Giubileo dei giovani a Roma: tanta folla, poca
sinodalità. Un’altra occasione mancata per la Chiesa cattolica?
Nei giorni scorsi
si sono celebrati a Roma i riti del cosiddetto Giubileo dei giovani. Si
è calcolato che vi abbia presenziato circa un milione di persone di età
comprese tra l’adolescenza e la prima età adulta, che approssimativamente viene
prolungata fino ai trent’anni.
Scrivo presenziato,
perché di reale partecipazione non
mi pare vi sia stata traccia. E questo è un dato estremamente negativo,
soprattutto perché riferito a persone giovani alle quali si vorrebbe trasferire
una certa tradizione religiosa.
E’ del tutto
mancato, mi è parso, in quel contesto, una riflessione comunitaria per
acquisire consapevolezza storica del significato politico delle celebrazioni e della sottostante teologia del Giubileo
cattolico, istituito dal Papato in tempi tremendi, sfociati poi nell’efferata violenza
stragista delle Crociate (non solo in Palestina). La teologia dell’indulgenza
fu tra i principali motivi del distacco, nel Cinquecento, delle Chiese protestanti.
Nel 1999, cattolici e luterani hanno convenuto, pur nel paludato lessico
curiale, che l’obiezione dei protestanti era del tutto fondata: gran parte delle
altre Chiese protestanti hanno poi aderito
a quella Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione sottoscritta
ad Ausburg (l’antica Augusta).
Le persone giovani hanno partecipato a riti
di massa al centro dei quali è stata posta la glorificazione del Papato e del
Papa regnante. Di quest’ultimo sulla
stampa se ne sono magnificate le predicazioni, che a me sono parse piuttosto
banali.
Si è sottolineata la ripresa della
spiritualità tra le giovani generazioni in base al rito della confessione di
massa al Circo massimo, al centro del quale è stato il clero. Il rito si svolge
a tu per tu tra una persona penitente e un sacerdote e tutto rimane confinato
tra loro. Manca del tutto la dimensione comunitaria, per la quale non basta il
convenire in massa in un certo sito, scelto per il rito.
Mi pare che sia mancata del tutto ogni traccia
di sinodalità, del resto assai difficoltosa in quelle condizioni.
Negli anni passati le statistiche più
affidabili, come la ricerca guidata da Roberto Cipriani ed esposta nel volume L’incerta
fede, Franco Angeli 2021, che non sembra aver incontrato il favore della
gerarchia ecclesiastica, dimostrano che, nonostante la politica dei grandi
eventi organizzati dalla Santa Sede,
il coinvolgimento della gente nella nostra Chiesa è in caduta libera, negli
ultimi anni in particolare tra le donne.
Quella
centrata sui grandi eventi è una via sbagliata.
Ma la gerarchia ecclesiastica, tutta, appare
piuttosto autoreferenziale e vi insiste pervicacemente. Diffida della gente e l’approva
solo se si manifesta come docile gregge plaudente. In Italia, la riforma del Concordato
lateranense del 1984 l’ha resa indipendente economicamente dalle persone di fede
(si è osservato che i contribuenti che scelgono la Chiesa cattolica come destinataria
del sostegno fiscale dell’8 per mille sono significativamente diminuiti, ma, per il sistema di ripartizione che conta solo
chi ha fatto una scelta e non chi si è astenuto dal farla, ancora l’importo
annuale versato alla Conferenza Episcopale Italiana è di quasi un miliardo di
euro).
Dalla massa giovanile convenuta a Roma per quei
riti non è giunto alcun apporto sinodale, né tra chi vi ha presenziato né per
il resto della Chiesa. Se ne sono contati i numeri, ma non le idee. E’ stata
ripresa l’umiliante definizione di papaboys, per riferirsi a quella gente,
tutta: vi erano però anche molte girls, che ne pensano di essere state
completamente oscurate? Nel processo di sinodalità che tra mille difficoltà (prevalentemente gerarchiche e clericali) si è
cercato di portare avanti dall’ottobre 2021, ci si era proposti di coinvolgere
maggiormente le donne nella vita della Chiesa, e non solo sotto l’aspetto
devozionale, ma su questa strada mi pare che si sia fatto veramente poco, a
parte l’attribuzione di qualche posto di seconda fila nei gangli istituzionali
della Santa Sede.
Che traccia lascerà quell’evento?
Nella Chiesa italiana credo nessuna. Nelle persone
che vi hanno presenziato il ricordo di una vacanza romana insieme a tanta gente
coetanea e penso si sia trattato, nel
complesso, di un’occasione festosa, anche perché ci si era impegnati a evitare
gli eccessi che di solito caratterizzano certi raduni di massa e, almeno per
qualche ora, l’esperienza della religiosità in gruppi così numerosi può aver
sorretto l’emotività personale.
Temo il riflesso che questa politica
ecclesiastica verso le masse può avere a riguardo dello sviluppo dei processi
sinodali che, negli ultimi mesi di papa Francesco che li aveva avviati, già
languivano. Quando ci si incontra veramente, emergono i problemi, ma essi sono
vissuti dal clero prevalentemente come indisciplina e quindi poco
positivamente.
Sulla nostra storia passata, così tragica e
tremenda, si sorvola superficialmente. E’ assente dalla formazione di base dei
più, che è ancora prevalentemente devozionale.
Mario
Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli.