Gv 14,1-12
- Questo brano del Vangelo sembra un po’ complicato. E potrebbe anche esserlo, perché le cose che ci trasmette sono talmente tante, e sono talmente fondamentali, che potrebbero anche lasciarci smarriti.
- Ma una delle cose che poi scopriamo, a mano a mano che si va avanti, e che in questa fede, che sembra così complicata per le cose che ci dice e che dobbiamo credere, poi alla fine, quando le abbiamo comprese bene, tutto si semplifica e diventa molto semplice, molto essenziale.
- Così quello che oggi il Signore ci vuol dire è un discorso molto colloquiale, usa delle immagini che ci sono molto care. Per esempio all’inizio si parla di un turbamento. Turbamento è una parola che ci parla di paura, di smarrimento, di difficoltà a stare con i piedi per terra, con serenità.
- La paura è qualcosa di molto presente nella nostra vita.
- Teniamo conto che Gesù parla alla vigilia della Passione, del tradimento, della Crocifissione. In quei giorni terribili che sicuramente non devono essere stati semplici. Per lui chiaramente, ma neanche per chi gli stava vicino, per i suoi discepoli, per il suo ambiente: erano cose talmente truci, talmente grandi, che sconvolgevano la mente anche di persone molto solide, abituate a tutto, come Pietro e come tanti altri. Qualcosa di grosso. E quindi Gesù in quel discorso al Cenacolo, in quell’Ultima Cena, prepara i discepoli e dice «Ci sarà un turbamento, ci sarà una paura che vi prenderà».
- La parola paura, turbamento, timore è una delle parole che ricorre più spesso nella Bibbia. Qualcuno sembra che si sia messo a contare quante volte c’è e addirittura la cosa sorprendente è che, ricorre per ben – mi pare – 365 volte: un numero che ci fa subito accendere una lampadina, perché sono tali i giorni dell’anno. In tutta la Bibbia per ben 365 volte c’è proprio questa frase “Non temere! Non avere paura!”. Perché probabilmente si sa che è un sentimento con cui dobbiamo convivere. Un sentimento anche salutare: guai a chi non ha paura di niente, perché è pericoloso! Rischia di fare passi falsi. Però neanche dobbiamo rimanere prigionieri di questo sentimento. E come si fa a non esserlo? Gesù ci dice: «Abbiate fede! Abbiate fede in Dio, abbiate anche fede in me». La fede, il credere, dice Gesù, «Credete in me, credete nel Padre che mi ha mandato», è la medicina per superare lo smarrimento, il turbamento, la paura. E io credo che questa Parola, sempre ma anche in questi giorni, in questo momento, ci arriva proprio diritta al cuore. E l’accogliamo ben volentieri! E chiediamo al Signore che penetri in noi, che aumenti la nostra fede in lui, quella fede che ci fa credere che realmente lui è la presenza dell’amore di Dio. «Chi ha visto me, ha visto il Padre»: perché poi Gesù ci dice proprio questo: il Padre, questo termine che lui usa sempre per indicare Dio – questo termine molto bello -, è in lui e, attraverso di lui, arriva fino a noi, e compie delle opere grandi, che vedremo. Poi la cosa incredibile - tra le tante che possiamo prendere da questo brano – è quella che c’è quasi verso la fine: «Colui che crede in me compirà cose più grandi di quelle fatte da me». Naturalmente non le compie lui, ma le compie il Padre attraverso di lui - quindi attraverso di noi!-. Perché, in fondo, Gesù è venuto per questo, per portarci la vita del Padre. Questa vita che in Gesù, nella sua umanità, ha compiuto cose straordinarie, ma poi, se il Vangelo è vero, come è vero, questa vita che entra in noi compirà attraverso di noi cose più grandi ancora. Che questo sia vero, lo possiamo dire anche tenendo conto che Gesù è sempre stato in Palestina, ha predicato a qualche centinaio, qualche migliaio di persone, ma poi i suoi discepoli sono usciti dalla Palestina, e oggi parlano a tutto il mondo. La Chiesa parla di Dio con forza, con coraggio, senza paura, a tutta l’umanità. Compie cose più grandi di quelle fatte da Gesù, da questo punto di vista.
- Gesù partecipa della vita del Padre e questa vita poi l’ha trasmessa a noi, e la trasmette a noi ancora!, e ci dà la forza per portare avanti queste opere del Padre. Come ce la trasmette? Ce la trasmette attraverso i sacramenti.
- Per esempio il sacramento dell’Eucaristia. Perché ci manca tanto, in questo tempo? Nel quale non vediamo l’ora di poter celebrare pienamente l’Eucaristia, di poter ricevere la Comunione. Perché, anche se non lo comprendiamo fino in fondo, sappiamo che attraverso i sacramenti, attraverso quel pane e quel vino, che sono il Corpo e il Sangue del Signore, ci arriva la vita di Dio. Arriva lo Spirito, che entrando in noi ci dà la possibilità di essere vivi e ci dà la possibilità di compiere le opere che il Signore vuole che noi compiamo.
- Per finire: un’immagine. Una delle cose che abbiamo capito che questo maledetto virus fa, è che ad un certo punto blocca i polmoni. E diviene quindi impossibile ai polmoni ossigenare il sangue. L’ossigeno che ci arriva attraverso il respiro entra nel sangue e poi, attraverso il sangue, arriva a tutte le cellule del corpo, che sono vive, perciò possono portare avanti al vita. Se non c’è questo, se non c’è questo ossigeno, che attraverso il sangue arriva a tutte le nostre cellule, non c’è vita.
- Vedete, come ci arriva l’ossigeno di Dio, il suo Spirito? Attraverso il sangue di Gesù, che entra in noi e, mediante la sua presenza, porta lo Spirito, la vita, l’ossigeno, a tutta la nostra esistenza, e ci permette di essere vivi e perciò operanti.
- Ecco perché abbiamo bisogno della celebrazione dell’Eucaristia. Ecco perché la desideriamo tanto. Ecco perché ringraziamo Dio se ci dà la possibilità di poter celebrare e di poterci ritrovare insieme. Perché dobbiamo fare cose grandi. Noi siamo fatti per cose grandi, non per piccole cose. Il Signore ci ha dato un compito incredibile, addirittura ci ha detto “Voi farete cose più grandi di quelle fatte da me”. Questo è il nostro sacerdozio, che abbiamo ricevuto nel Battesimo tutti e che dobbiamo esercitare per rendere gloria a Dio.