Tucidide insegna
Con l'aiuto di ChatGPT di OpenAI, eccovi un commento a questa frase: «Lo scambio Trump-Zelensky è la migliore illustrazione moderna del dialogo tra i Melii e gli Ateniesi di Tucidide»
Ecco l’illustrazione moderna del dialogo tra i Melii e gli Ateniesi, con un’ambientazione che mescola elementi classici e contemporanei per rappresentare la natura storica ma senza tempo del dibattito. Il dialogo tra i Melii e gli Ateniesi, narrato da Tucidide nella Guerra del Peloponneso (Libro V, 84-116), è uno degli esempi più celebri di realismo politico nella storia della filosofia e della politica. Si svolge nel 416 a.C., durante la guerra tra Atene e Sparta, e riguarda il tentativo degli Ateniesi di costringere l’isola di Melo (Melos), una piccola polis dorica, a sottomettersi al loro impero.
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Il contesto storico
Melo era una colonia spartana, ma si era mantenuta neutrale nel conflitto tra Atene e Sparta. Tuttavia, Atene, che mirava a consolidare il proprio dominio nell’Egeo, inviò un’ambasciata per negoziare la resa della città. I Melii, confidando nell’aiuto spartano e nella giustizia divina, rifiutarono. Questo portò a un tragico epilogo: Atene assediò la città, la conquistò e massacrò la popolazione maschile, riducendo in schiavitù donne e bambini.
Il contenuto del dialogo
A differenza di altri passi della Guerra del Peloponneso, dove Tucidide riporta i discorsi in forma oratoria, qui usa un dialogo diretto tra gli ambasciatori ateniesi e i rappresentanti dei Melii. Questo stile rende il confronto più drammatico e incisivo.
Le posizioni degli Ateniesi: la logica del potere
• Gli Ateniesi si presentano cinici e realisti, evitando riferimenti morali o ideali di giustizia.
• Affermano che il potere si impone sulla debolezza: “I forti fanno ciò che possono, i deboli soffrono ciò che devono.”
• Non si appellano a concetti come il diritto o la giustizia universale, ma sostengono che nel mondo politico conta solo la forza.
• Mettono in guardia i Melii: la loro resistenza è futile, perché Sparta non li aiuterà, e il loro destino sarà la distruzione.
Le posizioni dei Melii: la speranza e la giustizia
• I Melii rispondono opponendo argomenti morali e idealistici.
• Affermano che la loro neutralità dovrebbe essere rispettata e che è ingiusto essere costretti alla sottomissione.
• Ripongono fiducia nella giustizia divina e nella possibilità che Sparta, loro madrepatria, intervenga in loro aiuto.
• Insistono sul fatto che la resistenza è preferibile alla sottomissione, rifiutando di cedere senza combattere.
L’esito: la logica della forza prevale
Gli Ateniesi, dopo aver constatato l’intransigenza dei Melii, decidono di assediare la città, che dopo alcuni mesi cade. La popolazione maschile adulta viene sterminata, mentre donne e bambini sono ridotti in schiavitù. Melo viene ripopolata con coloni ateniesi.
Significato e interpretazioni
Il Dialogo di Melo è spesso interpretato come un manifesto del realismo politico: Tucidide mostra come nelle relazioni internazionali i discorsi sulla giustizia siano spesso irrilevanti, e la forza sia l’unico criterio che decide il destino degli Stati.
1. Realismo vs [= contro] idealismo → Atene rappresenta il realismo politico, secondo cui il mondo è dominato dalla legge del più forte. I Melii incarnano invece l’idealismo, basato su principi morali e speranze che si rivelano illusorie.
2. L’ipocrisia del potere → Atene giustifica il proprio dominio con la legge del più forte, ma quando subirà la sconfitta per mano di Sparta, si troverà essa stessa vittima della stessa logica che ha imposto agli altri.
3. Un monito per il futuro → Il dialogo è spesso citato come esempio della brutalità della politica internazionale, valido in ogni epoca. Molti lo vedono come un precursore della Realpolitik moderna, con echi nelle teorie di Machiavelli, Hobbes e Morgenthau.
Conclusione
Il dialogo tra Melii e Ateniesi è una delle sezioni più famose della Guerra del Peloponneso, perché mette in scena il conflitto tra potere e morale in modo brutale e senza compromessi. È un passaggio fondamentale per comprendere la visione politica di Tucidide e l’evoluzione del pensiero realistico nella storia delle relazioni internazionali.
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Tucidide (circa 460 a.C. – circa 395 a.C.) è uno dei più grandi storici dell'antichità, noto soprattutto per la sua opera La Guerra del Peloponneso, in cui descrive con rigore analitico il conflitto tra Atene e Sparta (431-404 a.C.). Considerato il padre della storiografia scientifica, si distinse per il suo metodo basato sull'indagine critica delle fonti e per il rifiuto di interpretazioni mitologiche o divine nella narrazione degli eventi.
Vita di Tucidide
Non si hanno molte informazioni sulla sua vita, ma sappiamo che era ateniese e proveniva da una famiglia aristocratica. Durante la guerra, fu stratega nel 424 a.C. ma, dopo aver fallito nel difendere Anfipoli dall'attacco spartano di Brasida, fu esiliato. Questo esilio gli permise di viaggiare e raccogliere informazioni da entrambe le parti in conflitto, migliorando la sua analisi storica.
L'opera principale: La Guerra del Peloponneso
L'unica opera di Tucidide giunta fino a noi è La Guerra del Peloponneso, che copre il periodo dal 431 al 411 a.C. L’opera si interrompe improvvisamente, probabilmente per la morte dello storico. Fu completata in parte dallo storico Senofonte nel suo Elleniche.
Caratteristiche principali:
- Metodo critico: Tucidide verifica le fonti, confronta testimonianze e cerca di esporre i fatti con oggettività.
- Realismo politico: La guerra è descritta come il risultato di conflitti di potere e interessi, senza interventi divini.
- Discorsi riportati: Inserisce orazioni di personaggi politici (come Pericle), costruendole in base a testimonianze, ma adattandole per esprimere il pensiero dell’epoca.
- Analisi delle cause profonde: Va oltre le cause immediate del conflitto e cerca di individuare le radici strutturali della guerra.
Eredità e influenza
L'opera di Tucidide ha influenzato profondamente la storiografia e la scienza politica, soprattutto nelle teorie delle relazioni internazionali (realismo politico). Il suo approccio critico lo distingue da storici come Erodoto, più incline a includere elementi mitici nelle sue narrazioni.
Ha interrogato l'AI - Intelligenza artificiale ChatGPT Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli