INFORMAZIONI UTILI SU QUESTO BLOG

  Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

  This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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  Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

  Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

  Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

  Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente due martedì e due sabati al mese, alle 17, e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

 Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

 La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

NOTA IMPORTANTE / IMPORTANT NOTE

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venerdì 28 febbraio 2025

Democrazia e amicizia sociale

 Democrazia e amicizia sociale

 

  Nella recente dottrina sociale si insegna che la democrazia è una forma di amicizia.

  Facciamoci aiutare da ChatGPT di OpenAI per una rassegna sintetica dei relativi argomenti.

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Dal 2013, con il pontificato di Papa Francesco, il legame tra democrazia e amicizia nella dottrina sociale della Chiesa è stato approfondito in modo significativo. L’amicizia sociale è diventata un concetto chiave per interpretare il ruolo della democrazia nella promozione del bene comune, come emerge in particolare nella Fratelli tutti (2020).

1. L’idea di amicizia sociale

Papa Francesco ha ridefinito l’amicizia in chiave sociale e politica, superando la sua tradizionale connotazione privata e individuale. Nella Fratelli tutti, il Pontefice parla dell’amicizia sociale come una relazione che va oltre la semplice affinità personale: essa implica la costruzione di legami solidali tra cittadini, gruppi e istituzioni, affinché la società sia più giusta e inclusiva.

L’amicizia sociale è un concetto che richiama il pensiero di Tommaso d’Aquino, per il quale la amicitia non è solo un legame interpersonale, ma il fondamento della giustizia e dell’armonia nella comunità politica. Papa Francesco attualizza questa visione, affermando che una democrazia autentica non può fondarsi solo su equilibri di potere o interessi economici, ma deve promuovere la fraternità universale, capace di sanare le divisioni e costruire la pace.

2. Democrazia e amicizia: un legame necessario

Secondo la dottrina sociale cattolica, la democrazia non è solo un metodo di governo, ma un sistema che deve garantire partecipazione, giustizia e rispetto della dignità di ogni persona. Il legame con l’amicizia sociale si manifesta in diversi aspetti:

• Inclusione e dialogo: Papa Francesco critica le derive populiste e tecnocratiche che riducono la politica a una gestione dell’economia o alla ricerca di consenso. La democrazia, per essere autentica, deve basarsi sul dialogo tra diversi, favorendo la cultura dell’incontro e del rispetto reciproco.

• Bene comune e solidarietà: l’amicizia sociale implica un impegno concreto per il bene comune, superando l’individualismo e promuovendo politiche che tutelino i più deboli.

• Superamento della cultura dello scarto: Francesco denuncia il rischio di una democrazia che emargina i poveri e i fragili. L’amicizia sociale chiede di integrare chi è ai margini, riconoscendo il valore di ogni persona.

3. Le sfide attuali

Papa Francesco sottolinea che la democrazia è minacciata quando si diffondono egoismi, polarizzazioni e indifferenza. La Chiesa invita quindi a riscoprire l’amicizia sociale come antidoto alla crisi democratica, attraverso:

• La formazione delle coscienze per un impegno civico responsabile;

• La costruzione di reti di solidarietà che contrastino la frammentazione sociale;

• Un rinnovato senso di responsabilità politica, che superi la logica della faziosità e promuova il bene comune.

Conclusione

Dal 2013, la dottrina sociale cattolica ha enfatizzato il legame tra democrazia e amicizia sociale come fondamento per una società più giusta. La fraternità e la solidarietà sono viste non solo come valori etici, ma come condizioni essenziali per una democrazia autentica, capace di rispondere alle sfide contemporanee.

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  In quest’ottica, la costruzione della democrazia procederebbe da quella dell’amicizia sociale. Da cui poi una democrazia amicale, in cui l’amicizia sociale diventa criterio di valutazione della bontà della democrazia.

