A.I.
Ho chiesto questo a un
servizio di Intelligenza artificiale (A.I.):
Componi una omelia di lunghezza tra le 700 e le 1000
parole per una messa domenicale in una parrocchia
della periferia romana, per fedeli che sono impiegati o piccoli commercianti,
spiegando il senso religioso di questo brano del Vangelo secondo Marco ed
esortandoli a fare ciò che Gesù, in questo brano evangelico, vuole che facciano
«Dal
Vangelo secondo Marco
Mc
4,26-34
In
quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che
getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme
germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce
spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e
quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la
mietitura».
Diceva:
«A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo
descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul
terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando
viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa
rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua
ombra».
Con
molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano
intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli
spiegava ogni cosa.
Parola
del Signore.»
Una
omelia di 800 parole si pronuncia in circa 8 minuti, la durata preferibile di
un’omelia secondo le indicazioni di papa Francesco.
L’A.I. in pochi secondi ha scritto questo
testo
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**Omelia per la Domenica**
Cari fratelli e sorelle,
oggi
ci ritroviamo qui insieme per riflettere su un bellissimo brano del Vangelo
secondo Marco (Mc 4,26-34). Gesù, con la sua saggezza divina, ci offre due
parabole che parlano del Regno di Dio, parabole che ci toccano profondamente e
ci invitano a vedere la nostra vita quotidiana sotto una luce nuova.
La prima parabola ci racconta di un uomo che
getta il seme sul terreno. Quell’uomo, che rappresenta ciascuno di noi, svolge
un gesto semplice e apparentemente banale: getta il seme. Tuttavia, non è il
suo lavoro di tutti i giorni che porta a germogliare il seme, ma è il miracolo
della natura, il mistero della vita che cresce e si sviluppa sotto gli occhi di
tutti. L’uomo dorme, veglia, continua con le sue attività quotidiane, ma il
seme germoglia e cresce indipendentemente dal suo controllo.
Questo ci insegna qualcosa di fondamentale: il
Regno di Dio non dipende esclusivamente dai nostri sforzi. Sì, siamo chiamati a
seminare, a fare la nostra parte, ma poi dobbiamo avere fiducia e lasciare che
Dio operi nel suo tempo e nei suoi modi. Nella nostra vita quotidiana, spesso
ci troviamo a lottare contro l’ansia di voler controllare tutto, di vedere
immediatamente i frutti del nostro lavoro. Come impiegati, piccoli
commercianti, o semplicemente come membri di una comunità, siamo sempre
impegnati, sempre preoccupati per il domani. Ma questa parabola ci invita a
fidarci del processo, a credere che Dio è all’opera anche quando noi non lo
vediamo, a riposare nella certezza che, proprio come il seme, il Regno di Dio
cresce misteriosamente e inevitabilmente.
La seconda parabola parla di un granello di
senape, il più piccolo di tutti i semi, che una volta seminato diventa una
pianta così grande che gli uccelli possono fare il nido tra i suoi rami. Questa
immagine potente ci dice che il Regno di Dio inizia in modo piccolo, umile,
apparentemente insignificante, ma cresce e si trasforma in qualcosa di
grandioso, accogliente e forte.
Quante volte, cari fratelli e sorelle, ci
sentiamo piccoli e insignificanti? Quante volte pensiamo che le nostre azioni
non contino, che i nostri sforzi siano vani? Eppure, Gesù ci rassicura che è
proprio dai piccoli gesti di amore, dalle azioni quotidiane di bontà e
generosità, che nasce qualcosa di straordinario. Un sorriso, un atto di
gentilezza, un aiuto a chi è nel bisogno, sono come quei piccoli semi di senape
che, seminati con fede e speranza, possono crescere e trasformare il mondo
intorno a noi.
Questa verità è particolarmente rilevante per
noi che viviamo e lavoriamo nella periferia romana. La vita qui può essere
dura; le sfide del lavoro, le preoccupazioni economiche, le difficoltà
quotidiane possono farci sentire sopraffatti e scoraggiati. Ma ricordiamoci che
Gesù ha scelto di raccontare queste parabole proprio per noi, per farci capire
che il Regno di Dio è già all’opera, anche qui, anche ora. È nei piccoli atti
di servizio e di amore che seminano speranza e portano frutti abbondanti.
Gesù parlava in parabole alla folla, ma in
privato spiegava tutto ai suoi discepoli. Questo ci invita a un doppio livello
di ascolto: quello pubblico, comune, e quello più intimo e personale. Ognuno di
noi è chiamato a riflettere nel proprio cuore, a trovare il tempo per ascoltare
la voce di Gesù che ci parla personalmente. È nel nostro rapporto intimo con
Lui, nella nostra preghiera quotidiana, che troviamo la forza e la guida per
essere seminatori del Suo Regno.
Cari fratelli e sorelle, vi esorto a prendere
a cuore queste parabole e a vivere con fiducia e speranza. Continuate a
seminare, anche quando sembra inutile, anche quando i frutti non sono
immediatamente visibili. Ricordate che ogni piccolo gesto di amore è un seme
del Regno di Dio. E abbiate fiducia, perché Dio è all’opera in ogni momento, facendo
crescere il Suo Regno in modi che noi non possiamo nemmeno immaginare.
Che il Signore vi benedica e vi dia la forza
di continuare a seminare con gioia e speranza, sapendo che il Suo Regno è già
qui, tra noi, e cresce ogni giorno grazie al nostro amore e alla nostra fede.
Amen.
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Dopo aver letto il suo lavoro, ho scritto all’A.I.:
Veramente
un ottimo lavoro!
Mi è stato risposto:
Grazie mille per le tue gentili parole! Sono felice
che l'omelia ti sia piaciuta. Se hai altre richieste o se c'è qualcosa di
specifico che desideri approfondire, non esitare a farmelo sapere. Buona
giornata!