Ritornello:
Perdonaci, Signore: abbiamo peccato
cancella la mia iniquità.
Lavami dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.
All'inizio della sua vita pubblica Gesù Cristo entrò nell'acqua del battesimo, nel Giordano e, dopo il suo battesimo, lo Spirito lo portò nel deserto per esservi tentato. Non è che Gesù abbia deciso tutto questo da sé stesso: è portato dallo Spirito perché deve essere messo alla prova. Ha una missione. Deve essere provato per iniziare la sua missione. La tentazione, le prove, sono assolutamente necessarie nella vita di ognuno di noi, come lo furono nella vita di Gesù Cristo. Gesù infatti è vero Dio e vero uomo. L'essere vero uomo significa che Gesù fu tentato ogni giorno della sua vita. E anche noi siamo tentato nello stesso modo, sui medesimi temi. La fede di Gesù Cristo, il suo rapporto con il Padre, dovette essere provato. Dovette manifestata la sua fedeltà nella prova, così come, ad esempio, la fedeltà dei coniugi deve essere provata nella tentazione, anche se solamente con il pensiero. E nel combattimento contro la tentazione mostriamo quanto veramente siamo fedeli. Siamo fedeli a Dio? Lo dimostriamo nella tentazione, combattendo, vincendo; è così che mostriamo la nostra fedeltà a Dio. Senza la tentazione noi non saremmo liberi, saremmo costretti. Le tentazioni vengono perché noi siamo liberi di dire sì o no a Dio, obbedirlo o disobbedirlo, seguirlo o seguire altri. Siamo liberi. Allora, la nostra libertà richiede il combattimento. Questa è la nostra storia, la storia dell'umanità. Alla fine di queste tre tentazioni, Gesù rispose: "Vattene, Satana". Circa tre anni dopo ripeterà più o meno queste parole e dirà "Lungi da me, Satana!", "perché tu non pensi con Dio, ma come gli uomini". E chiamerà il suo compagno più stretto, il principe degli apostoli, il primo Papa: "Satana". Non se Gesù, questa mattina, può usare quel nome anche per noi, chiamandoci "Satana", perché noi mettiamo Gesù Cristo alla prova. Abbiamo fame e gli chiediamo di trasformare le pietre in pane. Non è forse Figlio di Dio? Perché deve farci soffrire? Perché, ad esempio, questa malattia se egli è Dio e ha il potere di guarirmi? Perché mi lascia così? Gli chiediamo di cambiare la nostra situazione, di dimostrare in questo modo se è Dio o no, se ha il potere di farlo o no. Perché Gesù non lo fa, se è Dio? Questa è l'opera di Satana, tentare il Signore nostro Dio. Ma Gesù gli risponde che l'uomo non vive di solo pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Noi siamo chiamati a vivere della Parola di Dio. Non è Dio che deve obbedire alla nostra parola. Forse dubitiamo che Dio sia Dio, se non fa ciò che gli chiediamo. Gli chiediamo: "Signore, fa un miracolo, così ti crederò, ti seguirò dovunque andrai, ma prima devi farmi il miracolo che ti chiedo". Gli chiediamo di dimostrarci, facendo un miracolo, che è Dio. In questo modo mettiamo Dio alla prova. Di nuovo facciamo la parte di Satana, l'opera di Satana. Dopo la terza tentazione, Gesù dice: "Il Signore Dio tuo adorerai, a lui solo renderai il culto". A chi rendiamo il culto, noi? Come era scritto nel Vangelo dell'altra domenica: non si può servire due padroni; amerai l'uno e disprezzerai l'altro. Davanti a chi ci inchiniamo? Questo è il vero cuore del problema. Se noi amiamo il Signore con tutto il cuore, se gli rendiamo culto, e solo a lui, non ascoltiamo la voce del tentatore, che ci invita a prostrarci davanti a lui. Se il nome di Gesù sta sempre nei nostri pensieri, il tentatore non può entrare, perché le tentazioni passano sempre per il cervello, per il pensiero. Per questo Gesù disse che se uno guarda una donna con desiderio è già un adultero, che se uno chiama il proprio fratello "pazzo" o lo giudica è già un omicida. Tutti i peccati nascono nel pensiero, nel cervello. Se il cervello è lasciato senza una guardia, Satana può entrare. Gesù deve essere sempre nei nostri pensieri. Nella nostra giornata, o parliamo con Gesù, nella preghiera, o parliamo con gli altri di lui: Gesù non deve mai essere lontano da noi, dai nostri pensieri. Se Gesù è nei nostri pensieri non c'è spazio per il demonio per entrare. Noi vinciamo le tentazioni solamente in Cristo. Nessuno di noi è in grado di vincere il demonio con le sue sole forze, senza Cristo. Ma noi spesso, davanti a dire, noi impersoniamo il ruolo di Satana. Vogliamo spingere Gesù Cristo ad andare contro il Padre. Il Padre ha una volontà, ti dà una croce e ci dice di prendere quella croce ogni giorno e di seguirlo. Ma noi chiediamo a Gesù di toglierci quella croce e in queto modo tentiamo Gesù a mettersi contro il Padre. Ma Gesù vince sempre le nostre tentazioni, non va contro il Padre. Ma vi è di peggio: quanto persone hanno peccato per colpa nostra? Quante persone concrete, che noi conosciamo, parenti, conoscenti, amici hanno peccato a causa nostra, perché noi, con il nostro comportamento, li abbiamo tentati? Li abbiamo portati a peccare. Per quante persone abbiamo fatto, noi, il ruolo di Satana?
Questa è la Quaresima: siamo chiamati alla conversione, a combattere contro le tentazioni. A questo fine usiamo l'elemosina, il digiuno, la preghiera. Per combattere contro le tentazioni. Per non vivere più come Satana, ma invece entrare nella morte con Cristo per risorgere con lui, come Figli di Dio, con la stessa natura di Dio stesso. Dobbiamo accettare tutto quello che viene da Dio senza mormorare, amare Dio sopra tutte le cose e il prossimo come noi stessi.