Monarchie
Nel governo delle società, quindi nella politica, si definisce monarchico il potere politico esercitato da una sola persona.
Ad esempio, il potere pubblico esercitato dal Presidente della Repubblica italiana è monarchico.
A lungo i poteri politici furono accentrati in dinastie sovrane: è sovrano il potere politico che non riconosce limiti. In una dinastia sovrana il potere politico sovrano si trasmette di generazione in generazione, secondo regole ereditarie.
Il potere politico dinastico è tipicamente monarchico.
Nel mondo di oggi poche dinastie sono veramente sovrane, perché gran parte di quelle che lo erano si sono trasformate in monarchie costituzionali e i loro poteri sono stati quindi limitati. In questi casi rivestono principalmente una funzione rappresentativa del mito legato ad un certo popolo.
Storicamente vi sono state anche monarchie sovrane non ereditarie. I loro poteri erano modellati tuttavia su quelle delle monarchie ereditarie.
Una delle principali monarchie sovrane non ereditarie fu quella del Sacro Romano Impero.
Facciamoci aiutare da ChatGPT di OpenAI:
Il Sacro Romano Impero (800-1806) fu un’entità politico-religiosa incentrata sull’Europa centrale, con un imperatore eletto dai principi, che aspirava a unire cristianità e potere secolare sotto un’unica autorità.
Il titolo di Sovrano del Sacro Romano Impero non era ereditario, ma elettivo. L’imperatore veniva scelto dai Principi Elettori (Kurfürsten), un ristretto gruppo di nobili e alti prelati del Sacro Romano Impero.
Come funzionava l’elezione dell’Imperatore?
• L’elezione dell’imperatore era regolata fin dal 1356 dalla Bolla d’Oro, promulgata dall’imperatore Carlo IV di Lussemburgo.
• I Principi Elettori, inizialmente sette e poi aumentati nel corso del tempo, sceglievano il nuovo imperatore.
• Una volta eletto, il candidato veniva incoronato dal Papa, anche se in epoca successiva questa cerimonia divenne facoltativa.
La dinastia degli Asburgo e la quasi-ereditarietà
• Dal XV secolo in poi, la corona imperiale fu quasi sempre detenuta dagli Asburgo, dando un’apparenza di ereditarietà.
• Tuttavia, la successione non era automatica: ogni nuovo imperatore doveva comunque essere formalmente eletto.
• Spesso i sovrani cercavano di far designare il proprio figlio come Re dei Romani, un titolo che anticipava l’elezione imperiale e garantiva una sorta di continuità dinastica.
L’elezione rimase una caratteristica dell’Impero fino alla sua dissoluzione nel 1806, quando l’ultimo imperatore Francesco II d’Asburgo abdicò a seguito della pressione di Napoleone.
Un altro modello di monarchia sovrana non ereditaria fu quella del Papato romano, edificato dall’Undicesimo secolo sul modello di sovranità del Sacro Romano Impero.
Alla morte di un Papa, anticamente la nomina del nuovo veniva decisa dal patriziato e dal clero romani e successivamente da un collegio di cardinali.
Facciamoci nuovamente aiutare da ChatGPT di OpenAI:
Nomina dei Papi: Evoluzione storica
1. II-V secolo – Elezione da parte del clero e del popolo di Roma, con successiva conferma imperiale quando il cristianesimo, dal Quarto secolo inglobato nell’ideologia costituzionale dell’Impero Romano e i vescovi cristiani divennero funzionari pubblici;
2. VI-X secolo – Crescente influenza dei re franchi e dell’Impero bizantino nella conferma papale.
3. XI secolo (1059) – Niccolò II introduce l’elezione riservata ai Cardinali (Decreto In Nomine Domini).
4. XIII secolo (1274) – Gregorio X istituisce il Conclave, riunione segreta dei Cardinali elettori.
5. XV-XVI secolo – Alcune elezioni influenzate da potenze europee e nepotismo.
6. XIX secolo (1870) – Con la fine dello Stato Pontificio, l’elezione diventa autonoma rispetto ai governi.
7. XX-XXI secolo – Pio X (1904) vieta il veto laico. Paolo VI (1970) limita il voto ai Cardinali sotto gli 80 anni.
Il “veto laico” (ius exclusivae) era il diritto di alcune potenze cattoliche europee (Spagna, Francia e Austria) di opporsi all’elezione di un candidato al papato durante il conclave.
Origine e funzionamento
• Fu esercitato tra il XVII e il XIX secolo.
• Un cardinale, su istruzioni del sovrano, dichiarava ufficialmente il veto contro un candidato considerato sgradito.
• I cardinali spesso evitavano di eleggere un candidato soggetto a veto per non creare tensioni politiche.
Abolizione
• Ultimo uso: nel 1903, l’Austria pose il veto contro il cardinale Mariano Rampolla.
• Pio X (1904), con la costituzione apostolica Commissum Nobis, vietò qualsiasi interferenza statale nel conclave, ponendo fine al veto laico.
Oggi il Papa è eletto dal Conclave dei Cardinali elettori (attualmente massimo 120) con maggioranza di 2/3.
Il potere politico sovrano dei Papi fu al contempo anche religioso. Quest’ultimo era modellato su quello dei vescovi. L’episcopato cristiano si manifestò storicamente come monarchico a cavallo tra il Primo e il Secondo secolo.
Interroghiamo ChatGPT:
Evoluzione dell’episcopato nelle Chiese cristiane
1. L’episcopato delle origini (I-III secolo)
• Nelle prime comunità cristiane, il governo era collegiale, con un ruolo centrale di presbiteri (anziani) e vescovi (epískopoi, sorveglianti).
• La guida delle Chiese locali era spesso affidata a un collegio di presbiteri, con un vescovo primus inter pares, cioè un primo tra pari.
• Le decisioni importanti venivano prese in assemblee comunitarie, spesso con il coinvolgimento del clero e dei fedeli.
• L’elezione dei vescovi avveniva per acclamazione popolare o scelta del clero locale, con eventuale conferma da parte dei vescovi vicini.
2. Il passaggio all’episcopato monarchico (III-V secolo)
• Con la crescita del Cristianesimo e le persecuzioni, il ruolo del vescovo divenne sempre più centralizzato e autorevole, per garantire unità e stabilità dottrinale.
• I vescovi assunsero un ruolo preminente sui presbiteri, diventando i principali responsabili della dottrina, della liturgia e dell’amministrazione.
• Ignazio di Antiochia († ca. 107) fu tra i primi a promuovere un episcopato monarchico, cioè con un solo vescovo come guida della comunità locale.
• Dopo l’Editto di Milano (313), con il riconoscimento del Cristianesimo, i vescovi iniziarono a ricevere poteri giurisdizionali e un ruolo più vicino all’amministrazione imperiale.
3. Il collegamento con le procedure sinodali dei primi secoli
• Nonostante il rafforzamento del potere episcopale, le decisioni dottrinali e disciplinari continuavano a essere prese nei sinodi locali e nei concili ecumenici.
• I sinodi erano assemblee di vescovi che regolavano questioni teologiche, disciplinari e liturgiche.
• Il modello sinodale dei primi secoli influenzò il concetto di collegialità episcopale, ancora presente nelle Chiese ortodosse e nella Chiesa cattolica (es. il Sinodo dei vescovi post-Concilio Vaticano II).
• L’episcopato monarchico si rafforzò soprattutto in Occidente, con la figura del Papa come vescovo di Roma e primate universale, mentre in Oriente il patriarcato mantenne una struttura più sinodale.
Conclusione
Il passaggio dall’episcopato comunitario a quello monarchico avvenne gradualmente per esigenze organizzative e dottrinali, ma mantenne elementi di collegialità attraverso i sinodi e i concili ecumenici, strumenti ancora oggi centrali nelle Chiese cristiane.
L’episcopato monarchico religioso si sviluppò per esigenze di politica ecclesiastica, quindi per il governo delle Chiese locali, in un contesto, però, di sinodalità episcopale. Era legato principalmente ad esigenze di guida religiosa delle comunità di fede. La monarchia sovrana dei Papi fu invece costruita principalmente per esigenze di politica generale, in particolare per la tutela e il governo dei territori e beni ecclesiastici, per il governo del clero e dei religiosi, per esercitare una supremazia sugli altri poteri politici.
La promulgazione del dogma dell’infallibilità pontificia nelle pronunce solenni in materia di dottrina e morale e l’abolizione dello Stato della Chiesa (o Stato Pontificio) nell’Italia centrale, nel 1870, determinarono la connotazione principalmente come monarchia sovrana religiosa del potere dei Papi.
Il potere politico dei Papi, oggi esercitato solo nel loro piccolo regno della Città del Vaticano, istituito nel 1929 a seguito di un trattato concluso con il Regno d’Italia rappresentato dal dittatore fascista Benito Mussolini, non è in alcun modo riconducibile alla volontà del Maestro, che dichiarò esplicitamente di non essere re. Quello religioso viene ricondotto invece al mandato da lui conferito all’apostolo Pietro, il quale, stando a ciò che emerge dagli Atti degli apostoli e da altre notizie, in gran parte con connotati leggendari, che ne abbiamo lo esercitò però in modo molto diverso da come si usò fare dal Secondo secolo.
Dall’Ottocento, il potere religioso dei Papi divenne sempre più centrale nella formazione delle persone di fede cattolica e nel confronto con il mondo contemporaneo. In Italia questo processo è collegato allo sviluppo dell’azione di formazione popolare esercitata dall’Azione Cattolica italiana fin dalla sua fondazione nel 1906.
Mario Ardigò- Azione Cattolica in San Clemente Papa – Roma, Monte Sacro, Valli