Giubileo
Sul sito WEB
ufficiale del Giubileo 2025
https://www.iubilaeum2025.va/it.html
un contatore indica che, mentre sto scrivendo, mancano 2
giorni, 8 ore, 2 minuti, e un po’ di secondi all’inizio del Giubileo dell’anno
2025.
E’ una tradizione liturgica
che riceviamo dal Basso Medioevo.
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[ricerca
mediante ChatGPT di OpenAI]
Il primo Anno Santo (o Giubileo)
fu indetto nel 1300 da Papa Bonifacio 8º.
L'annuncio avvenne tramite la bolla papale "Antiquorum fida
relatio". Questo evento segnò l'istituzione formale del Giubileo nella
Chiesa cattolica.
Contesto e significato
1. Origine biblica: L'idea del Giubileo si
ispira al concetto dell'anno giubilare presente nell'Antico Testamento
(Levitico 25), in cui ogni 50 anni era proclamato un anno di liberazione e
remissione dei debiti.
2. Primo Giubileo: Papa Bonifacio VIII
stabilì che, recandosi in pellegrinaggio a Roma e visitando le basiliche di San
Pietro e San Paolo fuori le mura, i fedeli avrebbero potuto ottenere
l'indulgenza plenaria, cioè la remissione totale delle pene temporali per i
peccati confessati e pentiti.
3. Successo straordinario: L'iniziativa ebbe un successo enorme, attirando a Roma migliaia di
pellegrini da tutta Europa, nonostante le difficoltà logistiche dell'epoca.
Questo consolidò Roma come centro spirituale del cristianesimo.
Periodicità
Inizialmente, Bonifacio VIII aveva
previsto che l'Anno Santo si celebrasse ogni 100 anni. Tuttavia, i successivi
Papi modificarono la periodicità:
· Nel 1350, Papa Clemente VI indisse un
Giubileo straordinario, stabilendo una nuova cadenza ogni 50 anni.
· Papa Urbano VI nel 1390 ridusse
ulteriormente l'intervallo a 33 anni, in riferimento alla durata della vita di
Cristo.
· Infine, Papa Paolo II fissò nel 1470
la periodicità attuale di un Giubileo ordinario ogni 25 anni.
Gli Anni Santi possono anche essere
straordinari, indetti in circostanze particolari, come quello proclamato da
Papa Francesco nel 2015-2016, dedicato alla Misericordia.
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Il papa Bonifacio 8º [1230-1303; Papa dal 1294 alla morte],
l’iniziatore di quella tradizione, fu
uno di quei tremendi Papi del Medioevo la cui memoria è oggi piuttosto
imbarazzante. Cercò di portare a termine il progetto di costituzione di un
Papato imperiale, sovrastante i poteri dei monarchi civili. Fra l’altro,
ordinò che la città di Palestrina, nel feudo dei principi Colonna suoi nemici,
fosse rasa al suolo.
Il Giubileo
cattolico nasce quindi come celebrazione
del potere imperiale papale in terra e in cielo, con la concessione dell’indulgenza
pienissima, la remissione e il perdono dei peccati, da
potersi applicare alle anime del Purgatorio in forma di suffragio.
Nella bolla di
indizione del Giubileo del 2025, denominata dalle prime parole del documento La
speranza non delude, del 9 maggio
2024,
ne viene data la spiegazione:
22. Un’altra realtà connessa con la vita eterna è il giudizio di Dio, sia al termine della nostra esistenza che alla fine dei tempi. L’arte ha spesso cercato di rappresentarlo – pensiamo al capolavoro di Michelangelo nella Cappella Sistina – accogliendo la concezione teologica del tempo e trasmettendo in chi osserva un senso di timore. Se è giusto disporci con grande consapevolezza e serietà al momento che ricapitola l’esistenza, al tempo stesso è necessario farlo sempre nella dimensione della speranza, virtù teologale che sostiene la vita e permette di non cadere nella paura. Il giudizio di Dio, che è amore (cfr. 1Gv 4,8.16), non potrà che basarsi sull’amore, in special modo su quanto lo avremo o meno praticato nei riguardi dei più bisognosi, nei quali Cristo, il Giudice stesso, è presente (cfr. Mt 25,31-46). Si tratta pertanto di un giudizio diverso da quello degli uomini e dei tribunali terreni; va compreso come una relazione di verità con Dio-amore e con sé stessi all’interno del mistero insondabile della misericordia divina. La Sacra Scrittura afferma in proposito: «Hai insegnato al tuo popolo che il giusto deve amare gli uomini, e hai dato ai tuoi figli la buona speranza che, dopo i peccati, tu concedi il pentimento […] e ci aspettiamo misericordia, quando siamo giudicati» ( Sap 12,19.22). Come scriveva Benedetto XVI, «nel momento del Giudizio sperimentiamo ed accogliamo questo prevalere del suo amore su tutto il male nel mondo e in noi. Il doloredell’amore diventa la nostra salvezza e la nostra gioia».
Il giudizio, quindi, riguarda la salvezza nella quale speriamo e che Gesù ci ha ottenuto con la sua morte e risurrezione. Esso, pertanto, è volto ad aprire all’incontro definitivo con Lui. E poiché in tale contesto non si può pensare che il male compiuto rimanga nascosto, esso ha bisogno di venire purificato, per consentirci il passaggio definitivo nell’amore di Dio. Si comprende in tal senso la necessità di pregare per quanti hanno concluso il cammino terreno, solidarietà nell’intercessione orante che rinviene la propria efficacia nella comunione dei santi, nel comune vincolo che ci unisce in Cristo, primogenito della creazione. Così l’indulgenza giubilare, in forza della preghiera, è destinata in modo particolare a quanti ci hanno preceduto, perché ottengano piena misericordia. La loro carica di consolazione le parole del Salmo: «Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia. […] Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore. […] Non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe. Perché quanto il cielo è alto sulla terra, così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono; quanto dista l’oriente dall’occidente, così allontana da noi le nostre colpe» (Sal 103,3-4.8.10-12). La Riconciliazione sacramentale non è solo una bella opportunità spirituale, ma rappresenta un passo decisivo, essenziale e irrinunciabile per il cammino di fede di ciascuno. Lì permettiamo al Signore di distruggere i nostri peccati, di risanarci il cuore, di rialzarci e di abbracciarci, di farci conoscere il suo volto tenero e compassionevole. Non c’è infatti modo migliore per conoscere Dio che lasciarsi riconciliare da Lui (cfr. 2Cor 5,20), assaporando il suo perdono. Non rinunciamo dunque alla Confessione, ma riscopriamo la bellezza del sacramento della guarigione e della gioia, la bellezza del perdono dei peccati! Tuttavia, come sappiamo per esperienza personale, il peccato “lascia il segno”, porta con sé delle conseguenze: non solo esteriori, in quanto conseguenze del male commesso, ma anche interiori, in quanto «ogni peccato, anche veniale, provoca un attaccamento malsano alle creature, che ha bisogno di purificazione, sia quaggiù, sia dopo la morte, nello stato chiamato purgatorio». Dunque permangono, nella nostra umanità debole e attratta dal male, dei “residui del peccato”. Essi vengono rimossi dall’indulgenza, sempre per la grazia di Cristo, il quale, come scrisse San Paolo VI, è «la nostra “indulgenza”». La Penitenzieria Apostolica provvederà ad emanare le disposizioni per poter ottenere e rendere effettiva la pratica dell’Indulgenza Giubilare.
La Penitenzieria
apostolica ha diffuso quelle norme con decreto del 13 maggio 2024
http://www.penitenzieria.va/content/dam/penitenzieriaapostolica/indulgenze/italiano.pdf
Durante il Giubileo Ordinario del 2025 resta in vigore ogni
altra concessione di Indulgenza. Tutti i fedeli veramente pentiti, escludendo
qualsiasi affetto al peccato (cfr. Enchiridion Indulgentiarum, IV ed., norm.
20, § 1) e mossi da spirito di carità e che, nel corso dell’Anno Santo,
purificati attraverso il sacramento della penitenza e ristorati dalla Santa
Comunione, pregheranno secondo le intenzioni del Sommo Pontefice, dal tesoro
della Chiesa potranno conseguire pienissima Indulgenza, remissione e perdono
dei loro peccati, da potersi applicare alle anime del Purgatorio in forma di
suffragio:
I.- Nei sacri
pellegrinaggi
I fedeli, pellegrini
di speranza, potranno conseguire l’Indulgenza Giubilare concessa dal Santo
Padre se intraprenderanno un pio pellegrinaggio:
verso qualsiasi luogo sacro giubilare: ivi partecipando
devotamente alla Santa Messa (ogniqualvolta lo permettano le norme liturgiche
si potrà ricorrere anzitutto alla Messa propria per il Giubileo oppure alla
Messa votiva: per la riconciliazione, per la remissione dei peccati, per
chiedere la virtù della carità e per la concordia dei popoli); ad una Messa
rituale per il conferimento dei sacramenti di iniziazione cristiana o l’Unzione
degli infermi; alla celebrazione della Parola di Dio; alla Liturgia delle ore
(ufficio delle letture, lodi, vespri); alla Via Crucis; al Rosario mariano;
all’inno Akathistos; ad una celebrazione penitenziale, che termini con le
confessioni individuali dei penitenti, come è stabilito nel rito della
Penitenza (forma II);
in Roma: ad almeno una delle quattro Basiliche Papali
Maggiori di San Pietro in Vaticano, del Santissimo Salvatore in Laterano, di
Santa Maria Maggiore, di San Paolo fuori le Mura;
in Terra Santa: ad
almeno una delle tre basiliche: del Santo Sepolcro in Gerusalemme, della
Natività in Betlemme, dell’Annunciazione in Nazareth; in altre circoscrizioni
ecclesiastiche: alla chiesa cattedrale o altre chiese e luoghi sacri designati
dall’Ordinario del luogo. I Vescovi terranno conto delle necessità dei fedeli
nonché della stessa opportunità di mantenere intatto il significato del
pellegrinaggio con tutta la sua forza simbolica, capace di manifestare il
bisogno ardente di conversione e di riconciliazione;
II.- Nelle pie visite ai luoghi sacri
Altresì, i fedeli
potranno conseguire l’Indulgenza giubilare se, individualmente, o in gruppo,
visiteranno devotamente qualsiasi luogo giubilare e lì, per un congruo periodo
di tempo, si intratterranno nell’adorazione eucaristica e nella meditazione,
concludendo con il Padre Nostro, la Professione di Fede in qualsiasi forma
legittima e invocazioni a Maria, Madre di Dio, affinché in questo Anno Santo
tutti “potranno sperimentare la vicinanza della più affettuosa delle mamme, che
mai abbandona i suoi figli” (Spes non confundit, 24). Nella particolare
occasione dell’Anno giubilare, si potranno visitare, oltre ai predetti insigni
luoghi di pellegrinaggio, anche questi altri luoghi sacri alle stesse
condizioni:
in Roma: la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, la
Basilica di San Lorenzo al Verano, la Basilica di San Sebastiano (si raccomanda
vivamente la devota visita detta “delle sette Chiese”, tanto cara a San Filippo
Neri), il Santuario del Divino Amore, la Chiesa di Santo Spirito in Sassia, la
Chiesa di San Paolo alle Tre Fontane, luogo del Martirio dell’Apostolo, le
Catacombe cristiane; le chiese dei cammini giubilari dedicati rispettivamente
all’Iter Europaeum e le chiese dedicate alle Donne Patrone d’Europa e Dottori
della Chiesa (Basilica di Santa Maria sopra Minerva, Santa Brigida a Campo de’
Fiori, Chiesa Santa Maria della Vittoria, Chiesa di Trinità dei Monti, Basilica
di Santa Cecilia a Trastevere, Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio);
in altri luoghi nel mondo: le due Basiliche Papali minori
di Assisi, di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli; le Basiliche
Pontificie della Madonna di Loreto, della Madonna di Pompei, di Sant’Antonio di
Padova; qualsiasi Basilica minore, chiesa cattedrale, chiesa concattedrale,
santuario mariano nonché, per l’utilità dei fedeli, qualsiasi insigne chiesa
collegiata o santuario designato da ciascun Vescovo diocesano od eparchiale,
come pure santuari nazionali o internazionali, “luoghi santi di accoglienza e
spazi privilegiati per generare speranza” (Spes non confundit, 24), indicati
dalle Conferenze Episcopali.
I fedeli veramente pentiti che non potranno partecipare
alle solenni celebrazioni, ai pellegrinaggi e alle pie visite per gravi motivi
(come anzitutto tutte le monache e i monaci di clausura, gli anziani, gli
infermi, i reclusi, come pure coloro che, in ospedale o in altri luoghi di
cura, prestano servizio continuativo ai malati), conseguiranno l’Indulgenza
giubilare, alle medesime condizioni se, uniti in spirito ai fedeli in presenza,
particolarmente nei momenti in cui le parole del Sommo Pontefice o dei Vescovi
diocesani verranno trasmesse attraverso i mezzi di comunicazione, reciteranno
nella propria casa o là dove l’impedimento li trattiene (ad es. nella cappella
del monastero, dell’ospedale, della casa di cura, del carcere...) il Padre
Nostro, la Professione di Fede in qualsiasi forma legittima e altre preghiere
conformi alle finalità dell’Anno Santo, offrendo le loro sofferenze o i disagi
della propria vita;
III.-Nelle opere di misericordia e di penitenza
Inoltre, i fedeli
potranno conseguire l’Indulgenza giubilare se, con animo devoto, parteciperanno
alle Missioni popolari, a esercizi spirituali o ad incontri di formazione sui
testi del Concilio Vaticano II e del Catechismo della Chiesa Cattolica, da
tenersi in una chiesa o altro luogo adatto, secondo la mente del Santo Padre.
Nonostante la norma
secondo cui si può conseguire una sola Indulgenza plenaria al giorno (cfr.
Enchiridion Indulgentiarum, IV ed., norm. 18, § 1), i fedeli che avranno emesso
l’atto di carità a favore delle anime del Purgatorio, se si accosteranno
legittimamente al sacramento della Comunione una seconda volta nello stesso
giorno, potranno conseguire due volte nel medesimo giorno l’Indulgenza
plenaria, applicabile soltanto ai defunti (si intende all’interno di una celebrazione
Eucaristica; cfr. can. 917 e Pontificia Commissione per l’interpretazione
autentica del CIC, Responsa ad dubia, 1, 11 iul. 1984). Tramite questa duplice
oblazione, si compie un lodevole esercizio di carità soprannaturale, per quel
vincolo al quale sono congiunti nel Corpo mistico di Cristo i fedeli che ancora
peregrinano sulla terra, insieme a quelli che già hanno compiuto il loro
cammino, in virtù del fatto che “l’indulgenza giubilare, in forza della
preghiera, è destinata in modo particolare a quanti ci hanno preceduto, perché
ottengano piena misericordia” (Spes non confundit, 22).
Ma, in modo più peculiare, proprio “nell’Anno Giubilare
saremo chiamati ad essere segni tangibili di speranza per tanti fratelli e
sorelle che vivono in condizioni di disagio” (Spes non confundit, 10):
l’Indulgenza viene pertanto annessa anche alle opere di misericordia e di
penitenza, con le quali si testimonia la conversione intrapresa. I fedeli,
seguendo l’esempio e il mandato di Cristo, siano stimolati a compiere più
frequentemente opere di carità o misericordia, principalmente al servizio di
quei fratelli che sono gravati da diverse necessità. Più precisamente
riscoprano “le opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati,
dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri,
assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti”
(Misericordiae vultus, 15) e riscoprano altresì “le opere di misericordia
spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i
peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare
pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti”
(ibid.). Allo stesso modo i fedeli potranno conseguire l’Indulgenza giubilare
se si recheranno a rendere visita per un congruo tempo ai fratelli che si
trovino in necessità o difficoltà (infermi, carcerati, anziani in solitudine,
diversamente abili... ), quasi compiendo un pellegrinaggio verso Cristo
presente in loro (cfr. Mt 25, 34-36) e ottemperando alle consuete condizioni
spirituali, sacramentali e di preghiera. I fedeli, senza dubbio, potranno ripetere
tali visite nel corso dell’Anno Santo, acquisendo in ciascuna di esse
l’Indulgenza plenaria, anche quotidianamente. L’Indulgenza plenaria giubilare
potrà essere conseguita anche mediante iniziative che attuino in modo concreto
e generoso lo spirito penitenziale che è come l’anima del Giubileo, riscoprendo
in particolare il valore penitenziale del venerdì: astenendosi, in spirito di
penitenza, almeno durante un giorno da futili distrazioni (reali ma anche
virtuali, indotte ad esempio dai media e dai social network) e da consumi
superflui (per esempio digiunando o praticando l’astinenza secondo le norme
generali della Chiesa e le specificazioni dei Vescovi), nonché devolvendo una
proporzionata somma in denaro ai poveri; sostenendo opere di carattere religioso
o sociale, in specie a favore della difesa e protezione della vita in ogni sua
fase e della qualità stessa della vita, dell’infanzia abbandonata, della
gioventù in difficoltà, degli anziani bisognosi o soli, dei migranti dai vari
Paesi “che abbandonano la loro terra alla ricerca di una vita migliore per se
stessi e per le loro famiglie” (Spes non confundit, 13); dedicando una congrua
parte del proprio tempo libero ad attività di volontariato, che rivestano
interesse per la comunità o ad altre simili forme di personale impegno.
Degne
di nota, a mio avviso, sono le modalità dell’indulgenza mediante opera di
misericordia e penitenza.
Il Giubileo, detto
anche Anno Santo, si articolerà in vari eventi di massa secondo un
calendario che si può leggere sul WEB a questo indirizzo:
https://www.iubilaeum2025.va/it/pellegrinaggio/calendario-giubileo.html
Il primo sarà
l’apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro in Vaticano il 24 dicembre 2024.
Il Santo
Padre aprirà ufficialmente l’Anno Santo con il rito di Apertura della Porta
Santa della Basilica Papale di San Pietro alle h. 19.00. A seguire presiederà
la celebrazione della Santa Messa nella notte del Natale del Signore
all’interno della Basilica. L’evento potrà essere seguito tramite i maxischermi
installati in Piazza San Pietro.
Per
partecipare alla celebrazione da Piazza San Pietro non sono necessari
biglietti: è sufficiente l'iscrizione all’evento tramite il Portale del sito
ufficiale del Giubileo https://register.iubilaeum2025.va/events/8
I
Vescovi e i Presbiteri che desiderano concelebrare, e i Diaconi che vorranno
partecipare, dovranno prenotarsi presso l'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche
del Sommo Pontefice tramite il seguente link: https://biglietti.liturgiepontificie.va/
Per partecipare
agli eventi e per recarsi in
pellegrinaggio alla Porta Santa occorre acquisire la Carta del pellegrino digitale
COS’E’ LA CARTA DEL PELLEGRINO?
È una carta digitale
gratuita e nominale, necessaria per partecipare agli eventi del Giubileo e per
organizzare il proprio pellegrinaggio alla Porta Santa.
Darà inoltre accesso a
sconti su trasporti, alloggi, ristorazione, mobilità, eventi culturali.
COME LA OTTENGO?
La carta si acquisisce
solo ed esclusivamente registrandosi al portale delle iscrizioni, a cui si
accede tramite il sito register.iubilaeum2025.va/user o
tramite l’app ufficiale del Giubileo. Dopo aver inserito i propri dati, il
pellegrino riceve un codice Qr identificativo-personale e un account sulla app.
COME MI ISCRIVO AGLI
EVENTI?
Dopo aver necessariamente
ottenuto la carta del Pellegrino, e aver fatto accesso con il proprio account
dal sito o dall’app, ci si potrà iscrivere al pellegrinaggio alla Porta Santa
di San Pietro e a tutti gli eventi principali del Giubileo. Tale strumento di
registrazione permette un’organizzazione ordinata dell’accesso, sia alla Porta
Santa di San Pietro, sia agli eventi principali per i quali si prevede un
numeroso afflusso di pellegrini. Il portale consente l’iscrizione come singoli
o come gruppi, permette di segnalare eventuali disabilità, di modificare o
cancellare le prenotazioni, gestendo l’orario, il giorno e il mese del
pellegrinaggio.
Fatti due conti,
penso che per me quello del 2025 sarà probabilmente l’ultimo Giubileo della mia
vita. Non mi ci sento particolarmente coinvolto nell’aspetto dell’Indulgenza, una
pratica che, progressivamente degenerata anche per reperire fondi per la costruzione
del chiesone vaticano, fu tra i
principali motivi della (fondata) contestazione al Papato romano iniziata da
Martin Lutero nel Cinquecento, in una delle tante epoche buie della nostra
Chiesa, e quindi poi della (del tutto
comprensibile) separazione traumatica delle Chiese protestanti, seguita poi da una
lunghissima epoca di efferati conflitti. Una frattura che, comunque, su quel
tema si è ricomposta con la Dichiarazione congiunta sulla dottrina
della giustificazione adottata il 31 ottobre 1999 ad Augsburg - Augusta, in Germania
tra cattolici e luterani, poi condivisa da altre Chiese protestanti.
E nemmeno mi sento molto coinvolto nei grandi eventi di
massa che caratterizzeranno il Giubileo:
li reputo forme superficiali di religiosità.
Ne approfitterò
invece per approfondire la mia fede cristiana e fare un bilancio della mia vita
alla luce del vangelo.
Sarà un Giubileo,
quello del 2025, centrato sul tema della Speranza cristiana. E’ scritto
nella Bolla di indizione:
3. La speranza, infatti, nasce
dall’amore e si fonda sull’amore che scaturisce dal Cuore di Gesù trafitto
sulla croce: «Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con
Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più ora che siamo riconciliati,
saremo salvati mediante la sua vita» (Rm 5,10). E la sua vita si
manifesta nella nostra vita di fede, che inizia con il Battesimo, si sviluppa
nella docilità alla grazia di Dio ed è perciò animata dalla speranza, sempre
rinnovata e resa incrollabile dall’azione dello Spirito Santo.
È infatti lo Spirito Santo, con la sua perenne
presenza nel cammino della Chiesa, a irradiare nei credenti la luce della
speranza: Egli la tiene accesa come una fiaccola che mai si spegne, per dare
sostegno e vigore alla nostra vita. La speranza cristiana, in effetti, non
illude e non delude, perché è fondata sulla certezza che niente e nessuno potrà
mai separarci dall’amore divino: «Chi ci separerà dall’amore di Cristo?
Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il
pericolo, la spada? [...] Ma in tutte queste cose noi siamo più che
vincitori grazie a colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte
né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né
altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore
di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore» ( Rm 8,35.37-39).
Ecco perché questa speranza non cede nelle difficoltà: essa si fonda sulla fede
ed è nutrita dalla carità, e così permette di andare avanti nella vita. Sant’Agostino
scrive in proposito: «In qualunque genere di vita, non si vive senza queste tre
propensioni dell’anima: credere, sperare, amare»
Inoltre, come si
legge ancora nella Bolla:
7. Oltre ad attingere la speranza nella grazia
di Dio, siamo chiamati a riscoprirla anche nei segni dei tempi che
il Signore ci offre. Come afferma il Concilio Vaticano II, «è dovere
permanente della Chiesa di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla
luce del Vangelo, così che, in modo adatto a ciascuna generazione, possa
rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente
e futura e sulle loro relazioni reciproche». È necessario, quindi,
porre attenzione al tanto bene che è presente nel mondo per non cadere nella
tentazione di ritenerci sopraffatti dal male e dalla violenza. Ma i segni dei
tempi, che racchiudono l’anelito del cuore umano, bisognoso della presenza salvifica
di Dio, chiedono di essere trasformati in segni di speranza.
In
Italia ci troviamo nella parte del mondo dove vivono i suoi dominatori, forti
della potenza economica e delle armi. Ne
siamo tutte e tutti personalmente responsabili, in particolare da noi perché siamo
partecipi di un ordinamento democratico. Sarà quindi l’occasione per riflettere
sul che fare nello spirito del vangelo e per cambiare strada, dove occorra. Il
Papa ci esorta ad essere popolo che cammina zelante nella fede, operoso
nella carità e perseverante nella speranza:
6. L’Anno Santo 2025 si pone in continuità con i
precedenti eventi di grazia. Nell’ultimo Giubileo Ordinario si è varcata la
soglia dei duemila anni della nascita di Gesù Cristo. In seguito, il 13 marzo
2015, ho indetto un Giubileo Straordinario con lo scopo di manifestare e
permettere di incontrare il “Volto della misericordia” di
Dio, annuncio centrale del Vangelo per ogni persona in ogni epoca.
Ora è giunto il tempo di un nuovo Giubileo, nel quale spalancare ancora la
Porta Santa per offrire l’esperienza viva dell’amore di Dio, che suscita nel
cuore la speranza certa della salvezza in Cristo. Nello stesso tempo, questo
Anno Santo orienterà il cammino verso un’altra ricorrenza fondamentale per
tutti i cristiani: nel 2033, infatti, si celebreranno i duemila anni della
Redenzione compiuta attraverso la passione, morte e risurrezione del Signore
Gesù. Siamo così dinanzi a un percorso segnato da grandi tappe, nelle quali la
grazia di Dio precede e accompagna il popolo che cammina zelante nella fede,
operoso nella carità e perseverante nella speranza (cfr. 1Ts 1,3).
[dalla Bolla di indizione]
Infine, il Giubileo
potrà essere un’occasione propizia per riflettere sul processo di
sinodalizzazione diffusa della nostra
Chiesa, sulla via del recente Sinodo sulla sinodalità ecclesiale:
17. Durante il prossimo Giubileo cadrà una
ricorrenza molto significativa per tutti i cristiani. Si compiranno, infatti, 1700 anni dalla celebrazione del primo grande Concilio ecumenico, quello
di Nicea. È bene ricordare che, fin dai tempi apostolici, i Pastori
si riunirono in diverse occasioni in assemblee allo scopo di trattare tematiche
dottrinali e questioni disciplinari. Nei primi secoli della fede i Sinodi si
moltiplicarono sia nell’Oriente sia nell’Occidente cristiano, mostrando quanto
fosse importante custodire l’unità del Popolo di Dio e l’annuncio fedele del
Vangelo. L’Anno giubilare potrà essere un’opportunità importante per dare
concretezza a questa forma sinodale, che la comunità cristiana avverte oggi
come espressione sempre più necessaria per meglio corrispondere all’urgenza
dell’evangelizzazione: tutti i battezzati, ognuno con il proprio carisma e
ministero, corresponsabili affinché molteplici segni di speranza testimonino la
presenza di Dio nel mondo.
Mario Ardigò – Azione Cattolica
in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli