Libertà
Nella nostra Chiesa
mi pare che non si sappia molto parlare di libertà.
Dicono che siamo
stati creati liberi, ma questo vale solo nelle fantasie dei teologi. Nasciamo
in un contesto sociale che ci determina in tutto. Ma, più al fondo, è il nostro
organismo che ci condiziona: la nostra mente ne è uno dei prodotti più notevoli.
E l’immagine del mondo che percepiamo dipende dai nostri processi mentali.
Crescendo cerchiamo
di aver parte in ciò che ci riguarda, ma che ci si riesca e in che misura dipende
dagli assetti sociali in cui siamo inseriti. In questo processo possiamo entrare
in conflitto con i poteri sociali, ma sempre raggiungiamo un certo equilibro con essi, altrimenti
non potremmo sopravvivere. Le emozioni ci spingono, ma la società reagisce. Si
prova ad andare avanti finché non risulta controproducente perché la reazione
avversa è troppo forte e non ci si guadagna abbastanza. Al dunque le variazioni
che introduciamo nella nostra vita di testa nostra sono minime, proprio come
accade nell’evoluzione biologica: solo a distanza di molto tempo si notano cambiamenti,
specialmente se il movimento coinvolge molte persone.
I teologi morali
risolvono i loro dilemmi etici, in genere costruiti nella materia delle
relazioni sessuali, supponendo che nelle decisioni si usi la logica, ma questa
non è la regola. Quando decidiamo osserviamo sempre come fanno le altre
persona e su questo ci regoliamo. La logica, i ragionamenti, vengono dopo.
Nella predicazione si
parla di una legge morale che sarebbe data e a cui si può
scegliere di obbedire o non. La libertà starebbe in questo. E’ certamente vero
che ci si trova sempre di fronte
a tradizioni in questo campo, ma
è anche vero che esse si manifestano come in costante evoluzione nel progredire
dei tempi e nel mutare delle società di riferimento. E decidendo contribuiamo
in misura maggiore o minore a questa evoluzione. Vivendo moralmente diventiamo
legislatori morali in maniera più o meno intensa ed estesa. Nel dettaglio sono
le altre persone i nostri principali riferimenti, a partire da quelle che
abitano i nostri contesti di prossimità, a partire da quelli parentali.
Conoscendo altre persone la nostra linea morale cambia. Bisogna esserne
consapevoli perché da questo deriva una certa responsabilità. Più le cose
dipendono da noi, più ne diventiamo responsabili. Che significa diventare responsabili?
Significa poter essere chiamati a rendere ragione delle nostre decisioni.
A volta ci viene assicurato che, seguendo un
certo orientamento della gerarchia religiosa, obbedendole, potremmo
essere liberati da questa responsabilità. Ma non è così. Obbedendo diveniamo corresponsabili degli orientamenti a
cui scegliamo di obbedire.
A volte pensiamo ai
Vangeli come a un manuale delle Giovani Marmotte, quello che, nel fumetto
Disney di Paperino e dei nipotini, questi ultimi consultano per ogni problema
della vita, trovando sempre una risposta.
Ne trattò, anni fa, il
vescovo Domenico Sigalini, che fu anche assistente ecclesiastico generale dell’Azione
Cattolica, in una bella omelia che trascrissi:
Trascrizione dell'omelia svolta da
S.E. monsignor Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina, e assistente
ecclesiastico dell’Azione Cattolica dal 2007 al 2024, nel corso della Messa di Pentecoste, l'8-6-14,
presso il Centro dello Spirito Santo - Palestrina - testo trascritto
da fonoregistrazione e non rivisto dal celebrante - trascrizione di Mario
Ardigò, per come ha inteso le parole del celebrante da fonoregistrazione
Ci riportiamo a quel cenacolo,
che era diventato la casa dei ricordi, la casa delle
recriminazioni, riguardo ai tradimenti che ciascuno, in maniera più o meno
grave ed evidente, aveva fatto. Ma che era diventato finalmente la casa
dell'attesa, da quando Gesù, non una volta soltanto, si era fatto vedere
vivo, risorto, e aveva detto esplicitamente "Ricevete lo Spirito Santo".
Solo che rischiava di diventare la casa della paura, questo
cenacolo, della disfatta conclamata, del rifugio comodo o della consolazione
tra pochi. La grande sofferenza e la grande sconfitta della Croce pesavano
ancora molto. Il popolo aveva intentato un processo a Gesù e gli
aveva preferito Barabba, l'aveva mandato a morte. I primi sconfitti erano loro,
gli apostoli.
Gesù era risorto, ma la fonte
nuova per affrontare la vita da soli ancora non si manifestava e Gesù la
promette e la manda loro. Verrà il Paràclito, la forza, il conforto,
l'energia vera, la Grazia, la nuova presenza intima di Dio in ogni
esistenza. E lui ci aiuterà a cambiare testa; è proprio lui che ci
aiuterà a misuraci con verità su ogni parola di Gesù, a sentirlo dentro come
fuoco d'amore, è proprio lo Spirito.
Il peggio non è ancora passato,
perché "ora", dice Gesù, "quello che hanno fatto a me lo faranno
anche a voi. Anche voi sarete messi a morte nella condizione di fare piacere a
Dio mio padre. Vi isoleranno, vi cacceranno, vi scardineranno dalla vostra
stessa identità. Ma io non vi lascio soli. Con voi ci sarà sempre lo
Spirito".
E la storia dei cristiani non è
una storia di kamikaze, ma di martiri, di testimoni,
che rispondono con il sorriso ad ogni sorta di tormenti con cui i carnefici si
divertono, rispondono con il perdono, con la preghiera, senza rabbia. Hanno
avuto una vita interiore che non si sarebbero mai immaginati di poter avere.
Per qualche Padre della Chiesa è la prova più evidente della resurrezione di
Gesù. Come avrebbero potuto, questa massa di impauriti, conquistare
il mondo alla fede di Gesù, se Gesù non si fosse fatto vivo, con il suo corpo
martoriato e reso vivo dallo Spirito Santo? Dio ama i suoi figli e non li
lascia soli. Con lo Spirito nasce la speranza, che è la prima cura contro la
depressione spirituale e contro lo scoraggiamento. E' un dono di Dio guardare
la vita, ogni giorno che ti alzi, con desiderio di vivere, con la gioia di
ricominciare, con lo sguardo buono su quelli che incontriamo, con
l'atteggiamento di accoglienza verso tutti. D'ora in avanti è lo Spirito che
costruisce la nostra vita interiore, che ci ricarica le batterie, per poter
comunicare con tutti. Il nostro cellulare è scarico, la nostra comunicazione
non raggiunge nessuno, perché è soltanto mostra di noi stessi, non è ascolto,
attenzione, amicizia, ma spesso diventa sopraffazione.
E' lo Spirito che ci fa capire
che scelte fondamentali fare nella vita. E con lui che dobbiamo fare
discernimento, è lui che ci condurrà alla verità intera, non permetterà che
siate schegge impazzite di qualche fissazione. E' lo Spirito che ci convincerà
di peccato, ci aiuterà a leggere nei nostri comportamenti la grande distanza
dall'amore di Dio, dal suo Vangelo, che ci aiuterà a leggerlo, a capirlo, a
meravigliarci della sua bellezza, ad accogliere la sua luce che ci dona.
E' lo Spirito la nuova legge,
non più scritta su tavole di pietra, ma definita nel cuore di ciascuno, nella
nostra coscienza.
Se ricordate, nell'Antico
Testamento, dopo la liberazione attraverso il Mar Rosso, quel popolo ha vagato
per quarant'anni e, finalmente, da un'orda di schiavi fuggiti diventano un
popolo, perché Mosè dal Sinai portò loro le leggi, la Costituzione.
Abbiamo ricordato in
Cattedrale, il giorno prima di giugno, il settantesimo anniversario del
bombardamento che è stato fatto sulla nostra città, quando non c'era alcun
tedesco, però i nostri alleati sono sempre molto intuitivi … Hanno
ammazzato tutte le nostre suore che avevamo al monastero delle Clarisse. Se ne
è salvata una, la mandataria, quella meno dotata, perché veniva mandata
a fare le spese soltanto, e quella ha rimesso in piedi tutto il convento. Per
cui il Signore fa quello che vuole. Ebbene, dicevo, anche chi è, non
dico della mia generazione, ma quasi, ricorderà di aver sentito dai
genitori o dai nonni che anche quando qui è finita la guerra e c'è stata la
liberazione, si sono scatenate tutte le vendette possibili e immaginabili, perché
non c'era legge. Quello mi ha fatto un torto? Lo faccio fuori. Quello mi ha
rubato? Gli porto via la casa. Non c'era legge. Capite quindi quanto è
importante avere una Costituzione, per poter vivere da liberi.
Sul Sinai è stata data la Legge
e nel Nuovo Testamento qualcuno, con poca fantasia, dice che sono le
Beatitudini la nuova legge. Non sono le Beatitudini. Non avremo più una "legge":
abbiamo lo Spirito Santo. Le Beatitudini sono un cammino bellissimo, ma se non
ci fosse lo Spirito Santo che ci permette di seguirle, non ce la faremmo.
Anziché le leggi, abbiamo lo Spirito Santo: questo ci dà una grande libertà, ma
anche una grande responsabilità, perché nessuno ha la soluzione della vita in
tasca, ma ha la luce e la forza per cercarla continuamente.
I comportamenti giusti non sono standard,
ma lo Spirito ci aiuta a trovarli ogni volta che siamo chiamati ad esprimerci
da uomini e donne di fede, da comunità dei credenti, da Chiesa domestica, anche
da comunità parrocchiali, da comunità di frati e di suore, da famiglie
cristiane.
Non è scritto per nessun
cristiano il Libro delle Giovani Marmotte. Non so se avete
letto Paperino. Quando mancava Paperino, non sapevano
che fare quelle oche lì; allora c'era un libro nel quale andavano a leggersi
come fare un uovo fritto, lo prendi così, lo spacchi cosà, come fanno i vostri
mariti quando non ci siete voi a casa. Telefonano "Come faccio a
fare questo?", eh? Il Libro delle Giovani
Marmotte, dove c'è scritto tutto quello che devi fare quando manca il capo.
Non abbiamo il Libro delle Giovani Marmotte perché manca Gesù, dove
c'è scritto tutto, già definito, tutto quello che si deve fare. Quante volte
voi mamme e papà avete dovuto tribolare per decidere cosa fare nella vostra
famiglia, pur essendo cristiani, pur sapendo il Vangelo, pur sapendo tutti i
Comandamenti! Perché la nostra vita non è mai all'altezza del Vangelo, se non
c'è lo Spirito Santo che ci illumina. "Prendi questa decisione!",
"Prendi quest'altra". Siamo sempre aperti, non abbiate in tasca
nessuno la verità! La verità è sempre Gesù ed è lo Spirito Santo, che ci aiuta
ad essere più docili. C'è solo lo Spirito Santo. La nostra docilità e la nostra
umanità, affidata tutta a Dio e soltanto a Dio.
Mario Ardigò – Azione Cattolica in San
Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli