Leggende
La sopravvivenza di un’umanità che ha superato gli otto miliardi di persone viventi dipende dalla capacità di ottenere una diffusa e realistica capacità di distinguere la realtà della natura dalla leggenda, pur nella consapevolezza che quest’ultima ci è ancora anch’essa indispensabile per costruire società sufficientemente estese, compatte e pacificate.
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[ricerca mediante ChatGPT del 6-4-25]
La popolazione mondiale, attualmente stimata in oltre 8,2 miliardi di persone , è distribuita tra i continenti come segue:
· Asia: circa 4,81 miliardi di persone, rappresentando il 58,9% della popolazione mondiale.
· Africa: circa 1,52 miliardi di persone, pari al 18,6% della popolazione globale.
· Europa: circa 745 milioni di persone, ovvero il 9,1% della popolazione mondiale.
· America Latina e Caraibi: circa 663 milioni di persone, che costituiscono l’8,1% della popolazione globale.
· America del Nord: circa 385 milioni di persone, rappresentando il 4,7% della popolazione mondiale.
· Oceania: circa 46 milioni di persone, ovvero lo 0,6% della popolazione globale.
In particolare, l’Asia ospita le due nazioni più popolose: India e Cina, che insieme costituiscono circa il 36% della popolazione mondiale . L’Africa sta vivendo una rapida crescita demografica e si prevede che la sua popolazione raggiungerà quasi 4 miliardi entro il 2100 .
Queste cifre evidenziano come la popolazione mondiale sia concentrata principalmente in Asia e Africa, con tendenze di crescita significative soprattutto nel continente africano.
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La leggenda è una narrazione mitica socialmente condivisa per dare senso alla vita umana. Solo una parte delle leggende contengono riferimenti soprannaturali ed è quella che che serve a dar senso alla morte personale nel persistere delle collettività. Le religioni sono fatte anche di questo, anche se il loro fine principale è di organizzare la vita sociale dei viventi. La particolare accentuazione della funzione di sostegno alla psicologia individuale nel fronteggiare la morte individuale che si è avuta nei cristianesimi delle popolazioni europee dal Cinquecento, per cui è divenuto sempre più importante pensare alla vita eterna come fondamento della propria religiosità personale, va considerato un tratto peculiare a queste culture che si trova in maniera molto meno sensibile in altre ere e, in particolare, alle origini.
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[Ricerca mediante ChatGPT del 5-4-25]
La teologia cristiana della vita eterna si è sviluppata gradualmente, radicandosi nel giudaismo del Secondo Tempio ma assumendo tratti distintivi soprattutto attraverso l’insegnamento e la risurrezione di Gesù di Nazaret, e poi tramite la riflessione teologica dei primi cristiani, in particolare Paolo di Tarso e gli autori dei Vangeli.
Ecco una sintesi dello sviluppo:
1. Giudaismo antico (prima del II secolo a.C.)
- In epoca biblica (Torah e primi libri storici), l’idea dominante è quella dello Sheol, un luogo indistinto dei morti, privo di gioie e castighi.
- La vita dopo la morte non è oggetto di particolare attenzione: la benedizione di Dio si manifesta in questa vita, nella prosperità, nella discendenza e nella pace.
- L’alleanza con Dio è legata alla storia del popolo, più che alla sorte individuale dopo la morte.
2. Giudaismo del Secondo Tempio (dal III-II sec. a.C.)
- In risposta alle persecuzioni (es. i Maccabei), si sviluppa l’idea che Dio debba fare giustizia anche dopo la morte.
- Il Libro di Daniele (12,2): «Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno: gli uni alla vita eterna, gli altri alla vergogna e all’infamia eterna».
- Si afferma l’idea della risurrezione dei morti e di un giudizio finale.
3. Gesù e la predicazione del Regno
- Gesù riprende e rinnova la tradizione apocalittica: parla del Regno di Dio che viene e include la vita eterna per i giusti.
- Nei Vangeli, la vita eterna è collegata alla fede, alla conversione, all’amore per Dio e per il prossimo.
- «Chi ascolta la mia parola e crede… ha la vita eterna» (Gv 5,24)
- «Io sono la risurrezione e la vita… chi crede in me, anche se muore, vivrà» (Gv 11,25)
4. Paolo di Tarso
- Paolo elabora teologicamente la risurrezione di Gesù come caparra della nostra risurrezione.
- Introduce il concetto della vita nuova nello Spirito e della trasformazione gloriosa del corpo alla fine dei tempi (1 Corinzi 15).
- La vita eterna non è solo dopo la morte, ma inizia già ora nella comunione con Cristo.
5. Patristica e sviluppi successivi
- I Padri della Chiesa (come Agostino) sistematizzano la teologia della vita eterna, distinguendo tra:
- Inferno: separazione eterna da Dio.
- Paradiso: visione beatifica di Dio.
- Purgatorio (sviluppo medievale): stato di purificazione temporanea.
- Il Simbolo degli Apostoli (III sec.) afferma: «Credo nella risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.»
Differenza con il giudaismo
- Nel giudaismo contemporaneo esistono varie posizioni: ortodossi credono nella risurrezione, ma molte correnti (soprattutto riformate) pongono meno enfasi sull’aldilà.
- Il cristianesimo ha invece posto la vita eterna come centro della speranza, strettamente legata alla risurrezione di Cristo.
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Le teologie cristiane sulla vita eterna, nella misura in cui propongono una visione di quest’ultima, cercando anche di descriverla, hanno carattere leggendario.
Sto leggendo un bel libro dello scrittore spagnolo Javier Cercas, “Il folle di Dio alla fine del mondo”, Guanda 2025, uscito da pochi giorni anche in eBook e Kindle, che che vi consiglio. Narra del viaggio dell’autore al seguito del Papa in Mongolia. È la Curia vaticana che gli propose di viaggiare con il Papa e di narrarne in un libro. Cercas inquadra letterariamente il racconto intorno alla domanda che intendeva porre al Papa se la madre dopo la morte si sarebbe ricongiunta con l’amato marito morto anni prima. Ecco, a questa domanda non si può rispondere se non abusando di narrazioni leggendarie. E infatti, come ricorda Cercas, di solito gli ecclesiastici più colti vi girano intorno. Noi infatti possiamo solo sperare nella vita eterna personale, ma la vita biologica di cui facciamo esperienza già prima della nascita e fino a quando il nostro sistema nervoso è ancora collegato alla nostra biologia, e allora ci sentiamo vivere, è unica, irripetibile e non durerà dopo la nostra morte. È ciò che significa pensare di vivere come angeli nel cielo.
Gesù rispose:
— Voi sbagliate. Non conoscete la Bibbia e non sapete che cosa sia la potenza di Dio. Dopo la risurrezione, gli uomini e le donne non si sposeranno più, ma saranno come gli angeli del cielo.
[dal Vangelo secondo Matteo, capitolo 22, versetti 29 e 30 - Mt 22, 29-30 – Versione TILC Traduzione interconfessionale in lingua corrente]
La leggenda ha una parte importante nell’antropologia
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In antropologia, il termine “leggenda” ha un significato tecnico e distinto da quello comune. Non si tratta semplicemente di qualcosa di “falso” o “inventato”, come nell’uso colloquiale, ma di una forma narrativa tradizionale con caratteristiche precise.
Ecco una panoramica sintetica del concetto:
Definizione antropologica di leggenda
Una leggenda è un racconto tradizionale, trasmesso oralmente, che:
- Ha pretese di verità (a differenza della fiaba che è dichiaratamente inventata);
- Si ambienta nel passato recente o comunque in un mondo riconoscibile e reale (non in un tempo mitico);
- Coinvolge spesso luoghi o personaggi storici (anche se trasformati);
- Spiega l’origine di usanze, nomi di luoghi, fenomeni naturali, edifici, reliquie;
- Contiene elementi straordinari o soprannaturali, ma mantenendo una base realistica;
- Spesso ha una funzione educativa o morale, o serve a rafforzare l’identità collettiva di un gruppo.
Esempi classici di leggende:
- Le leggende dei santi (es. san Giorgio e il drago)
- Le leggende medievali (es. il Santo Graal)
- Le leggende urbane moderne (es. l’autostoppista fantasma)
Differenze da miti e fiabe:
Tipo di racconto |
Tempo |
Ambientazione |
Verità percepita |
Funzione |
Mito |
Origini, tempo sacro |
Cosmo, dei |
Verità sacra o religiosa |
Spiegare il mondo, fondare riti |
Leggenda |
Passato recente |
Luoghi reali |
Possibile, plausibile |
Rafforzare identità, spiegare |
Fiaba |
Indeterminato |
Luogo immaginario |
Chiaramente fittizia |
Intrattenere, educare |
Antropologi e studiosi
- William Bascom ha distinto chiaramente tra mito, leggenda e fiaba.
- Arnold van Gennep e Vladimir Propp hanno analizzato le strutture e le funzioni dei racconti popolari.
- Bronisław Malinowski considerava i miti (più che le leggende) come strumenti per legittimare usanze sociali, ma la stessa logica può valere per alcune leggende.
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Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli