INFORMAZIONI UTILI SU QUESTO BLOG

  Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

  This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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  Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

  Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

  Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

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 Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

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Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

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venerdì 10 gennaio 2025

Il dilemma del cattolicesimo democratico

Il dilemma del cattolicesimo democratico

 

   Ciò che caratterizza veramente la Chiesa cattolica come ai tempi nostri la si vive è un papismo organizzato a partire dal Basso Medioevo. La celebrazione degli Anni Santi o Giubilei come evento di massa ne è una sorta di esposizione universale.

  Dal Duecento si immaginò il potere ecclesiastico del Papa come quello di un imperatore del mondo. Dall’Ottocento si iniziò anche a pensare che potesse diventare  una sorta di suo presidente globale ed eterno. Questa teologia, che è anche una ideologia politica,  viene argomentata razionalmente a partire dalla volontà soprannaturale, costruendovi culturalmente sopra una gerarchia autocratica, perchè non legittimata dal basso, per cui, nonostante professioni di tolleranza di maniera, si ritiene, in fondo, che non vi si possa opporre se non in mala fede o ignoranza o perché traviati dalle culture di appartenenza (che è una forma dí ignoranza).

 Il cattolicesimo democratico italiano non viene da quella radice, ma dal movimentismo popolare su base evangelica a cui risalgono, ad esempio, la spiritualità francescana, ma anche quella valdese. Si manifestò a fine Settecento, al tempo delle repubbliche nel Nord Italia seguite alla conquista da parte delle armate della Francia rivoluzionaria. Ma non ne fu l’espressione politica. Vi è infatti solo una superficiale assonanza tra il motto rivoluzionario  di uguaglianza e fraternità e l’esortazione evangelica a quella forma di solidarietà fraterna chiamata agàpe e che è senza distinzione tra ricco e povero, cittadino e straniero, amico e nemico, uomo e donna, e soprattutto senza violenza.

 Nel corso dell’Ottocento si produsse in Italia la tragedia del  conflitto durissimo e radicale prima tra l’irredentismo nazionalistico unitario italiano e il Papato romano, sovrano da secoli di un regno territoriale in centro Italia, e poi tra il nuovo Regno d’Italia e il Papato, il quale, spodestato di quel suo regno ad opera delle armate italiane all’esito di una breve ma sanguinosa guerra, per vari decenni premette  politicamente per riaverlo, mobilitando la popolazione italiana a sostegno di questa rivendicazione, vietandole la politica nazionale. Questo moto politico papista ebbe carattere intransigente, rifiutando qualsiasi compromesso con il Regno d’Italia fino alla restaurazione del regno dei Papi almeno a Roma.

  In questa agitazione intransigente si inserirono nella seconda metà dell’Ottocento, in una strana sinergia, i molto diversi movimenti di solidarietà popolare organizzati dal cattolicesimo sociale in favore dei ceti meno abbienti, ad esempio per soccorrerli nella disoccupazione, nella malattia e nella vecchiaia, e per raccoglierne il risparmio, e il cattolicesimo democratico, che intendeva organizzare democraticamente la riforma degli ordinamenti pubblici per perseguire finalità evangeliche con gli strumento istituzionali della politica democratica liberale.

  Presto le iniziative politiche del cattolicesimo democratico furono sconfessate dal Papato romano, ancora per l’intransigentismo, in particolare con l’enciclica Graves de communi re – Le gravi [dispute] sulla questione sociale del 1901. Seguirono: nel 1904 lo scioglimento dell’Opera dei Congressi -organizzazione creata da intransigenti, cattolici sociali e cattolici democratici, per timore che vi prevalessero questi ultimi, l’efferata tragedia della persecuzione religiosa antimodernista e l’istituzione, nel 1906, delle prime organizzazioni di Azione Cattolica, come istituzioni gerarchicamente strettamente sottomesse al Papato per la sua azione politica e sociale sulle masse.

  In realtà il cattolicesimo democratico italiano continuò a manifestarsi anche in Azione Cattolica e nel primo dopoguerra organizzò un suo primo partito politico, il Partito popolare di don Luigi Sturzo ed altri. Il Papato se ne mostrò sempre diffidente, preferendogli presto  il fascismo mussoliniano, reputando, a torto come si vide, di poterlo controllare e integrare nella propria autocrazia. Mussolini aveva intenti speculari e opposti, anch’essi andati frustrati. Nel ’29 il Papato si compromise con il fascismo mussoliniano aprendogli la strada verso il totalitarismo, stipulando i Patti Lateranensi, dai quali riebbe un piccolo regno territoriale a Roma, la Città del Vaticano, ingenti compensazioni economiche, una posizione di privilegio per clero e istituzioni cattoliche e la possibilità di partecipare all’istruzione pubblica primaria e secondaria. Don Sturzo fu costretto a Londra. Venne accettata la soppressione dei partiti democratici, tra i quali il Partito Popolare. Nel 1931, con l’enciclica Il Quarantennale - Quadragesimo Anno, nell’anniversario della prima enciclica della dottrina sociale contemporanea, la Delle novità - Rerum novarum, del 1891, si ordinò agli aderenti dell’Azione cattolica di cooperare per la costruzione dell’ordinamento corporativo fascista.

  Dopo l’entrata dell’Italia nella Seconda Guerra mondiale nel 1940, voluta da Mussolini, il Papato, che l’aveva fortemente avversata, dal 1942 si sganciò dal fascismo italiano e ordinò ai cattolici democratici italiani, i vecchi popolarigli universitari e laureati dell’Azione cattolica, ammaestrati da don Giovanni Battista Montini, e gruppi dell’Università cattolica del Sacro Cuore, di costruire un nuovo stato di tipo democratico. Ciò che fu fatto nel corso della guerra e nei primi anni successivi, collaborando con socialisti, comunisti, liberali e monarchici. Lì si sperimentò e otganizzò una nuova democrazia popolare. Da qui la nuova Repubblica popolare e democratica italiana (come si legge nell’art.1 della sua Costituzione) e una lunga egemonia del nuovo partito cattolico democratico, la Democrazia Cristiana, fondato da Alcide De Gasperi e altri, conclusasi nel 1994.

  Lo storico Pietro Scoppola chiarì i termini del compromesso tra il Papato e i cattolici democratici mediato dal democristiano Alcide De Gasperi: il Papato garantiva ai cattolici democratici il consenso delle masse cattoliche alla nuova democrazia, in particolare mediante l’Azione Cattolica, la Democrazia Cristiana garantiva al Papato l’inserimento in Costituzione dei Patti Lateranensi e la difesa degli interessi patrimoniali della Chiesa italiana e della sua influenza sugli affari politici italiani.

  Il compromesso rimase sempre precario, in particolare durante il regno del papa Pio 12º: la Chiesa cattolica italiana rimaneva organizzata secondo principi antidemocratici. Veniva apprezzato il franchismo spagnolo (organizzato da generale golpista Francisco Franco Bahamonde, persona efferata e pia), un fascismo in linea con l’autocrazia papale. Nel 1953 si perpetrò con esso un concordato. Fu sottoscritto dal pro-Segretario di Stato Tardini e da un plenipotenziario del dittatore.

  Dopo la riforma ecclesiastica tentata con il Concilio Vaticano 2º (1962-1965) e durante il papato del Montini, dal 1963 al 1978, i moti del cattolicesimo democratico si fecero più forti: nel nuovo Statuto dell’Azione Cattolica del 1969 entrò esplicitamente la finalità democratica. Negli ultimi anni del regno di Montini si acuì la tensione con la gerarchia cattolica e, in particolare, con il Papato. Montini, un reale socio fondatore della Democrazia Cristiana, rimase però sempre garante del patto mediato con De Gasperi. L’assassinio di Aldo Moro, influente politico democristiano formatosi alla scuola di Montini, e architetto dal 1976 della nuova coalizione politica emergenziale detta solidarietà nazionale, affidata a governi democristiani ma senza l’opposizione dei comunisti, divenuti negli anni ‘70 molto forti elettoralmente, fece entrare in crisi quel modello. Dal 1969, con il nuovo statuto deliberato (e approvato dalla gerarchia) sotto la presidenza nazionale del giurista democristiano cattolico democratico Vittorio Bachelet, l’Azione Cattolica italiana aveva cessato di essere il braccio politico del Papato.

  Dal 1978, con il regno del papa Giovanni Paolo 2º la situazione mutò rapidamente, con la ripresa di un neopapismo autocratico, centrato sulla personalità umana del Papa che i mezzi di comunicazione di massa avvicinarono molto alla gente, e l’inizio di un lungo e apparentemente inesorabile declino del cattolicesimo democratico come movimento politico unitario organizzato. Sembrò che potesse sopravvivere esercitando autonomia politica rispetto al Papato e alla gerarchia ecclesiastica, ma non con la loro aperta ostilità.

  Con gli accordi di revisione del Concordato Lateranense del 1984, la Chiesa cattolica italiana conseguì dalla nuova Repubblica democratica un vantaggiosissimo sistema di finanziamento pubblico, non riducibile unilateralmente da parte della Repubblica italiana, neppure in tempi di grave crisi economica, e, in questo modo, si rese indipendente dai fedeli. Per contropartita accettò formalmente che il principio della religione cattolica come unica religione dello Stato, proclamato regnante la dinastia Savoia, fosse sconsiderato superato.  Dall’anno successivo, con il Sinodo dei vescovi nel ventennale dell’ultimo Concilio, si iniziò, ad opera del Papato, il ridimensionamento della portata della riforma ecclesiale che vi era stata tentata. La Conferenza Episcopale italiana iniziò a trattare direttamente con la politica italiana, senza mediazione dei cattolici democratici italiani, in genere mostrando di preferire la neo-destra berlusconiana, che aveva integrato parte dei cattolici liberali italiani e soprattutto parte di ciò che rimaneva del clericofascismo formatosi in epoca Mussoliniana nei precedenti anni ‘30 (il suo motto; dio-patria-famiglia), dalla quale si smarcò solo nell’autunno del 2011, al tempo della Presidenza Bagnasco della CEI.  concausando la caduta dell’ultimo Governo Berlusconi.

