Al cuore della democrazia. Il 3 luglio
si apre a Trieste la 50° Settimana sociale dei cattolici in Italia
1.
Mercoledì prossimo, 3 luglio 2024, a Trieste, inizierà
la 50°Settimana sociale dei cattolici in Italia sul tema Al cuore
della democrazia.
E’ possibile
seguire l’evento in questo sito WEB:
https://www.settimanesociali.it/ .
In passato le Settimane sociali erano dette dei cattolici
italiani. La nuova denominazione vuole comprendere anche le persone
cattoliche che vivono in Italia senza discendere da famiglie italiane o senza
essere ancora cittadine italiane.
Del resto, cattolica è un parola che ci
viene dal greco antico mediante il latino e che significa universale. Anche la parola Chiesa ci viene dal greco antico, nel quale
significava assemblea a cui si è chiamati.
Un’assemblea è un’occasione di incontro sociale alla quale si è chiamati per esservi attivi, quindi
per partecipare. E’ quello che la distingue da un semplice raduno,
al quale ci si può limitare a presenziare.
La democrazia
è un metodo per dare alla gente la possibilità di partecipare molto
ampiamente a ciò che in una collettività si decide perché valga come decisione
di tutte le persone che ne sono considerate parte, anche se in concreto
dissenzienti. Ma è anche un principio di organizzazione delle istituzioni per il
quale a) nessun potere pubblico o privato deve essere illimitato, in
estensione e durata, nemmeno
quello delle maggioranze, b)nessun potere pubblico o privato deve essere
insindacabile, c)ogni potere pubblico o privato deve trovare legittimazione
e deve esercitarsi secondo le regole formali che la collettività di riferimento
si è data; d)ogni potere pubblico deve fondare la propria
legittimazione, direttamente o indirettamente, in procedure formali largamente
partecipate dalle persone che gli sono soggette. I principi elencati alle
lettere b) c) e d) sono espressione di quello più generale di cui alla lettera
a).
Un potere è pubblico quando le sue decisioni valgono per tutte le
persone che vi sono soggette sulla base di regole formali, a prescindere da un
loro formale assenso e senza che possano recedere da quel vincolo. I poteri privati trovano invece, in genere, fondamento in
accordi dai quali ci si può liberare recedendo.
La discussione sulla democrazia è
particolarmente spinosa nella nostra Chiesa perché essa in massima parte non è
organizzata in maniera democratica. Da quando, dalla fine del Settecento, in
Europa iniziarono ad affermarsi le democrazie avanzate contemporanee, la
gerarchia cattolica fu purtroppo complice
a più riprese di poteri antidemocratici.
2. Le attuali concezioni democratiche europee sono state però potentemente
inculturate da valori derivati dai cristianesimi.
Il più recente processo di inculturazione
riguarda il valore della pace, di recente acquisizione come principio di
organizzazione politica, per le democrazie come anche per l cristianesimi
europei, e in particolare per la nostra Chiesa. Essa risale al secondo
dopoguerra, quindi all’epoca che si è aperta nel 1945, dopo la cosiddetta Seconda
guerra mondiale.
Un valore è un orientamento etico che si ritiene debba prevalere,
e comunque debba essere salvaguardato, nell’esercizio dei poteri pubblici e
privati, rispetto a ciò che deriverebbe dai rapporti di forza sociale in un
certo momento.
Tutti i principi organizzativi democratici
sono valori in questo senso.
Questi valori derivati dai cristianesimi distinguono
nettamente le attuali democrazie europee da quelle antiche, dalle quali
tuttavia ancora derivano i concetti che usiamo per spiegare la democrazia. Il
valore della pace distingue le attuali democrazie europee da ogni altra
del passato. E’ questo valore che si sta appannando negli ultimi anni, in concomitanza
con la perdita di consenso dei cristianesimi che lo avevano promosso e che possiamo
cominciare a identificare come cristianesimi democratici, anche se fino
alla prima metà del Novecento né i cristianesimi né le democrazie, in
particolare in Europa, si mostrarono pacifici. Da qui il senso di una crisi
della democrazia. In realtà si tratta della crisi di particolari forme di democrazia,
quelle, appunto, europee, che consideravano
la pace come un valore
politico.
3. Nel processo di unificazione europea che il 1 dicembre 2009 è culminato
nell’istituzione dell’attuale Unione Europea si è individuata nella pretesa di sovranità
degli stati il principale ostacolo alla realizzazione di un ordinamento
continentale pacifico.
Sovranità è la pretesa di un centro di potere politico
di non avere nessun altro potere sopra di sé.
Va precisato che una sovranità limitata non è più sovranità.
L’adesione al processo di unificazione
continentale europeo ha comportato la rinuncia alla sovranità da parte degli stati membri. Correlativamente
nel 1993 è stata istituita, accanto alle cittadinanze statali, una cittadinanza
europea.
Nella nostra Costituzione il fondamento legittimante
di quella rinuncia è costituito dall’art.11.
Articolo 11
L'Italia ripudia la guerra
come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di
risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di
parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un
ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e
favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
In effetti, finora non è scoppiata alcuna guerra tra gli stati
coinvolti nel processo di unificazione europea, i quali nel passato anche
recente si erano continuamente combattuti, anche per questioni religiose tra
cristiani. Si è trattato di un processo di pace che non ha avuto eguali nella
storia degli umani. Questo a riprova che il problema era realmente quello della rivendicazione statuale di sovranità.
Le genti europee di oggi non sono più assuefatte, come ancora la mia
generazione lo è stata da giovane, all’idea di una mobilitazione generale,
vale a dire della chiamata generale alle armi, per classi di età o anche
specializzazioni, di quella parte della popolazione che non ha scelto il mestiere
delle armi, in un esercito statale (in Europa non sono consentiti eserciti
non statali, o addirittura privati). Tuttavia questa possibilità, storica e
giuridica, è rimasta.
L’estensione ed intensificazione della guerra
che NATO, Repubblica Ucraina e Federazione russa stanno combattendo in Ucraina
dal febbraio 1922 potrebbe determinare una mobilitazione generale.
Quella non è una delle guerre a bassa
intensità nelle quali finora anche la Repubblica Italiana è stata coinvolta,
ad esempio quella ventennale in Afghanistan, conclusasi con uno sbrigativo
cessate il fuoco contrattato nei primi mesi del 2021 e una disastrosa ritirata
nell’agosto di quell’anno. E’ invece un conflitto ad alta intensità con ingenti perdite umane tra i combattenti, con
gravi distruzioni di infrastrutture ed edifici cittadini, e perdite serie anche
nelle popolazioni civili (finora in prevalenza in quella ucraina).
4. A fronte di questa evidente
crisi dei valori democratici europei, il Comitato Scientifico e Organizzatore
della 50° Settimana sociale dei cattolici in Italia, ha notato che si sono
prodotti anche segni di una crisi della partecipazione democratica, ad
esempio nell’astensionismo elettorale, e
ha messo in relazione i due fenomeni.
Un valore è veramente tale se nasce da effettivi legami
sociali in una popolazione che se ne sente vincolata.
Dedicarsi a una manutenzione delle democrazie europee in crisi, in particolare
in tempo di guerra, significa allora non limitarsi a contare i voti elettorali che ancora vengono espressi (per
altro in Italia da una minoranza della popolazione delle persone elettrici,
come è risultato di recente nelle elezioni per il Parlamento europeo e per quelle amministrative), ma cercare di ripristinare
quei legami sociali portando di nuovo le persone a incontrarsi, a dialogare e
decidere per ideare e agire insieme.
Ed è qui che le dimensioni dell’assemblea e della partecipazione, del decidere
partecipando ad assemblee, sono molto rilevanti.
Ecco allora che Sebastiano Nerozzi,
segretario del Comitato, ha così sintetizzato uno degli scopi della Settimana
Sociale: «Quello che stiamo facendo tutti insieme è proprio questo: un
lavoro delle associazioni, dei movimenti, dei gruppi, delle imprese, delle
cooperative, delle comunità energetiche, per valorizzare la partecipazione che
c’è e farla conoscere, possibilmente anche per rafforzarla. Partendo dalle
nostre esperienze abbiamo la capacità di creare coesione sociale».
Il 3 luglio la Settimana Sociale si aprirà in presenza
del Presidente della Repubblica italiana.
Mario
ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli