Sinodalità ecclesiale e consapevolezza nella fede
La sinodalità ecclesiale è molto più del decidere insieme in un certo contesto comunitario, anche se questo in una qualche misura, che può variare molto di situazione in situazione, ne è la manifestazione necessaria.
La questione sta allo stesso modo come per la democrazia, che non sta solo e principalmente nello stabilire chi e come decide, ma anzitutto nel potere e dovere aver parte nella vita sociale in ciò che ci riguarda, in modo che non si possa pensare di poter prescindere da noi: la cosa è stata presentata in modo che trovo molto convincente in termine di dignità. Questo riconoscimento della dignità delle persone e dei gruppi che esse formano nel loro libero agire sociale è il cuore della democrazia e il principale limite ad ogni potere sociale del sistema dei limiti in cui essa consiste. Così possiamo dire con tranquillità che la democrazia, come ai tempi nostri la si intende in Occidente, e con più intensità che altrove nel mondo nella nostra Unione Europea, è prima di tutto un modo di vivere che permea ogni manifestazione sociale e che per sua natura tende ad espandersi includendo man mano che si entra in contatto con chi ancora non vi è coinvolto, rendendo inutili le frontiere, quelle giuridicamente istituite e quelle metaforiche.
La democrazia è quindi un processo che, nel suo sviluppo espansivo, ad un certo punto rende inutile quella invenzione culturale della modernità che sono gli stati. E ciò fin dove e fino a quando un potere pubblico istituito, quindi che riesce ad imporsi anche sui dissenzienti e comunque a prescindere dal consenso di chi vi è soggetto e che si presenti come ordinamento giuridico quindi non solo come una situazione di fatto, rivendichi la sovranità, vale a dire l’esenzione da qualsiasi limite, e riesca a renderla effettiva, necessariamente mediante la violenza politica, e anzi il monopolio della violenza politica. In ciò consiste appunto lo stato.
Democrazia e stato sono sempre in tensione, perché i processi democratici tendono a svilupparsi espandendosi e superando lo stato e la sua rivendicazione di sovranità. Lo sviluppo dei processi democratici tende in un primo momento a trasformare profondamente gli stati e poi a superarli, negando loro progressivamente sovranità. Sovranità, come rifiuto di ogni limite, e democrazia, come sistema sociale di limiti sono concettualmente incompatibili, anche se storicamente finora hanno teso a coesistere, raggiungendo contingenti compromessi, in sempre precari equilibri. La nostra è la prima epoca, nella storia dell’umanità, nella quale si è arrivati a pensare a una democrazia globale, quindi a una nuova forma di civiltà. Possiamo essere orgogliosi nel constatare che alcune Chiese cristiane, ma in particolare quella cattolica, sono state l’avanguardia di essa, prefigurando l’obiettivo storico concreto della pace universale tra tutte le genti della Terra.
La sinodalità ecclesiale va considerata non solo come manifestazione proprio di quella nuova civiltà globale, ma addirittura come suo principale centro propulsore. È una realtà importantissima che fa capire come e perché la storia ha dimostrato come clamorosamente errate le previsioni del superamento dei cristianesimi che ancora si facevano negli scorsi anni ’70. Di questo però non ci si manifesta sempre consapevoli nelle nostre comunità ecclesiali e ciò nonostante un Magistero che nella nostra Chiesa si è fatto costante e sempre più accorato almeno dagli scorsi anni ’40. Bisogna capire che non è solo una questione politica, quindi di governo sociale, ma, appunto di civiltà, di quella civiltà agapica, o civiltà dell’amore che permeò profondamente il pensiero del papa Paolo 6º, in ciò seguito dai suoi successori. È dottrina sociale, quindi materia di fede. Ma non sempre di questa implicazione della nostra fede cristiana si è consapevoli, e in genere, quando lo si è, non si è consapevoli che si tratta di un imperativo storico concreto, secondo il lessico del filosofo Jacques Maritain che tanta importanza ebbe nell’evoluzione del pensiero sociale cristiano europeo, non di qualcosa da attendere per la fine dei tempi.
Non senza di noi, non solo da noi: è il principio fondante della democrazia, come oggi la si intende nell’Unione Europea, il gioiello prezioso frutto principalmente dell’opera dei cristiano democratici, e della sinodalità ecclesiale. Ma essere coinvolti in questo grandioso processo di civiltà richiede uno sforzo per acquisirne consapevolezza, quindi anche un’attività formativa ad ogni livello che oggi è ancora molto carente nella vita pubblica come in quella ecclesiale.
Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli,