Costruzione sociale come rimedio alla sofferenza e pratica dell'agàpe
Tutto
ciò che vive soffre.
La consapevolezza di ciò è al centro delle religioni e delle filosofie
di tutti i tempi, e anche dei cristianesimi naturalmente.
La sofferenza è la
condizione di un organismo vivente che non riesce a mantenere la propria
integrità fisiologica, la omeòstasi, o a svilupparsi o riprodursi secondo la
sua natura.
Per gli organismi
viventi che hanno sviluppato un sistema nervoso la sofferenza è anche una
percezione: il dolore.
Negli animali
evoluti, caratterizzati da un particolare sviluppo del sistema nervoso, la
sofferenza e il dolore assumono carattere anche psicologico. Tra i viventi più
evoluti sotto questo profilo ci sono i mammiferi, e tra questi i primati, e tra
i primati la nostra specie, quella dell’Homo sapiens.
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[ChatGPT 29MAR25
Homo sapiens è il nome scientifico di una specie.
Più precisamente:
• Genere: Homo
• Specie: sapiens
• Nome completo (binomiale): Homo sapiens
Questa è la specie alla quale apparteniamo noi
esseri umani moderni.
Nel sistema di classificazione
biologica, Homo
sapiens è una specie di primate appartenente alla famiglia degli ominidi. La classificazione completa è:
• Regno: Animalia
• Phylum [=tipo]: Chordata [Cordati]
• Classe: Mammalia [=Mammiferi]
• Ordine: Primates
• Famiglia: Hominidae [=Ominidi]
• Genere: Homo
• Specie: Homo sapiens
Il termine sapiens, che significa “sapiente”, è stato scelto da Linneo [Carl
von Linné,
latinizzato in Carolus
Linnaeus
(1707–1778), è stato un naturalista, medico e botanico svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli
esseri viventi] nel XVIII secolo per indicare la
nostra capacità di ragionamento superiore.
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Negli animali più evoluti,
e in particolare nei mammiferi e molto intensamente nei primati, si osservano
condotte per soccorrere i sofferenti, indicative della capacità di capire la sofferenza altrui. Negli animali sociali
esse caratterizzatìno i loro gruppi sociali, che possono essere considerati strategie
evolutive per reagire collettivamente alla sofferenza. La capacità di
immedesimarsi nella sofferenza altrui (empatia) e di reagirvi si è molto sviluppate
negli esseri umani, nei quali la fisiologia ha prodotto una mente molto evoluta
e quindi anche esperienze psicologiche di elaborazione della sofferenza e di ricerca
di strategie sociali per rimediarvi.
È molto importante rendersi conto del carattere universale
della sofferenza tra i viventi perché questo è alla base dell’empatia religiosa
verso tutto ciò che vive che troviamo, ad esempio, in questo brano neotestamentario,
tratto dalla lettera di Paolo di Tarso ai Romani, capitolo 8, versetto 22 [Rm
8,22]
Testo del greco
neotestamentario:
οἴδαμεν γὰρ ὅτι πᾶσα ἡ κτίσις συστενάζει καὶ συνωδίνει ἄχρι τοῦ νῦν· [òidamen gar pàsa e ktisis sustenàzei kài sunodìnei
àkri tu nun)
Noi
sappiamo che fino a ora tutto il creato soffre e geme come una donna che
partorisce.
[versione
TILC – Traduzione interconfessionale in lingua corrente]
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[ChatGpt
29Mar25]che tutta la creazione
geme e soffre le do del parto fi
Questo
versetto si inserisce in un passaggio in cui Paolo parla della condizione
attuale del creato — soggetto alla caducità e alla sofferenza a causa del
peccato — ma anche della speranza di una futura liberazione, in cui anche il
creato parteciperà alla gloriosa libertà dei figli di Dio (v.21).
Definizione
di “συστενάζει” (synstenázei):
• Deriva dal
verbo στενάζω (stenázō), che significa:
“gemere,
lamentarsi, sospirare con dolore”
• Con il
prefisso σύν (syn = insieme), συστενάζει assume il significato di condividere
un lamento profondo e prolungato.
Definizione di “συνωδίνει” (sunodìnei)
• È un verbo composto da:
• σύν (syn) = “insieme”
• ὠδίνω (ōdínō) = “soffrire dolori del parto”, “provare
doglie”
Definisce il dolore che prova la madre nel parto, un
dolore che prelude alla nascita di un altro essere umano.
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Le
parole del greco neotestamentario συστενάζει e συνωδίνει rendono il senso di ciò che in italiano
intendiamo con la parola compassione. Alla base vi è la capacità di empatia,
in modo che si produca quella risonanza percettiva che nel greco neotestamentario
è indicata con il verbo σπλαγχνίζομαι (splagchnízomai) [derivato da a σπλάγχνα
(splànka = viscere),, che significa sento una compassione profonda, “viscerale”.
Questo verbo nei Vangeli è attribuito al Maestro.
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[ChatGPT 29MAR25]
Il verbo σπλαγχνίζομαι (splagchnízomai), che
significa commuoversi profondamente nelle viscere, è usato più volte nei
Vangeli in riferimento diretto a Gesù, per descrivere la sua compassione
intensa e coinvolgente verso le persone sofferenti o smarrite.
Ecco un elenco dei
principali brani evangelici in cui σπλαγχνίζομαι è riferito a Gesù:
📜 1. Matteo 9,36
Ἰδὼν δὲ τοὺς ὄχλους, ἐσπλαγχνίσθη περὶ αὐτῶν,
ὅτι ἦσαν ἐσκυλμένοι καὶ ἐρριμμένοι ὡσεὶ πρόβατα μὴ ἔχοντα ποιμένα.
Traduzione:
“Vedendo le folle, ne ebbe compassione, perché erano stanche e sfinite, come
pecore senza pastore.”
🟢 Gesù si commuove
per la condizione spirituale e materiale delle folle.
📜 2. Matteo 14,14
Καὶ ἐξελθὼν εἶδεν πολὺν ὄχλον, καὶ ἐσπλαγχνίσθη ἐπ᾽ αὐτοῖς,
καὶ ἐθεράπευσεν τοὺς ἀρρώστους αὐτῶν.
Traduzione:
“Uscito dalla barca, vide una grande folla, e si commosse per loro, e guarì i
loro malati.”
🟢 La compassione
spinge Gesù a guarire i malati.
📜 3. Matteo 15,32
Σπλαγχνίζομαι ἐπὶ τὸν ὄχλον…
Traduzione:
“Ho compassione di questa folla...”
🟢 Gesù esprime
apertamente la sua compassione prima della moltiplicazione dei pani.
📜 4. Matteo 20,34
Σπλαγχνισθεὶς δὲ ὁ Ἰησοῦς, ἥψατο τῶν ὀφθαλμῶν αὐτῶν...
Traduzione:
“Gesù, commosso, toccò i loro occhi…”
🟢 Gesù guarisce
due ciechi mossi dalla compassione.
📜 5. Marco 1,41
Καὶ σπλαγχνισθεὶς ἐκτείνας τὴν χεῖρα αὐτοῦ, ἥψατο αὐτοῦ...
Traduzione:
“Gesù, mosso a compassione, stese la mano, lo toccò…”
🟢 Gesù guarisce un
lebbroso: la compassione precede l’azione di guarigione.
📜 6. Marco 6,34
ἐσπλαγχνίσθη ἐπ᾽ αὐτούς, ὅτι ἦσαν ὡς πρόβατα μὴ ἔχοντα ποιμένα...
Traduzione:
“Si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore.”
🟢 È lo stesso
contesto di Matteo 9,36, ma raccontato da Marco.
📜 7. Marco 8,2
Σπλαγχνίζομαι ἐπὶ τὸν ὄχλον, ὅτι ἤδη ἡμέραι τρεῖς προσμένουσί μοι...
Traduzione:
“Ho compassione di questa folla, perché sono già tre giorni che stanno con
me...”
🟢 Gesù anticipa la
seconda moltiplicazione dei pani.
📜 8. Luca 7,13
Καὶ ἰδὼν αὐτὴν ὁ κύριος ἐσπλαγχνίσθη ἐπ᾽ αὐτῇ,
καὶ εἶπεν αὐτῇ· μὴ κλαῖε.
Traduzione:
“Il Signore, vedendola, fu preso da compassione per lei e le disse: Non
piangere.”
🟢 Gesù consola e
poi risuscita il figlio della vedova di Nain.
Osservazioni:
·
Questo verbo viene usato solo per Gesù nei Vangeli sinottici
(Matteo, Marco e Luca), e mai in Giovanni.
·
La compassione di Gesù è sempre attiva: porta a guarigioni,
miracoli, insegnamenti o gesti di consolazione.
·
Il verbo non indica un semplice sentimento passeggero, ma una scossa
interiore profonda, che si trasforma in azione concreta.me”,
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Nella concezione cristiana la compassione non rimane nell’interiorità
ma muove all’azione in soccorso del sofferente e la via per farlo è definita agàpe, nel greco antico ἀγάπη. L’idea evangelica di agàpe è rappresentata dall’atteggiamento della gente
che accoglieva il Maestro e i suoi primo compagni quando giungevano in un borgo
e si dava loro alloggio e di che sfamarsi. Richiama l’idea di convito al quale è invitato chi arriva da fuori.
Comportamenti in
senso lato agàpici si osservano negli animali più evoluti, in particolare nei
mammiferi e in modo molto marcato nei primati e nei loro gruppi sociali, la cui
costituzione può essere considerata una strategia evolutiva per reagire alla
sofferenza in modo agapico. Di essa costituiscono uno sviluppo, caratterizzato
da sofisticati elementi culturali, le società umane. I cristianesimi si collocano, da un punto di
vista antropologico, in questo quadro.
Il ministero
pubblico del Maestro narrato nel Vangeli ne è un esempio eclatante. Egli lo
iniziò come guaritore e lo proseguì predicando
l’agàpe, e anzi ordinandola ai suoi seguaci: ἀγαπᾶτε
[=fate
agàpe]. Nel suo insegnamento essa presuppone una conversione, esattamente
da una mentalità non agàpica ad una agàpica, rappresentata in molte parabole. La
mentalità non agàpica e le conseguenti condotte sono considerate come il peccato
nella visione cristiana, essendo la divinità in primo luogo concepita come agàpe
universale, venendosi progressivamente a distinguere su quella via sempre
più marcatamente da quella dell’originario giudaismo, in cui pure quell’idea
era presente
Il
cristianesimo può essere presentato, ad un primo approccio, come la religione
della salvezza universale mediante l’agàpe. Il Cristo è considerato il salvatore
divino, mandatoci per la nostra salvezza, e
ogni persona cristiana è chiamata
a conformarsi a lui e viene riconosciuta come tale nella misura in cui pratica
l’agàpe.
E’ il comandamento
nuovo:
Io
vi do un comandamento nuovo: amatevi [ ἀγαπᾶτε – agapàte] gli uni gli
altri. Amatevi come io vi ho amato! Da questo tutti sapranno che siete
miei discepoli: se vi amate gli uni gli altri.
[Dal Vangelo secondo Giovanni, capitolo 13, versetti 34 e 35 – Gv 13, 34-35
]
Nel greco evangelico:
ἐντολὴν καινὴν δίδωμι ὑμῖν ἵνα ἀγαπᾶτε [=fate agàpe] ἀλλήλους, καθὼς ἠγάπησα
[come
io ho fato agàpe con] ὑμᾶς [voi] ἵνα καὶ ὑμεῖς ἀγαπᾶτε ἀλλήλους. ἐν τούτῳ γνώσονται πάντες ὅτι ἐμοὶ μαθηταί ἐστε, ἐὰν ἀγάπην ἔχητε ἐν ἀλλήλοις
Nella concezione cristiana, la costruzione
sociale è via per praticare l’agàpe. Dagli scorsi anni ’30 nel magistero papale
è entrato l’insegnamento che la politica, che significa costruire e governare
la società, è un forma alta di agàpe e quindi ha anche un senso
religioso. Questa idea è alla base sia
della dottrina sociale contemporanea sia del pensiero sociale cristiano contemporaneo,
della quale la prima è espressione.
Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa –
Roma, Monte Sacro, Valli