INFORMAZIONI UTILI SU QUESTO BLOG

  Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

  This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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  Questo blog è un'iniziativa di laici aderenti all'Azione Cattolica della parrocchia di San Clemente papa e manifesta idee ed opinioni espresse sotto la personale responsabilità di chi scrive. Esso non è un organo informativo della parrocchia né dell'Azione Cattolica e, in particolare, non è espressione delle opinioni del parroco e dei sacerdoti suoi collaboratori, anche se i laici di Azione Cattolica che lo animano le tengono in grande considerazione.

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  Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

  Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

  Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

  Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente due martedì e due sabati al mese, alle 17, e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

 Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

 La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

NOTA IMPORTANTE / IMPORTANT NOTE

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martedì 15 ottobre 2024

Cattolicesimo democratico 35 - Idee molto diffuse nella predicazione, ma da approfondire

 

Cattolicesimo democratico 35

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Idee molto diffuse nella predicazione, ma da approfondire

 

  Sto leggendo un libretto dell’autorevole teologo Pierangelo Sequeri (vedi biografia a nota 1), Cercatori e trovatori, edito da Avvenire e Vita e pensiero nel 2023, disponibile anche nei formati eBook e Kindle. Raccoglie meditazioni pubblicate su Avvenire. Ve lo consiglio. Il suo scopo dichiarato «è quello di illuminare i potenziali di lievitazione del seme cristiano nel nuovo contesto dell’epoca».

  Nel capitolo iniziale, intitolato “Ouverture [Introduzione]. Sette parole per un nuovo cammino comune” l’autore fa la sintesi di alcune idee piuttosto diffuse nella predicazione, e in genere tra la gente, ma che meritano di essere approfondite.

  Scrive Sequeri:

 

«Il cristianesimo, però, non è un programma di leadership [direzione politica] o di governance [organizzazione delle istituzioni di vertice di un sistema politico] del mondo. Lo è stato naturalmente (a partire da Carlo Magno, non dall’imperatore Costantino, perlomeno nell’intenzione). L’impresa, come sappiamo, al netto delle superstizioni che ne hanno contraddetto l’ispirazione, ha pur generato una straordinaria avventura dell’Europa della filosofia e del diritto, dell’arte e della musica, della letteratura e della politica, della scienza e della tecnica. Nelle sue luci e nelle sue ombre, ha lasciato un’eredità non ancora del tutto consunta. Però il suo capitale non è più sufficiente a rilanciare il fervore di una creatività capace di aprire futuro per la storia dell’anima fra i popoli. La cosa che impressiona di più è il fatto che la frantumazione del legame sociale e la crescita di aggressività isterica – individuale e collettiva – appaiono come effetti collaterali della nostra scoperta migliore: la dignità del singolo, la libertà dell’individuo, il rispetto della persona. Come ha potuto accadere che la valorizzazione della dignità della singola persona, di cui andiamo così fieri, ci abbia condotti a un tale degrado delle relazioni comunitarie, al.quale ci stiamo letteralmente rassegnando? Le nascite sono in calo, il desiderio è spento, dicono gli esperti. I poveri crescono, uno su mille ce la fa. La politica è appesa all’economia, l’economia alla tecnica, la tecnica non è appesa a niente, solo a sé stessa. Le stesse democrazie occidentali patiscono ora acutamente gli effetti sociali negativi della loro evoluzione individualistica e competitiva. Ciascuno è riconsegnato ai mezzi di cui dispone per conquistarsi il proprio riconoscimento. E dunque è abbandonato a sé stesso. Le generazioni adolescenti stanno interiorizzando questa angosciosa percezione con una rapidità che ancora ci sfugge. La comunità cristiana, pur così  disseminata di commoventi slanci di dedizione, non vede ancora una via nuova (o ne vede troppe). E quindi, cerca di fare quello che può con il linguaggio che ha e con le abitudini che sé. Però, ogni giorno che passa, scopre al suo interno debolezze troppo a lungo occultate, liti troppo furiosamente attizzate, omissioni troppo giulivamente trascurate.»

 

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  Mi sembra che i teologi cattolici cerchino di porre al riparo le importantissime definizioni teologiche che furono deliberate nei Concili ecumenici del Primo Millennio (vedi alla nota 2), e che costituiscono l’apparato dogmatico del nostro Credo da una stretta connessione con l’ideologia imperiale dell’era Costantiniana (vedi alla nota 3) costruita a partire dal regno dell’imperatore romano Costantino [274-337],  in realtà nato nell’attuale Serbia da un importante politico romano e da una donna greca, nel quadro di una grandiosa riforma politica che portò a trasferire la capitale in imperiale in Tracia, a Bisanzio, ridenominata Costantinopoli nel 330 e che inglobò (ma anche contribuì a costruire e unificare) i cristianesimi  nella mitologia politica delle nuove istituzioni. Mi piacerebbe parlarne con Sequeri e sapere che potrei leggere per saperne di più. Indubbiamente sotto il re dei Franchi Carlo Magno [742-814] il Papato romano conquistò una posizione politica e ideologica molto più importante che nei secoli precedenti e assorbì alcuni elementi del feudalesimo. Ma l’attuale configurazione della Chiesa cattolica romana risale fondamentalmente all’Undicesimo secolo e alla riforma Gregoriana (vedi alla nota 4).

 «La politica è appesa all’economia, l’economia alla tecnica, la tecnica non è appesa a niente, solo a sé stessa»: è un’idea che molto diffusa nella predicazione e che troviamo anche nel Magistero di papa Francesco.  Osservo che i sistemi Politica – Economia – Cultura – Tecnologia sono strettamente interconnessi e cultura e tecnologia  vanno considerate parti di un unico aggregato, comprendente anche le scienze. Le tecnologie  sono un complesso di conoscenze e procedure che applicano le conoscenze scientifiche nell’economia e negli altri aspetti della vita sociale, compresa la guerra. Quindi non dirigono il processo, che invece è guidato da Politica ed Economia, le loro committenti, ed espresso dalla Cultura. L’economia è fondamentalmente parte dei poteri politici di una società, è un modo di fare politica, nel senso che partecipa al suo governo. Le altre istituzioni del vertice politico di una società, nelle quali le classi dominanti cercano di affermarsi e di mantenersi come tali, cercano anche di mantenere il controllo dell’economia, e viceversa, anche se, nel mondo globalizzato contemporaneo, nessuna istituzione politica riesce più ad avere il pieno controllo dell’economia. Quest’ultima, tuttavia, è tutt’altro che un sistema caotico, anzi. Costituisce nel complesso una rete di poteri più salda di quella delle istituzioni politiche e questo è ciò che appunto consente una economia globalizzata, vale a dire estesa  su tutta la Terra e con flussi che attraversano senza problemi tutte le società del pianeta. E’ qualcosa che non si è mi avuto prima d’ora nella storia dell’umanità.

  La protezione dei beni e delle persone della gente, che nelle dottrine teologiche viene spesso indicata come individualismo e che si è affermata dal Cinquecento europeo contro  i sistemi delle gerarchie ecclesiastiche, ma in particolare di quella cattolica sempre più avviluppata in un moto assolutistico, sino agli estremi raggiunti a inizio Novecento, è essenziale nello sviluppo dell’economia globalizzata, che altrimenti non potrebbe sussistere. Si tratta, sostanzialmente, di applicare su scala immensa i principi istituzionali del mercato, che prevedono la libertà e la sicurezza degli operatori. In questo campo intervengono i sistemi politici per assicurare questa condizione, e anche in regimi autoritari, che consentono in certa misura la democrazia economica anche quando negano quella politico-istituzionale, con le libertà di associazione, di manifestazione del pensiero e di partecipazione elettorale.

  Vi è oggi più aggressività che in altri tempi? La storia non conferma questa convinzione. In particolare l’Unione Europea, la nostra parte di Occidente, ha vissuto un periodo di pace, sicurezza e prosperità che non ha mai  avuto precedenti nella storia  dell’intera umanità.

 Si dice che le nascite sono in calo, e per quanto riguarda l’Italia è certamente vero, almeno ai nostri giorni, ma nel mondo non c’è mai stata tanta gente, oltre otto miliardi di persone: su scala globale la situazione quindi è diversa.

«Uno su mille ce la fa»: non mi pare che lo si possa dire. C’è una notevolissima concentrazione della ricchezza, ma globalmente la povertà è diminuita e l’economia globalizzata ha consentito  a quelle aree che negli anni Settanta erano definite Terzo mondo (il Primo erano gli stati capitalisti e il Secondo quelli comunisti) di uscire dalla povertà estrema, che comunque persiste, e non solo ai margini, ma addirittura in certe fasce sociali degli stati più ricchi, con un conseguente problema politico di giustizia sociale.

 Le comunità cristiane sono certamente divise, ma le divisioni, almeno tra i cattolici, vengono occultate. Così i problemi le minano dal di dentro, senza emergere, e non vengono risolti. Il problema, quanto ai cattolici, è essenzialmente l’assolutismo della struttura ecclesiastica, ma le comunità sono ancora vitali.

Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli

 

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Note

[Ricerche mediante ChatGPT di OpenAI del 14 e 15-10-24]

1.  Pierangelo Sequeri è un teologo cattolico italiano di grande rilievo nel panorama contemporaneo, noto per il suo contributo nella teologia fondamentale, nella liturgia e nel dialogo tra fede e cultura. Nato a Milano il 24 dicembre 1944, è stato ordinato sacerdote nel 1968. Oltre al suo ministero pastorale, ha dedicato gran parte della sua vita all'insegnamento e alla ricerca accademica.

### Formazione e carriera accademica

Dopo la laurea in filosofia e teologia, Sequeri ha iniziato a insegnare Teologia fondamentale presso la Facoltà teologica dell'Italia settentrionale, diventandone poi preside dal 2000 al 2016. Ha svolto un importante lavoro di dialogo tra la teologia, la filosofia e le scienze umane, promuovendo un approccio interdisciplinare alla fede e alla cultura.

Ha insegnato in diverse istituzioni accademiche, tra cui l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e ha tenuto conferenze in vari contesti internazionali. Nel 2016, papa Francesco lo ha nominato preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia, con l'intento di promuovere un rinnovamento in continuità con il magistero della Chiesa.

### Opere e contributi teologici

Sequeri ha pubblicato numerosi saggi e opere teologiche. Tra i temi che ha affrontato nelle sue pubblicazioni figurano la riflessione sul senso religioso dell'uomo, il ruolo dell'affettività e dell'estetica nella teologia, e il dialogo tra fede e ragione.

Una delle sue opere più note è *Il Dio affidabile* (2009), in cui esplora il tema della fiducia in Dio in un'epoca di crisi esistenziale. Sequeri pone un'enfasi particolare sul tema della bellezza e dell'arte come vie di accesso alla comprensione del mistero cristiano, integrando la riflessione estetica nella teologia.

### Il pensiero di Pierangelo Sequeri

Sequeri si distingue per un approccio che cerca di conciliare la profondità teologica con le sfide culturali e sociali del mondo contemporaneo. Una delle sue preoccupazioni centrali è quella di offrire una visione della fede cristiana che sia in grado di dialogare con le istanze della modernità senza perdere la sua radice profonda.

Un altro aspetto distintivo del suo pensiero è il richiamo all'importanza dell'affettività nella vita di fede. Sequeri sostiene che la fede non è solo una questione intellettuale, ma coinvolge tutto l'essere umano, compresa la sfera emotiva e affettiva.

 

  Pierangelo Sequeri non è solo un teologo e accademico, ma ha anche contribuito alla musica liturgica, componendo alcuni canti utilizzati nella liturgia cattolica. Sequeri ha sempre avuto una particolare attenzione per il legame tra liturgia, teologia e bellezza artistica, e questo si è riflesso anche nella sua attività di compositore.

Tra i suoi canti liturgici più noti ci sono:

1. **"Dov'è carità e amore"** 

   Questo è forse uno dei canti più famosi scritti da Sequeri. È spesso utilizzato durante le celebrazioni liturgiche, specialmente nella Messa in Coena Domini del Giovedì Santo, come canto per l'adorazione eucaristica e per momenti di preghiera comunitaria. Il testo si ispira al noto inno latino "Ubi caritas et amor", ma Sequeri lo ha rielaborato con una nuova melodia e con una sensibilità poetica che invita a riflettere sul significato della carità e dell'amore cristiano.

2. **"Vieni Spirito creatore"** 

   Un altro canto liturgico molto usato è la sua versione dell'inno allo Spirito Santo. Questo canto viene spesso eseguito nelle celebrazioni di Pentecoste e in altre occasioni in cui si invoca lo Spirito Santo, come durante le cresime.

3. **"Nella casa del Padre"** 

   Questo canto è usato in varie celebrazioni liturgiche, soprattutto in contesti in cui si parla della comunione e dell’unità dei fedeli nella Chiesa, la "casa del Padre".

4. **"Agnello di Dio"** 

   Sequeri ha composto una versione dell'Agnello di Dio che viene utilizzata in molte parrocchie durante la celebrazione eucaristica, particolarmente apprezzata per la sua melodia meditativa.

I canti liturgici "Symbolum 77" e "Symbolum 80" sono stati composti da Don Pierangelo Sequeri, un sacerdote, teologo e musicista italiano.

5. **Symbolum 77** (conosciuto anche come *Tu sei la mia vita*) è un canto liturgico molto noto e amato, composto da Don Sequeri nel 1977. Il testo esprime una forte professione di fede e fiducia in Dio.

6.**Symbolum 80** (conosciuto anche come *Io credo in te*) è un altro canto significativo, scritto nel 1980 sempre da Don Sequeri. Anche questo incentrato sulla professione di fede cristiana, è utilizzato frequentemente nelle liturgie e nei momenti di preghiera.

  Don Pierangelo Sequeri è noto per la sua capacità di unire riflessione teologica e musica liturgica, contribuendo in modo significativo al rinnovamento del canto nella Chiesa cattolica, specialmente dopo il Concilio Vaticano II.

Oltre a questi canti, Sequeri ha lavorato in collaborazione con altri compositori e liturgisti per promuovere la bellezza musicale nella liturgia, sottolineando l'importanza della musica come veicolo per la preghiera e la contemplazione.

### Impegno ecclesiale

 Oltre al suo lavoro accademico, Sequeri ha ricoperto diversi incarichi nella Chiesa cattolica, contribuendo al dibattito su questioni pastorali e dottrinali. È stato membro di commissioni teologiche ed è stato coinvolto nei lavori del Sinodo sulla Famiglia. La sua nomina da parte di papa Francesco a preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II riflette il suo ruolo di figura chiave nel rinnovamento del pensiero cattolico su matrimonio e famiglia.

### Riconoscimenti

 Pierangelo Sequeri ha ricevuto diversi riconoscimenti per il suo lavoro teologico e accademico. È considerato uno dei più importanti teologi italiani viventi, apprezzato per la sua capacità di combinare rigore intellettuale e sensibilità pastorale.

### Conclusione

Pierangelo Sequeri rappresenta una voce importante nel dialogo tra la teologia cristiana e il mondo contemporaneo, contribuendo a una riflessione profonda e al contempo accessibile sui temi della fede, della bellezza, dell’affettività e della cultura.

2.Concili ecumenici del Primo millennio

I concili ecumenici del Primo millennio sono sette e sono considerati fondamentali dalla Chiesa cattolica, ortodossa e alcune chiese protestanti. Ecco un elenco con una breve descrizione di ciascuno:

1. **Concilio di Nicea I** (325 d.C.) 

   - Convocato dall'imperatore Costantino, condannò l'arianesimo, che negava la divinità di Cristo, e definì la consustanzialità del Figlio con il Padre. Formulò la prima parte del **Credo niceno**.

2. **Concilio di Costantinopoli I** (381 d.C.) 

   - Convocato dall'imperatore Teodosio I, confermò e ampliò il Credo di Nicea, condannando l'arianesimo e l'apollinarismo (che negava la piena umanità di Cristo) e definendo la divinità dello Spirito Santo.

3. **Concilio di Efeso** (431 d.C.) 

   - Condannò il nestorianesimo, che separava la natura divina e umana di Cristo. Affermò che Maria è **Theotokos** ("Madre di Dio") e non solo "Madre di Cristo", preservando l'unità delle due nature in Cristo.

4. **Concilio di Calcedonia** (451 d.C.) 

   - Definì l'unione delle due nature, divina e umana, in Cristo, contro il monofisismo (che sosteneva che Cristo avesse solo una natura). Il risultato fu il **Dogma calcedonese**, che divenne uno dei punti cardine della cristologia.

5. **Concilio di Costantinopoli II** (553 d.C.) 

   - Condannò gli scritti conosciuti come i **Tre Capitoli**, legati a interpretazioni nestoriane, riaffermando le decisioni dei concili precedenti contro il nestorianesimo e in difesa dell'ortodossia cristologica.

6. **Concilio di Costantinopoli III** (680-681 d.C.) 

   - Condannò il monotelismo, che sosteneva che Cristo avesse una sola volontà, e affermò che Cristo ha due volontà, divina e umana, coerenti con le due nature.

7. **Concilio di Nicea II** (787 d.C.) 

   - Condannò l'iconoclastia (movimento che proibiva l'uso delle immagini sacre) e difese l'uso delle **icone** nella Chiesa, stabilendo che la venerazione delle immagini non costituisce idolatria ma è un aiuto alla devozione.

Questi sette concili hanno avuto un ruolo cruciale nella definizione dei dogmi cristologici e trinitari e nel delineare la struttura della Chiesa fino al primo millennio.

3.Era Costantiniana

L'espressione **"Era costantiniana"** si riferisce al periodo storico che inizia con il regno dell'imperatore romano **Costantino il Grande** (306-337 d.C.) e si estende fino alla fine dell'Impero romano d'Occidente (476 d.C.), ma a volte viene considerata anche fino alla caduta dell'Impero bizantino nel 1453. Questo periodo è caratterizzato da cambiamenti fondamentali nei rapporti tra la Chiesa cristiana e lo Stato romano.

Le principali caratteristiche dell'**Era costantiniana** includono:

1. **Tolleranza e sostegno del cristianesimo**: L'editto di Milano del **313 d.C.**, emanato da Costantino insieme all'imperatore Licinio, garantì la libertà religiosa nell'Impero romano e pose fine alle persecuzioni contro i cristiani. Questo fu il primo passo verso la promozione del cristianesimo come religione legittima.

2. **Costantino e il cristianesimo**: Costantino, pur mantenendo il titolo di "pontefice massimo" del paganesimo romano, iniziò a favorire apertamente la Chiesa cristiana, sostenendo la costruzione di chiese (come la Basilica di San Pietro a Roma), promuovendo il clero e partecipando attivamente alle questioni teologiche. È famoso il suo ruolo nel **Concilio di Nicea** (325 d.C.), in cui si cercò di risolvere le controversie dottrinali, in particolare l'arianesimo.

3. **Cristianizzazione dell'Impero**: Durante e dopo il regno di Costantino, il cristianesimo divenne progressivamente la religione dominante dell'Impero. Nel **380 d.C.**, con l'editto di Tessalonica, l'imperatore Teodosio I dichiarò il cristianesimo niceno (ortodosso) come la religione ufficiale dell'Impero romano, consolidando ulteriormente l'alleanza tra Chiesa e Stato.

4. **Trasformazione delle strutture ecclesiastiche e politiche**: L'"Era costantiniana" segna un cambiamento nel ruolo della Chiesa, che passa da essere una comunità perseguitata a diventare un'istituzione con potere politico e sociale significativo. La Chiesa iniziò a influenzare la politica imperiale, e viceversa, con gli imperatori che si assumevano ruoli attivi nelle controversie teologiche e nelle questioni ecclesiastiche.

5. **Simbolismo costantiniano**: La figura di Costantino divenne simbolo di questo legame tra Chiesa e Stato, tanto che per secoli, in particolare in ambito cattolico, l'"Era costantiniana" fu vista come un modello positivo di cooperazione tra potere politico e religioso. Tuttavia, in epoche successive, questa collaborazione fu anche criticata da movimenti che cercavano di separare maggiormente il potere spirituale da quello temporale.

In sintesi, l'**Era costantiniana** rappresenta il momento storico in cui il cristianesimo divenne parte integrante del potere imperiale e politico, inaugurando un'epoca di stretta collaborazione tra la Chiesa e lo Stato.

4. Riforma Gregoriana

La **Riforma gregoriana** fu un vasto movimento di riforma della Chiesa cattolica, avvenuto nell'XI secolo sotto la guida di papa **Gregorio VII** (al secolo Ildebrando di Soana, papa dal 1073 al 1085). Questa riforma mirava a rafforzare l'autorità papale, purificare il clero e liberare la Chiesa dall'influenza politica dei poteri laici. Fu uno dei più significativi tentativi di rinnovamento della Chiesa medievale, con implicazioni profonde anche sui rapporti tra il potere spirituale e temporale.

### Contesto

Nel corso dei secoli precedenti, la Chiesa aveva subito una crescente interferenza da parte dei nobili laici, che spesso esercitavano il controllo sulle nomine ecclesiastiche (come vescovi e abati), in quello che era noto come il sistema delle **investiture laiche**. Questa pratica aveva portato alla corruzione, a uno scarso livello morale del clero e a un forte legame tra il potere politico e la gerarchia ecclesiastica.

### Obiettivi principali della riforma

1. **Lotta alla simonia**: La **simonia** era la pratica della compravendita di cariche ecclesiastiche. Gregorio VII e i suoi riformatori volevano estirpare questa pratica, che consideravano una forma di corruzione che minava la spiritualità e l'integrità del clero.

2. **Imposizione del celibato ecclesiastico**: La riforma gregoriana puntava a rafforzare il **celibato clericale**, cioè l'obbligo per i preti di non sposarsi. Questo era visto come un modo per assicurare una dedizione totale al servizio di Dio e per evitare che i beni della Chiesa fossero trasmessi per via ereditaria ai figli dei sacerdoti.

3. **Indipendenza della Chiesa dal potere laico**: Uno degli obiettivi principali della riforma era liberare la Chiesa dall'influenza dei poteri laici, in particolare per quanto riguarda le nomine dei vescovi e degli abati. Questo portò al conflitto più famoso della Riforma gregoriana: la **lotta per le investiture**.

4. **Affermare la supremazia papale**: Gregorio VII cercò di riaffermare la supremazia del papa su tutti gli altri poteri, incluso quello imperiale. Nel suo **Dictatus Papae** (1075), un documento programmatico, il papa enunciò 27 principi, tra cui l'autorità del papa di deporre imperatori e la sua indipendenza totale dai poteri secolari.

### La lotta per le investiture

La riforma gregoriana portò a uno scontro diretto con l'imperatore del Sacro Romano Impero, **Enrico IV**, che si oppose alla riforma, ritenendo che il controllo sulle investiture ecclesiastiche fosse una prerogativa imperiale. Questo scontro raggiunse il suo culmine con l'episodio noto come la **scomunica di Enrico IV** da parte di Gregorio VII nel 1076. Enrico, costretto a riconciliarsi con il papa, si umiliò a **Canossa** nel 1077, dove chiese e ottenne il perdono papale. Tuttavia, il conflitto tra papato e impero continuò per diversi decenni e si risolse solo con il **Concordato di Worms** (1122), che stabilì un compromesso sul sistema delle investiture.

### Conseguenze

La Riforma gregoriana ebbe un impatto duraturo su diversi aspetti della vita religiosa e politica in Europa:

 

- **Maggiore autorità papale**: Il papa divenne il capo indiscusso della Chiesa, con un'autorità accresciuta anche sulle chiese locali e sugli imperatori.

- **Separazione dei poteri**: Sebbene la lotta per le investiture non eliminò completamente l'influenza laica sulla Chiesa, creò un precedente per una maggiore separazione tra potere spirituale e potere temporale.

- **Rafforzamento del celibato**: La disciplina del celibato ecclesiastico venne imposta più rigidamente in tutta la Chiesa occidentale.

- **Centralizzazione della Chiesa**: La riforma contribuì a una crescente centralizzazione del potere nella Chiesa, con Roma che divenne il fulcro del controllo ecclesiastico.

La **Riforma gregoriana** fu, in definitiva, un tentativo di riformare la Chiesa dal suo interno, rafforzando la moralità del clero e riaffermando l'indipendenza e la supremazia della Chiesa e del papato di fronte ai poteri temporali.

lunedì 14 ottobre 2024

Cattolicesimo democratico 34 - Patti democratici

Cattolicesimo democratico 34

Patti democratici

 

 Alla base delle dinamiche democratiche vi sono dei patti caratterizzati dalla parola data. Creano un legame più saldo di quando ci si limita ad esporre pubblicamente un’opinione e ci si trova d’accordo con altre persone intorno o anche come quando si vota per un candidato alle elezioni. Non si tratta di un atto più che altro formale come quando ci si iscrive a un partito, se ne prende la tessera, come si dice. E nemmeno di un accordo a prestazioni corrispettive, come nei contratti, nei quali la controparte la si conosce poco o nulla (nei contratti commerciali nei quali si è in posizione di consumatori).

  Il patto democratico consiste in un impegno forte per un’azione collettiva in società che non dipende da controprestazioni, per cui ci si impegni solo nei limiti di ciò che se ne ricava. Implica però il diritto di partecipare, per dire la propria, quindi di aver voce in assemblea. Esso può essere considerato la manifestazione più antica dei processi democratici,  che non sono tali se non lo prevedono. Dunque vanno considerati in crisi democratica i partiti e altri movimenti politici in cui la base non possa aver voce perché le assemblee decisionali, denominate congressi o con denominazioni analoghe, non si fanno, o se si fanno non vi si discute veramente ma si è chiamati solo a plaudire il gruppo dominante, o si fanno troppo raramente e a discrezione di quest’ultimo non secondo scadenze statutarie. Questo aspetto serve anche a distinguere i processi ecclesiali realmente sinodali da quelli che non lo sono o che della sinodalità hanno solo il nome.

  I processi politici di massa non possono fare a meno di miti e diritto, in particolare di procedure formali, ma il patto democratico che impegna la singola persona è sempre celebrato in un piccolo gruppo in cui sono possibili rapporti faccia a faccia e ci si può conoscere bene. Questo può facilmente essere verificato in base alle biografie delle personalità politiche più note, ma in questo non vi è differenza con le altre persone. In un contesto simile, l’impegno coinvolge l’onorabilità sociale della persona, il ritirarsi è considerato tradimento e squalifica in quello che può essere considerato uno dei mondi vitali della persona. E non si è capaci di parteciparne molti, perché ciascuno di essi prende molto tempo in quanto le relazioni non vi sono superficiali.

  In certe condizioni politiche, come si vissero durante il Risorgimento italiano, dagli anni ’20 dell’Ottocento al 1870 (Roma divenne capitale del nuovo Regno d’Italia nel febbraio 1871) e il regime fascista mussoliniano, tra il l’ottobre 1922 e il luglio 1943, e poi dal settembre 1943 all’aprile 1945 nel centro Italia, il patto democratico è per la vita e per la morte.

  Ai nostri giorni è più difficile creare relazioni così forti e quindi si è anche parlato di società liquida (Zygmunt Bauman – 1925-2017). La ragione è che le relazioni sociali e in particolare quelle politiche sono sempre più intrattenute con mezzi telematici, nelle reti sociali: da esse, come scrisse Bauman, ci si può liberare con un clic. Da qui, poi, gli impressionanti movimenti elettorali che ci sono stati dal 2013 nella politica nazionale, con il pressoché totale rinnovamento del ceto parlamentare (per cui non si può più dire, come si faceva prima, che “sono sempre gli stessi).

    Non potendo più contare su legami forti nelle masse, i partiti quindi usano per la loro propaganda tecniche di marketing commerciale, analoghe a quelle usate per pubblicizzare i prodotti destinati al mercato al dettaglio di massa,  per cercare di indurre gli elettori a votare, alle elezioni, i loro candidati, e disperano di poter ottenere di più. Essi, però, conquistato il governo, hanno difficoltà a farne accettare le decisioni alla gente,  che li ha votati, sì, ma senza impegnarsi veramente.

  Le scelte di voto non vengono sentite come espressione di un patto democratico e non di rado vengono fatte sulla base di emozioni estemporanee e superficiali. Questo crea la crisi di legittimazione sociale del ceto politico di vertice, al di là della legittimazione formale, e la difficoltà di impostare politiche di lungo periodo.

  Così, un tirocinio democratico non dovrebbe comprendere solo la consapevolezza di storia e processi sociali, ma anche la dimensione del patto in un piccolo gruppo di orientamento e impegno politico. Lo stesso si può dire del tirocinio ecclesiale sinodale.

  Ci si può quindi proporre di ottenere  quel tipo di partecipazione: è il primo passo dell’animazione democratica.

Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli

 

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Ricerca mediante ChatGPT di OpenAI del 14-10-24

Le elezioni politiche italiane dal 2010 ad oggi sono state tre: nel 2013, 2018 e 2022. Ognuna ha segnato importanti cambiamenti nel panorama politico italiano, con l'ascesa e il declino di vari partiti. Ecco un riepilogo delle elezioni politiche italiane dal 2010 in poi:

 

### **1. Elezioni politiche del 2013**

- **Data**: 24-25 febbraio 2013

- **Sistema elettorale**: Legge Calderoli, un sistema misto con premio di maggioranza.

- **Risultati principali**:

  - **Camera dei Deputati**: Il centrosinistra guidato da Pier Luigi Bersani (coalizione PD, SEL) vinse alla Camera con un margine molto ristretto.

  - **Senato**: Nessuna coalizione ottenne la maggioranza assoluta.

  - Il **Movimento 5 Stelle** (M5S) di Beppe Grillo si affermò come forza emergente, ottenendo circa il 25% dei voti.

  - Il **Popolo della Libertà (PdL)** di Silvio Berlusconi riuscì a ottenere una parte consistente dei voti.

- **Conseguenze**: Dopo una fase di stallo politico, Enrico Letta (PD) formò un governo di larghe intese che comprendeva il PD, il PdL e Scelta Civica, ma fu sostituito nel 2014 da **Matteo Renzi**.

 

### **2. Elezioni politiche del 2018**

- **Data**: 4 marzo 2018

- **Sistema elettorale**: "Rosatellum", un sistema misto proporzionale e maggioritario.

- **Risultati principali**:

  - Il **Movimento 5 Stelle** ottenne il 32,7% dei voti, diventando il primo partito in Italia.

  - La coalizione di centrodestra, composta da **Lega** (guidata da Matteo Salvini), **Forza Italia** (di Silvio Berlusconi) e altri partiti minori, risultò la coalizione più votata.

  - Il **Partito Democratico (PD)**, guidato da Matteo Renzi, subì una pesante sconfitta, ottenendo circa il 18,7% dei voti.

- **Conseguenze**: Dopo negoziati prolungati, fu formato il **Governo Conte I**, una coalizione tra il Movimento 5 Stelle e la Lega di Matteo Salvini, con Giuseppe Conte come presidente del Consiglio.

 

### **3. Elezioni politiche del 2022**

- **Data**: 25 settembre 2022

- **Sistema elettorale**: Ancora il "Rosatellum", un sistema misto tra maggioritario e proporzionale.

- **Risultati principali**:

  - La coalizione di centrodestra, formata da **Fratelli d’Italia** (guidata da Giorgia Meloni), **Lega** e **Forza Italia**, vinse le elezioni con il 43,8% dei voti.

  - **Fratelli d’Italia** emerse come il primo partito della coalizione, con il 26% dei voti.

  - Il **Partito Democratico (PD)** si attestò come il secondo partito, con il 19% dei voti.

  - Il **Movimento 5 Stelle** ottenne il 15,4%, segnando una significativa perdita rispetto al 2018.

  - La coalizione di centrosinistra ottenne risultati deludenti.

- **Conseguenze**: Giorgia Meloni divenne la prima donna presidente del Consiglio in Italia, guidando il **Governo Meloni**.

 

### Sintesi

Dal 2010, il panorama politico italiano è stato caratterizzato da un aumento della frammentazione politica, la crescita di nuove forze populiste e sovraniste (come il Movimento 5 Stelle e Fratelli d'Italia), e una crisi dei partiti tradizionali come il PD e Forza Italia. Ogni elezione ha portato a governi di coalizione, a causa della mancanza di una chiara maggioranza.


domenica 13 ottobre 2024

Don Remo ci lascia (13-10-24)

 

Don Remo ci lascia

(13 ottobre 24)

 

 Nel Consiglio pastorale parrocchiale di qualche giorno fa, don Remo, il nostro caro parroco,  ha annunciato che avrebbe terminato il suo ministero tra noi per occuparsi del Santuario del Divino Amore, in zona Castel di Leva, sulla via Ardeatina, nel quadrante sud di Roma (mi pare di capire che sia stato inviato là d’urgenza, perché c’è da fare). Oggi don Salvatore, che ha ricevuto l’incarico di amministratore parrocchiale, ne dà l’annuncio nelle messe.

  Don Remo ci voleva bene, e anche noi a lui. Si era conquistato il nostro rispetto e la  nostra fiducia per la sua autorevolezza di predicatore, il suo tratto cortese, gentile, la sua capacità di mettere pace e di organizzatore, la sua competenza nell’amministrazione (la parrocchia è una specie di azienda, con un complesso di edifici e un patrimonio, e poi ci sono tanti adempimenti prettamente burocratici ma molto importanti, tali da richiedere una competenza anche giuridica,  cose delle quali la gente in genere non immagina la difficoltà).

  Per le persone più giovani è stato padre, per quelle più anziane fratello maggiore, e si è occupato con spirito materno dei sofferenti. nella sequela del Maestro, così come è scritto “[…] quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! [Mt 5, 37]”,  ed è stato ricambiato con quello stesso affetto.

  Si è speso non solo per edificare la nostra Chiesa parrocchiale in senso spirituale, come comunità di persone di fede che si vogliono bene, ma anche la chiesa come edificio, e i lavori, che si erano resi indispensabili e urgenti, stanno terminando. E quando dico che si è speso, lo dico anche in senso materiale, dando del suo, e ora non scrivo di più perché non ne ho l’autorizzazione.

 Ricordo che, qualche giorno dopo che era arrivato, ci portò, mia moglie, me e le mie due figlie, a vedere in che condizione era stato lasciato, dopo l’edificazione della nuova chiesa parrocchiale negli anni ’90, il locale sotterraneo (che doveva essere una cripta). Vi era di tutto, macerie su macerie, una discarica. In parte era stato adibito a garage ma non per scopi parrocchiali. Ad un certo punto ci fece vedere anche un gatto morto. Lì, prima della costruzione della nuova chiesa, vi era stata per circa quarant’anni una grande chiesa ipogea, e lì vi avevo ricevuto Prima Comunione e Cresima. Ora tutto è stato ripulito, protetto da un cancello, e quando ci saranno i fondi si potrà costruire qualcosa che potrà essere utile a tutto il quartiere, nel quale la parrocchia è il principale centro pubblico di aggregazione.

 Nel corso degli anni tra noi si è avvalso di tanti giovani preti che, venuti a studiare a Roma, aveva chiamato a collaborare in parrocchia, e tutti hanno lasciato una traccia significativa, anche se poi sono dovuti tornare nelle diocesi di appartenenza.

 Don Remo era arrivato nel 2015 in un tempo difficile. La gente del quartiere sembrava essersi disaffezionata alla sua parrocchia e portava i figli altrove per la prima formazione religiosa. Il clima tra persone che seguivano diversi orientamenti religiosi non era buono e nel Consiglio pastorale parrocchiale si viveva per questo un clima difficile.

  Il vescovo ci disse che mandava don Remo tra noi per nove anni, secondo le norme ecclesiastiche.

  Ecco quello che scrissi quando si presentò tra noi:

 

Messa di insediamento di don Remo Chiavarini

(sabato 17 ottobre 2015)

 

 Questa sera si è celebrata la Messa con la liturgia per l’insediamento del nuovo parroco, mons.Remo Chiavarini. Ha celebrato il vescovo ausiliare del settore Nord, mons. Guerino De Tora, insieme ai parroci della 9° Prefettura e ad altri preti e diaconi. Ho contato venti sacerdoti e cinque diaconi. La chiesa era molto affollata. Erano venuti anche fedeli della parrocchia dell’Addolorata, dove mons. Chiavarini ha prestato servizio in precedenza.

  Il vescovo, prendendo spunto dalle letture bibliche della Messa, ci ha spiegato chi è il parroco: è il capo e la guida della parrocchia. Egli, fedele agli ideali religiosi, è colui che serve e che dà la vita per la sua comunità. Siamo stati invitati ad accogliere  mons. Chiavarini come nostro nuovo pastore.

  Mons. De Tora ha ricordato il lungo ministero del precedente parroco, don Carlo Quieti, il quale, obbediente alle norme canoniche, ha rinunciato al mandato dopo aver compiuto settantacinque anni.

 Un parroco, ha detto il vescovo, presiede all’unità della parrocchia, tanto importante in tempi di grandi novità come quello che stiamo vivendo.

 Mons. De Tora ci ha invitati a non temere i cambiamenti. Ci si deve aggiornare, secondo l’imperativo dell’ultimo Concilio ecumenico, per rispondere alla novità dei tempi, conservano però ciò che di buono è stato fatto in passato.

 Le grandi migrazioni umane, che caratterizzano la stagione storica in corso, portano gente nuova. Non dobbiamo temerla. A volte, per sentirci sicuri, tagliamo i panni addosso alla persona e con la lingua facciamo molto danno agli altri. Dobbiamo saperci aprire alla gente nuova.

  Al termine della Messa mons. Chiavarini, don Remo, come lo chiameremo familiarmente d’ora in poi, ha tenuto un  breve discorso. Ha ricordato che, quando prestava servizio in una parrocchia vicino a piazza Bologna, c’era un gruppo di universitari fuori sede che animava la Messa del sabato sera. Tra loro anche un giovane siriano, musulmano. Ad un certo punto quello studente disse che doveva tornare in Siria a sposarsi. Non conosceva la fidanzata, gliel’aveva scelta la famiglia. Andò in Siria, accompagnato da due italiani del gruppo di universitari che aveva frequentato, e si sposò. I due giovani italiani tornarono magnificando la moglie, una bellissima donna. Sicuramente, dissero, se il ragazzo siriano se la fosse scelta lui, non avrebbe trovato una moglie così bella. Per don Remo è stato un po’ così anche per lui, quando il suo vescovo, nell’aprile scorso, gli chiese di venire a San Clemente come parroco. Un matrimonio combinato. Ma si augura di fare un’esperienza simile a quel ragazzo siriano.

 Il nuovo parroco ha ricordato i suoi precedenti incarichi come viceparroco e parroco.  Iniziò la sua missione di prete nella parrocchia di San Saturnino, che anch’io frequentai da ragazzo quando andavo al liceo Giulio Cesare. In particolare ha salutato i parrocchiani dell’ultima parrocchia che ha guidato, l’Addolorata, ricordando che là aveva ben 180 bambini che frequentavano il catechismo per la Prima Comunione e tanti ragazzi all’oratorio parrocchiale.

  Ha salutato i confratelli parroci, confidandoci che con loro è veramente amico. “Si può essere amici anche tra preti, sapete!”, ci ha detto scherzosamente.

 Che cosa serve alla parrocchia?, ci ha chiesto. Volersi bene e volere bene al Signore, ha risposto.

 

  Dopo nove anni la situazione tra la gente della parrocchia è molto cambiata. Effettivamente si è arrivati a volerci bene, anche se permangono le profonde diversità di spiritualità di prima, ma senza che guastino la convivenza. Le famiglie hanno ripreso a portarci in gran numero i loro figli e le loro figlie per la formazione religiosa e ci sono state tante iniziative molto belle.

  Viviamo in una Chiesa con  l’organizzazione assolutistica che abbiamo ereditato dai due secoli passati, anche se, nell’era di papa Francesco, se ne pensa una riforma in senso sinodale, vivendo in altro modo l’autorità ministeriale, quella sì data dal Maestro, facendo spazio alla collaborazione dell’altra gente, in ciò in cui può avvenire. Per certi versi, però, l’autorità pesa come un giogo, rispetto ai costumi democratici della società intorno, ma, nel ministero esercitato da don Remo, è stato un giogo leggero, nella sequela del Maestro com’è scritto “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero [Mt 11, 29-30 – versione CEI 2008]”. La sua autorevolezza gentile ci ha conquistati, anche quando si doveva lasciare a lui l’ultima parola. In fin dei conti, lo si è fatto volentieri e poi si è visto che le sue decisioni erano state sagge.

  Direi: missione compiuta, don Remo.

  C’è chi ha lodato don Remo perché ha fatto prova di obbedienza.

  Su fatto che l’obbedienza sia ancora  una virtù ci sono diversi orientamenti. Io, ad esempio, seguo l’insegnamento di Lorenzo Milani, secondo il quale “L’obbedienza non è più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni”.

  Si ritiene che l’obbedienza, nel senso di obbedienza ai superiori ecclesiastici, sia una virtù evangelica, ma su basi che mi paiono piuttosto labili.

   Per quello che narrano i Vangeli (si veda nota in fondo), Gesù ha parlato poco di obbedienza come virtù, come anche di famiglia e di relazioni coniugali: temi che sono invece centrali nella spiritualità di un movimento presente in parrocchia dagli anni Novanta. E ne parla sempre  come obbedienza a Dio, o a lui stesso, che poi, durante il suo ministero terreno, ci si rivelò  come Figlio di Dio, e quindi, conclusero in seguito le teologie cristiane, Dio lui stesso. E lega sempre l’osservare i comandamenti all’amore per Dio. Caratteristica, invece, della sua predicazione fu l’invito alla sequela, che non si fa per obbedienza, ma, appunto, per amore.

 Non  c’è, al contrario, nelle sue parole il comando alla gente di ubbidire ad un’autorità ecclesiastica, posto che ai suoi tempi l’organizzazione propriamente ecclesiastica era ancora da venire, ed essendo il ministero degli apostoli, da lui istituito, cosa unica, irripetibile (si veda la nota 2) e del resto, pur avendo avuto essi i ministeri di insegnare, di legare e sciogliere e di perdonare i peccati, non risultando aver mai regnato  al modo come lo si fa nella nostra Chiesa, come in uno stato. E, d’altronde, il Maestro si mostrò veramente poco propenso a obbedire in tutto alle autorità religiose del giudaismo del suo tempo, che pure rispettava e delle quali riconosceva il ministero. Fu questo, appunto, uno dei principali motivi di contrasto con esse, che poi ne determinarono la cattura per essere sottoposto a processo.

  Fondamentale fu il suo appello all’obiezione di coscienza, che fu profondamente assimilato dai suoi apostoli, come risulta da questo brano degli Atti degli apostoli che è una delle parti della Bibbia cristiana più note.

 

At 5, 27-33 [versione CEI 2008]

Li condussero e li presentarono nel sinedrio; il sommo sacerdote li interrogò dicendo: "Non vi avevamo espressamente proibito di insegnare in questo nome? Ed ecco, avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento e volete far ricadere su di noi il sangue di quest'uomo". Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: "Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo a una croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare a Israele conversione e perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono". All'udire queste cose essi si infuriarono e volevano metterli a morte.

 

  Così, io penso che don Remo abbia accettato di lasciarci, pur volendoci bene e pur sapendo che gliene volevamo,  per amore, quell’amore che è alla base del suo ministero e che è, veramente, il principale comandamento divino: a Castel di Leva c’è gente che ha bisogno di lui ed è andato dove c’era più bisogno.

  E’ così bello pensare alla Chiesa come un ambiente in cui si accetta di sacrificarsi per amore di chi ha più bisogno, con sollecitudine paterna e materna insieme, piuttosto che come un organismo militare in cui si obbedisce ciecamente, al modo della mistica del fascismo mussoliniano!

 In effetti, anche il ministero del Maestro fu di muoversi verso chi aveva bisogno, non di fermarsi per sempre in una certa comunità, facendone il suo santuario. I preti sono alla sua sequela anche in questo. Noi, come comunità, non possediamo  i preti che stanno tra noi, e lo si deve accettare serenamente.

  Così non ci resta che ringraziare del dono di questi nove anni con don Remo e augurargli il successo nella sua benefica azione a Castel di Leva.

  E poi, naturalmente, di assicurare al caro don Salvatore la nostra collaborazione. Egli si è formato come sacerdote anche alla scuola di don Remo, così sono certo che farà un buon lavoro.

Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli

 

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[Ricerche ChatGPT di OpenAI del 13-10-24]

1. L’obbedienza negli insegnamenti di Gesù narrati nei Vangeli

 Nei Vangeli, Gesù non parla esplicitamente e frequentemente di "obbedienza" in termini strettamente dottrinali, ma il concetto di obbedienza emerge in vari insegnamenti e momenti chiave della sua vita. Qui sono alcuni passaggi dove è possibile trovare riferimenti all'obbedienza, sia verso Dio che verso la volontà del Padre:

1. **Obbedienza alla volontà del Padre**:

   - **Matteo 26,39**: Nel Giardino del Getsemani, Gesù prega dicendo: *"Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu."* Qui Gesù esprime chiaramente la sua obbedienza alla volontà di Dio, anche di fronte alla sofferenza.

   - **Giovanni 4,34**: Gesù afferma: *"Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera."* Questa affermazione indica il suo desiderio di obbedire completamente alla missione affidatagli dal Padre.

2. **L'insegnamento dell'obbedienza ai comandamenti**:

   - **Giovanni 14,15**: Gesù dice: *"Se mi amate, osserverete i miei comandamenti."* Qui si parla implicitamente dell'obbedienza come frutto dell'amore per Gesù.

   - **Giovanni 15,10**: *"Se osservate i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore."* Gesù esprime qui il legame tra amore e obbedienza.

3. **L'obbedienza come via per essere veri discepoli**:

   - **Luca 11,28**: Gesù afferma: *"Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!"* Qui si sottolinea l'importanza dell'obbedienza alla parola di Dio.

   - **Matteo 7,21**: *"Non chiunque mi dice: 'Signore, Signore', entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli."* Questo passo richiama l'obbedienza alla volontà di Dio come chiave per entrare nel Regno dei Cieli.

  Questi passaggi mostrano che l'obbedienza, per Gesù, non è un atto meramente formale, ma una manifestazione di amore e fedeltà verso Dio. L'obbedienza alla volontà del Padre è centrale alla sua missione e viene trasmessa anche ai discepoli come una via di fedeltà e amore.

2. La teologia cattolica fa una distinzione tra l'autorità degli apostoli, in particolare dei Dodici scelti direttamente da Gesù, e l'autorità dei vescovi, che sono i successori degli apostoli ma non ne possiedono esattamente la stessa funzione e dignità. Questa distinzione si riflette nella tradizione e nella dottrina ecclesiale riguardante il ministero apostolico e la successione apostolica.

 

### 1. **Autorità degli Apostoli**

Gli **apostoli**, e in particolare i **Dodici**, hanno ricevuto una missione unica e irripetibile da Gesù: annunciare il Vangelo, fondare la Chiesa e trasmettere la Rivelazione. La loro autorità era diretta e speciale, poiché venivano scelti personalmente da Cristo e investiti di poteri particolari, come il perdono dei peccati (cfr. Giovanni 20,23) e l'istituzione dei sacramenti.

 

### 2. **Autorità dei Vescovi**

Dopo la morte e resurrezione di Gesù, gli apostoli cominciarono a ordinare i **vescovi** (termine che significa "sorveglianti") come loro successori. I vescovi possiedono l'autorità di insegnare, governare e santificare nella Chiesa, ma la loro funzione è vista come **derivata** da quella degli apostoli, non come identica. La Chiesa cattolica crede nella **successione apostolica**, il che significa che i vescovi, attraverso l'ordinazione, ricevono il ministero apostolico, ma non l'autorità unica e personale degli apostoli, che non può essere ripetuta.

 

I **Dodici** sono considerati una figura fondativa e unica nella storia della Chiesa. In teologia si fa distinzione tra la **missione unica** degli apostoli e quella dei vescovi successivi, che continuano a esercitare la funzione pastorale, ma senza poter ripetere il ruolo di fondatori e testimoni oculari della vita di Gesù.

 

### Teologi che ne hanno trattato

Diversi teologi e padri della Chiesa hanno discusso questa differenza. Ecco i principali:

 

1. **San Cipriano di Cartagine** (III secolo): Ha scritto ampiamente sull'autorità della Chiesa e dei vescovi. Nel suo trattato *De Unitate Ecclesiae*, parla della collegialità e dell'unità dei vescovi come successori degli apostoli, ma distingue l'autorità carismatica e fondatrice degli apostoli.

 

2. **Sant'Agostino** (IV-V secolo): Anche Agostino tratta del ruolo degli apostoli e dei vescovi nella Chiesa, sottolineando l'importanza della successione apostolica, pur riconoscendo la natura unica dell'autorità degli apostoli. Nei suoi scritti, come in *De Doctrina Christiana*, riflette sulla trasmissione dell'autorità apostolica attraverso i vescovi.

 

3. **San Tommaso d'Aquino** (XIII secolo): Nella *Summa Theologiae*, Tommaso d'Aquino distingue tra l'autorità speciale degli apostoli e quella dei vescovi successivi, trattando del potere di insegnare e governare nella Chiesa. Vede gli apostoli come destinatari di una grazia speciale, mentre i vescovi sono successori che continuano questa missione senza possedere esattamente la stessa autorità apostolica.

 

4. **Hans Urs von Balthasar** (XX secolo): Questo teologo cattolico del XX secolo ha esplorato il ruolo dell’apostolato nella Chiesa e come la struttura gerarchica si sia sviluppata. Riconosce la continuità attraverso i vescovi ma, allo stesso tempo, riconosce la singolarità degli apostoli come figure fondative.

 

5. **Yves Congar** (XX secolo): Un altro grande teologo del XX secolo, Yves Congar, ha studiato l'ecclesiologia e ha scritto ampiamente sull'autorità nella Chiesa, distinguendo tra il ministero apostolico degli inizi e il ministero episcopale successivo. Nei suoi scritti, come *La Tradizione e le Tradizioni*, tratta dell'evoluzione dell'autorità ecclesiastica e del ruolo dei vescovi come successori apostolici.

 

In conclusione, mentre i vescovi continuano la missione della Chiesa come successori degli apostoli, la teologia cattolica riconosce che l'autorità degli apostoli, specialmente dei Dodici, era unica e fondatrice, non replicabile in senso stretto. La riflessione su questa distinzione è stata esplorata da molti grandi teologi della tradizione cattolica.