INFORMAZIONI UTILI SU QUESTO BLOG

Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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Questo blog è un'iniziativa di persone di fede aderenti all'Azione Cattolica della parrocchia di San Clemente papa e manifesta idee ed opinioni espresse sotto la personale responsabilità di chi scrive. Esso non è un organo informativo della parrocchia né dell'Azione Cattolica e, in particolare, non è espressione delle opinioni del parroco e dei sacerdoti suoi collaboratori, anche se le persone di Azione Cattolica che lo animano le tengono in grande considerazione.

Chi voglia pubblicare un contenuto, può inviarlo a Mario Ardigò all'indirizzo di posta elettronica ardigo.mario@virgilio.it all'interno di una e-mail o come allegato Word a una e-email.

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Da quando, nel gennaio del 2012, questo blog è stato aperto sono stati pubblicati oltre 3.400 interventi (post) su vari argomenti. Per ricercare quelli su un determinato tema, impostare su GOOGLE una ricerca inserendo "acvivearomavalli.blogspot.it" + una parola chiave che riguarda il tema di interesse (ad esempio "democrazia").

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Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

Il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce due sabati al mese, alle 17, e anima la Messa domenicale delle 9.

Dall’anno associativo 2025\2026 sono in programma:

  • condivisione di brevi podcast informativi sul Catechismo per gli adulti e sul Compendio della dottrina sociale della Chiesa;
  • un gruppo di lettura e dialogo in videoconferenza, utilizzando anche contenuti pubblicati sul quotidiano Avvenire;

Per partecipare alle riunioni in videoconferenza sulla piattaforma Zoom verrà inviato via email o whatsapp il link di accesso. Delle riunioni in videoconferenza verrà data notizia sul blog e le persone interessate potranno chiedere quel link inviando una email a ardigo.mario@virgilio.it ,comunicando il loro nome, l’indirizzo email a cui desiderano ricevere il link, la parrocchia di residenza e i temi di interesse.

La riunione in videoconferenza t sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

NOTE IMPORTANTI / IMPORTANT NOTES

-SUGGERIMENTI, OBIEZIONI, RICHIESTE DI RETTIFICA POSSONO ESSERE INVIATI AI REDATTORI DEL BLOG INDIRIZZANDO A ardigo.mario@virgilio.it , INDICANDO UN INDIRIZZO EMAIL AL QUALE SI DESIDERA ESSERE CONTATTATI.

-SUL SITO www.bibbiaedu.it POSSONO ESSERE CONSULTATI LE TRADUZIONI IN ITALIANO DELLA BIBBIA CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONALE IN LINGUA CORRENTE, E I TESTI BIBLICI IN GRECO ANTICO ED EBRAICO ANTICO. CON UNA FUNZIONALITA’ DEL SITO POSSONO ESSERE MESSI A CONFRONTO I VARI TESTI.

ON THE WEBSITE www.bibbiaedu.it THE ITALIAN TRANSLATIONS OF THE BIBLE CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONAL IN CURRENT LANGUAGE AND THE BIBLICAL TEXTS IN ANCIENT GREEK AND ANCIENT JEWISH MAY BE CONSULTED. WITH A FUNCTIONALITY OF THE WEBSITE THE VARIOUS TEXTS MAY BE COMPARED.

-ALL’INDIRIZZO https://www.educat.it/ POSSONO ESSERE LETTI I CATECHISMI PROPOSTI DALLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA E IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA.

AT https://www.educat.it/ YOU CAN READ THE CATECHISM PROPOSED BY THE ITALIAN EPISCOPAL CONFERENCE AND THE CATECHISM OF THE CATHOLIC CHURCH.

lunedì 10 novembre 2025

AZIONE CATTOLICA F.A.Q. (LA RISPOSTA ALLE DOMANDE PIU' FREQUENTI)

 

Azione Cattolica – F.A.Q. (domande più frequenti)

 

(le risposte alle F.A.Q. che seguono sono frutto di una elaborazione fatta da Mario Ardigò, sulla base di quello che pensa di aver capito dell’Azione Cattolica. Non esprimono necessariamente il pensiero dei vertici associativi, né rappresentano un’interpretazione autentica dell’ideologia associativa – I lettori sono quindi invitati a verificarne personalmente  la correttezza e fedeltà e a far pervenire eventuali rettifiche o integrazioni all’indirizzo ardigo.mario@virgilio.it di esse si darà atto nel blog  http://www.acvivearomavalli.blogspot.com/  )

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella Chiesa cattolica che si impegnano liberamente per  realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

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Potrete trovare ulteriori notizie sull’’Azione Cattolica sul blog

http://www.acvivearomavalli.blogspot.com/

 

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  L’8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, dopo la messa delle nove, distribuiremo le nuove tessere di AC per il prossimo anno associativo .

La campagna di adesione proseguirà: sarà possibile ritirare la nuova tessera di AC anche dopo le  messe delle nove delle altre domeniche.

 

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Un saluto a tutte le aderenti e gli aderenti al nostro gruppo parrocchiale di Azione Cattolica e un abbraccio a chi sta soffrendo per problemi di salute suoi o dei suoi cari. So per esperienze personali quanto può diventare difficile la vita di chi assiste i malati gravi. E di quanto può esserlo la vita dei malati che sono consapevoli dell’angoscia che la loro condizione genera nei loro cari. Invoco il sostegno dello Spirito Santo per aiutare chi è nella prova a resistere conservando la fede. Non sempre è in nostro potere salvare le persone alle quali vogliamo bene, ma lo è il consolare i sofferenti: un miracolo, perché si dà molto di più di ciò che si ha, e penso che quel di più venga dal Cielo.

 Dunque, chi soffre ci senta sempre vicini.

Mario nel novembre 2025

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  Che cos’è l’Azione Cattolica?

  Nell’edizione di quest’anno delle FAQ  sulla nostra associazione vorrei essere utile anche al giovane sacerdote che ci seguirà, don Martial Direh, che viene a noi dall’Africa, dalla Repubblica Centrafricana, nella regione tra il lago Ciad e i fiumi Congo e Nilo, abitata da una popolazione di antichissima civiltà che parla la lingua sango e quella francese, retaggio di una colonizzazione conclusasi nel 1960. Anche l’Italia, nella sua travagliata storia, ha subito l’influenza francese, in particolare, da fine Settecento, nella politica e nella costruzione delle istituzioni pubbliche. Tuttavia la nostra storia, e anche quella religiosa, rimane molto distante da quella centroafricana.

  L’esperienza dell’Azione Cattolica in Italia è stata particolare, unica nel mondo, fortemente condizionata dalla prossimità del Papato romano.  Ha avuto un rilievo anche politico eccezionale dopo la caduta del regime fascista mussoliniano, tra il luglio del 1943 e l’aprile 1945.

  Possiamo cominciare dicendo che l’Azione Cattolica è fatta per persone di ogni età, fin dai piccolissimi (3-5 anni). Sono state elaborate proposte di impegno per tutti. Il centro nazionale e quelli diocesani supportano il lavoro dei gruppi parrocchiali. La struttura dell’Azione Cattolica è democratica e la sua azione si avvale del contributo di tutti.

   L’Azione Cattolica ha fatto dell’attuazione dei principi del Concilio Vaticano 2°, svoltosi a Roma tra il 1962  e il 1965, il suo principale settore di lavoro collettivo. Ora è anche fortemente coinvolta nei cammini sinodali iniziati in tutto il mondo  per impulso di papa Francesco nell’ottobre 2021, quello che riguarda tutte le Chiese del mondo e quello animato dalla Chiese in Italia, i quali che, dopo l’approvazione del Documento finale della 16° Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità ecclesiale, quanto al primo, nell’ottobre dello scorso anno, e del Documento di sintesi della Terza assemblea sinodale delle Chiese in Italia, quanto al secondo, il 25 ottobre di quest’anno, saranno tra i principali impegni ecclesiali degli anni prossimi. Con quei cammini  si vuole riprendere l’attuazione della riforma ecclesiale decisa durante quel Concilio, per realizzare una Chiesa sinodale, vale a dire partecipata in condizioni di corresponsabilità da tutte le persone battezzate.

 Il nostro gruppo parrocchiale di Azione Cattolica, nella parrocchia di San Clemente papa nel quartiere Montesacro – Valli, nella zona Nord Est di Roma, si riunisce di regola due sabati al mese, alle 17, della parrocchia ora dedicata a papa Francesco, con possibilità di accogliere anche persone da remoto in  videoconferenza Zoom, nel caso di incontri su temi di interesse generale.  Anima la messa domenicale delle nove.

  Propongo di seguito alcune risposte alle domande che più frequentemente vengono poste in materia di Azione Cattolica.

 Ulteriori informazioni sulla struttura, finalità, metodo e progetti dell’Azione Cattolica possono trovarsi sul sito dell’Azione Cattolica nazionale  e diocesana

 

http://azionecattolica.it/

 

http://www.acroma.it/

 

  L’impegno dei laici di fede in Azione Cattolica è corale, dalla vita di tutti si impara e tutti possono contribuire a renderlo più efficace e bello. Con le parole del motto di un jamboree, il grande raduno annuale degli scout, di tanti anni fa: “Di più saremo insieme, più gioia ci sarà”.

 L’impegno in Azione Cattolica è vita sociale di fede nella libertà.

  Chi decidesse di avvicinarci per aderire, non pensi di trovare le cose già fatte, di salire su un treno in corsa e di sedersi da passeggero facendosi trasportare. Di potersi limitare a seguire un qualche metodo per il quale esista un manuale dettagliato di istruzioni. Si tratta, di anno in anno,  di costruire una nuova casa, di ideare e attuare nuovi progetti di impegno. In particolare nel clima di rinnovamento che si vive nella Chiesa italiana, si tratta sempre, in fondo, di ripartire.

  Del resto quella della rifondazione dovrebbe caratterizzare la nostra esperienza religiosa, nella quale ci è anticipato che tutte le cose saranno fatte nuove. Richiamando un’idea spesso riproposta da papa Francesco: non viviamo in un museo, che ci si possa limitare a spolverare di tanto in tanto. L’Azione Cattolica vive  nel quartiere Valli di Roma, come dice il titolo del  blog: AC-VIVE-A-ROMA-VALLI!

 

1. L’Azione Cattolica è  Chiesa cattolica?

  L’Azione Cattolica è una delle associazioni di persone laiche inserite nell’organizzazione della Chiesa cattolica italiana. Il suo statuto è approvato dal Consiglio Episcopale Permanente della Conferenza Episcopale Italiana. Vi sono diverse altre associazioni che hanno analoghe caratteristiche di particolare legame con l’organizzazione della Chiesa cattolica italiana.

2. Chi è la persona laica?

 Per persona laica  si intende la persona battezzata che partecipa all’apostolato, vale a dire alla diffusione e pratica del vangelo, libera da legami gerarchici relativi al ministero esercitato nell’Ordine sacro o legati a condizioni di vita religiosa consacrata.

 Le persone laiche agiscono nella società in autonomia, seguendo con sapienza in spirito di fede l’autonomia delle cose terrene.

 

Molti nostri contemporanei, però, sembrano temere che, se si fanno troppo stretti i legami tra attività umana e religione, venga impedita l'autonomia degli uomini, delle società, delle scienze.

Se per autonomia delle realtà terrene si vuol dire che le cose create e le stesse società hanno leggi e valori propri, che l'uomo gradatamente deve scoprire, usare e ordinare, allora si tratta di una esigenza d'autonomia legittima: non solamente essa è rivendicata dagli uomini del nostro tempo, ma è anche conforme al volere del Creatore.

 

[dalla Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo La gioia e la speranza, del Concilio Vaticano 2°, n.36

 

 Ecco come si parla delle persone laiche nella stessa Costituzione  La gioia e la speranza, al n.43:

 

  Ai laici spettano propriamente, anche se non esclusivamente, gli impegni e le attività temporali. Quando essi, dunque, agiscono quali cittadini del mondo, sia individualmente sia associati, non solo rispetteranno le leggi proprie di ciascuna disciplina, ma si sforzeranno di acquistare una vera perizia in quei campi. Daranno volentieri la loro cooperazione a quanti mirano a identiche finalità. Nel rispetto delle esigenze della fede e ripieni della sua forza, escogitino senza tregua nuove iniziative, ove occorra, e ne assicurino la realizzazione.

  Spetta alla loro coscienza, già convenientemente formata, di inscrivere la legge divina nella vita della città terrena. Dai sacerdoti i laici si aspettino luce e forza spirituale.

  Non pensino però che i loro pastori siano sempre esperti a tal punto che, ad ogni nuovo problema che sorge, anche a quelli gravi, essi possano avere pronta una soluzione concreta, o che proprio a questo li chiami la loro missione; assumano invece essi, piuttosto, la propria responsabilità, alla luce della sapienza cristiana e facendo attenzione rispettosa alla dottrina del Magistero.

  Per lo più sarà la stessa visione cristiana della realtà che li orienterà, in certe circostanze, a una determinata soluzione. Tuttavia, altri fedeli altrettanto sinceramente potranno esprimere un giudizio diverso sulla medesima questione, come succede abbastanza spesso e legittimamente.

  Ché se le soluzioni proposte da un lato o dall'altro, anche oltre le intenzioni delle parti, vengono facilmente da molti collegate con il messaggio evangelico, in tali casi ricordino essi che nessuno ha il diritto di rivendicare esclusivamente in favore della propria opinione l'autorità della Chiesa.

  Invece cerchino sempre di illuminarsi vicendevolmente attraverso un dialogo sincero, mantenendo sempre la mutua carità e avendo cura in primo luogo del bene comune.

  I laici, che hanno responsabilità attive dentro tutta la vita della Chiesa, non solo son tenuti a procurare l'animazione del mondo con lo spirito cristiano, ma sono chiamati anche ad essere testimoni di Cristo in ogni circostanza e anche in mezzo alla comunità umana.

 

  Così se ne tratta nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa Luce per le genti, deliberata nel medesimo concilio, ai n.31 e 33:

 

31. Col nome di laici si intende qui l'insieme dei cristiani ad esclusione dei membri dell'ordine sacro e dello stato religioso sancito nella Chiesa, i fedeli cioè, che, dopo essere stati incorporati a Cristo col battesimo e costituiti popolo di Dio e, nella loro misura, resi partecipi dell'ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, per la loro parte compiono, nella Chiesa e nel mondo, la missione propria di tutto il popolo cristiano.

Il carattere secolare è proprio e peculiare dei laici. Infatti, i membri dell'ordine sacro, sebbene talora possano essere impegnati nelle cose del secolo, anche esercitando una professione secolare, tuttavia per la loro speciale vocazione sono destinati principalmente e propriamente al sacro ministero, mentre i religiosi col loro stato testimoniano in modo splendido ed esimio che il mondo non può essere trasfigurato e offerto a Dio senza lo spirito delle beatitudini.

[…]

  Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio. Vivono nel secolo, cioè implicati in tutti i diversi doveri e lavori del mondo e nelle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale, di cui la loro esistenza è come intessuta. Ivi sono da Dio chiamati a contribuire, quasi dall'interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo esercitando il proprio ufficio sotto la guida dello spirito evangelico, e in questo modo a manifestare Cristo agli altri principalmente con la testimonianza della loro stessa vita e col fulgore della loro fede, della loro speranza e carità. A loro quindi particolarmente spetta di illuminare e ordinare tutte le cose temporali, alle quali sono strettamente legati, in modo che siano fatte e crescano costantemente secondo il Cristo e siano di lode al Creatore e Redentore.

32. La santa Chiesa è, per divina istituzione, organizzata e diretta con mirabile varietà. «A quel modo, infatti, che in uno- stesso corpo abbiamo molte membra, e le membra non hanno tutte le stessa funzione, così tutti insieme formiamo un solo corpo in Cristo, e individualmente siano membri gli uni degli altri » (Rm 12,4-5).

Non c'è quindi che un popolo di Dio scelto da lui: « un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo » (Ef 4,5); comune è la dignità dei membri per la loro rigenerazione in Cristo, comune la grazia di adozione filiale, comune la vocazione alla perfezione; non c'è che una sola salvezza, una sola speranza e una carità senza divisioni. Nessuna ineguaglianza quindi in Cristo e nella Chiesa per riguardo alla stirpe o nazione, alla condizione sociale o al sesso, poiché « non c'è né Giudeo né Gentile, non c'è né schiavo né libero, non c'è né uomo né donna: tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3,28 gr.; cfr. Col 3,11).

 

3. Per essere un fedele cattolico laico è indispensabile aderire all’Azione Cattolica?

No.

4. Se un fedele cattolico laico ha già aderito ad un altro gruppo religioso laicale o ha il proposito di farlo, può associarsi all’Azione Cattolica?

Sì.  L’adesione all’Azione Cattolica non è esclusiva. Si può far parte di altri gruppi laicali.

5. L’Azione Cattolica è un gruppo di spiritualità?

 No. Ciò che caratterizza l’Azione Cattolica non è un  particolare tipo di spiritualità, anche se i gruppi locali e le altre articolazioni associative esprimono anche una vita spirituale. Ciascun associato manifesta poi la propria, liberamente scelta. Alla vita associativa partecipano i Sacerdoti Assistenti per contribuire ad alimentare la vita spirituale e il senso apostolico.

6. L’Azione Cattolica è un gruppo di preghiera?

No, anche se nelle riunioni associative vi sono momenti di preghiera.

7.L’Azione Cattolica è un gruppo di approfondimento biblico?

No, anche se associandosi ci si impegna ad approfondire le tematiche bibliche.

8. L’Azione Cattolica è un gruppo di approfondimento culturale?

No, anche se associandosi ci si impegna a conoscere e capire di più del mondo in cui si vive.

9. L’Azione Cattolica è un gruppo per il catecumenato?

No. La conversione, il catechismo per il Battesimo   e il Battesimo sono dati per presupposti. In ogni parrocchia dovrebbe essere costituita un’organizzazione specifica per queste esigenze.

10. L’Azione Cattolica è un gruppo per il catechismo?

No, anche se associandosi ci si impegna ad approfondire le verità di fede. In ogni parrocchia dovrebbe essere costituita un’organizzazione che si occupa specificamente del catechismo, per i fedeli di tutte le età.

11. L’Azione Cattolica è un gruppo di propaganda religiosa?

No. Essa infatti vuole stabilire con i propri interlocutori una relazione molto più profonda.

12. L’Azione Cattolica è un gruppo che lavora per il proselitismo religioso o associativo?

 L’Azione Cattolica è certamente impegnata, in diretta collaborazione con il Papa e i vescovi, a far conoscere il Vangelo, ad esporre le verità di fede, a far comprendere gli ideali religiosi cristiani, a presentare correttamente il fine e l’azione della Chiesa nel mondo e il significato della sua liturgia, a raggiungere gli altri nel loro bisogno di religiosità, ad aiutare tutti a migliorarsi  secondo la fede professata e, in particolare, a capire come fare per meglio favorire l’accettazione nel mondo di quegli ideali. Ma il proselitismo religioso o associativo, l’obiettivo di “far numero”, di “distribuire tessere”, non è  tra le sue finalità dirette, anche se il riavvicinamento alla vita della parrocchia e adesioni associative possono effettivamente conseguire dalle sue attività.

13.L’impegno degli associati all’Azione Cattolica parrocchiale è principalmente in parrocchia?

 L’Azione Cattolica ha come primo impegno la presenza e il servizio nella Chiesa locale, quindi anche nella parrocchia. Tuttavia, in quanto associazione di laici, in essa è fondamentale l’impegno nella società civile, luogo privilegiato dell’azione laicale, per favorire l’affermazione dei valori religiosi.

14. Associandosi all’Azione Cattolica si è sottoposti ad un giudizio sulla propria vita?

No.

15. L’adesione all’Azione Cattolica richiede un cambiamento di vita?

No. L’associazione si ritiene arricchita dai doni che le provengono dalle diverse condizioni ed esperienze di quanti partecipano alla sua vita.

16. L’adesione all’Azione Cattolica comporta particolari pratiche religiose?

No.

17. L’adesione all’Azione Cattolica comporta particolari  pratiche di vita, oltre quelle raccomandate a tutti i fedeli laici?

No.

18. L’adesione all’Azione Cattolica richiede un particolare livello culturale o scolastico?

No.

19. L’adesione all’Azione Cattolica si sviluppa per gradi iniziatici, vale a dire da livelli inferiori a livelli superiori di perfezione?

No. Si è membri a pieno titolo fin dal primo giorno e fin quando si vuole.

20. Per chi è l’Azione Cattolica?

L’Azione Cattolica  è per tutti i fedeli laici cattolici e di tutti i fedeli laici cattolici.

21. L’Azione Cattolica risolve i problemi personali degli associati?

 Gli associati si impegnano anche a favorire la comunione fra di loro, quindi anche all’aiuto reciproco, ma non è detto che dall’associarsi in Azione Cattolica derivi la soluzione dei propri problemi personali. Non  farei quindi molto affidamento su questo aspetto.

22. L’Azione Cattolica risolve, in particolare, i problemi affettivi o di socialità?

 Può accadere. Ma non è scontato che accada. Non vi farei molto affidamento.

23. Le persone che, associandosi, si spendono per le finalità dell’Azione Cattolica devono aspettarsi riconoscimenti o corrispettivi, anche solo morali o affettivi?

No. Ci si associa perché si sente bisogno di agire in gruppo in relazione a certi obiettivi che si pensa di non poter raggiungere individualmente. Ma, come tutte le esperienze sociali umane, anche  quella nei gruppi di Azione Cattolica finisce in genere  per deludere certe alte aspettative, almeno sotto il profilo umano. Solo alla lunga e considerandola complessivamente, specialmente verso la fine di una vita, se ne può essere in fondo soddisfatti, soprattutto se la  si considera con sguardo soprannaturale, andando contro le apparenze, in spirito evangelico.

24. Chi comanda in Azione Cattolica?

L’Azione Cattolica è retta su basi democratiche e sinodali.

 Ha detto di noi papa Francesco, li 30 aprile 2021, ricevendo i membri del nostro Consiglio nazionale:

 

  La Chiesa del dialogo è una Chiesa sinodale, che si pone insieme in ascolto dello Spirito e di quella voce di Dio che ci raggiunge attraverso il grido dei poveri e della terra. In genere, anche i peccatori sono i poveri della terra. In effetti, quello sinodale non è tanto un piano da programmare e da realizzare, una decisione pastorale da prendere, ma anzitutto uno stile da incarnare.

  In questo senso la vostra Associazione costituisce una “palestra” di sinodalità, e questa vostra attitudine è stata e potrà continuare ad essere un’importante risorsa per la Chiesa italiana, che si sta interrogando su come maturare questo stile in tutti i suoi livelli. Dialogo, discussione, ricerche, ma con lo Spirito Santo.

  Il vostro contributo più prezioso potrà giungere, ancora una volta, dalla vostra laicità, che è un antidoto all’autoreferenzialità. È curioso: quando non si vive la laicità vera nella Chiesa, si cade nell’autoreferenzialità. Fare sinodo non è guardarsi allo specchio, neppure guardare la diocesi o la Conferenza episcopale, no, non è questo. È camminare insieme dietro al Signore e verso la gente, sotto la guida dello Spirito Santo. Laicità è anche un antidoto all’astrattezza: un percorso sinodale deve condurre a fare delle scelte. E queste scelte, per essere praticabili, devono partire dalla realtà, non dalle tre o quattro idee che sono alla moda o che sono uscite nella discussione. Non per lasciarla così com’è, la realtà, no, evidentemente, ma per provare a incidere in essa, per farla crescere nella linea dello Spirito Santo, per trasformarla secondo il progetto del Regno di Dio.

 

Tuttavia i  suoi presidenti, a tutti i livelli (nazionale, diocesano, locale) sono nominati dall’autorità ecclesiastica, su proposta dei rispettivi consigli. A livello della parrocchia, l’Azione Cattolica è presente con un’associazione parrocchiale, che è un’articolazione di quella diocesana pur agendo con autonomia. Gli organi dell’associazione parrocchiale di Azione Cattolica  sono: l’assemblea parrocchiale (programma la vita associativa e verifica l’attuazione del programma; elegge il consiglio parrocchiale); il consiglio parrocchiale (promuove lo sviluppo della vita associativa secondo le linee del programma approvato dall’assemblea; assicura la presenza dell’associazione nelle strutture di partecipazione ecclesiale; mantiene i rapporti di amichevole collaborazione con le gli altri gruppi della parrocchia; propone al parroco la nomina del presidente parrocchiale); il/la presidente parrocchiale (nominato/a dal parroco, sentito il vescovo ausiliare territorialmente competente  - promuove e coordina l’attività del consiglio parrocchiale; convoca e presiede l’assemblea parrocchiale; insieme al consiglio tiene costanti rapporti con il parroco; si fa garante degli amichevoli rapporti con l’associazione diocesana; rappresenta l’associazione parrocchiale).

 La dirigenza dell’Azione Cattolica non ha carattere carismatico, non si identifica in questa o quella figura esemplare, in una specifica guida.

25. Ma, insomma, quali sono le caratteristiche per le quali l’Azione Cattolica si differenzia da altri gruppi laicali?

 Non è né facile né semplice rispondere a questa domanda. Bisogna considerare non solo gli statuti associativi, ma anche la storia dell’Azione Cattolica italiana. E, per quanto riguarda gli statuti associativi, bisogna saper intendere bene il sofisticato  gergo teologico con cui sono stati scritti.

 Nello statuto nazionale (articoli 1 e 2) è scritto che l’Azione Cattolica è fatta di laici che si impegnano liberamente, per impregnare dello spirito evangelico le varie comunità e i vari ambienti. Più avanti (art.3) è scritto che gli associati si impegnano in particolare anche ad informare dello spirito cristiano le scelte da loro compiute con propria responsabilità personale, nell’ambito delle realtà temporali (cioè, traducendo dal gergo teologico, nella società civile). E, ancora, (art.11) che quella in Azione Cattolica  è un’esperienza popolare e democratica.  Essa poi è presentata come rivolta alla crescita della comunità cristiana  e si dice animata dalla tensione verso l’unità, da costruire partendo da diverse esperienze e condizioni di vita. Nell’Atto Normativo Diocesano della Diocesi di Roma è scritto che l’esperienza in Azione Cattolica  è una palestra di democrazia e di responsabilità civile.

 La storia. Dalla fine del Settecento cominciano a diffondersi e ad essere attuati, a partire dall’Europa, ideali democratici di organizzazione sociale. Si produce una profonda e tragica frattura tra l’organizzazione di vertice della Chiesa cattolica, espressa dal clero, e i movimenti democratici. Essa attraversa i popoli evangelizzati. In Italia si complica per l’interferenza del potere temporale dei Papi con la questione dell’unità nazionale. L’esperienza storica dell’Azione Cattolica  è stata la manifestazione di vari tentativi di  realizzare, senza rompere l’unità ecclesiale,  una partecipazione di popolo alla missione della Chiesa attuata con maggiore responsabilità laicale e secondo criteri di non esclusiva soggezione gerarchica, sia ideale e programmatica che pratica, almeno nelle cose che riguardano l’organizzazione della società civile. In ciò consiste appunto la sua tendenziale democraticità. L’impegno nel sociale è venuto poi assumendo anche il  significato di un tentativo di comporre la plurisecolare diffidenza dei vertici ecclesiali, e quindi anche della teologia ritenuta ortodossa dall’autorità, verso le acquisizioni delle scienze contemporanee, sia naturali che umane. Infine, dal punto di vista politico, quello di mediare per giungere al superamento del risentimento storico del papato per la perdita del potere temporale in Italia e della storica indifferenza dei vertici ecclesiali verso i regimi politici democratici rispetto a quelli non democratici o addirittura antidemocratici (venuta meno solo nel 1944 con il radiomessaggio natalizio del Papa Pio XII, mentre ancora agli inizi del secolo il Papa allora regnante aveva condannato l’idea di una democrazia cristiana). Con ciò è chiaro che si è trattato di un’azione che ha riguardato non solo la società civile, ma anche la stessa Chiesa. Essa si inquadra in un movimento storico di pensiero e di azione i cui ideali hanno trovato ampia espressione nei documenti del Concilio Vaticano II (svoltosi a Roma, nella Città del Vaticano, dal 1962 al 1965).   A partire da tale evento l’Azione Cattolica, sotto la presidenza di Vittorio Bachelet, ha fatto della piena attuazione, nella Chiesa e nel mondo, dei principi stabiliti da Concilio Vaticano II  uno dei suoi principali obiettivi. Questo comporta che sia fortemente impegnata nei cammini sinodali in corso. Il nostro gruppo parrocchiale ha programmato di riunirsi una volta al mese come gruppo sinodale, per fare pratica  di sinodalità,  e, quest’anno, per rispondere collettivamente alle Dieci Domande che la Segreteria del Sinodo dei Vescovi ha posto al Popolo di Dio, come articolazione dell’interrogativo fondamentale

Una Chiesa sinodale, annunciando il Vangelo, “cammina insieme”: come questo “camminare insieme” si realizza oggi nella vostra Chiesa particolare? Quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere nel nostro “camminare insieme”?

nella fase preparatoria del Sinodo dei Vescovi programmato per l’ottobre 2023.

26. Vediamo che attualmente nel gruppo di Azione Cattolica in San Clemente Papa prevalgono numericamente gli elementi più anziani. Perché?

 Il gruppo si trova ancora in una fase di passaggio. In realtà è composto da persone di diverse età. La presidente è una trentenne e abbiamo, tra gli iscritti, anche due bambini.   E' portatore di una tradizione culturale importante che deve passare da una generazione all'altra: questo è il lavoro che attualmente è in corso. Nei decenni passati l'attenzione del laicato si è forse concentrata su altri temi, ritenuti più urgenti, e su altre esperienze religiose. Oggi dai vescovi italiani viene un rinnovato appello ai laici cattolici per un impegno che corrisponde a quello tipico di Azione Cattolica.

 Per favorire la partecipazione di chi lavora abbiamo spostato due degli incontri mensili al sabato.

 Durante la pandemia ci siamo riuniti per un anno associativo in videoconferenza Meet  e abbiamo mantenuto tale modalità di partecipazione, dal 2025 su piattaforma  Zoom però, anche ora che ci riuniamo di nuovo in parrocchia. Quando viene attivata la videoconferenza, si può accedere mediante  il link che può essere chiesto inviando una email a ardigo.mario@virgilio.it

  Abbiamo anche aperto una mailing list del gruppo

ac-gruppo-sanclemente-papa-roma@googlegroups.com

e un gruppo Whatsapp.

  Periodicamente inviamo, anche per posta ordinaria per i soci che hanno difficoltà con gli strumenti informatici,  una Lettera ai soci con informazioni sulla vita associativa e con i resoconti delle riunioni del mese precedente

  I più giovani possono pensare a incontri a loro specificamente dedicati. Devono farlo in autonomia, nello stile dell’associazione.

 E' importante tuttavia mantenere un'occasione periodica di incontro per tutti gli associati, appunto per favorire il passare di una tradizione di generazione in generazione.  

  Nell'organizzazione nazionale e diocesana dell'Azione Cattolica vi sono settori distinti per le varie età e condizioni della vita. Tuttavia il lavoro che si fa parte dall'idea che c'è un unico popolo che attraversa la storia dell'umanità.

  Anche quest’anno associativo negli incontri infrasettimanali seguiremo prevalentemente il percorso formativo di Azione Cattolica, che propone letture e riflessioni bibliche, libri, musica, film per attività di autoformazione partecipate. Cercheremo, in alcuni incontri, di capire meglio la sinodalità, iniziando anche a farne tirocinio.

 Dall’8 dicembre 2025 un podcast video della durata di circa cinque minuti, inviato via email e wathsapp in diversi giorni della settimana, richiamerà temi trattati nel Catechismo degli adulti e nel Compendio della dottrina sociale della Chiesa. Tratterà anche dei temi degli incontri infrasettimanali e della messa domenicale delle nove, richiamando le letture bibliche e gli insegnamenti dell’omelia.

 Sulla piattaforma Zoom  potranno svolgersi incontri su diversi temi, in particolare come gruppo di lettura e di dialogo sinodale.

27.  Che fa l’Azione Cattolica per la parrocchia?

   L’Azione Cattolica opera principalmente nella società del suo tempo, come un fermento, come il lievito in un impasto. Di questa società fa parte anche la parrocchia.

  Due sono i campi in cui un gruppo di Azione Cattolica parrocchiale può dare un proprio caratteristico contributo: l’approfondimento dei temi del Concilio Vaticano 2° e la pratica della democrazia e della sinodalità ecclesiale nella vita di fede. Questo può servire per fare spazio agli altri, per aprirsi agli altri, per convivere serenamente con il pluralismo della società del nostro tempo, che si riflette anche nelle nostre collettività religiose. Le prime esperienze di Azione Cattolica nacquero nell’Ottocento e progressivamente si orientarono per una strada diversa da quella del duro intransigentismo  dell’epoca,  vale a dire della rigida opposizione contro ogni moto di progresso sociale: oggi si direbbe del fondamentalismo. L’Azione cattolica, poi, nel Novecento, in particolare seguendo l’attivismo del sociologo ed economista Giuseppe Toniolo, si propose di far uscire le collettività religiose da una condizione di arretratezza culturale, sociale e politica e di separatezza dal contesto nazionale. Un impegno che appare sempre attuale. Infatti è sempre viva in religione la tentazione di bastare a se stessi, la paura di perdersi in un contesto in cui ogni opzione di vita ha lo stesso valore e vengono a mancare solide fondamenta. In realtà si tratta di ricostruire pazientemente, di epoca in epoca, le città degli esseri umani, secondo l’auspico di Giuseppe Lazzati, dove essi possano vivere liberi e felici. Senza una visione di fede è arduo riuscirci, anche se storicamente le religioni sono state anche fonte di oppressione e di infelicità. Eppure l’era delle democrazie contemporanee si apre, nel nord America di fine Settecento, con rivoluzionari che affermano solennemente che  tutti gli uomini sono “creati” uguali  e per questo hanno diritto alla ricerca della felicità: ecco la fede religiosa che libera. Lo ricordò papa Francesco nel suo viaggio negli Stati Uniti  d’America del 2015.

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Un po’ di storia

AZIONE CATTOLICA: SINTESI DI FINALITA’ E STORIA

 

1.  Viviamo, come società italiana, tempi impegnativi. Per ognuno lo è sempre la vita quotidiana. Si cambia, bisogna farsi largo, bisogna sopravvivere, si cerca di durare il più a lungo possibile e meglio che si può. Per ogni persona è così. Ma la riuscita degli sforzi individuali dipende in larga misura da come è la società. Il benessere è sempre un fatto collettivo. Innanzi tutto dipende dalle relazioni sociali. E poi certi obiettivi, come la possibilità di vivere sicuri, di avere un’istruzione, di avere una casa e un’alimentazione sufficiente, di poter svolgere un lavoro con una retribuzione sufficiente, di essere aiutati nella nei periodi in cui non si ha lavoro o non si può lavorare per malattia o vecchiaia, di potere fare sport, musica e altre attività interessanti, anche di praticare una religione, dipendono in gran parte da come è organizzata la società, a cominciare dalla sua economia, in cui tanta parte hanno le iniziative collettive, di enti pubblici e privati. Organizzare una società significa fare politica. Lo si può fare su grande e piccola scala. Non ci sono solo gli stati, i comuni e via dicendo. Ognuno di noi, interagendo con gli altri,  fa  politica, ad esempio nel palazzo dove abita, nel quartiere, nel circolo che frequenta, nel gruppo sportivo, e anche in una parrocchia. Ogni fatto collettivo influisce in maniera più o meno accentuata su altri fatti collettivi e modifica la società intorno. Poi si cerca anche di intervenire d’autorità, esercitando poteri pubblici, diramando ordini, sentenziando, preparando programmi, stabilendo regole. Ma come verranno accolti? Ogni società esprime una certa resistenza alle imposizioni. Per vincerla c’è la strada della persuasione o quella della violenza. Si cerca di fare in  modo di scoraggiare la violenza privata, ma allora si deve organizzare una certa misura di violenza pubblica. Ma quando quest’ultima supera un certo livello, la società diventa infelice. Accade anche quando non si riesce a limitare la violenza privata, ad esempio quella delle bande criminali. Ma come persuadere più gente possibile? A questo serve il dialogo politico, quello che riguarda l’organizzazione della società. Perché sia efficace occorre però fidarsi degli altri ed essere veramente convinti che insieme si possano trovare e soprattutto attuare soluzioni più efficaci sia ai mali sociali, sia ai mali privati che a quelli sociali sono tanto strettamente collegati. Per aver fiducia gli uni negli altri occorre conoscersi. Meglio ci si conosce, più ci si fida. Ma di chi? Se, conoscendo una persona, trovo che è cattiva, allora non dovrei fidarmi di lei. Perché magari ora  non è cattiva con me, ma solo con altri, ma potrebbe venire il momento in cui lo sarà anche con me. Chi è cattivo, chi è buono? Se lo chiedo, i miei interlocutori si trovano in imbarazzo a darmi una risposta. In altre epoche si era meno indecisi. Ma ogni epoca ha avuto i suoi criteri etici, per giudicare il buono e il cattivo. Nella nostra, appunto, si è più indecisi. Però decidersi è importante. Ecco, l’Azione Cattolica, fu fondata proprio per fare questo lavoro, politico in senso ampio.

2. Di solito si racconta le sue origini risalgono ad un gruppo di giovani bolognesi che si costituì nel 1867. Si era in un’epoca molto impegnativa nella storia d’Italia. Si sottolinea l’aspetto religioso dell’iniziativa, ma, in realtà, la politica era il vero campo di impegno. Si stava completando l’unità nazionale. Il Regno d’Italia, sotto la dinastia piemontese dei Savoia, era stato proclamato nel 1861. Mancava Roma e i nazionalisti di vario orientamento, i monarchici ma anche i repubblicani di Giuseppe Mazzini (1805-1872), la volevano. A Roma e dintorni c’era il Papa, che era anche il sovrano di un piccolo regno nell’Italia centrale di allora, che dal 1860 si era ridotto più o meno al Lazio. Vi furono quindi movimenti di laici cattolici che si organizzarono come forza sociale di resistenza a difesa della monarchia pontificia. Nel 1870  lo Stato pontificio, il regno politico del Papa, fu conquistato militarmente dal Regno d’Italia. In quel momento era in corso a Roma un concilio ecumenico, il Concilio ecumenico Vaticano 11°. La città fu assaltata; a cannonate si fece una breccia nelle mura della città, un centinaio di metri a destra guardando Porta Pia. Ci furono combattimenti sanguinosi con morti e feriti tra glie eserciti contrapposti, ma i pontifici si arresero presto. L’anno seguente la capitale del Regno d’Italia fu trasferita a Roma e, per garantire la posizione e la missione del Papato, fu approvata una apposita legge, detta delle Guarentigie (=garanzie). Il Papato vietò ai cattolici la partecipazione alla politica nazionale, sotto pena di sanzione canonica e si considerò prigioniero in Vaticano.  

  Questi fatti suscitarono un’enorme impressione nella società cattolica italiana. Una parte dei cattolici era stati ed erano nazionalisti. Ma molti si schierarono a difesa del Papato, a sostegno delle sue rivendicazioni di restituzione del suo regno intorno a Roma. Naturalmente questo movimento ebbe motivazioni profonde e colte, che, in sostanza, proponevano l’idea che, senza quel piccolo regno, il Papato fosse menomato anche nella sua missione religiosa. Quindi la posizione politica intransigente verso i nazionalisti monarchici e repubblicani, verso l’ideologia liberale che in genere era da loro seguita, verso i nuovo regno unitario italiano, ebbe anche profonde motivazioni religiose. Senza un Papato veramente indipendente, si sosteneva, anche la civiltà del popolo italiano, che tanto era legata alla fede religiosa, ne sarebbe uscita scossa, alterata. Si pensò, ed era la prima volta che accadeva, di suscitare un vasto moto di resistenza nel popolo a difesa delle ragioni del Papato, non solo con un’azione di propaganda culturale, ma con un ampio programma di azioni sociali, sull’esempio di ciò che si stava facendo in tutta Europa a quell’epoca, in particolare ad opera dei movimenti socialisti, in particolare per sostenere e istruire i lavoratori dipendenti delle città e delle campagne, ad esempio con  mutue  per assisterli nella disoccupazione o nelle malattie, con  cooperative  di lavoro. Si cercò di dare un coordinamento nazionale a tutte queste iniziative creando un’organizzazione specifica, l’Opera dei Congressi, costituita nel 1974, con articolazione centrale e locale, strettamente legata al Papa, sebbene non fosse una sua emanazione. C’era tutta questa attività sociale a sfondo religioso, che comprendeva anche un capillare lavoro di formazione culturale e propriamente politico, nel senso appunto di un atteggiamento  intransigente  verso il nuovo stato unitario italiano. Ma l’intento principale era politico.

  Scrive Arturo Carlo Jemolo (1891-1981), professore di diritto ecclesiastico (che riguarda le norme degli stati che regolano i rapporti con la Chiese)  e storico, uno dei maggiori esponenti del mondo cattolico italiano, in Chiesa e Stato in Italia negli ultimi cento anni,  Einaudi, 1948 (1° ed.) - 1963 (ed. riveduta e ampliata) [richiede una formazione di tipo universitario]:

[pag.13] «La prima metà del secolo era quasi consumata allorché, il 1 giugno 1846, si spegneva Gregori XVI [16°]; già s’intravedevano le caratteristiche della storia della Chiesa nell’Ottocento quali si sarebbero profilate allo storico futuro.

  Non grandi  controversie teologiche, né aspri dibattiti dottrinali, né contrapposizione di scuole a scuole; neppure lotte tra Ordini religiosi, o tra clero secolare e clero regolare.

[…]

  In nessuno di questi campi la storia della Chiesa dell’Ottocento avrebbe presentato episodi emozionanti, aspri contrasti, com’eransi dati in altri secoli, La Chiesa avrebbe incontrato in vece le sue ore più difficili nei rapporti con gli Stati. Di fronte alle ideologie politiche, ai partiti che le incarnano, alle leggi per realizzarle, la Chiesa avrebbe dovuto prendere posizione; e qui avrebbe affrontato battaglie, forse toccato dure sconfitti.

 L’Ottocento appariva ormai come il secolo contraddistinto  dal contrasto delle ideologie politiche. Due fondamentali di fronte. Quella che era ancora la prosecuzione dell’enciclopedismo  e dell’illuminismo, realizzatisi in struttura politica nella Rivoluzione francese, e che, a ragione o a torto, […] si considerava  avesse avuto ad erede l’impero napoleonico e, dopo la sua caduta, quanto ne serbavano rimpianto. E l’ideologia che affermava i valori del cattolicesimo, quelli della tradizione, anzitutto della tradizione monarchica; che nel re legittimo, alleato con la Chiesa, scorgeva il caposaldo  per l’opera di ricostruzione, di cui appariva urgente il bisogno ai suoi fautori; ricostruzione degl’istituti, delle leggi, delle grandi linee della struttura politica, del sistema dei rapporti tra popoli, e soprattutto dell’uomo interiore e di ciò che lo forma: scuola, metodi di educazione, stessa disciplina familiare, ambiti tutti in cui occorreva rimediare all’opera deleteria svoltasi a partire dal Settecento.”

  Con la fine del suo regno nell’Italia centrale il Papato si vide minacciato nella sua missione religiosa, in Italia e nel mondo, e vide minacciata la stessa civiltà degli italiani. Bisogna infatti ricordare che il  nazionalismo italiano, di impostazione fondamentalmente liberale, era divenuto piuttosto anticlericale nel contrapporsi alle pretese politiche del Papato di mantenere quel regno. Quindi vennero incoraggiate quelle aggregazioni laicali confluite nell’Opera dei Congressi, che presto divennero l’equivalente di un potente partito politico, di impostazione   politica  intransigente verso le nuove istituzioni unitarie e verso la politica nazionale che le sosteneva. Ad esse il Papato diede uno straordinario manifesto ideologico, un documento di natura programmatica che disegnava un progetto di riforma dell’intera società, avendo di vista in particolare la situazione italiana: l’enciclica  Rerum Novarum - Le Novità  diffusa nel 1891 dal papa Vicenzo Gioacchino Pecci, regnante ormai solo in religione con il nome di Leone XIII (fino al papa Francesco, i papi continuarono l’uso di attribuirsi un nome da monarchi capi di stato, con il numero ordinale a fianco: primo, secondo…). A questo punto i cattolici italiani divennero una forza politica molto agguerrita, con una struttura capillare sul territorio e una forte ideologia, divenuta obbligatoria, parte della dottrina, appunto una  dottrina sociale,  un vasto programma di riforma sociale a cui diedero il loro contributo, per svilupparlo, ingegni di grande rilievo, come l’economista e sociologo   beato  Giuseppe Toniolo (1845-1918). Ma, passando gli anni dalla conquista dello Stato pontificio, ci si rese conto che l’atteggiamento  intransigente,  che comportava il divieto di partecipare alla politica nazionale eleggendo e presentandosi come candidati, non consentiva di cogliere le opportunità offerte dall’ordinamento democratico del Regno d’Italia, un regno  costituzionale, in cui l’indirizzo politico dello stato era determinato anche da una camera elettiva, la Camera dei deputati, oltre che da un Senato  integralmente di nomina regia e a vita. I giovani soprattutto proposero di organizzare una partecipazione democratica  alla vita politica nazionale, secondo principi  sociali  orientati dalla fede, in linea con la dottrina sociale. Ciò avrebbe richiesto maggiori spazi di autonomia dei laici nelle cose della società. Quest’idea, della possibilità di una  democrazia cristiana, fu duramente respinta dal Papato, con un’enciclica diffusa nel 1901 dallo stesso Papa della Rerum Novarum,  il Pecci - Leone 13°,  la Graves de communi re - Le serie divergenze [sulle questioni sociali] [su <vatican.va> solo nel testo inglese - traduzione italiana in <http://www.totustuustools.net/magistero/l13grave.htm>]. Alle correnti democratiche cristiane  si opposero duramente, nell’Opera dei Congressi, quelle  intransigenti. L’ideologia democratico cristiana fu presto confusa e assimilata con il modernismo, il movimento essenzialmente culturale per un rinnovamento della cultura religiosa nel cattolicesimo, in particolare nell’interpretazione dei testi sacri, colpito radicalmente e senza tregua in quella che fu l’ultima persecuzione religiosa attuata storicamente dal Papato.  Non ottenendosi una tacitazione delle correnti democratiche cristiane, il Papato assunse l’iniziativa di organizzare, in sostituzione dell’Opera dei Congressi che fu sciolta d’autorità nel 1904, una nuova organizzazione, che comprese anche una sezione propriamente politica, denominata Unione elettorale.  L’iniziativa prese inizio con l’enciclica Fermo proposito,  diffusa nel 1905 dal papa Giuseppe Sarto, regnante in religione come Pio 10°, che potete leggere in

http://w2.vatican.va/content/pius-x/it/encyclicals/documents/hf_p-x_enc_11061905_il-fermo-proposito.html

nella quale è scritto:

«Importa inoltre ben definire le opere intorno alle quali si devono spendere con ogni energia e costanza le forze cattoliche. Quelle opere devono essere di così evidente importanza, così rispondenti ai bisogni della società odierna, così acconce agli interessi morali e materiali, soprattutto del popolo e delle classi diseredate, che mentre infondono ogni migliore alacrità dei promotori dell’azione cattolica pel grande e sicuro frutto che da sé medesime promettono, siano insieme da tutti e facilmente comprese ed accolte volonterosamente. Appunto perché i gravi problemi della vita odierna sociale esigono una soluzione pronta e sicura, si desta in tutti il più vivo interesse di sapere e conoscere i vari modi onde quelle soluzioni si propongono in pratica. Le discussioni in un senso o nell’altro si moltiplicano ogni dì più e si propagano facilmente per mezzo della stampa. È quindi supremamente necessario che l’azione cattolica colga il momento opportuno, si faccia innanzi coraggiosa e proponga anch’essa la soluzione sua e la faccia valere con propaganda ferma, attiva, intelligente, disciplinata, tale che direttamente si opponga alla propaganda avversaria. La bontà e giustizia dei principi cristiani, la retta morale che professano i cattolici, il pieno disinteresse delle cose proprie non altro apertamente e sinceramente bramando che il vero, il solo, il supremo bene altrui, infine l’evidente loro capacità di promuovere meglio degli altri anche i veri interessi economici del popolo, è impossibile non facciano breccia sulla mente e sul cuore di quanti ascoltano e non ne aumentino le file, fino a renderli un corpo forte e compatto, capace di resistere gagliardamente alla contraria corrente e di tenere in rispetto gli avversari.

Tale supremo bisogno avvertì pienamente il Nostro Antecessore di beata memoria Leone XIII, additando soprattutto nella memoranda Enciclica Rerum Novarum" ed in altri documenti posteriori, l’oggetto intorno al quale precipuamente doveva svolgersi l’azione cattolica, cioè "la pratica soluzione a seconda dei principi cristiani della questione sociale". Noi pure, seguendo così sapienti norme, col Nostro Motu proprio del 18 Dicembre 1903 abbiamo dato all’azione popolare cristiana, che in sé comprende tutto il movimento cattolico sociale, un ordinamento fondamentale che fosse quasi la regola pratica del lavoro comune ed il vincolo della concordia e della carità. Qui dunque ed a questo scopo santissimo e necessarissimo devono anzitutto aggrupparsi e solidarsi le opere cattoliche, varie e molteplici nella forma, ma tutte egualmente intese a promuovere con efficacia il medesimo bene sociale.

[…]

l’odierno ordinamento degli Stati offre indistintamente a tutti la facoltà di influire sulla pubblica cosa, ed i cattolici, salvo gli obblighi imposti dalla legge di Dio e dalle prescrizioni della Chiesa, possono con sicura coscienza giovarsene, per mostrarsi idonei al pari, anzi meglio degli altri, di cooperare al benessere materiale civile del popolo ed acquistarsi così quell’autorità e quel rispetto che rendano loro possibile eziandio di difendere e promuovere i beni più alti, che sono quelli dell’anima.

Quei diritti civili sono parecchi e di vario genere, fino a quello di partecipare direttamente alla vita politica del paese rappresentando il popolo nelle aule legislative. Ragioni gravissime Ci dissuadono, Venerabili Fratelli, dallo scostarsi da quella norma già decretata dal Nostro Antecessore di s. m. Pio IX e seguita poi dall’altro Nostro Antecessore di s. m.Leone XIII durante il diuturno suo Pontificato, secondo la quale rimane in genere vietata in Italia la partecipazione dei cattolici al potere legislativo. Sennonché altre ragioni parimenti gravissime, tratte dal supremo bene della società, che ad ogni costo deve salvarsi, possono richiedere che nei casi particolari si dispensi dalla legge, specialmente quando voi, Venerabili Fratelli, ne riconosciate la stretta necessità pel bene delle anime e dei supremi interessi delle vostre Chiese e ne facciate dimanda.

Ora la possibilità di questa benigna concessione Nostra induce il dovere nei cattolici tutti di prepararsi prudentemente e seriamente alla vita politica, quando vi fossero chiamati. Onde importa assai, che quella stessa attività, già lodevolmente spiegata dai cattolici per prepararsi con una buona organizzazione elettorale alla vita amministrativa dei Comuni e dei Consigli provinciali, si estenda altresì a prepararsi convenientemente e ad organizzarsi per la vita politica, come fu opportunamente raccomandato con la circolare del 3 dicembre 1904 alla Presidenza generale delle Opere economiche in Italia. Nello stesso tempo dovranno inculcarsi e seguirsi in pratica gli altri principi che regolano la coscienza di ogni vero cattolico. Deve egli ricordarsi sopra ogni cosa di essere in ogni circostanza e di apparire veramente cattolico, accedendo agli offici pubblici ed esercitandoli col fermo e costante proposito di promuovere a tutto potere il bene sociale ed economico della Patria e particolarmente del popolo, secondo le massime della civiltà spiccatamente cristiana e di difendere insieme gli interessi della Chiesa, che sono quelli della Religione e della giustizia.

[…]

Ci resta a toccare, Venerabili Fratelli, di un altro punto di somma importanza, ed è la relazione che tutte le opere dell’azione cattolica devono avere rispetto all’Autorità ecclesiastica. Se bene si considerano le dottrine che siamo andati svolgendo nella prima parte di queste Nostre Lettere, si conchiuderà di leggieri, che tutte quelle opere che direttamente vengono in sussidio del ministero spirituale pastorale della Chiesa e che si propongono un fine religioso in bene diretto delle anime, devono in ogni menoma cosa essere subordinate all’autorità dei Vescovi, posti dallo Spirito Santo a reggere la Chiesa di Dio nelle diocesi loro assegnate. Ma anche le altre opere, che, come abbiamo detto, sono precipuamente istituite a ristorare e promuovere in Cristo la vera civiltà cristiana e che costituiscono nel senso spiegato l’azione cattolica, non si possono per niun modo concepire indipendenti dal consiglio e dall’alta direzione dell’Autorità ecclesiastica, specialmente poi in quanto devono tutte informarsi ai principi della dottrina e della morale cristiana; molto meno è possibile concepirle in opposizione più o meno aperta con la medesima Autorità. Certo è che tali opere, posta la natura loro, si debbono muovere con la conveniente ragionevole libertà, ricadendo sopra di loro la responsabilità dell’azione, soprattutto poi negli affari temporali ed economici ed in quelli della vita pubblica amministrativa o politica, alieni dal ministero puramente spirituale. Ma poiché i cattolici alzano sempre la bandiera di Cristo, per ciò stesso alzano la bandiera della Chiesa, ed è quindi conveniente che la ricevano dalle mani della Chiesa, che la Chiesa ne vigili l’onore immacolato e che a questa materna vigilanza i cattolici si sottomettano, docili ed amorevoli figliuoli.»

  Ho trascritto questa lunga citazione dell’enciclica, mettendo a dura prova la pazienza dei miei lettori, perché i principi contenuti nei brani citati sono  state le norme che hanno regolato l’azione civile e politica dei cattolici italiani fino al Concilio Vaticano 2° (1962-1965). E’ sostanzialmente lo statuto di una potente organizzazione politica popolare che non poteva  dirsi propriamente partito politico  solo perché mancava di vera autonomia laicale ed era interamente soggetta alla supremazia di Papa e vescovi. Anticipo che la situazione è molto cambiata, nel senso del realizzarsi di quella autonomia, con il nuovo statuto dell’Azione Cattolica approvato nel 1969, per renderlo conforme ai principi di azione sociale stabiliti nel Concilio Vaticano 2°.  Ma anche ora  l’Azione Cattolica non è un partito politico, perché  non  è strumento  di alcuna politica, non è partito del papa   partito dei cattolici, non sacralizza  alcun orientamento politico, ma è agente di formazione politica per preparare le persone di fede a coniugare, in autonomia e libertà, sapienza e dottrina, dialogando i società, nella pluralità delle opzioni possibili, azione sociale e politica e carità in senso religioso, quindi per capire come riempire politica e azione sociale dei valori di fede. Questo il senso della scelta religiosa  fatta dall’associazione, con il consenso dei vescovi italiani, con l’approvazione del nuovo statuto del 1969, sotto la presidenza di Vittorio Bachelet (1926-1890).

 Nel 1906, l’anno seguente l’enciclica Fermo proposito, furono approvati  i nuovi statuti dell’Azione Cattolica, costituita da quattro organizzazioni: l’Unione popolare, l’Unione economico sociale, l’Unione elettorale   e la Società della gioventù cattolica.  Il disegno si completò nel 1908 con l’Unione donne cattoliche italiane,  che ebbe un grandioso sviluppo dopo la Prima Guerra mondiale (1914-1918). E’ a questa epoca che risale la  nostra  Azione Cattolica. Uno dei principali architetti di questo disegno organizzativo fu il beato Giuseppe Toniolo. Questo potente movimento sociale venne indirizzato alla riforma sociale  secondo principi di fede e organizzò una grandioso e capillare lavoro di formazione politica popolare, di massa, che coinvolse anche le donne, in epoca in cui esse non potevano ancora votare (in Italia poterono farlo per la prima volta solo nel 1946). Sempre più passò in secondo piano la  questione romana, le pretese politiche  del Papato ad un proprio regno in Italia vennero infine risolte, in maniera ritenuta disonorevole da diverse grandi anime  del cattolicesimo italiano, ma comunque risolte, nel 1929, con i Patti lateranensi, accordi con il Regno d’Italia che in quell’occasione fu rappresentato dal capo del governo di allora, Benito Mussolini, fondatore del regime fascista storico, con la creazione di un simulacro di stato in Vaticano, denominato Città del Vaticano, dove tutt’oggi è arroccata la corte pontificia. In nessun modo esso è il successore dello Stato pontificio. Dovrebbe servire solo a rendere indipendente il Papato dalle pretesi degli stati del mondo. Ma il Papato partecipa nella comunità internazionale, ad esempio mandando propri ambasciatori (detti Nunzi) e ricevendo quelli degli stati, non come sovrano della Città del Vaticano, ma proprio in quanto Papato, e ciò per millenaria tradizione storica.

  Nell’Azione cattolica italiana maturò la lenta assimilazione culturale della politica democratica da parte dei cattolici italiani.

 Una prima tappa fu l’organizzazione, nel 1919,  di un vero e proprio partito politico, distinto dall’Azione cattolica e dalla Chiesa cattolica, con responsabilità propria dei propri aderenti, per un disegno di riforma sociale nel senso indicato dalla dottrina sociale, il Partito popolare, sciolto d’autorità, con altri partiti democratici, nel 1926 dal regime fascista.

  Dal 1930, con l’enciclica Quadragesimo anno - Il quarantennale,  diffusa nel 1931 dal papa Achille Ratti, regnante come Pio 11°, documento che contiene anche la formulazione dell’importantissimo principio di  sussidiarietà, sul quale, con la collaborazione determinante di politici cattolici, fu fondata la nostra nuova Europa, il Papato accreditò il regime fascista, al quale i cattolici italiani furono spinti a collaborare. Il tirocinio democratico rimase proprio, in Azione Cattolica, quasi solo di alcune organizzazioni ristrette, come la FUCI - gli universitari cattolici - e i Laureati cattolici, in particolare sotto la cura religiosa di Giovanni Battista Montini, il futuro papa Paolo 6°. Questo orientamento mutò radicalmente di fronte alle catastrofi sociali provocate dalla Seconda Guerra Mondiale.

 Dagli anni ’30 le organizzazioni  intellettuali  dell’azione Cattolica, costituite nella storia dell’associazione, progettarono il superamento del regime fascista, e, in particolare una nuova costituzione e nuovi indirizzi politici. Cattolici provenienti dall’Azione Cattolica furono protagonisti nella guerra civile combattuta contro le ultime manifestazioni del regime fascista, dal 1945 al 1945 e della creazione della Repubblica democratica. Essi crearono il partito politico, denominato  Democrazia Cristiana,  che, dal 1946 al 1994, resse le coalizioni di governo, prima di orientamento  centrista  e poi di centrosinistra,  con la partecipazione di partiti socialisti, attuando parte delle riforme sociali disegnate nella nuova Costituzione repubblicana, scritta e approvata, con il contributo determinante di cattolici provenienti dall’Azione Cattolica, negli anni 1946 e 1947 ed entrata in vigore il 1 gennaio 1948.  Il successo di tale partito fu determinato dall’appoggio del Papato, che, con una serie di radiomessaggi natalizi tra il 1941 e il 1944 del papa Eugenio Pacelli - Pio 12° (tutti pubblicati sul sito <vatican.va>), in piena Seconda guerra mondiale,  defascistizzò l’orientamento politico dei cattolici italiani, spingendoli a partecipare a una riforma costituzionale e sociale democratica, realizzata con la nostra Costituzione repubblicana, piena di principi desunti dalla dottrina sociale.

  La svolta democratica  dell’Azione Cattolica fu consolidata nel 1969 con il nuovo statuto, nel quale l’associazione è definita  palestra di democrazia.

3. Mi sono dilungato su riferimenti storici per far capire che  l’Azione Cattolica italiana è cosa molto diversa da come spesso la si pensa superficialmente, assimilandola ad altre associazioni e movimenti a sfondo religioso.

 Ecco, ho cercato di spiegare in estrema sintesi perché è nata l’Azione Cattolica  e quale è stata la sua storia fino ad arrivare a come è ora. Ma anche di rendere un’idea del lavoro che c’è da fare anche oggi  in società. Perché a quello ci chiamano, con particolare intensità oggi, il Papa e i vescovi.

 La società vive tempi impegnativi: così ho iniziato. Ci sono problemi sociali che creano dolore e difficoltà nelle vite delle persone.  Per pensare e realizzare soluzioni serve gente preparata ed eticamente ben indirizzata. Quindi gente  competente  e buona, capace di collaborare con l’altra gente competente  e  buona   che c’è, per cambiare sapientemente ciò che non va, dialogando con gli altri, persuadendoli a seguire le vie buone e coinvolgendoli in questo lavoro che è, ancora,  riforma sociale.  Formarla fin dai giovanissimi, educarla, completarne la preparazione anche da adulta, cercando di suscitare e diffondere, in un lavoro collettivo che è anche e principalmente di auto-formazione, visioni realistiche, affidabili, di ciò che accade e progetti di soluzione, è parte del lavoro di Azione Cattolica. In una prospettiva che, ormai, non riguarda più solo l’Italia, o l’Europa, ma addirittura il mondo interno, secondo le indicazioni che troviamo nell’enciclica Laudato si’, diffusa nel 2015 dal papa Francesco.

  Nel ragionare di Azione Cattolica e di ciò che c’è da fare, consiglio a tutti di avere a portata di mano il libro di storia dell’ultimo anno delle scuole medie frequentate, inferiori o superiori. A quelli che non l’hanno più in casa, consiglio di procurarsi l’ultima edizione del volume 3 del testo Nuovi Profili Storici - Con percorsi di documenti e di critica storica  di Andrea Giardina, Giovanni Sabbatucci e Vittorio Vidotto, Editori Laterza, €40,50, un testo per i licei.

  Per aggiornarsi rapidamente si possono utilizzare:

http://www.treccani.it/enciclopedia/

e

http://www.treccani.it/biografico/index.html

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In conclusione

  Spesso anche le persone di fede non hanno più chiara consapevolezza di che cosa sia e di che cosa faccia l’Azione Cattolica e pensano che sia uno dei tanti gruppi che si muovono nel panorama ecclesiale e che non di rado tendono semplicemente a colonizzare  le parrocchie. L’Azione Cattolica è invece profondamente integrata nella parrocchia e, con il suo gruppo parrocchiale che agisce con piena autonomia, si propone di mantenerla sempre come realtà viva per la gente del quartiere, alla quale la parrocchia è dedicata come istituzione.

   L’organizzazione ecclesiastica, va riconosciuto,  è quella che è, e certamente non sempre incoraggia la partecipazione delle persone laiche, specialmente di quelle più giovani.  Le persone laiche, in genere,  non venivano formate a partecipare attivamente alla vita parrocchiale e quindi non partecipavano. A questa situazione ci si propone di porre rimedio con i cammini sinodali ai quali ho accennato all’inizio.

   E’ importante, all’inizio, cercare di convincersi che il vangelo è importante nella vita sociale, non è qualcosa che ognuno debba praticare solo in privato, come sostegno spirituale o psicologico. La Chiesa è stata inviata al mondo proprio per farne una realtà sociale: questa  è la missione. Essa rimane valida anche nella realtà contemporanea, caratterizzata da un forte pluralismo. La nuova sfida evangelica è dunque quella di far convivere amichevolmente e benevolente le diversità. Anche questa è sinodalità.

  Il tema della sinodalità non è ancora   compreso di solito nella formazione di primo livello, che per molti è l’unica per una intera vita di fede.  Il clero si lamenta spesso della mancata capacità di iniziativa delle persone laiche, che si limitano ad essere platea davanti al clero, ma dalle persone laiche  laici si ribatte che spesso solo per i clericalizzati passivi c’è vero spazio, in platea appunto. Il lavoro dell’Azione Cattolica dovrebbe contribuire a superare questi problemi e, innanzi tutto, a imparare, facendone tirocinio, i metodi democratici di partecipazione. Il nostro statuto diocesano definisce l’associazione una palestra di democrazia e il Papa ne ha parlato come di una palestra di sinodalità. Non c’è contrasto tra sinodalità e democrazia, la prima potendo essere vista come una forma più intensa della seconda e la seconda come una manifestazione della prima tesa verso la pienezza. Il metodo democratico ha a che fare con i valori, proprio come la sinodalità,  non solo con le procedure, le votazioni,  per l’attribuzione degli incarichi. Tra quei valori è molto importante quello della formazione, anche mediante auto-formazione. La formazione rende capaci di pensiero autonomo  e quindi creativi. La formazione alla democrazia e alla sinodalità ecclesiale, che deve comprendere un vero tirocinio di esse, rende possibile l’azione collettiva, superando, integrandole, le differenze caratteriali e di punti di vista, in modo da non dover sempre dipendere da un superiore istituito dall’alto per pacificare.  

  C’è, in definitiva, qualcosa di molto importante che ci accomuna ed è la nostra fede religiosa. D’altra parte ogni persona la vive in modo creativo, non si tratta semplicemente di adeguarsi a modelli della tradizione validi universalmente, per la donna e per l’uomo, per il bambino, il giovane o l’anziano, per chi vive nel mondo e per chi vorrebbe vivere fuori del  mondo (tuttavia  a volte legiferando sul mondo), per la persona sana e per quella malata, per l’oppresso come per l’oppressore e via dicendo.

  Leggo che a volte le persone laiche  di fede sono accusate di volersi costruire una fede a modo loro, secondo le rispettive esigenze personali, come quando si va al supermercato e qualcosa si sceglie e qualcos’altra la si scarta. E’ un addebito ingiusto e che largamente dipende da una visione clericalizzata del popolo dei credenti.

  Non c’è un modello di fede che vada bene per tutti. Ci sono del resto moltissime questioni aperte a livello teologico, che non conviene superare come nel nostro triste passato con delle specie di scomuniche. Ma anche nella pratica quotidiana, bisogna prendere consapevolezza che in materia di etica religiosa certe volte sono proprio i metodi di insegnamento che non vanno, troppo centrati sulla forza dell’autorità e sulla pretesa di rigida uniformità, se non a modelli sociali ormai obsoleti,  quando poi la storia ci dimostra chiaramente che l’autorità raramente ci piglia  al primo colpo nelle questioni che travagliano in particolare la vita delle persone laiche. In una Chiesa realmente sinodale  questi problemi potrebbero essere avviati alla soluzione.

  Del resto è effettivamente così che va nelle questioni di fede: finché ci si mantiene sulle generali, certi problemi sono avvertiti quasi solo dai teologi, quando invece si passa alle questioni pratiche e si osservano da vicino tutto si complica.

  Certo, abbiamo una teologia dogmatica che talvolta appare spietata ma una pastorale piuttosto comprensiva, però questa non è una soluzione che soddisfi veramente.

  Un laicato consapevole potrebbe contribuire a superare questo stato di cose. Inutile cercare soluzioni nelle teologie correnti: la teologia ragiona sempre su ciò che è stato già acquisito per altra via, è un riflessione a posteriori. Bisogna cambiare, o almeno provare a cambiare, poi i teologi seguiranno. Questo è, appunto, il metodo proposto per nei  cammini sinodali  in corso: c’è l’idea di una riforma che parta dal basso.

  Una certa familiarizzazione con i ragionamenti teologici serve, perché i nostri vescovi e i nostri preti hanno fondamentalmente una cultura teologica,  parlano  teologico,  e quando se ne è completamente digiuni non ci si intende, ma senza eccedere, perché il metodo della teologia porta  in genere a creare ostacoli insuperabili da parte della teologia stessa, ma superabilissimi nella pratica delle relazioni umane.

  Il contadino esce, guarda il cielo, e capisce se farà brutto tempo o non, e se è tempo di seminare o di mietere: è scritto. Ma di questi tempi questo non è più tanto vero. Le società cambiano molto rapidamente e si stenta ad adeguarsi.

  Non si riescono più a fare previsioni affidabili.  Rimane certo lo scorrere del tempo, per cui inesorabilmente ci si fa più anziani, così come rimangono le stagioni, perché il cosmo è indifferente al nostro problema biologico,  e ruota, ruota, ruota, ma la fede è un fatto sociale e se la vita sociale è colpita, addirittura certe volte interdetta, la fede ne risente.

  Allora, proprio in tempi come quelli che stiamo vivendo, occorre esercitarsi in quella nostra fede, svilupparla, praticarla attivamente, farla reagire con ciò che ci accade intorno. In modo, ad esempio, da essere capaci di liturgia anche quando non siano praticabili quelle consuete, dirette dal clero, come è avvenuto nei tempi della recente pandemia. Non  è possibile concludere che o la messa o nulla. Naturalmente anche a questo si è poco o nulla formati. Ed è un problema serio.

  Dunque,  per tutti noi l’anno di attività associativa che ci attende sarà ancora molto impegnativo, richiederà di imparare e praticare cose nuove, perché stiamo vivendo tempi nuovi, terribili anche, ma essenzialmente nuovi, pieni anche di grandi speranze, come quelle suscitate dai cammini sinodali  che abbiamo intrapreso.

  Ci sarà una fatica da affrontare, resistenze anche interiori da superare. Perché in genere ci hanno insegnato ad essere piuttosto conservatori e, facendoci anziani, lo diveniamo naturalmente. I tempi nuovi scompaginano la tradizione, anche solo intesa come l’insieme delle nostre care consuetudini, e, guardando alla storia, è sempre stato così. Indietro non si torna e nemmeno ci si può fermare.

  Del reato non ci sono stati promessi così, tutti nuovi, i tempi che ci hanno insegnato ad attendere?

 

 Per chi vi volesse approfondire segnalo i seguenti link:

 

Statuto AC Nazionale:

https://azionecattolica.it/statuto

 

Atto normativo diocesano:

https://www.acroma.it/

 

https://www.acroma.it/storia/

 

 

 Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa  - Roma, Monte Sacro, Valli