Impegno politico
L’Azione cattolica fu organizzata
dal Papato in Italia nel 1906 per influire sullo scenario politico, in un
contesto di suffragio universale maschile e di una democrazia liberale in precedenza
profondamente avversata. In genere di questo non vedo consapevolezza storica.
La riforma dell’associazione promossa e
attuata negli anni Sessanta sotto la presidenza di Vittorio Bachelet, ricordata
come quella della scelta religiosa, significò il tentativo di sganciare la
sua azione politica dall’egemonia del Papato, promuovendo il principio dell’autonomia
del laicato in questo settore che era stato enunciato durante il Concilio
Vaticano 2° (1962-1965). Nonostante quel nome, fuorviante, con cui la si cerca
di sintetizzare, non fu assolutamente uno sganciamento dalla politica.
Bisogna ricordare che, almeno fino a all’inizio
degli anni ’80, l’Azione cattolica fu la principale scuola di formazione e di elaborazione
strategica della Democrazia cristiana, il partito cristiano, come
fu definita scrivendone la storia negli anni Settanta (i suoi due libri sul Partito
cristiano al potere furono pubblicati nel 1974 e nel 1977). Quel partito controllò il governo
nazionale dal 1946 al 1994 e fu determinante, con le forze socialiste e
repubblicane, nell’approvare ed attuare la nuova Costituzione repubblicana post-fascista. Con quelle altre
forze, dette laiche, in quanto non soggette all’egemonia del Papato, fu
in fecondo dialogo almeno fino all’inizio degli anni ’90, quando tutto in
Europa prese a cambiare molto velocemente.
Il triste e lungo declino della Democrazia
cristiana può ricondursi a quattro fattori: 1) il rapido mutamento delle dinamiche
degli strati sociali espressi dalle popolazioni italiane, 2) il contemporaneo mutamento
dell’economia dei capitalismi occidentali con il progressivo abbandono del
principio, caratterizzante in particolare la dottrina sociale cattolica, dell’intervento
pubblico per proteggere e incrementare il benessere sociale, 3) il rapido crollo
del consenso sociale dei socialismi europei e quello delle istituzioni statali
dei comunismi dell’Europa occidentale (complessivamente da considerare un unico
fenomeno), 4) la politica ecclesiastica del papa Karol Wojtyla, a lungo
regnante, dal 1978 al 2005, con il nome di Giovanni Paolo 2°. Quest’ultimo
fattore colpì duramente l’Azione cattolica italiana nel suo ruolo politico, a
favore di altri movimenti politico-religiosi, a prevalente orientamento reazionario.
Tra il 1991 e il 2007 la Conferenza episcopale
italiana, sotto la presidenza di Camillo Ruini, seguendo gli orientamenti
del papato wojtyliano fu di fatto una componente della neo-destra italiana, senza
più la mediazione del partito cristiano, pur mantenendo anche una notevole
capacità di influenza sulle residue componenti politiche espresse dai cattolici
italiani, in particolare nel campo dei cosiddetti valori non negoziabili (espressione
diffusa principalmente dall’ideologia politico-religiosa riconducibile a Joseph
Ratzinger, dal 1981 al 2005 tra i principali collaboratori del papa Wojtyla, e
poi suo successore fino alla sua rinuncia al Papato del 2013): matrimonio e
questioni riproduttive, normazione riguardante il fine vita, finanziamenti alla scuola cattolica, privilegi
tributari e finanziamento pubblica dell’apparato ecclesiastico (essenziale
per le strutture ecclesiastiche italiane, che ne dipendono quasi totalmente,
con un trasferimento di risorse pubbliche, per il solo meccanismo automatico cosiddetto
dell’8 per mille, di oltre un miliardo di euro, incomprimibile).
Dal 2005 la Conferenza episcopale italiana
ha iniziato a chiamare in modo
sempre più pressante i cattolici italiani ad un rinnovato impegno politico, ma
ormai il filone del cattolicesimo democratico, che lo aveva sostenuto fino
agli anni Novanta e che poteva vedersi rappresentato nelle politiche dei democristiani
Alcide De Gasperi, Amintore Fanfani, Aldo Moro, Giulio Andreotti e dal
movimento politico influenzato dal pensiero di Giuseppe Dossetti, fino agli
anni Cinquanta politico democristiano di primo piano e poi prete e monaco, si
era inaridito e, finora, i tentativi di rivitalizzarlo sono stati vani. E questo
anche se i politici cattolici, presenti in vari schieramenti, sono ancora molto
influenti, tanto da poter esercitare un’azione valida di interdizione nel campo
di quelli che ho indicato come valori non negoziabili.
Il Meic
– Movimento ecclesiastico di impegno culturale (si veda sul WEB alla
pagina https://meic.net/ ) del Lazio ha
programmato, per l’anno associativo 2024-2025, un ciclo di incontri sull’impegno
politico, in vista della partecipazione attiva alla Settimana sociale Al cuore
della democrazia che si terrà a Trieste
da 3 al 7 luglio 2023.
Compatibilmente con i miei aumentati impegni
di lavoro, cercherò di tenervi informati dei lavori, che prevedono la partecipazione
in videoconferenza Zoom di importanti figure del panorama culturale cattolico. Cercherò
anche di proporre, sinteticamente, ciò che in quella materia ho imparato dalle
mie letture in materia storica e dalla mia personale esperienza ecclesiale. Dalla
metà degli anni Settanta sono stato partecipe consapevole della storia ecclesiale
italiana. Posso fissare la data iniziale di questo aspetto della mia vita: la
sera del 16 ottobre 1978, quando, in piazza S. Pietro, a Roma – Città del
Vaticano, assistetti alla fumata bianca che annunciava l’elezione a Papa
di Karol Wojtyla e al primo discorso alla
folla lì convenuta del nuovo Papa.
Mario
Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli