Domenica 6-3-16 – 4° Domenica di
Quaresima “Laetare” [=Rallègrati!] - Lezionario dell’anno C
per le domeniche e le solennità – – colore liturgico: viola – 4° settimana del salterio - Letture e sintesi dell’omelia della Messa
prefestiva vespertina – avvisi del parroco
e di A.C.
Nel post del 27-2-16 è stato pubblicato il foglietto parrocchiale dei
canti scelti per la Quaresima 2016.
Alla Messa delle nove il gruppo di A.C. era
nei banchi di sinistra, a fianco dell’altare, guardando l’abside.
Buona domenica a tutti
i lettori!
IMMISCHIATI!
“Un buon cattolico s’immischia in politica” (papa Francesco)
La parrocchia San Clemente propone
5 INCONTRI
per avvicinare alla
bellezza della DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA.
Per una nuova generazione di laici cristiani
capaci di dedicarsi al servizio del bene comune.
18 marzo #Persona
8 aprile #BeneComune
15 aprile #Solidarietà
29 aprile Sussidariatà
6 maggio #Partecipazione
Perché lo facciamo?
- Perché anche nella politica c’è una
bellezza da raccontare e da vivere.
- Perché un cristiano ha una bussola
per orientarsi in questo mondo complesso.
- Perché è il momento di non avere
paura e di immischiarsi in politica.
- Perché il futuro delle giovani
generazioni si decide adesso.
Pillola di Concilio
[Dalla Costituzione pastorale
sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Lumen
Gentium [=Luce per le genti] del Concilio Vaticano 2° (1962-1965)]
74. Natura e fine della comunità politica
Gli uomini, le famiglie e i diversi gruppi che formano la comunità
civile sono consapevoli di non essere in grado, da soli, di costruire una vita
capace di rispondere pienamente alle esigenze della natura umana e avvertono la
necessità di una comunità più ampia, nella quale tutti rechino quotidianamente
il contributo delle proprie capacità, allo scopo di raggiungere sempre meglio
il bene.
Per questo essi costituiscono, secondo vari tipi istituzionali,
una comunità politica.
La comunità politica esiste dunque in funzione di quel bene
comune, nel quale essa trova significato e piena giustificazione e che
costituisce la base originaria del suo diritto all'esistenza.
Il bene comune si concreta nell'insieme di quelle condizioni di
vita sociale che consentono e facilitano agli esseri umani, alle famiglie e
alle associazioni il conseguimento più pieno della loro perfezione.
Ma nella comunità politica si riuniscono insieme uomini numerosi e
differenti, che legittimamente possono indirizzarsi verso decisioni diverse.
Affinché la comunità politica non venga rovinata dal divergere di ciascuno
verso la propria opinione, è necessaria un'autorità capace di dirigere le
energie di tutti i cittadini verso il bene comune, non in forma meccanica o
dispotica, ma prima di tutto come forza morale che si appoggia sulla libertà e
sul senso di responsabilità.
È dunque evidente che la comunità politica e l'autorità pubblica
hanno il loro fondamento nella natura umana e perciò appartengono all'ordine
fissato da Dio, anche se la determinazione dei regimi politici e la
designazione dei governanti sono lasciate alla libera decisione dei cittadini.
Prima lettura
Dal libro di Giosuè (5,9a.10-12)
In quei giorni,
il Signore disse a Giosuè: «Oggi ho allontanato da voi l’infamia dell’Egitto».
Gli Israeliti rimasero accampati a
Gàlgala e celebrarono la Pasqua al quattordici del mese, alla sera, nelle
steppe di Gerico.
Il giorno dopo
la Pasqua mangiarono i prodotti della terra, àzzimi e frumento abbrustolito in
quello stesso giorno.
E a partire dal giorno seguente, come ebbero
mangiato i prodotti della terra, la manna cessò. Gli Israeliti non ebbero più
manna; quell’anno mangiarono i frutti della terra di Canaan.
Salmo responsoriale
Dal salmo 33 (34)
Ritornello:
Gustate e vedete com'è buono il Signore.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.
Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.
Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo
ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.
Seconda lettura
Dalla seconda lettera
di san Paolo apostolo ai Corinzi (2Cor 5,17-21)
Fratelli, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie
sono passate; ecco, ne sono nate di nuove. Tutto questo però
viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi
il ministero della riconciliazione. Era Dio infatti che riconciliava a sé il
mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la
parola della riconciliazione.
In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per
mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo:
lasciatevi riconciliare con Dio.
Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo
fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia
di Dio.
Vangelo
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 15,1-3.11-32)
In quel tempo,
si avvicinavano Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei
e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con
loro».
Ed egli disse loro questa parabola:
«Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi
la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze.
Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per
un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto.
Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli
cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno
degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i
porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma
nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio
padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio
padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più
degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si
alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre
lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo
baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te;
non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi:
“Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli
l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo,
mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in
vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei
campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò
uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose:
“Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo
ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora
uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti
anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un
capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo
figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai
ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con
me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché
questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato
ritrovato”»
Sintesi dell’omelia della Messa vespertina
prefestiva
Questa è la messa del figliol prodigo, così detta per la
parabola che ci viene presentata nel brano evangelico.
Nella parabola vengono
presentati un padre, che ha difficoltà di far intendere ai figlio che cosa
significhi essere padre, e due figli che hanno difficoltà a capirlo.
Lo scopo del racconto evangelico
è di far capire l’atteggiamento giusto verso Dio.
Nella Bibbia la relazione con Dio
viene presentata facendo ricorso ad esempi tratti dalla nostra umanità. Molto
frequentemente viene ricondotta a quella tra il padre e i figlio. Altre volte a
quella tra lo sposo e la sposa, tra l’amante e l’amata.
Entrambi i figli della parabola
non hanno il giusto atteggiamento verso Dio.
Quello che pretende l’eredità e
se ne va è il modello di quelli che rompono con il padre. Si dice che si
diventa adulti quando si riesce a farlo.
Prendere l’eredità, ciò che un morto
lascia, significa in sostanza eliminare il padre dalla propria vita.
Ma anche l’altro, che rimane
vicino al padre e si scandalizza per le feste fatto al fratello che si era
allontanato, perché a lui non ne erano state fatte di simili, vede il rapporto
con il padre nell’ottica del prendere,
nel far proprio qualcosa del padre.
Ma il padre della parabola gli
risponde che tutto ciò che era suo era anche del figlio, perché il figlio era
rimasto sempre presso di lui. Il padre dona tutto di sé e l’atteggiamento giusto è
accogliere questo dono. Il padre ci dona in Cristo la sua stessa vita.
L’atteggiamento giusto è quindi
accettare il dono di Dio e rimanere in Dio.
Sintesi di Mario
Ardigò, per come ha compreso le parole del celebrante
Avvisi del parroco:
-ogni mercoledì di Quaresima, dopo la messa vespertina, si terrà una
riflessione sulle opere di misericordia;
-ogni giovedì di Quaresima, dopo la messa vespertina, si terrà la Lectio Divina:
-ogni venerdì di Quaresima, dopo la messa vespertina, si pregherà con
il pio esercizio della Via Crucis.
Avvisi di A.C.
- la riunione infrasettimanale
del gruppo parrocchiale di AC si terrà martedì 8-3-16, alle ore 17, in sala
rossa. Proveremo i canti nella Messa per la Quaresima. I membri del gruppo sono invitati a riflettere, con il
metodo della Lectio Divina, sulle
letture della Messa di domenica 13-3-16 (5° di Quaresima), Is 43,16-21; Sal 125 (126); Fil 3,8-14; Gv
1-11; , in modo da poter dare un contributo personale nel corso della
meditazione che, con il prezioso aiuto dell’assistente ecclesiastico, su di
esse si farà insieme nel corso della riunione