attraverso immagini varie, desunte sia
dalla vita pastorale o agricola, sia dalla costruzione di edifici o anche dalla
famiglia e dagli sponsali, e che si trovano già abbozzate nei libri dei
profeti.
La Chiesa infatti è un
ovile, la cui porta unica e necessaria è Cristo (cfr. Gv 10,1-10). È pure un gregge, di cui Dio stesso ha
preannunziato che ne sarebbe il pastore (cfr. Is 40,11; Ez 34,11 ss), e le cui
pecore, anche se governate da pastori umani, sono però incessantemente condotte
al pascolo e nutrite dallo stesso Cristo,
il buon Pastore e principe dei pastori (cfr. Gv 10,11; 1 Pt 5,4), il quale
ha dato la vita per le pecore (cfr. Gv 10,11-15).
La Chiesa è il podere o
campo di Dio (cfr. 1 Cor 3,9). In quel campo cresce l'antico olivo, la cui
santa radice sono stati i patriarchi e nel quale è avvenuta e avverrà la
riconciliazione dei Giudei e delle Genti (cfr. Rm 11,13-26). Essa è stata
piantata dal celeste agricoltore come vigna
scelta (Mt 21,33-43, par.; cfr. Is 5,1 ss). Cristo è la vera vite, che dà vita e fecondità ai tralci, cioè a
noi, che per mezzo della Chiesa rimaniamo in lui, e senza di lui nulla possiamo
fare (cfr. Gv 15,1-5).
Più spesso ancora la Chiesa è detta edificio di Dio (cfr. 1 Cor 3,9). Il Signore stesso si paragonò alla pietra che i costruttori hanno
rigettata, ma che è divenuta la pietra angolare (Mt 21,42 par.). Sopra quel
fondamento la Chiesa è costruita dagli apostoli (cfr. 1 Cor 3,11) e da esso
riceve stabilità e coesione. Questo edificio viene chiamato in varie maniere: casa di Dio (cfr. 1 Tm 3,15), nella
quale cioè abita la sua famiglia, la dimora
di Dio nello Spirito (cfr. Ef 2,19-22), la dimora di Dio con gli uomini (cfr. Ap 21,3), e soprattutto tempio santo, il quale, rappresentato
dai santuari di pietra, è l'oggetto della lode dei santi Padri ed è paragonato
a giusto titolo dalla liturgia alla città santa, la nuova Gerusalemme. In essa
infatti quali pietre viventi veniamo a
formare su questa terra un tempio spirituale (cfr. 1 Pt 2,5). E questa città santa Giovanni la contempla
mentre, nel momento in cui si rinnoverà il mondo, scende dal cielo, da presso
Dio, « acconciata come sposa adornatasi per il suo sposo » (Ap 21,1s).
La Chiesa, chiamata « Gerusalemme
celeste » e « madre nostra »
(Gal 4,26; cfr. Ap 12,17), viene pure descritta come l'immacolata sposa dell'Agnello immacolato (cfr. Ap 19,7; 21,2 e 9;
22,17), sposa che Cristo « ha amato.. .
e per essa ha dato se stesso, al fine di santificarla » (Ef 5,26), che si è
associata con patto indissolubile ed incessantemente « nutre e cura » (Ef
5,29), che dopo averla purificata, volle a sé congiunta e soggetta nell'amore e
nella fedeltà (cfr. Ef 5,24), e che, infine, ha riempito per sempre di grazie
celesti, onde potessimo capire la carità di Dio e di Cristo verso di noi,
carità che sorpassa ogni conoscenza (cfr. Ef 3,19). Ma mentre la Chiesa compie su questa terra il suo pellegrinaggio lontana
dal Signore (cfr. 2 Cor 5,6), è come un esule, e cerca e pensa alle cose di
lassù, dove Cristo siede alla destra di Dio, dove la vita della Chiesa è
nascosta con Cristo in Dio, fino a che col suo sposo comparirà rivestita di
gloria (cfr. Col 3,1-4).
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Prima lettura
Dagli Atti degli apostoli (At 9,26-31)
In quei giorni, Saulo,
venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi ai discepoli, ma tutti avevano paura di
lui, non credendo che fosse un discepolo.
Allora Bàrnaba lo prese
con sé, lo condusse dagli apostoli e raccontò loro come, durante il viaggio,
aveva visto il Signore che gli aveva parlato e come in Damasco aveva predicato
con coraggio nel nome di Gesù. Così egli poté stare con loro e andava e veniva
in Gerusalemme, predicando apertamente nel nome del Signore. Parlava e
discuteva con quelli di lingua greca; ma questi tentavano di ucciderlo. Quando
vennero a saperlo, i fratelli lo condussero a Cesarèa e lo fecero partire per
Tarso.
La Chiesa era dunque in
pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samarìa: si consolidava e camminava
nel timore del Signore e, con il conforto dello Spirito Santo, cresceva di
numero.
Salmo responsoriale
Dal salmo 21
Ritornello:
A te la mia lode, Signore, nella grande
assemblea.
Scioglierò i miei voti davanti ai
suoi fedeli.
I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano;
il vostro cuore viva per sempre!.
Ricorderanno e torneranno al
Signore
tutti i confini della terra;
davanti a te si prostreranno
tutte le famiglie dei popoli.
A lui solo si prostreranno
quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere.
Ma io vivrò per lui,
lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
annunceranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
«Ecco l'opera del Signore!».
Seconda lettura
Dalla prima lettera di san Giovanni
apostolo (1Gv 3,18-24)
Figlioli, non
amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità.
In questo conosceremo che siamo dalla verità e
davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri.
Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa.
Carissimi, se il
nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa
chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e
facciamo quello che gli è gradito.
Questo è il suo
comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli
uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi
comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane
in noi: dallo Spirito che ci ha dato.
Vangelo
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15 1,8)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il
Padre mio è l'agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia,
e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già
puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se
stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io
sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto,
perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via
come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in
voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il
Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Sintesi dell’omelia della Messa delle nove
Come
la Chiesa delle origini, anche noi meditiamo sul significato della Pasqua.
Il brano evangelico, inserito negli
insegnamenti sul comandamento dell’amore e sull’amicizia, ci rivelano che non
dobbiamo inventarci nulla di nuovo: con la Passione, Morte e Resurrezione del
Signore e con il Battesimo ci è stato dato tutto, la vita divina, la salvezza.
Non dobbiamo conquistare nulla con i nostri sforzi. Tutto ci è stato dato fin
dall’inizio, è dono. Dobbiamo solo cercare di rimanere nel Signore. La
vita di fede, la religione, consiste in questo. Il verbo greco che traduciamo
in italiano con rimanere, richiama
anche l’idea del resistere e del dimorare. La Chiesa è la casa di coloro
che rimangono nel Signore e che abitano in lui. Egli è come la vite e
noi i tralci. I tralci servono solo a far passare la linfa. Se, nel paragone,
sostituiamo lo Spirito alla linfa, non sbagliamo. Rimanere nel Signore
significa far passare in noi il suo Spirito.
Il nostro cammino
è in realtà un rimanere nel Signore.
Dio ci vuole salvi e ci conduce alla salvezza:
il nostro compito è rimanere nel Signore.
La nostra preghiera sia dunque, oggi: aiutaci Signore a rimanere, a resistere, a
dimorare in Te, perché possiamo abitare per sempre in Te!.
Sintesi di Mario Ardigò, per come ha compreso
le parole del celebrante
Sintesi dell’omelia della Messa delle undici
Quando viviamo una
relazione d’amore o di affetto profondo, ad esempio con una persona che ci è
guida o maestra spirituale, vorremmo rimanere sempre in questo rapporto. Non
importa dove si è, quanto si è distanti o che cosa si riesce a condividere. Si
vuole rimanere in quella
relazione. Perché in quella relazione si sta bene, si traggono energia e la
grinta necessaia per procedere.
Il brano evangelico ci insegna che è di questo
tipo la relazione con Gesù. Lo fa con l’immagine della vigna.
Per gli antichi israeliti quella della vite fu una delle più importanti
colture, dopo che divennero sedentari. Da frutto della vita si fa il vino, che
dà gioia. Pertanto l’immagine della vigna, come immagine del popolo di Dio,
della quale Dio si prende cura come un’agricoltura, è molto usata. La propone
anche Gesù nel Vangelo proclamato oggi, che si inserisce nei discorsi di addio, nei quali si spiega il
senso della missione di Gesù .
Gesù si paragona alla vite, quindi si
immedesima nel popolo di Dio, nella vigna curata da Dio. Ci insegna come essere popolo di
Dio. Come Corpo di Cristo, nella relazione con Gesù, noi ci manifestiamo popolo
di Dio, vigna di Dio e diamo frutto.
Nel brano evangelico vengono utilizzati i due verbi fondamentali per i
discepoli: rimanere e portare
frutto.
La parola greca che traduciamo
in italiano con rimanere ha un senso dinamico, di movimento, di
crescita. Non significa stare fermi in un certo posto. Indica invece l’impegno
ad approfondire la relazione con Gesù, a crescere,
per dare frutto. Il frutto atteso è quello
della comunione con gli altri, fino ad estenderla ad ogni persona nel mondo,
compresi le genti di altre religioni e addirittura i nemici. Non si dà frutto se si pensa solo a sé stessi. Non è il frutto
atteso quello che si pretende di consumare da soli, solo a proprio vantaggio. La
religione intesa come sola devozione personale non è quella indicata dalla
nostra fede. Occorre invece mettersi alla sequela di Gesù, seguire il suo esempio, di lui che ha
dato la vita per noi, e i suoi insegnamenti, approfondire, crescendo, ad ogni
età, da giovani come da anziani, la nostra relazione con lui. Questo può essere
visto come un cammino nella fede. Se non si agisce cosi, si è come quei tralci
della vite che non danno frutto e che l’agricoltore taglia e getta nel fuoco,
come si legge nel brano evangelico.
Chiediamoci se da persone di fede abbiamo dato frutti. Preghiamo di rimanere sempre, e sempre più, nella relazione con Gesù,
e di dare così frutti di comunione.
Sintesi di Mario Ardigò, per come ha compreso
le parole del celebrante
-avvisi del
parroco:
- dal Primo Maggio
la Messa della sera sarà celebrata alle 19;
-
giovedi 3 maggio, primo giovedì del mese, dedicato alle vocazioni sacerdotali,
per tutta la giornata ma in particolare alla recita del Vespro, pregheremo anche per i seminaristi Massimiliano e
Francesco, che hanno collaborato in parrocchia quest’anno, i quali il 12 maggio
diverranno diaconi.
Avvisi di A.C.
- la prossima riunione infrasettimanale del
gruppo parrocchiale di AC si terrà martedì 8-5-17, alle ore 17, in sala rossa.