  Il Papato non accetta veramente l’autonomia in politica dei movimenti cattolici democratici, vale a dire la loro laicità. La considera un perdere il rapporto con la Chiesa, come scritto recentemente da Vincenzo Paglia su Avvenire. Questo però significa rifiutare la democrazia, perché non v’è democrazia senza laicità. In tema di laicità non entrano in questione la fede religiosa e i suoi miti soprannaturali, ma la supremazia politica del Papato che quest’ultimo pretende sacra, vale a dire incontestabile. I cattolici democratici si trovarono e ancora si trovano sempre nel dilemma se obbedire acriticamente alla linea politica del Papato o seguire la propria coscienza democratica, che impone l’esame critico di ogni questione politica, nel dialogo, anche con la gerarchia ecclesiastica, e secondo personale e collettiva responsabilità. È la difficoltà che ha finora ostacolato il pieno sviluppo della riforma ecclesiale sinodale promossa dal 2015 da Papa Francesco, sulla quale ci si è affannati dal 2021 nei cammini sinodali, con deludenti risultati, finora.

Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa -  Roma, Monte Sacro, Valli

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giovedì 9 gennaio 2025

Crisi del cattolicesimo democratico e neo-papismo

 

Crisi del cattolicesimo democratico e neo-papismo

 

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Dall’articolo:

Società. Cattolici democratici, risorsa per l'Italia: l'eredità di Piersanti Mattarella

di Vincenzo Paglia, pubblicato su  Avvenire on line, giovedì 9 gennaio 2025

https://www.avvenire.it/agora/pagine/cattolici-democratici-una-risorsa-per-litalia 

«Il cattolicesimo politico italiano – negli anni Ottanta – ha perso quel rapporto con la Chiesa – a tratti difficile per la necessità di affermare la giusta autonomia dei laici in campo politico, ma necessario per pensare in grande – così importante per le generazioni precedenti. Anche il riferimento all’ispirazione cristiana si è affievolito. Sarebbe sbagliato dire che il cattolicesimo politico italiano è diventato più laico, perché laicità significa cercare un giusto rapporto tra Chiesa e Stato, non disinteressarsi di uno dei due, e mantenere l’ispirazione cristiana nel pluralismo delle tendenze ideologiche e politiche e non perderla. Direi che si è in parte smarrita la strada tracciata dal cattolicesimo democratico nei decenni precedenti e questo patrimonio politico-culturale ha stentato a trovare interpreti adeguati alle nuove sfide. Sì, una cultura politica più povera non solo sul versante cattolico, ma dell’intero Paese. La stessa crisi dei partiti ne è una conseguenza. Oggi viviamo in una nuova epoca storica che, purtroppo, è priva di visioni unitive.»

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 Non sono d’accordo sul fatto che, dagli anni Ottanta del secolo scorso, “il cattolicesimo italiano perse  il rapporto con la Chiesa”, come ha scritto Vincenzo Paglia su Avvenire  di oggi, nell’articolo dal titolo Società. Cattolici democratici, risorsa per l'Italia: l'eredità di Piersanti Mattarella.

  Mi sono formato tra cattolici democratici e ho l’età per aver vissuto consapevolmente quel periodo. Mi laureai nel 1981 e nel 1985 fui assunto per svolgere la professione nella quale ancora sono impegnato.

  Dal 1985 il papa Karol Wojtyla – Giovanni Paolo 2°- impresse una marcata svolta neo-papista alla politica ecclesiastica. Egli, formatosi nella Polonia caduta sotto un regime totalitario comunista di modello staliniano, era profondamente diffidente verso il cattolicesimo democratico italiano e, in particolare, per gli intensi e fecondi rapporti con i comunisti italiani, risalenti alla guerra di Resistenza e alle fasi di costruzione di una nuova Repubblica popolare democratica.  Quelle relazioni si erano molto intensificate durante la segreteria politica di Enrico Berlinguer nel Partito comunista italiano e, nel 1978, dopo l’assassinio del cattolico democratico Aldo Moro, che ne era stato protagonista, avevano condotto ad un  Governo monocolore democristiano di solidarietà nazionale con l’appoggio esterno dei comunisti, guidato da Giulio Andreotti, politico dei quali si fidavano gli statunitensi e la Curia vaticana. In quell’anno divenne Papa il Wojtyla. L’anno seguente finì l’esperienza dei governi di solidarietà nazionale, iniziata nel 1976 con un governo con l’astensione dei comunisti (che dunque non gli avevano votato contro).

  Dal 1985, con l’Assemblea generale dei Sinodo dei vescovi nel ventennale dalla fine del Concilio Vaticano 2°, la svolta neo-papista si abbatté sulla Chiesa cattolica, ma in  particolare su quella italiana. Fu caratterizzata da un forte accentramento sulla Santa Sede, dall’interventismo diretto in politica da parte della lunga Presidenza di Camillo Ruini della Conferenza Episcopale Italiana, nel corso della quale fu preferita politicamente la neo-destra coalizzata da Silvio Berlusconi (l’appoggio fu tolto nell’autunno 2011 dal nuovo presidente della CEI Angelo Bagnasco   e ciò fu determinante nel condurre il 16 novembre successivo alle dimissioni dell’ultimo Governo Berlusconi).

  Wojtyla fu apertamente ostile al cattolicesimo democratico italiano in quanto quel composito movimento politico era democratico e quindi laico  nelle questioni politiche. La laicità significa rifiutare in politica obbedienza acritica a qualsiasi autorità costituita, compresa naturalmente quella dei Papi, e l’idea che vi siano in politica valori non negoziabili, vale a dire sottratti al confronto dialogico.  Ne fece le spese un politico di sicura fede cristiana, un dichiarato cattolico, un vero democratico, come Romano Prodi, il quale tra il 1999 e il 2004, come Presidente della Commissione europea, ebbe un ruolo fondamentale nell’integrazione nell’Unione Europea di diversi stati usciti da regimi comunisti di tipo staliniano, del resto anche secondo gli auspici del Wojtyla.

  Nella Chiesa italiana dagli anni ’90 fu repressa ogni forma di dissenso ecclesiale e imposto un unanimismo di facciata. Si ebbe una forma di persecuzione analoga al triste ed efferato antimodernismo di inizio Novecento, solo meno violenta, essenzialmente attuata mediante la dura emarginazione dei dissenzienti. I teologi cattolici furono trattati molto peggio. Spesso, anche da parte di storici della Chiesa italiana, se ne è parlato come di un lunghissimo e gelido inverno ecclesiale. Dietro questa svolta di politica ecclesiastica vi fu lo spietato razionalismo teologico di Joseph Ratzinger, fino all’elezione al pontificato responsabile del settore di polizia ideologica della Santa Sede, quella Congregazione per la dottrina della fede che fu manifestazione contemporanea dell’efferata  e stragista Inquisizione  Romana.

  Papa Francesco, dal 2013, ha tentato, con scarso successo, di far uscire la Chiesa italiana, ma anche la Chiesa intera, da quella situazione, che in Italia ha portato al sostanziale annientamento della forza politica del cattolicesimo democratico italiano.  La gerarchia ecclesiastica, assuefatta da decenni all’autoritarismo neo-papista che può stroncare in un attimo promettenti carriere, è timorosa di esporsi. L’altra gente non è più abituata a ciò che ora viene definito sinodalità.

  Il cattolicesimo democratico non ha mai perso il rapporto con la Chiesa, perché ne fu e ne è ancora parte viva, pur molto indebolita e screditata: indebolita perché troppo a lungo screditata. Piuttosto è la gerarchia ecclesiastica che ancora se ne dimostra insofferente appunto per la laicità  di quel movimento. E’ questo che occorrerebbe superare. Nel quadro di una riforma ecclesiale sinodale bisognerebbe abituarsi a non identificare Chiesa  e gerarchia ecclesiastica.

  Concludo osservando che anche il magistero di papa Francesco si presenta come ostile al cattolicesimo democratico, sempre perché democratico,  e democratico in quanto laico in politica, poichè in quel magistero democrazia e laicità (non esiste democrazia senza laicità  politica) vengono sostanzialmente viste come un portato dell’odiato liberalismo e quest’ultimo come una forma di colonialismo culturale, secondo quello che il prof. Loris Zanatta dell’Università di Bologna ha definito populismo gesuita.

Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli

 

mercoledì 8 gennaio 2025

Isaia a Monte Mario

                                                           Isaia a Monte Mario

 Stamattina ho partecipato alla messa nella chiesa nuova della parrocchia di San Francesco d’Assisi a Monte Mario, nella piazzetta Monte Gaudio, sulla via Trionfale a due passi dal Policlinico Gemelli, quella della famiglia delle cugine e dei cugini di mia moglie.

  Nella chiesa vecchia, del Seicento, piccolina, una di quelle barocche tutte bianche, andava tutte le mattine, prima del servizio di Stato, Aldo Moro, che abitava lì vicino. Fu costruita per una parrocchia rurale, ora si trova in un quartiere molto popoloso. Vent’anni fa le fu costruita accanto la chiesa nuova, in stile moderno, un po’ più grande, ma non tanto di più, più larga e più accessibile alle persone anziane e a quelle malate, perché per arrivarci  non bisogna salire la decina di gradini dell’altra, che al culmine sono piuttosto ripidi. Ha un ampio frontone con un lungo bassorilievo con scene della vita del santo. Non ha un proprio campanile: si usa quello della chiesa vecchia.

 Accompagnavamo il marito di una delle cugine,  che ci ha lasciati all’alba di lunedì nel vicino ospedale. Parenti e amici hanno riempito l’unica navata.

  La parrocchia è da quasi un secolo affidata ai padri scolopi.

  Il celebrante ha saputo creare un clima caldo, quello del quale si fa esperienza talvolta in occasioni del genere, ma non sempre. Prima e subito dopo ognuna delle due letture bibliche, tratte dal libro di Isaia e dal Vangelo secondo Giovanni, ne ha spiegato il senso cristiano, invece di svolgere un’unica omelia. Ci ha anche spiegato il senso delle azioni liturgiche che avrebbe svolto per quella specifica occasione. Al termine, ci ha salutati sulla porta della chiesa, secondo l’uso del nord Europa, che si è diffuso anche da noi.

  Nel brano da Isaia, un versetto [25, 7] faceva:

 Egli strapperà su questo monte
il velo che copriva la faccia di tutti i popoli
e la coltre distesa su tutte le nazioni.

  Nelle inevitabili occasioni di dolore della vita, sembra proprio scendere sulla nostra vita un velo scuro. Così è in questi tempi disperati in Europa,  che sembrano annunciarsi come una triste vigilia di guerra, almeno stando alle tracotanti uscite di certi potenti della Terra.

  Solo la Bibbia sembra darci ancora parole di speranza, che da noi non saremmo capaci di pronunciare.

 Così sia, dunque. Amen.

Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli


Triste epilogo giubilare della cristianità romana

Triste epilogo giubilare della cristianità romana

 

  È bello passeggiare per il vasto centro di Roma all’alba. È allora che per qualche istante si può ancora credere al mito di questa città.

  È così anche per piazza S.Pietro,  che è a due passi da dove lavoro da cinque anni. Ci arrivavo poco prima delle sette e mezzo, in modo da essere nei pressi del fontanone di destra quando iniziavano a suonare le campane per annunciare la mezza. Allora mi muovevo verso l’altro fontanone e tornavo indietro passando anche per i giardini intorno a Castel S. Angelo. Una mezz’ora prima del ritmo accelerato del lavoro, tutto concentrato su carte e su linguaggi formali, con poco spazio per altro.

  Il circo del Giubileo per un anno mi priverà di questa emozione.

  La brutta via della Conciliazione, memoria di un evento disonorevole accaduto nel pieno del fascismo storico, è divenuta una installazione acchiappa-turisti. È piena di armati, perché si teme un attentato. La nuova piazza Pia, con le sue sconsiderate fontane, anni luce distanti dalla sofisticata bellezza e dalla musicalità di quelle altre poco più avanti, mi pare insensata: non ha un vero centro.

  Piazza San Pietro, l’unico vero tesoro religioso del pretenzioso colle, oltre all’ incomparabile Pietà di Michelangelo Buonarroti nel chiesone, è transennata: non ci si passa più senza prenotarsi. È diventata solo uno spazio di transito per il turismo globalizzato (un percorso) e per quello “indulgenziale” (altro percorso). Vietato passeggiarci con altra meta.

   Sul vanaglorioso stradone verso la piazza, e dintorni, una ventina di disperati bivaccano: la ricca macchina organizzativa giubilare non è riuscita ad occuparsi di loro. Durante il giorno vengono fatti sloggiare nella parallela. I portici che fronteggiano il chiesone, dove si riparano di notte, vengono puliti sbrigativamente di ciò che rimane di loro annaffiandone copiosamente la pavimentazione: meglio non passarci la mattina perché si scivola. Dicono che un elemosiniere fa qualcosa per loro: ma è un’elemosina che lascia tutto com’è. Il contrasto con la danarosa macchina del turismo globalizzato è scioccante.

  Nel percorso verso la piazza in fondo, davanti al tronfio prospetto del chiesone, che nel frontone ancora grida di boria principesca

 IN HONOREM PRINCIPIS APOSTOLORUM PAULUS V BURGHESIUS ROMANUS PONTIFEX MAXIMUS ANNO MDCXII PONTIFICATUS VII”

cioè

“In onore del Principe degli Apostoli, Paolo V Borghese, Pontefice Massimo, nell’anno 1612, settimo del suo pontificato”

 nulla di religioso, solo commercio, con un vistoso cartello di un cambiavalute che urla le quotazioni delle principali monete del mondo. Se si decide di passarci da pellegrini, bisogna farlo come in apnea. In mezzo allo stradone è stata ricavata, cintandola, una corsia dedicata che ostacola l’accesso verso i mercanti, ai lati, cercando di preservare la spiritualità di chi passa con intenti religiosi.

  In piazza Pia c’è una baracchetta dove, se ho ben capito, forniscono ai gruppi di pellegrini grandi crocifissi da portare in processione fino alla cosiddetta Porta Santa.

 La gente ha cominciato a buttare monetine nelle nuove fontane, più che altro piscine tonde gorgoglianti. inaugurando una nuova tradizione magica, come a piazza di Trevi, altro luogo dove non si può più passeggiare liberamente per colpa dell’industria del turismo globalizzato.

  Eppure a piazza San Pietro ho vissuto grandi emozioni: ero lì quando annunciarono l’elezione del papa Giovanni Paolo 2º e lui ci parlò per la prima volta dalla loggia centrale del chiesone. Erano tempi bui e violenti, nell’Italia di allora, tre anni dopo in quella stessa piazza ferirono gravemente quel Papa tentando di ammazzarlo, ma c’era speranza.

  Ora invece viviamo tempi disperati, nell’attesa del peggio, in questo triste declino della cristianità romana, la quale, con le sue residue forze, vuole nondimeno esortarci alla speranza.

Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli

 

 

 

 

 


lunedì 6 gennaio 2025

Chiese vive tra la gente delle periferie

Chiese vive tra la gente nelle periferie

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Nota: utilizzo il servizio di AI [artificial intelligence = intelligenza artificiale]  di OpenAI, al quale sono abbonato, per rendere più veloce l’elaborazione di contenuti. Come avverte il gestore del servizio, l’AI di ChatGPT di OpenAI, che è un sistema di ricerca, elaborazione e generazione  di testi molto evoluto in grado di colloquiare con l’utente, può talvolta generare risposte non corrette. Sono ciò che gli specialisti definiscono “allucinazioni” del sistema, analoghe a quelle vissute anche dalle menti umane. Gli utenti sono quindi invitati a verificare la correttezza delle risposte. In genere interrogo l’AI in materie in cui ho almeno un’informazione di base. Dove le risposte prodotte presentano evidenti incongruenze, ne verifico la correttezza, innanzi tutto utilizzando la stessa AI che è in grado di svolgere bene questo controllo, e poi servendomi di altre fonti, principalmente l’enciclopedia Treccani on line. Personalmente ho studiato e pratico il diritto italiano, complesso di materie in cui ho un’informazione più completa per ragioni professionali. Invito tuttavia i lettori a svolgere un lavoro analogo, approfondendo, sia quanto alle risposte generate dall’AI che trascrivo sia in genere quanto a tutto ciò che scrivo, perché, come ho osservato, anche la mente umana incontra gli stessi problemi di quella non umana, la cui architettura funzionale è modellata sulla prima. Il testo tra parentesi quadre che inserisco nella trascrizione della risposta generata dall’AI contiene mie correzioni basate su altre fonti. Le correzioni generate dalla stessa AI a seguito di mie richieste di verifica sono invece inserite nel testo senza evidenziazione.

OpenAI ha avvertito gli abbonati al servizio che l’interazione tra loro e l’AI contribuisce ad addestrarla. Ho potuto constatare un rapido e continuo miglioramento di prestazioni dell’algoritmo da quando ho iniziato servirmene.

 Recentemente è stata introdotta l’opzione di consentire a ChatGPT di accedere direttamente ai contenuti sul WEB. Ho constatato però che in questa modalità attualmente l’algoritmo risulta meno affidabile e che può generare incongruenze alcune delle quali sono immediatamente riconoscibili a una mente umana.

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   Da ciò che sperimento le nostre Chiese sono ancora vive nelle periferie delle città e nei piccoli centri.

   Quando accade un brutto fatto di cronaca, là i giornalisti interrogano il parroco alla ricerca di spiegazioni, e nei piccoli borghi anche il sindaco.

  Una  Chiesa è vitale dove c’è gente che abita con una certa stabilità e ha necessità di aiuto per la solidarietà sociale e per la formazione etica di base delle figlie e dei figli fino all’età delle medie. I più grandi sfuggono a genitori e finiscono nel dominio della società che trovano intorno a loro. Più avanti, una parte di loro, diventati a loro volta genitori, ritorneranno.

  Nei centri cittadini gentrizzati non vi sono, in genere,   Chiese vitali. Rimangono basiliche e santuari, ma tempo fa se ne è data l’immagine come di belle conchiglie su una spiaggia. Nelle città d’arte sono gli sfondi dell’industria del turismo globale.

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[ricerca mediante ChatGPT di OpenAI del 6–1-25]

La gentrificazione (o gentrizzazione) è un processo sociale, economico e urbano in cui un quartiere precedentemente abitato prevalentemente da persone a basso reddito viene trasformato attraverso l’arrivo di residenti con maggiori risorse economiche. Questo fenomeno può comportare cambiamenti significativi nell’aspetto del quartiere, nella sua composizione sociale e nel costo della vita.

Caratteristiche principali della gentrificazione:

     1. Incremento dei costi immobiliari:

      • Con l’arrivo di nuovi residenti benestanti, i prezzi degli affitti e delle proprietà aumentano, rendendo difficile per i residenti storici rimanere nel quartiere.

     2. Cambiamenti demografici:

      • Spesso si osserva una sostituzione della popolazione originale con persone di diverso status socio-economico, culturale o etnico.

     3. Rinnovamento urbano:

      • Vengono riqualificati edifici, strade e spazi pubblici, portando spesso a un miglioramento estetico e funzionale del quartiere.

     4. Nuove attività commerciali:

      • I piccoli negozi tradizionali possono essere sostituiti da attività rivolte a una clientela più facoltosa, come boutique, ristoranti gourmet o caffetterie alla moda.

     5. Perdita di identità locale:

      • La gentrificazione può portare all’erosione delle caratteristiche culturali e sociali del quartiere, sostituite da una standardizzazione spesso orientata al mercato.

Vantaggi e svantaggi

   •     Vantaggi:

      • Riqualificazione urbana.

      • Maggiore sicurezza.

      • Incremento delle opportunità economiche.

   •     Svantaggi:

      • Dislocazione dei residenti storici.

      • Perdita di diversità sociale e culturale.

      • Aumento delle disuguaglianze.

La gentrificazione è un fenomeno controverso: se da un lato migliora l’aspetto fisico e la qualità della vita in un’area, dall’altro può escludere le comunità che l’hanno abitata storicamente.

Sì, antropologia e sociologia hanno studiato l’impatto della gentrificazione su diverse comunità, incluse quelle cristiane, sebbene questo tema sia spesso esplorato in relazione a fenomeni più ampi come la trasformazione urbana, la dislocazione culturale e le dinamiche religiose.

 

Temi principali nello studio della gentrificazione e delle comunità cristiane

     1. Dislocazione delle comunità di fede:

      • Le chiese locali, spesso frequentate da comunità a basso reddito, possono subire un calo di partecipazione quando i residenti storici vengono allontanati. Questo è particolarmente evidente nelle chiese di quartiere che hanno legami profondi con la popolazione originaria.

     2. Cambiamenti nella funzione delle chiese:

      • Le chiese possono essere riqualificate per servire i nuovi residenti, cambiando il loro approccio pastorale o adattando le liturgie a un pubblico più giovane e cosmopolita. Alcuni edifici religiosi sono persino trasformati in spazi commerciali o abitativi.

     3. Perdita di radici culturali e religiose:

      • La gentrificazione può frammentare il tessuto sociale e religioso di una comunità cristiana. Le pratiche religiose tradizionali legate al quartiere possono essere rimpiazzate da una visione più individualista o “estetica” della fede.

     4. Conflitti interni ed esterni:

      • Le chiese a volte diventano uno spazio di tensione tra vecchi e nuovi residenti, con priorità divergenti riguardo al ruolo della chiesa nella comunità.

     5. Ruolo della chiesa come mediatrice:

      • Alcune chiese cercano di mediare tra i residenti storici e i nuovi arrivati, promuovendo il dialogo e offrendo servizi che rispondano alle esigenze di entrambe le parti.

 

Esempi e studi rilevanti

     1. Chiese afroamericane negli Stati Uniti:

      • Negli Stati Uniti, molti studi si sono concentrati sull’impatto della gentrificazione sui quartieri afroamericani, dove le chiese spesso hanno un ruolo centrale nella comunità. L’arrivo di nuovi residenti più facoltosi ha spesso portato alla marginalizzazione delle chiese locali e alla riduzione della loro influenza.

     2. Città europee e chiese storiche:

      • In città europee come Londra o Parigi, la gentrificazione ha influenzato parrocchie cattoliche o anglicane, portando a cambiamenti nel loro ruolo sociale e liturgico. Alcune chiese si sono adattate offrendo nuovi tipi di eventi (concerti, incontri culturali) per attrarre la popolazione gentrificata.

     3. Chiese nei quartieri ispanici:

      • Negli USA e in Sud America, la gentrificazione ha colpito le comunità cristiane ispaniche, spesso legate a pratiche devozionali popolari. Questo ha portato a un impoverimento culturale per i residenti storici e una perdita di rilevanza per le parrocchie locali.

 

Critiche e prospettive

   •     Gli antropologi e i sociologi sottolineano che la gentrificazione può alterare non solo le dinamiche economiche ma anche quelle spirituali e culturali di un quartiere.

   •     Alcuni studiosi vedono le chiese come potenziali punti di resistenza contro la gentrificazione, mentre altri le considerano vulnerabili ai cambiamenti economici e sociali.

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Paradossalmente, le Porte Sante aperte per il Giubileo indetto da papa Francesco per l’anno 2025 si trovano, a parte quella nel carcere di Rebibbia, in basiliche importanti dal punto di vista storico, artistico e liturgico, ma non più sedi di comunità cristiane vive. Ci si entra perlopiù da visitatori, in gran parte da turisti, anche se nel quadro di un turismo religioso.

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[ricerca mediante ChatGPT di OpenAI del 6–1-25]

Durante il Giubileo del 2025 a Roma, sono state aperte le Porte Sante nelle quattro Basiliche Papali, simboli di rinnovamento spirituale e conversione per i pellegrini:

     1. Basilica di San Pietro in Vaticano:

      • Apertura: 24 dicembre 2024, alle 18:30.

      • Chiusura: 6 gennaio 2026.

     2. Basilica di San Giovanni in Laterano:

      • Apertura: 29 dicembre 2024, alle 10:00.

      • Chiusura: 28 dicembre 2025.

     3. Basilica di Santa Maria Maggiore:

      • Apertura: 1° gennaio 2025, alle 17:00.

      • Chiusura: 28 dicembre 2025.

     4. Basilica di San Paolo fuori le Mura:

      • Apertura: 5 gennaio 2025, alle 10:00.

      • Chiusura: 28 dicembre 2025.

 

Inoltre, Papa Francesco ha aperto una Porta Santa simbolica nel carcere di Rebibbia il 26 dicembre 2024, estendendo il messaggio di speranza anche ai detenuti.

  Attraversare queste Porte Sante offre ai fedeli l’opportunità di ottenere l’indulgenza plenaria, simbolizzando il passaggio dal peccato alla grazia divina.

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Uno degli obiettivi del cammino sinodale iniziato a ottobre del 2021 per volere di papa Francesco, che vi ha come trascinato dentro un clero e un ceto di altri addetti ai lavori in genere poco convinti e quindi riottosi, era quello di rivitalizzare le comunità cristiane in modo che le Chiese non finissero per diventare burocrazie per la gestione del turismo religioso.

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[Ricerca mediante ChatGPT di OpenAI del 6-1-25]

Il cammino sinodale della Chiesa cattolica, che si è concluso lo scorso anno (2024), è iniziato ufficialmente il 10 ottobre 2021, quando Papa Francesco ha aperto il Sinodo dei Vescovi sul tema della sinodalità con una celebrazione a Roma. Questo percorso, dal titolo “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”, si è sviluppato in diverse fasi:

 

Fasi del cammino sinodale:

     1. Fase diocesana (2021-2022):

      • Ogni diocesi è stata invitata a coinvolgere fedeli, comunità e gruppi per riflettere insieme su come rendere la Chiesa più sinodale.

     2. Fase continentale (2022-2023):

      • Le Chiese dei diversi continenti hanno sintetizzato i contributi delle diocesi e si sono confrontate su sfide e prospettive comuni.

     3. Assemblea sinodale a Roma (2023 e 2024):

      • Il Sinodo è culminato in due sessioni plenarie a Roma, la prima nell’ottobre 2023 e la seconda nell’ottobre 2024, in cui i vescovi e altri partecipanti hanno discusso e votato documenti finali.

 

Obiettivo del cammino sinodale:

 

Il processo sinodale mirava a coinvolgere tutta la Chiesa universale (vescovi, sacerdoti, religiosi e laici) in un dialogo aperto e inclusivo per comprendere come vivere e testimoniare la fede oggi, promuovendo comunione, partecipazione e missione.

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  Mi pare che gli eventi giubilari, inevitabilmente manifestazione di una certa clericocrazia, stiano un po' mettendo in secondo piano l’impegno per la sinodalità ecclesiale diffusa.

  In genere, nelle nostre comunità ancora vive – ve ne sono molte di più che, ad esempio, in Francia o in altri stati del nord Europa dove le Chiese si sono sostanzialmente estinte – la sinodalità è poco praticata. È così anche nella nostra parrocchia.

  Si è saputo, ad esempio, che ci sono problemi economici per i lavori in corso e per mantenere acceso il riscaldamento, ma finora non se ne è data una precisa informativa alla comunità parrocchiale, mediante una comunicazione del Consiglio per gli affari economici.

  Dove le Chiese sono ancora vitali, un certo attivismo della gente, ad esempio negli impegni parrocchiali, c’è, ma si ha sempre la sensazione che non sia indispensabile, e che quindi si possa andare avanti anche senza.

  Avverto una notevole diffidenza del clero verso l’altra gente, anche se in genere addolcita dalla cortesia formale. A volte è giustificata, anche perché non si ha idea in genere di che cosa comporti la sinodalità e questo perché la formazione alla sinodalità non si fa. Mi pare che si abbia piacere che la gente riempia i banchi in chiesa, senza però pretendere altro. Questo è un po’ poco per le persone più giovani, che infatti si allontanano.

Negli eventi giubilari, radunando moltitudini di comparse intorno alle liturgie, si dà un’immagine di vitalità popolare  che non è del tutto realistica. La spiritualità che se ne ricava può essere emotivamente coinvolgente sul momento, ma alla distanza si rivela un po’ superficiale. Non serve per consolidare reali legami sociali.

  L’Azione Cattolica italiana darà senz’altro una mano per arricchire di sinodalità le pratiche giubilari.

  Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli