La
conclusione del Sinodo parrocchiale della parrocchia di San Giuseppe Sposo a
Bologna
Di seguito trascrivo il documento conclusivo
del Sinodo della parrocchia di San Giuseppe Sposo, in Bologna, via Bellinzona,
retta dai Padri Cappuccini (la mia prima parrocchia). Il processo sinodale è un’iniziativa
a cui potremmo pensare anche da noi.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San
Clemente Papa, Roma, Monte Sacro - Valli
Assemblea Sinodale Conclusiva - Sabato 19 e Domenica 20 Settembre, ore 16.
Cari Membri dell'Assemblea Sinodale,
nei prossimi giorni di Sabato 19 e Domenica 20 Settembre, con
inizio alle ore 16, si svolgerà l'ultima sessione della Assemblea, in
vista della conclusione dell'anno sinodale prevista per il 4 ottobre.
L'assemblea si svolgerà nell'Aula Magna del Convento.
Nel corso dei due pomeriggi, saranno discussi ed approvati i documenti
conclusivi del Sinodo, che costituiranno le linee guida per l'attività
parrocchiale nei prossimi anni.
Vista l'importanza dell'occasione, vi raccomandiamo la partecipazione e vi
chiediamo di diffondere l'informazione agli interessati.
L'incontro e la discussione sono aperti a tutti (non solo cioè ai
membri formali dell'Assemblea).
In allegato la bozza del documento che guiderà la discussione
dell'Assemblea.
Il documento è ancora aperto alla discussione e a contributi ulteriori.
Il testo sarà discusso, punto per punto, dai presenti che ne approveranno
successivamente la versione finale.
A presto,
Il Parroco e i referenti dei Laboratori
Documento conclusivo del Sinodo della
parrocchia di San Giuseppe Sposo, in Bologna, via Bellinzona, retta dai Padri
Cappuccini
Orientamenti
generali
per
il futuro cammino della nostra comunità
La positiva esperienza vissuta in questo anno di Sinodo di
San Giuseppe ci porta a concordare che la modalità di lavoro ed impegno nella
nostra comunità debba anche in futuro fare riferimento ad uno stile, che
chiameremo “sinodale”, per continuare a percorrere insieme il cammino
di rinnovamento della Parrocchia nei suoi vari ambiti di apostolato, di
impegno pastorale, caritativo, etc.
Per rappresentare questo stile e questo cammino, abbiamo
individuato le seguenti “parole chiave":
APERTURA, nel senso di:
- accoglienza, capacità di aprirci fra di
noi e verso chi adesso non sente propria la comunità; capacità di ascolto
dell’altro. Ovviamente questo include i temi propri della carità e solidarietà,
ma non si limita a questo.
- atteggiamento aperto ai nuovi temi (etici, sociali, anche
economici): vedere la parrocchia non come “fortino” chiuso in difesa dei valori
della tradizione e contro le minacce del mondo scristianizzato, bensì capace di
andare incontro al mondo “degli altri”, di ascoltare le ragioni
dell’altro, di mostrare in quei contesti il valore della fede.
- aprire la mente di chi vive nella comunità,
favorendone la crescita attraverso azioni di comunicazione, (in)formazione,
insegnamento. In tanti hanno segnalato di sentire questa come esigenza primaria
della propria vita spirituale.
COMUNIONE,
CONDIVISIONE, COMUNITA’
Comunione, in quanto tutti abbiamo in comune la
fede in Gesù Cristo, Dio-Amore, incarnato, morto e risorto per noi (da questa
radice poi si può giocare con tante altre parole-chiave: comune, comunità,
comunicare, comunicazione, etc.).
Condivisione poiché nessuno deve tenere
per sé le esperienze, le gioie, i pensieri, i “beni” che nascono da qualunque
sua attività di vita in qualunque settore della Parrocchia ma tutto deve essere
condiviso, donato, restituito alla comunità parrocchiale, come dono per
tutti (v. anche solo la gioia di qualche osservazione di un bambino del
catechismo o una bella considerazione di un povero / ammalato ad un visitatore
inviato dalla Parrocchia ..).
Possiamo applicare queste due parole, intrinsecamente
connesse, a qualunque livello/cerchio concentrico/settore della vita
parrocchiale:
- in generale, all’interno di ogni settore: si pensi alla
necessità che nel catechismo esista una modalità di comunicazione fra i
catechisti delle diverse fasce di età o come nell’apostolato caritativo sia
fondamentale poter portare non solo sé stesso ma dare davvero l’impressione di
essere “mandato” dall’intera comunità parrocchiale; così è per la
liturgia dei diversi momenti della giornata e della settimana o per altre
modalità di annuncio della Parola, che dovranno essere reale espressione del
nostro comune sentire …
- lo stesso vale fra i principali settori (almeno i 4
attualmente identificati) per cui gli attuali referenti o i futuri responsabili
di Gruppo/Commissione/etc. saranno chiamati a favorire la costruzione di una
rete di reale comunicazione intra ed extra, di gioia di
appartenenza alla Comunità Parrocchiale di san Giuseppe Sposo. In questo
modo il futuro Consiglio Pastorale Parrocchiale potrà rappresentare il luogo di
finale incontro e realizzazione di una rete di comunione e condivisione che
mano a mano si andrà realizzando.
GIOIA, ENTUSIASMO, CORAGGIO, POSITIVITA’
Riprendere il cammino della fede con entusiasmo, nel segno
della gioia, alla riscoperta della propria appartenenza a Cristo Gesù, per
divulgare ovunque la pienezza del Suo amore (non cadere in una tristezza
individualistica, v. EG 2). Nessuno è escluso dalla gioia portata dal Signore e
questo significa non solo immergersi nella pienezza dell’amore ma trasmettere a
tutti quanto sperimentiamo.
MISSIONE, ANNUNCIO, TESTIMONIANZA, PARTECIPAZIONE ATTIVA
Non si può pensare di essere cristiani e non essere
missionari, cioè non avere il desiderio, l’entusiasmo di proclamare l’amore di
Gesù agli uomini.
Chi annuncia il Vangelo di Gesù deve farlo in modo tale da
suscitare l’amore di Gesù in coloro che lo ascoltano, deve offrire sempre a
tutti parole di speranza, deve orientare verso il futuro e non lasciare
le persone “prigioniere della negatività” (v. EG 159).
Testimoni, dunque, autentici, coraggiosi, pieni di amore, di
speranza e di gioia!
SULLE ORME DI FRANCESCO (minorità, autenticità,
essenzialità)
Sarebbe bello se nelle decisioni che si andranno a prendere
fosse anche visibile l’impronta francescana di questa parrocchia, l’essere
famiglia francescana, convento e parrocchia insieme, non solo perché affidata
da oltre 50 anni a dei frati cappuccini, ma anche perché una tale impronta ha
ormai permeato di sé gli stessi parrocchiani che si sentono “alla sequela di
Gesù sulle orme di Francesco” …
Rimettere al centrola
Parola di Dioe la Persona
I - Mettere al centro la Messa domenicale
Mettere al centro della vita comunitaria la Messa domenicale,
da cui anche i vari percorsi di catechesi prendano ispirazione.
a) Proposta di una messa comunitaria domenicale che
unifichi le attuali celebrazioni delle 10 e 11,30. Questa strada, forse
azzardata, potrebbe consentire davvero di far partecipare tutte le realtà della
nostra comunità (bambini, giovani, famiglie e anziani) e mettere al centro del
nostro percorso comunitario la celebrazione eucaristica domenicale (come già
avviene nella bella occasione della celebrazione di Festassieme).
b) Prevedere un percorso annuale con un appuntamento
mensile con lo scopo di un approfondimento personale sulla Parola della
domenica ed al contempo per integrare i contenuti di animazione della liturgia
da parte delle varie realtà parrocchiali (Caritas, Catechismo, Annuncio).
c) Aprire a tutti la possibilità di partecipare
all’animazione liturgica: fare un censimento delle disponibilità e
delle risorse presenti nella comunità, evitando il rischio di celebrazioni
apparentemente fatte da pochi, coinvolgendo il più possibile tutta l’assemblea
nella “articolazione ministeriale”. Le famiglie (intese come genitori e figli,
ma anche come adulti e singoli componenti in genere) siano al centro della
liturgia, sia nella fase di preparazione che nel momento della celebrazione
(con un’attenzione particolare alla presenza dei bambini).
d) messa e catechismo: per valorizzare la
presenza dei bambini nella messa comunitaria:
d1) anticipare l’incontro del catechismo affinché i piccoli
arrivino più consapevoli e partecipi alla celebrazione eucaristica che segue.
Così la messa può essere preparata per bene: leggendo le letture, individuando
il tema della domenica, preparando le preghiere (fatte dai bambini, non dagli
adulti), portando all’offertorio l’attività fatta al catechismo.
d2) il programma dell’anno catechistico sia collegato
al calendario liturgico. Si può mettere da parte il libro di
catechismo, e sviluppare gli incontri settimanali sul tema forte di ogni
domenica.
e) valorizzare la figura degli accoliti e del loro
servizio: in particolar modo dare risalto in alcune celebrazioni al
loro servizio di portare l’eucarestia agli ammalati facendoli partire dalla
celebrazione eucaristica; turnazione nel servizio all’altare per supportare il
celebrante e diventare un punto di riferimento per chiunque intenda collaborare
nell’animazione liturgica, in particolar modo per i chierichetti preparandoli a
comprendere il senso del loro servizio (senza nulla togliere al loro entusiasmo
e alla loro energia).
f) costituire un gruppo “liturgico” che,
assieme ai sacerdoti, possa soffermarsi a riflettere su come aiutare la
comunità a vivere pienamente e curare i momenti liturgici.
Fare una programmazione annuale dei momenti liturgici della
nostra comunità e di chi ha il compito di presidiarli. La calendarizzazione
permetterà di avere un quadro generale del cammino parrocchiale garantendo il
giusto “spazio-tempo” ad ogni esperienza.
Modulare la forma e dare “senso” alle celebrazioni della
nostra comunità usando propriamente i sensi, a partire dal tatto e valorizzando
il contatto con gli altri. L’azione eucaristica che passa attraverso i sensi
privilegia il tatto, l’olfatto, la vista, l’udito e quindi cura la presenza
della musica e del canto, usa i profumi, cura i colori delle vesti e degli
addobbi, modula il tono di voce del celebrante e dell’assemblea, prepara la
comunione sotto le due specie, vive l’accoglienza e il congedo attraverso
autentici gesti di prossimità, così come avviene per lo scambio della pace.
Favorire una maggiore integrazione del coro nei
diversi momenti liturgici non solo quelli “canonici” (ad esempio celebrazione
eucaristica, liturgia delle ore, veglie, adorazioni, liturgia penitenziali) ma,
se possibile, anche a quelli legati agli eventi della vita importanti per tutta
la comunità (matrimoni, battesimi, funerali).
II - Riportare la Parola di Dio al centro della catechesi.
Pensare a un percorso di formazione cristiana dei bambini e
dei giovani più organico e unitario, che non sia solo finalizzato alla
celebrazione dei sacramenti.
Superare il modello scolastico della catechesi dei bambini. Il
catechismo, nella formula attuale, è spesso poco gioioso e poco
attraente per i bambini; viene percepito come un’imposizione. Avvicinarsi a
Gesù dovrebbe invece essere una libera scelta. La catechesi dei
bambini e dei giovani sia meno lezione frontale, e sia più basata sul gioco, le
esperienze, la vita comunitaria, l’incontro con i testimoni, le occasioni di
servizio. A tale scopo sono da valutare ed approfondire le seguenti
considerazioni e proposte: 3
- ridurre la durata (in numero di anni) del catechismo tradizionale.
Affidare parte del percorso catechistico alle famiglie. A tal fine, i genitori
vanno adeguatamente formati.
- valorizzare il cammino di fede all’interno del percorso
scout e integrarlo maggiormente nel percorso parrocchiale di catechesi.
- alzare l’età a cui si propone ai bambini la frequenza
assidua all’eucarestia domenicale.
- predisporre più percorsi paralleli di catechesi dei bambini
(gruppi parrocchiali, percorso scout, gruppi di famiglie) tra cui le singole
famiglie possono scegliere.
- concentrare Comunione e Cresima entro i dodici anni ha poco
senso. Soprattutto la Cresima richiede una maturità e una consapevolezza che la
maggioranza dei dodicenni non possiede.
- spostare la Cresima verso la maggiore età e superare i
sacramenti ‘a infornata’, prevendendo un percorso di preparazione ad hoc quando
il singolo si ritiene pronto.
a) Mozione complessiva: formulare un progetto organico
di rimodulazione della responsabilità catechistica della comunità parrocchiale
che, tenendo conto delle considerazioni qui riportate, permetta, in accordo con
la Diocesi e con il coinvolgimento delle famiglie, di costruire un percorso di
catechesi per le diverse età, dalla fase pre-battesimale all’età adulta.
b) valorizzare il ruolo dei genitori quali primi
educatori all’interno dei percorsi di catechesi:
Coinvolgere i genitori e le famiglie nel percorso di
catechesi dei figli.
Strutturare la catechesi battesimale sul modello del percorso
per i fidanzati: incontri con più famiglie e più animatori.
Chiedere alle famiglie di riprendere durante la settimana i
temi e le letture della domenica.
Coinvolgere i genitori in una catechesi familiare, in cui
gruppi di famiglie intraprendono, un percorso pluriennale comune. I catechisti
sono gli stessi genitori, supportati da un sacerdote.
III - Famiglia e Adulti
La nostra comunità parrocchiale deve avere una attenzione
particolare per le famiglie; ogni
momento nel quale le famiglie vengono a contatto con la
comunità parrocchiale
(preparazione al matrimonio, richiesta del battesimo e del
catechismo per i figli, morte di un congiunto…), deve essere occasione di
accoglienza e opportunità di “annuncio” e coinvolgimento nella comunità.
Per quanto possibile siano coinvolti e valorizzati i giovani,
gli adulti e le famiglie nella vita e nell’animazione dei vari momenti e
dimensioni della vita della comunità parrocchiale.
a) La “pastorale familiare” deve diventare il “filo
conduttore” dei prossimi programmi pastorali, per far sì che la
parrocchia diventi sempre più “famiglia di famiglie”, dia attenzione e
“forza” alle famiglie (e/o agli adulti che la compongono) che abitualmente la
frequentano perché “vadano verso” e accolgano le altre famiglie della comunità,
soprattutto quelle in difficoltà.
I momenti di festa (come Festassieme) e i momenti di
aggregazione e di incontro (come l’esperienza dell’Angolo fraterno”)
siano momenti privilegiati per l’incontro con le famiglie e gli adulti della
comunità, anche se non sempre inseriti appieno nella comunità.
b) Occorre “mettersi in ascolto” dei bisogni espressi (o non
espressi) delle persone in difficoltà (anziani, genitori in difficoltà,
studenti…) e “inventare” occasioni, luoghi e situazioni di ascolto, di
incontro, di condivisione.
c) Per i genitori (e gli adulti in genere) siano previsti
momenti di incontro, di conoscenza, di aggregazione, di “ascolto”, di
“formazione”, di “annuncio” e di “catechesi” all’interno, possibilmente, di un
progetto pluriennale e di programmazioni annuali.
Per chi può essere disponibile si proponga la costituzione di
veri e propri “gruppi famiglie”, per rivitalizzare il tessuto
comunitario della parrocchia.
IV – Missionarietà, Carità e Testimonianza
a) La nostra comunità parrocchiale si impegna ad essere
“missionaria”, cioè “accogliente” e “aperta” a tutte le possibili
“diversità” che la abitano, “diversità” che si impegna a conoscere in tutte le
sue sfaccettature.
Si propone di vivere la nostra missionarietà, non tanto e
unicamente in particolari azioni di specifica evangelizzazione (come le
“missioni al popolo” o altre forme di evangelizzazione “tra le case”…), quanto
invece nelle “missioni d’ambiente”, cioè nei luoghi della nostra
quotidianità, dove siamo chiamati a dare testimonianza gioiosa della nostra
fede, “contagiando” e coinvolgendo le persone con cui viviamo e che incontriamo
4
La nostra comunità
parrocchiale è sollecitata a valorizzare, conoscere e coinvolgere le realtà
missionarie già presenti sul suo territorio (in particolare la Compagnia
Missionaria del Sacro Cuore di Via Guidotti), oltre naturalmente a vivere
l’attenzione missionaria in collegamento con i luoghi di missioni dei frati
cappuccini (provincia dell’Emilia-Romagna).
b) La “missionarietà” si deve esprimere soprattutto
nella carità, momento privilegiato di annuncio e testimonianza,
valorizzando le visite agli anziani, agli ammalati, alle persone sole;
valorizzando e “mettendo in rete” quanto già fanno le varie realtà parrocchiali
(accoliti, gruppo della san Vincenzo, attività della Caritas parrocchiale…);
valorizzando, altresì, la presenza nella nostra parrocchia di “Casa S. Chiara”.
Valorizzare la ricchezza di tutte le iniziative già presenti
e diffuse in Parrocchia, aumentando informazione e partecipazione dei
parrocchiani e favorendo la collaborazione fra i diversi gruppi.
c) Per animare la comunità parrocchiale sui temi ampi della
carità, come componente primaria, intrinseca e imprescindibile, della visione
cristiana, la proposta condivisa è di costruire un centro parrocchiale di
condivisione e di ascolto, orientato agli obiettivi sopra ricordati. Il
centro dovrebbe essere uno spazio (anche fisico, se possibile) nel quale la
vocazione alla carità della comunità parrocchiale diventa visibile e concreta,
in maniera inclusiva: la carità come impegno di tutti, aperto a tutti.
Costituzione di un gruppo di lavoro che possa studiare i primi passi di
intervento, identificando alcune azioni concrete di maggiore priorità, e
avviare l’attività del centro.
Compiti principali del centro
- La conoscenza delle necessità in ambito caritativo, con
riferimento specifico (anche se non esclusivo) al territorio e alle forme di
fragilità e di necessità meno apparenti e materiali
- L’identificazione e la messa in opera di azioni volte a
soddisfare tali necessità
- Il coordinamento e il collegamento fra le diverse attività
già presenti in parrocchia, nel rispetto delle specifiche vocazioni di ciascuna
- Il confronto e la collaborazione con le realtà esterne, a
cominciare da quelle del territorio parrocchiale (il Quartiere, le diverse
associazioni), delle parrocchie limitrofe, fino alle strutture caritative
diocesane
- La promozione dell’impegno personale grazie all’incontro
fra le necessità rilevate e le disponibilità diffuse in Parrocchia (esempi,
puramente indicativi, di micro-azioni potrebbero essere la visita ad anziani
soli, l’aiuto di un insegnante in pensione per un ragazzo in difficoltà con gli
studi, la consulenza di un professionista per una pratica
burocratica/fiscale/legale, l’accompagnamento alla S. Messa di persone con
difficoltà di movimento, ecc.)
- L’attenzione alla comunicazione, sensibilizzazione e
informazione della comunità, per esempio tramite incontri periodici di
testimonianza, la pubblicazione di resoconti, una sezione del sito web, una
bacheca, …
V - Cultura
La nostra comunità abbia una viva attenzione alla “cultura”
(intesa anche in senso lato), per poter avvicinare su questo terreno tanti
adulti o famiglie interessate a questa dimensione importante della vita
individuale e sociale.
a) Seppur nel suo piccolo anche la nostra comunità potrebbe
costruire un suo “progetto culturale” dove l’arte, le tematiche
culturali, etiche e sociali potrebbero costituire momenti e terreno d’incontro
e di confronto con adulti e persone lontane dalla vita concreta della nostra
comunità, ma sensibili a queste importanti dimensioni. Occorre riscoprire il
ruolo e la funzione di “pre-evangelizzazione” di queste dimensioni culturali.
Questo progetto culturale parrocchiale potrebbe essere l’eco,
nel suo piccolo, del più ampio e globale progetto culturale della chiesa
italiana e dell’esperienza del “Cortile dei Gentili”; una comunità
quindi che si confronta con chi non crede e non condivide la nostra fede,
oppure con chi ha visioni, anche radicalmente diverse, del creato, della vita,
dell’uomo e della società.
All’interno di questa attenzione alla cultura si potrebbe
utilmente approfittare anche del “patrimonio culturale” della nostra chiesa e
del nostro convento (opere d’arte, biblioteca, museo…).
“Accettare la sfida della modernità” può essere momento di
verifica anche per la nostra vita di fede; affrontare tematiche, certamente
difficili e “scomode” (con preparazione e onestà intellettuale), come le
tematiche di bioetica, le tematiche politico-sociali, l’interculturalità, le emergenze
sociali, la “nuova economia”, i nuovi “stili di vita”… è confrontarci con
l’uomo d’oggi, è uscire dal nostro guscio, è “aprire la mente”, è “stare in
mezzo alla gente e ascoltare la gente”, per testimoniare “qui e ora” il Signore
e la sua Parola.
b) Organizzare anche una serie di incontri per gli
adulti. Tali momenti non siano solo conferenze su temi di carattere
culturale, ma siano momenti di confronto e di condivisione a partire dai
problemi quotidiani e di fede. L’annuncio della Parola e la vita della comunità
non dovrà esaurirsi solo all’interno della ristretta vita parrocchiale (“fare
tutto in parrocchia”), ma in qualche modo deve “decentrarsi”, trovare altri
ambiti 5
anche al di fuori di questo
ristretto nucleo (anche spaziale) della parrocchia. Occorrerà pensare a forme,
occasioni, luoghi, situazioni per “decentrare” la nostra vita e il nostro
annuncio tra le vie e le case del nostro territorio parrocchiale. Utilmente si
può pensare ad una suddivisione territoriale della nostra parrocchia, inteso
come attenzione al vissuto delle famiglie e come luogo “vicino” di annuncio (si
veda anche l’esperienza del “social street” nata proprio a Bologna, oppure
l’incontro biblico proposto a gruppi di famiglie di un condominio o di una via)
c) Fare crescere cultura e consapevolezza sulle tematiche
caritative, da inquadrarsi nella prospettiva di fede.
VI - Formazione
La nostra parrocchia, per sostenere adeguatamente la
progettazione e la programmazione pastorale nelle varie dimensioni della sua
vita, sente l’esigenza di continuativi momenti di “formazione” per far crescere
la conoscenza degli strumenti pastorali, per favorire una crescita della
“comunione” sia nell’identificazione degli obiettivi della nostra azione, sia
nel modo di perseguirli (all’interno appunto di una forte spiritualità di
comunione).
In particolare si dovranno prevedere azioni specifiche ed
integrate per:
a) sostenere i catechisti e gli animatori nel loro
servizio, non lasciandoli soli. E’ l’intera comunità parrocchiale che
si deve far carico della formazione dei bambini e dei giovani. Allo scopo va
costituita un’equipe di supporto e identificato un percorso
di formazione per tutti i catechisti e per gli educatori dei gruppi
giovanili, che devono sentirsi sostenuti dall’intera comunità e formarsi
adeguatamente al loro servizio.
c) formazione ai ministeri per dare entusiasmo e gioia
a tutti i momenti liturgici: curare la preparazione dei lettori facendo
leva sull'interesse, le competenze e le risorse della nostra comunità puntando
sulla formazione tramite iniziative mirate e aderendo anche a corsi organizzati
dalla diocesi.
I bambini che svolgono il servizio di “ministranti” durante
le celebrazioni liturgiche siano adeguatamente formati, in vista anche di un servizio
che si deve protrarre nell’adolescenza /giovinezza e nell’età adulta.
d) prevedere iniziative di formazione sulla esortazione
apostolica di papa Francesco Evangelii Gaudium.
All’interno di questa attenzione formativa, inoltre, si
intende proporre:
e) un appuntamento mensile aperto a tutta la comunità (famiglie,
ma anche adulti e giovani…) di “approfondimento e confronto con la Parola di
Dio” proclamata nelle domeniche e nel tempo liturgico di quel mese, con
adeguato momento anche di riflessione, di preghiera, di “ricaduta” per il
momento liturgico domenicale e per la vita concreta della comunità. Questa
proposta mira a rendere la comunità più pronta ed attiva durante la
celebrazione, dove la catechesi non riguarda solo i piccoli ma è un continuo cammino
di preparazione anche per tutti gli adulti, oltre ai genitori e catechisti.
f) una mail infrasettimanale (a mailing list ad
iscrizione libera) con spunti di riflessione sulla Parola della domenica, che
deve anche “segnare” e caratterizzare i vari momenti della celebrazione
liturgica (momento penitenziale, omelia, preghiera dei fedeli, presentazione
delle offerte, momento finale della “missione”…).
VII - Progettualità e strumenti organizzativi
Si chiede che per il futuro cammino della nostra comunità,
all’interno del futuro Consiglio Pastorale Parrocchiale:
a) si costituiscano “gruppi /equipe /commissioni” per
i vari settori della vita della comunità che possano supportare adeguatamente
il lavoro del Consiglio pastorale, vivendo e continuando a sperimentare un
cammino in “stile sinodale”.
b) ci si doti di progetti specifici per i suoi
vari settori (catechesi, cultura, carità, liturgia…), identificando obiettivi,
percorsi, momenti di formazione e di verifica, che saranno portati a conoscenza
della comunità parrocchiale.
VIII - Gemellaggio
Vogliamo vivere la dimensione della missionarietà e della vicinanza ai
“lontani” (anche geograficamente) attraverso la scelta del “gemellaggio”, come
“segno” del nostro cammino sinodale (abbiamo camminato insieme tra di noi, ma
vogliamo camminare insieme anche con fratelli più lontani e con i quali avere
uno scambio di reciproco sostegno e testimonianza) . La nostra comunità, nel
futuro, intende quindi stringere un gemellaggio con la chiesa-santuario di san
Giuseppe a Nazaret, ma anche con una comunità parrocchiale della stessa
Nazaret.