  È importante esaminare sé questa concezione sia accettabile e, in particolare, se risponda alle finalità che, nel contesto politico europeo, si assegna allo sviluppo di sistemi democratici.

  Osservo che l’idea di democrazia amicale viene sostenuta da ideologi e teologi non democratici, in particolare nel magistero ecclesiastico.

  La gerarchia ecclesiastica cattolici rifiuta la democrazia perché teme che i propri principi teologici vengano sindacati a maggioranza.

   Però, se la democrazia fosse un modo di articolare l’amicizia sociale, sarebbe inutile.

  La democrazia, come la si intende nell’Europa oggi, è una strategia di risoluzione dei conflitti, in modo da rendere possibile un governo condiviso nonostante le situazioni conflittuali.

  La via democratica per risolvere i conflitti è quella di limitare ogni potere sociale, pubblico o privato, in modo da rendere indispensabile transazioni di governo.

  È chiaro perché la gerarchia ecclesiastica cattolica le è irriducibilmente avversa: l’organizzazione ecclesiastica cattolica si presenta infatti come un assolutismo romano con connotati feudali in periferia. Un sistema obsoleto, costoso e inefficiente, che emargina la gente che vorrebbe coinvolgere,

  Dal secondo dopoguerra tra i limiti ai poteri sociali delle nuove costituzioni democratiche europee ne sono stati introdotti alcuni che riguardano i diritti sociali fondamentali, ad esempio quelli a certi  livelli di benessere, al lavoro e nel lavoro, alla casa, alla salute, alla previdenza sociale nella malattia, vecchiaia e disoccupazione. Nella costituzione europea i diritti economici sono integrati nell’economia sociale di mercato, teorizzata e praticata con il contributo fondamentale dei cristiani-democratici europei.

  Ogni potere sociale tende ad evadere dai limiti sociali e la democrazia funziona se trova una resistenza efficace, per cui non possa andare oltre e debba trattare. Queste trattative, per il governo della società, si fanno nelle assemblee democratiche, ad esempio nei parlamenti, nelle quali ci si scontra anche aspramente, nel rispetto però di alcune guarentigie e libertà che impediscono di tacitare, prevaricandoli, i dissenzienti. Ma un certo livello di resistenza popolare anche al di fuori di quelle assemblee è indispensabile per il buon funzionamento di una democrazia. 

 Ne deriva che una democrazia funziona bene non se è espressione di amicizia sociale, ma se è efficace, nel suo  contesto, la lotta sociale contro i poteri sociali che prevaricano.

  Ogni democrazia si concreta anche in un sistema normativo, ma esso da solo non è sufficiente  se non si manifesta una pressione popolare di resistenza contro i poteri che tendono a prevaricare.

  Ogni potere sociale tende a prevaricare, fino a che non incontra una resistenza sociale che lo blocca. E la legge di ogni potere sociale. A posteriori, chi riesce a prevaricare ci costruisce sopra un mito giustificazionista.  Se però la prevaricazione non riesce, incontrando una resistenza efficace, allora  si riprendono in mano le norme e si cerca di arrivare a una transazione.

  Ogni potere sociale cerca di costruire un sistema normativo che gli consenta di espandersi, evadendo per quanto possibile i limiti sociali. Un esempio eclatante di ciò è la normativa canonica. Ogni riforma costituzionale, ad esempio quella sulla separazione dei rapporti di impiego tra magistratura requirente e giudicante che è in corso di discussione nel Parlamento italiano, è espressione del tentativo di poteri emergenti per ridefinire i sistemi di limiti che li riguardano.

   L’idea di democrazia come frutto di amicizia sociale è un populismo. Definiamo populismo un’ideologia politica basata sul mito del popolo, definito talvolta nella recente dottrina sociale il buon popolo fedele. Il popolo, in questa concezione, sarebbe una popolazione che spontaneamente, per sua bontà intrinseca, sarebbe disposta a collaborare nel governo, ciò che non accade mai, per il carattere intrinsecamente conflittuale di ogni società umana, senza eccezioni. Nel magistero ecclesiastico, però, si capisce che l’amicizia che conta è quella verso la gerarchia. Questo è il vero discrimine della cosiddetta ecclesialità.

  Mettere in questione questo modo di proporre la democrazia è importante nel tirocinio democratico che dovrebbe farsi nelle realtà sociali di prossimità, ed anche ad esempio nelle parrocchie, che su quelle basi non addestra veramente  a partecipare alla democrazia.

  La conflittualità sociale, e quindi l’inimicizia, è connaturata alla democrazia, che si instaura solo quando essa è valida a contenere le prevaricazioni. Per insegnare la democrazia occorre insegnare a resistere.

  Da qui si capisce quanto è importante quando si afferma che la nostra nuova democrazia repubblicana post-fascista è nata dalla Resistenza.

Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli

 

 

 

 

 

 

 


mercoledì 26 febbraio 2025

La democrazia dei cristiani europei

 

La democrazia dei cristiani europei

 

  La democrazia dell’Unione Europea è stata profondamente inculturata dai cristiano-democratici europei, con in testa quelli tedeschi e quelli italiani.

  C’entra in qualche modo la dottrina sociale della Chiesa cattolica, vale a dire gli insegnamenti morali in materia di organizzazione della società diffusi dal Papa e dai vescovi?

  La dottrina sociale  è una parte del pensiero sociale cristiano  e, per quanto diffusa dalla gerarchia ecclesiastica cattolica, non origina da essa. Non comprende una definizione realistica di che cosa è la democrazia e di come la si debba in concreto realizzare. Questo perché la Chiesa cattolica non è un organismo democratico e non consente che nelle sue istituzioni si pratichi la democrazia.

  Questo è  molto evidente leggendo il Compendio della dottrina sociale della Chiesa, un manuale  della dottrina sociale. E’ disponibile on ine a questo indirizzo:

Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa

  Con l’aiuto del servizio di intelligenza artificiale ChatGPT  di OpenAI, individuiamo in quel testo le parti che trattano di democrazia:

 

1.    Capitolo VIII – La Comunità Politica

o    § 406-407: Viene ribadito il valore della democrazia come forma di governo capace di rispettare la dignità della persona umana e i diritti fondamentali. La Chiesa sostiene la democrazia autentica, fondata sulla partecipazione e sul rispetto della legge.

o    § 408-410: Si mette in guardia dal rischio di derive relativistiche della democrazia, in cui i valori fondamentali diventano opinabili e soggetti a maggioranze mutevoli.

o    § 411: Si sottolinea l'importanza della società civile e della partecipazione dei cittadini alla vita pubblica.

2.    Capitolo I – Il Disegno di Amore di Dio per l'Umanità

o    § 81-82: Si menziona il concetto di democrazia in relazione alla dignità umana e alla promozione del bene comune.

3.    Capitolo VII – La Vita Economica

o    § 354: Si fa riferimento alla democrazia economica, intesa come partecipazione dei cittadini alle decisioni economiche che li riguardano.

4.    Capitolo XI – La Promozione della Pace

o    § 502-503: Si sottolinea il legame tra pace e democrazia, indicando che un sistema democratico autentico aiuta a prevenire i conflitti.

 

   La democrazia dei cristiani europei è stata progettata, teorizzata,  sperimentata e sviluppata autonomamente dalle persone cristiane impegnate in politica, compresa una parte del clero cattolico. A quest’ultimo, però, la politica è (ancora) vietata.

  Si iniziò a lavorarci sopra negli anni ’30 del secolo scorso, ma la grande occasione si presentò dopo la caduta dei fascismi europei, nel 1945.

  Tuttora l’Unione Europea è guidata dai cristiano democratici (Ursula Von der Leyen, ad esempio, è tale).

  Gli ultimi cristiani democratici italiani che svolsero ruoli fondamentali nell’Unione Europea furono Romano Prodi, Presidente della Commissione Europea dal 1999    al 2004, e David Maria Sassoli, Presidente del Parlamento Europeo dal 2019  al 2022.

  I cristiani democratici europei ebbero un ruolo importantissimo nell’approvazione delle nuove Costituzioni democratiche della Repubblica federale di Germania e della Repubblica italiana, e successivamente nella progettazione e approvazione, nel 2007,  del Trattato di Lisbona, entrato in vigore nel 2009 unitamente alla  e della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.

 La democrazia pensata e praticata dai cristiano democratici europei è molto diversa da ogni altro tipo di democrazia del passato. In particolare ingloba la finalità della pace tra gli stati europei.

  Storicamente le democrazie non furono pacifiche, e ancor oggi non lo sono tutte.  Anzi, la maggior parte non lo sono. Non lo è la democrazia statunitense. Non lo è la democrazia britannica. La democrazia francese non lo si dimostra nelle relazioni internazionali extraeuropee.

  Come realizzare la pace tra gli stati?

  Di solito si risponde che la pace consegue alla giustizia, ma questo è una via che storicamente si è dimostrata quella sicura per non avere mai pace. In realtà la giustizia inizia dalla pace: essa è la prima e fondamentale forma di giustizia, dalle quali tutte le altre dipendono.

  In questi giorni c’è chi pensa di realizzare la pace tra gli stati mediante negoziati tra i governi. Questo storicamente si è dimostrato il modo di imporre la pace in danno dei deboli. Si tratta di una pace sempre precaria, perché dipende dai rapporti di forza.

  La via seguita dall’Unione Europea è stata quella di radicarla nelle popolazioni, in particolare consentendo libertà di circolazione, commercio e impresa e istituendo percorsi formativi per consentire alle persone più giovani di fare esperienza di vita in stati diversi dal proprio. Ora appare inimmaginabile una guerra tra gli stati federati nell’Unione Europea, che pure si combatterono incessantemente negli ultimi duemila anni. E’ perché si è creata una pressione delle popolazioni sui governi per impedire che venga dichiarata la guerra. E’ la ragione per la quale si sono avute tante remore ad intervenire direttamente nel conflitto iniziato con l’invasione russa dell’Ucraina. Qualcosa di simile nel 1939 aveva portato alla Seconda guerra mondiale.

  Le teologie cristiane  in genere hanno difficoltà a inquadrare la democrazia nel loro apparato mitologico perché pensano alle società umane come organismi viventi, come se fossero un corpo unico. E’ la concezione organicista  della società. Essa è irrealistica.

  Le società umane sono create dalla politica,  che è il governo delle collettività.  Il governo di una società deriva fondamentalmente da consuetudini sociali, la prima e più importante fonte del diritto. Nessuna legge formale avrebbe reale vigore se non ottenesse sufficiente osservanza: si parla dell’elemento dell’effettività.

  Le consuetudini sociali nascono dall’interazione sociale. Il processo di genesi di una società ha successo quando si stabilizza una situazione di pace, prevalendo sui conflitti.

  Tuttavia le società umane sono intrinsecamente conflittuali: l’arte del governo consiste nel trovare vie di mediazione tra gli strati sociali per evitare che le situazioni conflittuali degenerino.

  Fondamentali in questo lavoro è la mitopoiesi e la costruzione giuridica.

  Il mito è elemento fondamentale della costruzione sociale perché rende il senso del vivere insieme. Il diritto è in genere una formalizzazione e un’applicazione dell’universo sociale mitico ai casi concreti della vita.

  Il principale mito della democrazia è proprio la democrazia in sé e, in particolare, del suo come governo del popolo. Il popolo è sempre un’entità mitica. Nella realtà esistono solo popolazioni, mutevoli come le loro culture, l’insieme delle loro concezioni e costumi sociali.

   La via democratica alla pace non è quella della giustizia, ma quella della limitazione di ogni potere sociale. Da questa dipende poi la giustizia, perché l’ingiustizia deriva sempre da una prevaricazione e quindi da un eccesso di potere, da un potere insofferente dei limiti.

 Dunque, il principio fondamentale della democrazia è che non debba esistere nessun potere illimitato.  Le istituzioni democratiche sono la via giuridica per realizzare questo obiettivo.

  La democrazia, come istituzione sociale, assume connotati cristiani quando ingloba la pietà, per cui le istituzioni pubbliche e l’intera società si propongono di soccorre deboli e sofferenti. La pietà sociale è espressione dell’agàpe  cristiana, l’elemento fondamentale del cristianesimo, al di là della sua mitologia teologica. Quando la pietà diventa uno dei fondamentali limiti ad ogni potere sociale istituiti in un contesto democratico, quest’ultimo assume connotati cristiani.  Il comandamento sociale fondamentale lasciatoci dal Cristo è infatti «realizza l’agàpe», cioè, nel greco evangelico Ἀγαπᾶτε! (Agapáte!), come in λέγω ὑμῖν ἀγαπᾶτε τοὺς ἐχθροὺς (lègo umìn agapàte tus ectrùs, dico a voi amate i nemici) in Mt 5,44.

  La democrazia, ma in particolare quella  dei cristiani democratici europei, è in primo luogo una particolare forma di convivenza, che dovrebbe essere insegnata fin da persone molto piccole. Già nella organizzazione spontanea dei gruppi di bimbe e bimbi se ne può fare tirocinio. Le norme vengono dopo. Purtroppo nell’istruzione scolastica la democrazia viene presentata come un sistema di norme, in particolare di quelle imposte dai parlamenti e dai governi. Non è questa la sua natura. Anzi, in genere, la pressione popolare in ambienti democratici porta a modificare le leggi e le altre norme formali. Per questa via una popolazione per la quale la pace è importante la può imporre al proprio governo.

Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli

 

 

domenica 23 febbraio 2025

Nostalgia degli avi?

Nostalgia degli avi?

  L’agonia della regina inglese Elisabetta, molto in là con gli anni, suscitò un vasto interesse popolare nel mondo. La sovrana era  il riferimento politico, culturale e finanche religioso di molti popoli, a cominciare da quelli associati al Commonwealth britannico, ma anche oltre. La sua età la costituiva a rappresentare gli avi, il suo mito si colorava delle liturgie di casa reale, a sfondo religioso.  Al di là di questo il suo potere reale era scarso. Qualcosa di simile è accaduto per i Papi regnanti dalla seconda metà del Novecento.

  A dispetto della secolarizzazione, gli italiani si manifestano piuttosto papisti, e ai tempi nostri molto più che in quelli della mia adolescenza, negli anni ’70.

  Mi pare che interessino molto meno le complicazioni dottrinali e gli articoli del Credo. Come si osservò durante il lungo regno del papa Wojtyla, la gente appare affascinata dal mito costruito intorno alla persona del Papa, non però a quello relativo alla sua funzione religiosa, ma non segue gli insegnamenti del sovrano, anzi…

  Si tratta di una fascinazione sognante e un po’ superficiale, ma che in qualche modo rassicura. Riconoscersi nel mito di un avo è ancora un potente fattore identitario.  E, in quello papale, esso assume una dimensione di paternità universale, non legato a una specifica etnia, cultura, nazione. Si concreta in un voler bene all’avo.

   Come nelle monarchie dinastiche, le regole per la successione rassicurano sulla continuità della storia, un tema angosciante di questi tempi di veloci cambiamenti, e le antiche  liturgie spettacolari che accompagnano le vicende successorie rafforzano il senso di sicurezza. Intorno ad esse i poteri della Terra, in genere confusamente confliggenti, sembrano di buon grado rientrare nei ranghi protocollari.

  In qualche modo gli eventi della fine di un Papato e dell’inizio del successivo si rivestono di connotati pasquali.

  La fede cristiana non ha però molto a che fare con tutto ciò, se non per definirne il contesto mitico metafisico, sul quale sono costruite le relative liturgie.

Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli

 


sabato 22 febbraio 2025

Speranza

                                                                              Speranza

 

  Le difficili ore che il Papa sta vivendo di questi tempi al Policlinico Gemelli ci fanno riflettere sulla nostra condizione umana, come accade nelle agonie delle persone care. La maggior parte di noi lo conosce superficialmente, ma egli per la persona di fede è realmente una persona cara.

  Ieri, in uno degli incontri che da qualche anno abbiamo periodicamente con gli amici del Meic, si è discusso del rapporto tra speranza e politica. Ma si è accennato anche alla speranza nella propria resurrezione personale alla vita eterna, che è uno degli articoli del Credo cristiano.

  Analisi sociologiche segnalano che un venti per cento non ci crede, il trenta per cento si, in maggioranza persone anziane,  e un cinquanta per cento non sa. La fede è divenuta incerta, come suggerisce un interessante libro del sociologo Roberto Cipriani, L’incerta fede. Un’indagine quanti-qualitativa in Italia, FrancoAngeli 2021?

  Per come vivo la mia, la fede è sempre incerta, perché consiste fondamentalmente nell’affidarsi totalmente  alla parola di Dio per come ci è stata tramandata, senza poter percepire direttamente.

  L’ affidamento genera la speranza, non la certezza.

  Fede e speranza sono strettamente connesse.

  Si può fare esperienza diretta solo di ciò che indichiamo come agàpe, parola che non ha una corrispondenza esatta in italiano e che evoca sia uno stato d’animo che una prassi verso le altre persone. Un’espressione che rende l’idea di agàpe è pace conviviale e festosa,  come quella che si visse nel l’episodio evangelico delle nozze di Cana. Si sta, lieti, tra persone care e vorremmo che fosse così sempre, benché fin da molto giovani si sappia che non ci è dato. Da qui la speranza, alla quale viene incontro la Parola, e allora viene generata la fede, pur nella perdurante incertezza, perché non si vede ciò che si spera.

   Da questo  si capisce perché tra fede, speranza e agàpe Paolo insegnò che è quest’ultima la più grande. Prima  si vive l’agàpe, e allora ci si affida e per questo si spera.

  I Giubilei cattolici, con quell’esortazione a convenire tutti verso una porta santa, sono in fondo celebrazioni dell’agàpe, per rafforzare l’affidamento e suscitare così la speranza.

  La sofferenza dell’agonia tuttavia rimane. I nostri giorni sono contati e anche se non sappiamo né il giorno né l’ora possiamo farcene un’idea realistica.

  In Italia la speranza di vita è di 83 anni. Per gli uomini, 81 anni, per le donne 85. Ma la speranza di vita in salute è di 59 anni. Così si è osservato che non è tanto la vita ad essere stata allungata, quanto la vecchiaia.

  Nella vecchiaia si è più portatə a interrogarsi sull’aldilà.

  Si potrebbe pensare che il dopo potrebbe essere come il prima della nostra nascita, quelle centinaia di migliaia di anni in cui la nostra specie c’era, quella degli homo sapiens, ma noi no. Questo è ragionevole.

  Ma emotivamente non vi ci rassegniamo.

  Non è tanto la perdita della nostra vita che ci colpisce interiormente, ma la perdita della relazione con le persone che ci sono care. La nostra interiorità si sviluppa in quella relazione fin da molto piccolə, da quella con la persona adulta che svolge una funzione materna. Fin da allora siamo viventi in comunione agapica con persone nostre simili.

  Con l’aiuto di ChatGPT di OpenAI:

 

 Da un celebre passaggio della meditazione “Meditation XVII” di John Donne, poeta e sacerdote inglese del XVII secolo. Il testo originale in inglese è il seguente:

Meditation XVII

 

(da Devotions upon Emergent Occasions, 1624)

 

No man is an island,

entire of itself;

every man is a piece of the continent,

a part of the main.

If a clod be washed away by the sea,

Europe is the less,

as well as if a promontory were,

as well as if a manor of thy friend’s

or of thine own were.

Any man’s death diminishes me,

because I am involved in mankind;

and therefore never send to know for whom the bell tolls; it tolls for thee.

Traduzione in italiano:

 

Nessun uomo è un’isola,

intero in sé stesso;

ogni uomo è un pezzo del continente,

una parte del tutto.

Se una zolla viene portata via dal mare,

l’Europa ne è diminuita,

come se fosse stato un promontorio,

come se fosse stata una dimora

di un amico tuo o tua propria.

La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce,

perché io sono parte dell’umanità;

e quindi non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te.

Questo brano riflette sulla solidarietà umana e sulla connessione tra tutte le persone. La frase finale è stata poi resa celebre anche dal romanzo For Whom the Bell Tolls (1940) di Ernest Hemingway.

 

 Ho vissuto da vicino l’agonia di mia madre, dopo un lunga e tremenda malattia che l’aveva trasfigurata, cambiandole addirittura il volto. Un giorno tremendo in una stanza del Policlinico Gemelli, in cui era stata infine ricoverata dopo diversi giorni nella sala di osservazione intensiva del Pronto soccorso, mi ero proposta di vegliarla fino alla fine. I medici mi avevano avvertito che non c’era più nulla da fare. Ma ad un certo punto, a tarda notte, io stesso non mi sono sentito bene. Ho deciso di andare a casa a riposare per qualche ora ripromettendomi di tornare l’indomani presto, i sanitari me l’avrebbero consentito. Con una certa difficoltà riuscii a trovare l’ingresso dell’ospedale: il Gemelli è labirintico e di notte è peggio. Tornato a casa mi addormentai subito, ma, dopo non molto, poco prima dell’alba, mi telefonarono che mia madre era morta. Spesso è proprio quello l’orario in cui ce se ne va. Ora mi rimprovero di non aver resistito di più accanto a mia madre. È probabilmente quello che gli apostoli sentirono quella notte ai Getsemani, quando non riuscirono a vegliare con Gesù che sudava sangue, così è scritto.

  Mia madre era una persona molto religiosa, molto devota alla Madonna in particolare. Nondimeno la sua agonia fu tremenda. Non riusciva più a parlare e nemmeno a pensare in modo chiaro. Credo che la sua mente si sia dissolta diverso tempo prima della fine, ma di questo non posso essere sicuro. La nostra mente è legata al nostro encefalo. Nelle esperienze del dopo morte, caratterizzate da percezioni anomale simili a quelle provocate  dall’uso degli allucinogeni, l’encefalo ancora funziona, per cui esse non sono realmente dopo la morte. E l’anima? Qui entra in campo la speranza religiosa, alla quale la fede dà corpo e parole. Ma nell’agonia, in particolare nell’ultima agonia, tutto questo sembra dissolversi. E per chi è Papa non è diverso da ciò che è per le altre persone.

  Non è in nostro potere salvare per sempre dalla morte chi ci è carə, anche desiderandolo con tutto il cuore e cercando di riuscirci in ogni modo.

  Probabilmente tra non molto ci si proverà a farlo, ma ciò che ne uscirà sarà ancora umano?

   Nel tempo dell’agonia, nostra e delle persone che ci sono care, la religione ci insegna a pregare.

 «Prega», Mario, «prega!», così mi esortò mio zio Achille, mentre eravamo seduti davanti al reparto di terapia intensiva dove mio padre era in agonia.

 Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli