La pace come
obiettivo politico
[Dall’enciclica La pace in terra, diffusa nel 1963 dal papa Giuseppe Angelo
Roncalli, regnante come Giovanni 23°]
L’ordine nell’universo
1. La Pace in terra, anelito profondo degli esseri umani di tutti
i tempi, può venire instaurata e consolidata solo nel pieno rispetto
dell’ordine stabilito da Dio.
I progressi delle scienze e le invenzioni della tecnica attestano
come negli esseri e nelle forze che compongono l’universo, regni un ordine
stupendo; e attestano pure la grandezza dell’uomo, che scopre tale ordine e
crea gli strumenti idonei per impadronirsi di quelle forze e volgerle a suo
servizio.
2. Ma i progressi scientifici e le invenzioni tecniche manifestano
innanzitutto la grandezza infinita di Dio che ha creato l’universo e l’uomo. Ha
creato l’universo, profondendo in esso tesori di sapienza e di bontà, come
esclama il Salmista: "O Signore, Dio nostro, quanto è grande il tuo nome
su tutta la terra!" (Sal 8,1).
"Quanto sono grandi le opere tue, o Signore! Tu hai fatto ogni cosa con
sapienza"; (Sal 104,24)
e ha creato l’uomo intelligente e libero, a sua immagine e somiglianza,
(Cf. Gen 1,26)
costituendolo signore dell’universo: "Hai fatto l’uomo — esclama ancora il
Salmista — per poco inferiore agli angeli, lo hai coronato di gloria e di
onore; e lo hai costituito sopra le opere delle tue mani. Hai posto tutte le
cose sotto i suoi piedi" (Sal 8,5-6).
L’ordine negli esseri umani
3. Con l’ordine mirabile dell’universo continua a fare stridente
contrasto il disordine che regna tra gli esseri umani e tra i popoli; quasicché
i loro rapporti non possono essere regolati che per mezzo della forza.
Sennonché il Creatore ha scolpito l’ordine anche nell’essere degli
uomini: ordine che la coscienza rivela e ingiunge perentoriamente di seguire:
"Essi mostrano scritta nei loro cuori l’opera della legge, testimone la
loro coscienza" (Rm 2,15).
Del resto come potrebbe essere diversamente? Ogni opera di Dio è pure un
riflesso della sua infinita sapienza: riflesso tanto più luminoso quanto più
l’opera è posta in alto nella scala delle perfezioni (Cf. Sal 18,8-11).
4. Una deviazione, nella quale si incorre spesso, sta nel fatto
che si ritiene di poter regolare i rapporti di convivenza tra gli esseri umani
e le rispettive comunità politiche con le stesse leggi che sono proprie delle
forze e degli elementi irrazionali di cui risulta l’universo; quando invece le
leggi con cui vanno regolati gli accennati rapporti sono di natura diversa, e
vanno cercate là dove Dio le ha scritte, cioè nella natura umana.
Sono quelle, infatti, le leggi che indicano chiaramente come gli
uomini devono regolare i loro vicendevoli rapporti nella convivenza; e come
vanno regolati i rapporti fra i cittadini e le pubbliche autorità all’interno
delle singole comunità politiche; come pure i rapporti fra le stesse comunità
politiche; e quelli fra le singole persone e le comunità politiche da una
parte, e dall’altra la comunità mondiale, la cui creazione oggi è urgentemente
reclamata dalle esigenze del bene comune universale.
********************************
La guerra non dichiarata tra la Russia e l’Ucraina, scoppiata nel 2014
per controversie sul controllo della penisola della Crimea e di altre zone di
confine ora comprese nel territorio ucraino e ancora in corso, ha segnato la
fine di un lunghissimo periodo di pace tra gli stati europei durato
sessantanove anni. Nel 2012 all’Unione Europea era stato assegnato il Nobel per
la pace con la seguente motivazione: “per
oltre sei decenni ha contribuito al progresso della pace e della
riconciliazione, della democrazia e dei diritti umani in Europa ". Non
è un caso che la guerra tra russi e ucraini abbia coinvolto stati estranei
all’Unione Europea. Infatti la pace è stato uno degli obiettivi politici
fondamentali del processo di unificazione europea. Nel conflitto tra russi e
ucraini ha avuto un ruolo importante la politica molto aggressiva di una
potenza extraeuropea, gli Stati Uniti d’America, sotto la presidenza federale
del democratico Barak Obama: essi infatti si ingerirono pesantemente, e ancora
lo fanno, nella politica interna ucraina. Stavano combattendo un gioco di
guerra intorno ad una delle più importanti basi navali russe, che si trova
appunto in Crimea, uno dei territori contesi, a Sebastopoli. L’Unione Europea è
stata sostanzialmente impotente di fronte al conflitto. Infatti per nessuno dei
tre contendenti, ucraini, russi e statunitensi, la pace ha l’importanza che le
danno gli stati protagonisti del processi di unificazione europea.
Anche per la Chiesa cattolica la pace come
obiettivo politico è una conquista relativamente recente: scaturì
fondamentalmente dall’esperienza delle due guerre mondiali del Novecento. Prima
era solo un obiettivo religioso. Si metteva nel conto che gli stati
ciclicamente scendessero in guerra. Dal secondo Millennio anche il Papato lo
aveva fatto ripetutamente. Nell’Ottocento,
una breve guerra mossagli dal Regno d’Italia lo aveva privato del suo
piccolo stato nel Centro Italia, che riteneva essenziale per la sua missione
religiosa. Era caduto nelle mani degli italiani
il 20 settembre 1870. La riflessione politica sulla guerra e la sua ingiustizia
risale a pochi decenni prima, alla Prima guerra d’Indipendenza combattuta tra
il 1848 e il 1849, quando il papa Giovanni Maria Mastai Ferretti, Pio 9°, aveva
prima mosso guerra al cattolico impero austroungarico, inviando un contingente
militare al fronte, e poi si era ritirato dal conflitto, anche se reparti
dell’esercito pontificio si erano ribellati all’ordine di rientro e avevano
combattuto. La motivazione della decisione del Papa di ritirarsi dalla guerra
fu di tipo teologico-politica. Come poteva il Papato attaccare militarmente una
potenza cattolica? Nella guerra con il Regno d’Italia del 1870 un ragionamento
analogo spinse alla resa dopo una breve resistenza. Comunque il ripudio della
guerra non era ancora completo, non si era maturata quella coscienza politica
il cui sviluppo, come ho osservato è più recente e, come ideologia, si può
situare ai primi anni del pontificato del papa Eugenio Pacelli, Pio 12°, anche
se era stata preceduta e preparata da una precedente pronuncia del papa Giacomo
Della Chiesa, Benedetto 15°, nel corso della Prima guerra mondiale. Prima di
perdere il suo piccolo regno intorno a Roma, il Papato combatté duramente i
rivoluzionari irredentisti italiani, in prevalenza repubblicani mazziniani,
processandoli e mandandoli a morte e reprimendone sanguinosamente le rivolte.
Pacelli, nel suo magistero sulla democrazia sviluppato in una serie di
radiomessaggi dal 1941, durante la Seconda guerra mondiale, si disse convinto
che, se i popoli avessero potuto avere voce nelle controversia dalle quali era
scaturita la guerra, quest’ultima non sarebbe scoppiata. Una censura che agli
italiani apparve principalmente rivolta al fascismo mussoliniano e al suo
autocrate Duce. Essi si sentirono liberi di sviluppare una resistenza al regime e di progettare un nuovo ordine
politico, che avesse la pace tra le sue principali istanze.
Nell’enciclica del Roncalli di cui sopra ho
trascritto i periodi iniziali, il Papa insegnò due cose sulla pace. La prima
corrispondeva al magistero di sempre: nessun ordine è veramente pacifico se non
rispetta i valori religiosi. La seconda costituisce una novità: la pace come
frutto di un’azione politica razionale, meditata, condivisa. Il Papa criticò l’idea che di poter regolare i rapporti di convivenza tra gli esseri
umani e le rispettive comunità politiche con le stesse leggi che sono proprie
delle forze e degli elementi irrazionali di cui risulta l’universo; quando invece le
leggi con cui andavano regolati gli accennati rapporti erano di natura diversa,
e andavano cercate là dove Dio le aveva scritte, cioè nella natura umana.
La critica al capitalismo neoliberista
sviluppata dal papa Jorge Mario Bergoglio nell’esortazione apostolica La gioia del Vangelo, del 2013, e nell’enciclica Laudato si’, del 2015, muove da quell’ordine
di idee.
197. Abbiamo
bisogno di una politica che pensi con una visione ampia, e che porti avanti un
nuovo approccio integrale, includendo in un dialogo interdisciplinare i diversi
aspetti della crisi. Molte volte la stessa politica è responsabile del proprio
discredito, a causa della corruzione e della mancanza di buone politiche
pubbliche. Se lo Stato non adempie il proprio ruolo in una regione, alcuni
gruppi economici possono apparire come benefattori e detenere il potere reale,
sentendosi autorizzati a non osservare certe norme, fino a dar luogo a diverse
forme di criminalità organizzata, tratta delle persone, narcotraffico e
violenza molto difficili da sradicare. Se la politica non è capace di rompere
una logica perversa, e inoltre resta inglobata in discorsi inconsistenti,
continueremo a non affrontare i grandi problemi dell’umanità. Una strategia di
cambiamento reale esige di ripensare la totalità dei processi, poiché non basta
inserire considerazioni ecologiche superficiali mentre non si mette in
discussione la logica soggiacente alla cultura attuale. Una politica sana
dovrebbe essere capace di assumere questa sfida.
La cultura capitalista neoliberista parte dall’assunto
che l’intervento della politica in economia è controproducente, perché,
accettandolo, poi ognuno cerca di influenzare la politica con i mezzi della
politica, per la quale il potere vale più di tutto e quindi genera catene di
complicità per prevalere senza tener conto dell’economicità della gestione,
mentre lasciando il mercato a dettare legge, ognuno si orienterà secondo
criteri economici, di riduzione dei costi e massimizzazione dei ricavi, cercando
di soddisfare i propri clienti e favorendo, alla fine, il benessere economico
generale, perché i meno efficienti saranno mandati fuori mercato e resteranno i
migliori. Il ritiro dei poteri pubblici dall’attività di regolazione dei
mercati, la deregolazione, ha poi provocato, a partire
dagli Stati Uniti d’America, da 2008, la grave crisi recessive che stiamo
ancora vivendo: lasciando libero spazio alle dinamiche di mercato, hanno
prevalso i più forti e i deboli sono
finiti in loro dominio, aumentando stratosfericamente le diseguaglianza sociali
e disgregando le strutture anche delle società più avanzate. E’ questo che
accade se alle leggi secondo i valori umani si sostituisce la bestiale legge
della giungla. Le teorie economiche neoliberiste, che ancora da noi hanno un
certo credito, hanno fallito su scala globale e ora mettono in pericolo la
pace. Gli Occidentali sono infatti guidati dal presidente statunitense Trump,
un grande imprenditore che segue il credo neoliberistico e che ora lo vuole
applicare nella politica internazionale. Per lui l’unico buon accordo è quello
in cui quelli della sua parte vincono e bisogna quindi che essi siano il pesce
grosso che si mangia il pesce piccolo. Secondo la dottrina sociale un buon accordo
è un accordo equo, definito win-win con termine inglese, quello in cui
c’è proporzione tra dare e avere, tra le utilità conseguite dalle parti, e
quindi entrambe le parti sono soddisfatte, non umiliate. La prima concezione
prepara la guerra, la seconda consolida la pace.
Non basta far partecipare le masse al potere
politico mediante processi democratici, occorre che le persone siano formate
per sviluppare una politica che diriga la società nella giusta direzione.
[dall’enciclica Laudato si’]
123. La cultura del relativismo è la stessa patologia che
spinge una persona ad approfittare di un’altra e a trattarla come un mero
oggetto, obbligandola a lavori forzati, o riducendola in schiavitù a causa di
un debito. È la stessa logica che porta a sfruttare sessualmente i bambini, o
ad abbandonare gli anziani che non servono ai propri interessi. È anche la logica interna di chi afferma:
“lasciamo che le forze invisibili del mercato regolino l’economia, perché i
loro effetti sulla società e sulla natura sono danni inevitabili”. Se non
ci sono verità oggettive né principi stabili, al di fuori della soddisfazione
delle proprie aspirazioni e delle necessità immediate, che limiti possono avere
la tratta degli esseri umani, la criminalità organizzata, il narcotraffico, il
commercio di diamanti insanguinati e di pelli di animali in via di estinzione?
Non è la stessa logica relativista quella che giustifica l’acquisto di organi
dei poveri allo scopo di venderli o di utilizzarli per la sperimentazione, o lo
scarto di bambini perché non rispondono al desiderio dei loro genitori? E’ la
stessa logica “usa e getta” che produce tanti rifiuti solo per il desiderio
disordinato di consumare più di quello di cui realmente si ha bisogno. E allora
non possiamo pensare che i programmi politici o la forza della legge basteranno
ad evitare i comportamenti che colpiscono l’ambiente, perché quando è la
cultura che si corrompe e non si riconosce più alcuna verità oggettiva o
principi universalmente validi, le leggi verranno intese solo come imposizioni
arbitrarie e come ostacoli da evitare.
Alla concezione magica del capitalismo
neoliberista:
190. […]conviene evitare una concezione magica
del mercato, che tende a pensare che i problemi si risolvano solo con la
crescita dei profitti delle imprese o degli individui. È realistico aspettarsi
che chi è ossessionato dalla massimizzazione dei profitti si fermi a pensare
agli effetti ambientali che lascerà alle prossime generazioni? [enciclica
Laudato si’],
quella che irrazionalmente si
attende una ricaduta favorevole dalle dinamiche di mercato lasciate a sé
stesse, regolate il meno possibile:
54. In questo contesto, alcuni ancora difendono
le teorie della “ricaduta favorevole”, che presuppongono che ogni crescita
economica, favorita dal libero mercato, riesce a produrre di per sé una
maggiore equità e inclusione sociale nel mondo. Questa opinione, che non è mai
stata confermata dai fatti, esprime una fiducia grossolana e ingenua nella
bontà di coloro che detengono il potere economico e nei meccanismi sacralizzati
del sistema economico imperante. [dall’esortazione apostolica La gioia del
Vangelo - Evangelii Gaudium]
la
dottrina sociale contrappone l’esigenza di formazione personale per realizzare
una nuova cultura politica:
[dell’enciclica
Laudato si’]
209. La coscienza della gravità della
crisi culturale ed ecologica deve tradursi in nuove abitudini. […]Per
questo ci troviamo davanti ad una sfida educativa.
210. L’educazione ambientale è andata
allargando i suoi obiettivi. Se all’inizio era molto centrata sull’informazione
scientifica e sulla presa di coscienza e prevenzione dei rischi ambientali, ora
tende a includere una critica dei “miti” della modernità basati sulla ragione
strumentale (individualismo, progresso indefinito, concorrenza, consumismo,
mercato senza regole) e anche a recuperare i diversi livelli dell’equilibrio
ecologico: quello interiore con sé stessi, quello solidale con gli altri,
quello naturale con tutti gli esseri viventi, quello spirituale con Dio. […]
211. Tuttavia, questa educazione, chiamata a creare una
“cittadinanza ecologica”, a volte si limita a informare e non riesce a far
maturare delle abitudini. L’esistenza di leggi e norme non è sufficiente a
lungo termine per limitare i cattivi comportamenti, anche quando esista un
valido controllo. Affinché la norma giuridica produca effetti rilevanti e
duraturi è necessario che la maggior parte dei membri della società l’abbia
accettata a partire da motivazioni adeguate, e reagisca secondo una
trasformazione personale. […]
212. Non bisogna pensare che questi
sforzi non cambieranno il mondo. Tali azioni diffondono un bene nella società
che sempre produce frutti al di là di quanto si possa constatare, perché
provocano in seno a questa terra un bene che tende sempre a diffondersi, a
volte invisibilmente. Inoltre, l’esercizio di questi comportamenti ci restituisce
il senso della nostra dignità, ci conduce ad una maggiore profondità
esistenziale, ci permette di sperimentare che vale la pena passare per questo
mondo.
213. Gli ambiti educativi sono vari:
la scuola, la famiglia, i mezzi di comunicazione, la catechesi, e altri. Una
buona educazione scolastica nell’infanzia e nell’adolescenza pone semi che
possono produrre effetti lungo tutta la vita. Ma desidero sottolineare l’importanza
centrale della famiglia […] Nella famiglia si
coltivano le prime abitudini di amore e cura per la vita, come per esempio
l’uso corretto delle cose, l’ordine e la pulizia, il rispetto per l’ecosistema
locale e la protezione di tutte le creature. La famiglia è il luogo della
formazione integrale, dove si dispiegano i diversi aspetti, intimamente
relazionati tra loro, della maturazione personale. Nella famiglia si impara a
chiedere permesso senza prepotenza, a dire “grazie” come espressione di sentito
apprezzamento per le cose che riceviamo, a dominare l’aggressività o l’avidità,
e a chiedere scusa quando facciamo qualcosa di male. Questi piccoli gesti di
sincera cortesia aiutano a costruire una cultura della vita condivisa e del
rispetto per quanto ci circonda.
214. Alla politica e alle varie
associazioni compete uno sforzo di formazione delle coscienze. Compete anche
alla Chiesa. Tutte le comunità cristiane hanno un ruolo importante da compiere
in questa educazione. […].
Poiché grande è la posta in gioco, così come occorrono istituzioni dotate di
potere per sanzionare gli attacchi all’ambiente, altrettanto abbiamo bisogno di
controllarci e di educarci l’un l’altro.
215. In questo contesto, […]
se si vuole raggiungere dei cambiamenti profondi, bisogna tener presente che i
modelli di pensiero influiscono realmente sui comportamenti. L’educazione sarà
inefficace e i suoi sforzi saranno sterili se non si preoccupa anche di
diffondere un nuovo modello riguardo all’essere umano, alla vita, alla società
e alla relazione con la natura. Altrimenti continuerà ad andare avanti il
modello consumistico trasmesso dai mezzi di comunicazione e attraverso gli
efficaci meccanismi del mercato.
In
questa azione di formazione, il Parlamento svolge un ruolo molto importante: i
suoi membri sono il personale più importante della politica democratica, ecco
perché è molto importante la loro selezione, perché siano persone adeguate al
lavoro da fare. In questo campo i partiti che sono scesi in lizza per le
prossime elezioni politica manifestano palesi insufficienze. In questi giorni
stanno emergendo nelle biografie dei candidati cose che non vanno. In genere
ogni partito accusa gli altri di questo, ma il fenomeno è in realtà generale. C’è
poi il problema di candidati che si presentano molto lontano dai luoghi dove
sono veramente conosciuti: questo rende più difficile il lavoro degli elettori,
che, appunto, è innanzi tutto quello della attenta selezione della classe
politica di vertice.
Una
classe politica inadeguata, non svolgerà bene quel lavoro di formazione delle
masse che è indispensabile per il mantenimento della pace. Gli eventi di questi
tempi segnalano che la guerra è alle nostre porte. Non è più cosa che riguardi Paesi lontani. Anche il
Papa ci ha ripetutamente ammonito su questo tema.
La
politica mondiale è guidata da capi che stanno rafforzando i propri apparati bellici. Il presidente
statunitense Donald Trump, guida degli Occidentali, ha approvato un piano
strategico che prevede, e consente, l’impiego di armi nucleari, sia pure di
minore intensità di quelle finora impiegate in guerra. L’unica potenza ad aver
utilizzato in guerra l’arma nucleare sono gli Stati Uniti d’America, per ben
due volte, distruggendo due grandi città giapponesi. Le intenzioni di Trump
vanno prese quindi molto sul serio. Gli Occidentali, e in particolare gli
europei, potenza di pace, devono cercare di contenerle, di scoraggiare l’impiego
di ordigni nucleari, innanzi tutto vietando che le nuove armi nucleari
tattiche, a bassa potenza, vengano stanziate sul loro territorio e richiedendo
la riduzione del numero delle altre. Chi segue la via di Trump, rischia di
vedersi poi annoverato tra i più grandi massacratori della storia.
L’Italia
è ancora uno stato molto importante nel contesto strategico degli occidentali.
Attraverso la sua classe politica, se è adeguata, può influire sui destini di
guerra o di pace del mondo. Stupisce che queste questioni siano assenti dal
dibattito politico.
Gli
elettori cattolici hanno buoni elementi di orientamento.
I
vescovi ci hanno invitato a studiare accuratamente biografie e idee dei
candidati, per una selezione adeguata della nuova classe politica. Non è
prudente scegliere chi ha già dato insufficiente o cattiva prova di sé in
passato e chi manifesti propositi bellicosi. Ricordiamo l’esempio storico del
fascismo: chi sceglie i violenti avrà la guerra. I due documenti pontifici che
ho prima citato, l’esortazione apostolica Evangelii
Gaudium - La gioia del Vangelo e l’enciclica
Laudato si’ contengono in modo molto chiaro i principi
politici generali necessari per salvare il mondo dalla guerra, secondo la
dottrina sociale, realizzando la giustizia sociale, un mondo basato su rapporti
win-win. Occorre passare al vaglio i
programmi dei partiti e dei candidati per vedere quanto di essi contengano. E’
imprudente scegliere i programmi che
sono troppo distanti dalle raccomandazioni della dottrina sociale o addirittura
la avversino.
Si
pensa talvolta che chi le spara grosse, poi non sarà conseguente, si rabbonirà
una volta al potere. Si pensò così per il Mussolini. Ma promise guerra e guerra
ebbero gli italiani. E’ prudente ritenere che ciascuno dice quello che
veramente pensa, anche se sembra straparlare, e farà veramente, se gliene si darà la
possibilità, quello che dice. E’ appunto quello che sta accadendo nel caso di
Donald Trump.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San
Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli