Democrazia e amicizia sociale
Nella recente dottrina sociale si insegna che la democrazia è una forma di amicizia.
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Dal 2013, con il pontificato di Papa Francesco, il legame tra democrazia e amicizia nella dottrina sociale della Chiesa è stato approfondito in modo significativo. L’amicizia sociale è diventata un concetto chiave per interpretare il ruolo della democrazia nella promozione del bene comune, come emerge in particolare nella Fratelli tutti (2020).
1. L’idea di amicizia sociale
Papa Francesco ha ridefinito l’amicizia in chiave sociale e politica, superando la sua tradizionale connotazione privata e individuale. Nella Fratelli tutti, il Pontefice parla dell’amicizia sociale come una relazione che va oltre la semplice affinità personale: essa implica la costruzione di legami solidali tra cittadini, gruppi e istituzioni, affinché la società sia più giusta e inclusiva.
L’amicizia sociale è un concetto che richiama il pensiero di Tommaso d’Aquino, per il quale la amicitia non è solo un legame interpersonale, ma il fondamento della giustizia e dell’armonia nella comunità politica. Papa Francesco attualizza questa visione, affermando che una democrazia autentica non può fondarsi solo su equilibri di potere o interessi economici, ma deve promuovere la fraternità universale, capace di sanare le divisioni e costruire la pace.
2. Democrazia e amicizia: un legame necessario
Secondo la dottrina sociale cattolica, la democrazia non è solo un metodo di governo, ma un sistema che deve garantire partecipazione, giustizia e rispetto della dignità di ogni persona. Il legame con l’amicizia sociale si manifesta in diversi aspetti:
• Inclusione e dialogo: Papa Francesco critica le derive populiste e tecnocratiche che riducono la politica a una gestione dell’economia o alla ricerca di consenso. La democrazia, per essere autentica, deve basarsi sul dialogo tra diversi, favorendo la cultura dell’incontro e del rispetto reciproco.
• Bene comune e solidarietà: l’amicizia sociale implica un impegno concreto per il bene comune, superando l’individualismo e promuovendo politiche che tutelino i più deboli.
• Superamento della cultura dello scarto: Francesco denuncia il rischio di una democrazia che emargina i poveri e i fragili. L’amicizia sociale chiede di integrare chi è ai margini, riconoscendo il valore di ogni persona.
3. Le sfide attuali
Papa Francesco sottolinea che la democrazia è minacciata quando si diffondono egoismi, polarizzazioni e indifferenza. La Chiesa invita quindi a riscoprire l’amicizia sociale come antidoto alla crisi democratica, attraverso:
• La formazione delle coscienze per un impegno civico responsabile;
• La costruzione di reti di solidarietà che contrastino la frammentazione sociale;
• Un rinnovato senso di responsabilità politica, che superi la logica della faziosità e promuova il bene comune.
Conclusione
Dal 2013, la dottrina sociale cattolica ha enfatizzato il legame tra democrazia e amicizia sociale come fondamento per una società più giusta. La fraternità e la solidarietà sono viste non solo come valori etici, ma come condizioni essenziali per una democrazia autentica, capace di rispondere alle sfide contemporanee.
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In quest’ottica, la costruzione della democrazia procederebbe da quella dell’amicizia sociale. Da cui poi una democrazia amicale, in cui l’amicizia sociale diventa criterio di valutazione della bontà della democrazia.
È importante esaminare sé questa concezione sia accettabile e, in particolare, se risponda alle finalità che, nel contesto politico europeo, si assegna allo sviluppo di sistemi democratici.
Osservo che l’idea di democrazia amicale viene sostenuta da ideologi e teologi non democratici, in particolare nel magistero ecclesiastico.
La gerarchia ecclesiastica cattolici rifiuta la democrazia perché teme che i propri principi teologici vengano sindacati a maggioranza.
Però, se la democrazia fosse un modo di articolare l’amicizia sociale, sarebbe inutile.
La democrazia, come la si intende nell’Europa oggi, è una strategia di risoluzione dei conflitti, in modo da rendere possibile un governo condiviso nonostante le situazioni conflittuali.
La via democratica per risolvere i conflitti è quella di limitare ogni potere sociale, pubblico o privato, in modo da rendere indispensabile transazioni di governo.
È chiaro perché la gerarchia ecclesiastica cattolica le è irriducibilmente avversa: l’organizzazione ecclesiastica cattolica si presenta infatti come un assolutismo romano con connotati feudali in periferia. Un sistema obsoleto, costoso e inefficiente, che emargina la gente che vorrebbe coinvolgere,
Dal secondo dopoguerra tra i limiti ai poteri sociali delle nuove costituzioni democratiche europee ne sono stati introdotti alcuni che riguardano i diritti sociali fondamentali, ad esempio quelli a certi livelli di benessere, al lavoro e nel lavoro, alla casa, alla salute, alla previdenza sociale nella malattia, vecchiaia e disoccupazione. Nella costituzione europea i diritti economici sono integrati nell’economia sociale di mercato, teorizzata e praticata con il contributo fondamentale dei cristiani-democratici europei.
Ogni potere sociale tende ad evadere dai limiti sociali e la democrazia funziona se trova una resistenza efficace, per cui non possa andare oltre e debba trattare. Queste trattative, per il governo della società, si fanno nelle assemblee democratiche, ad esempio nei parlamenti, nelle quali ci si scontra anche aspramente, nel rispetto però di alcune guarentigie e libertà che impediscono di tacitare, prevaricandoli, i dissenzienti. Ma un certo livello di resistenza popolare anche al di fuori di quelle assemblee è indispensabile per il buon funzionamento di una democrazia.
Ne deriva che una democrazia funziona bene non se è espressione di amicizia sociale, ma se è efficace, nel suo contesto, la lotta sociale contro i poteri sociali che prevaricano.
Ogni democrazia si concreta anche in un sistema normativo, ma esso da solo non è sufficiente se non si manifesta una pressione popolare di resistenza contro i poteri che tendono a prevaricare.
Ogni potere sociale tende a prevaricare, fino a che non incontra una resistenza sociale che lo blocca. E la legge di ogni potere sociale. A posteriori, chi riesce a prevaricare ci costruisce sopra un mito giustificazionista. Se però la prevaricazione non riesce, incontrando una resistenza efficace, allora si riprendono in mano le norme e si cerca di arrivare a una transazione.
Ogni potere sociale cerca di costruire un sistema normativo che gli consenta di espandersi, evadendo per quanto possibile i limiti sociali. Un esempio eclatante di ciò è la normativa canonica. Ogni riforma costituzionale, ad esempio quella sulla separazione dei rapporti di impiego tra magistratura requirente e giudicante che è in corso di discussione nel Parlamento italiano, è espressione del tentativo di poteri emergenti per ridefinire i sistemi di limiti che li riguardano.
L’idea di democrazia come frutto di amicizia sociale è un populismo. Definiamo populismo un’ideologia politica basata sul mito del popolo, definito talvolta nella recente dottrina sociale il buon popolo fedele. Il popolo, in questa concezione, sarebbe una popolazione che spontaneamente, per sua bontà intrinseca, sarebbe disposta a collaborare nel governo, ciò che non accade mai, per il carattere intrinsecamente conflittuale di ogni società umana, senza eccezioni. Nel magistero ecclesiastico, però, si capisce che l’amicizia che conta è quella verso la gerarchia. Questo è il vero discrimine della cosiddetta ecclesialità.
Mettere in questione questo modo di proporre la democrazia è importante nel tirocinio democratico che dovrebbe farsi nelle realtà sociali di prossimità, ed anche ad esempio nelle parrocchie, che su quelle basi non addestra veramente a partecipare alla democrazia.
La conflittualità sociale, e quindi l’inimicizia, è connaturata alla democrazia, che si instaura solo quando essa è valida a contenere le prevaricazioni. Per insegnare la democrazia occorre insegnare a resistere.
Da qui si capisce quanto è importante quando si afferma che la nostra nuova democrazia repubblicana post-fascista è nata dalla Resistenza.
Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli