Appunti di lettura da
Il Cielo e la Terra di
Bergoglio-Skorka, Mondadori, 2013
4° parte
Politica, giustizia
sociale: ruolo dei cattolici
Sul tema della
politica, e del ruolo dei cattolici in politica, si sente la maggiore diversità
tra il modo di pensare europeo, in particolare degli italiani, e quello di due
argentini Bergoglio e Skorka. Si sente una forte impronta nazionalista che
porta ad affrontare molto alla lontana alcuni momenti molto critici della
storia argentina (che in Europa è in genere poco conosciuta).
L'argentina conquistò l'indipendenza nazionale
da un'unica potenza colonizzatrice europea: la monarchia spagnola, negli anni dal 1810 al 1816 (pag.123), a
cominciare da un'epoca i cui però la Spagna era caduta nelle mani dei francesi
bonapartisti. Si capisce perché, quindi, come riferito nel libro, la Chiesa
cattolica fu "al fianco di un popolo
in maggioranza cattolico, evangelizzato, catechizzato". La differenza
con la situazione italiana dell'Ottocento è molto profonda. Innanzi tutto il
nostro Risorgimento non fu un moto anticoloniale, ma essenzialmente un
movimento per l'unificazione nazionale. Si noti che il nostro Lombardo-Veneto non era una colonia austriaca, ma era
sostanzialmente una articolazione con rango di stato dell'impero multinazionale austriaco, in continuità
territoriale con la potenza dominante. In secondo luogo il nostro Risorgimento fu animato da movimenti che
scaturirono in continuità con i moti rivoluzionari francesi e con l'ideologia
bonapartista.
Per quanto gli italiani costituiscano un'etnia
nazionale ben rappresentata nella popolazione argentina, l'Italia rimane una potenza
europea e, per un argentino, l'Europa
ha rappresentato storicamente una minaccia colonizzatrice. Questi accenti sono
molto chiari nel contenzioso, ancora
caldissimo, tra l'Argentina e la Gran Bretagna.
Riassumendo e
semplificando molto: in Argentina nell'Ottocento si lottò per fare
dell'Argentina una potenza americana,
mentre in Italia si lottò per unificare la nazione e farne una potenza europea.
Si può immaginare che, nella lotta
d'indipendenza, la Chiesa cattolica non si sia battuta per i principi che erano
scaturiti dalla rivoluzione francese e che sono alla base dell'attuale
ideologia dei diritti umani espressa nelle leggi fondamentali dell'Unione
Europea. L'argomento non viene affrontato dai due autori.
Dalla storia
dell'Argentina sappiamo che la politica di quella nazione si articolò nel
confronto/scontro tra radicali e conservatori. Possiamo immaginare che la
Chiesa cattolica stesse dalla parte dei conservatori.
Non si dà conto di movimenti cattolici analoghi a quelli che tra l'Ottocento e
il Novecento in Italia produssero l a faticosa assimilazione tra i cattolici
della democrazia popolare come oggi la intendiamo in Europa.
Nel libro si accenna
alla questione della Conquista, vale
a dire dell'insediamento degli spagnoli in Argentina, dal Cinquecento. Quando
arrivarono i colonizzatori spagnoli, quella che sarebbe diventata l'Argentina
era popolata da amerindi, che, nel corso dell'insediamento degli europei, si
estinsero quasi completamente. Nel libro Bergoglio di questo non tratta, limitandosi
a ricordare che a quell'epoca fede e spada andavano di pari passo, che vi
furono le riduzioni dei gesuiti, zone in cui gli amerindi si autoamministravano
consigliati dai missionari, che vi fu chi, come Bartolomeo De La Casas
contrastò la riduzione in schiavitù degli amerindi e che la realtà del
continente, prima dell'arrivo degli europei, era già quella di un luogo segnato
dal dominio dei più forti sui più deboli.
Nel libro non si
parla dello schiavismo contro le popolazioni africane, che purè interessò
l'Argentina e, in particolare, Buenos Aires. E questo anche se, per il tipo di
economia che prevalse nella nazione,
basata molto sull'allevamento del bestiame, l'impiego della manodopera schiava
africana ebbe meno importanza che, ad esempio, in Brasile. Ciò trova riscontro
nelle scarse proporzioni del meticciato etnico tra discendenti degli europei e
degli africani. Bisogna ricordare che l'Argentina abolì il commercio degli
schiavi all'inizio della sua indipendenza nazionale, probabilmente anche perché
esso non rivestiva o non rivestiva più quell'importanza che conservò ancora a
lungo, ad esempio, in Brasile.
Nel libro si accenna
ad altri eventi storici cruciali dell'Argentina.
Non si fa menzione
della posizione della Chiesa cattolica durante la lunga (1829-1852) dittatura di
Juan Manuel De Rosas (contro le cui truppe combatté anche il nostro Giuseppe Garibaldi per
l'indipendenza dell'Uruguay).
Si fa menzione
dell'appoggio di parte della Chiesa cattolica al regime di Juan Domingo Peron
(dal 1946) per dire che inizialmente una parte della gerarchia l'appoggiò, anche
per le iniziative sociali promosse, poi vi fu una rottura. Non si specifica che
la rottura ebbe spiccato carattere religioso e che il Peron fu scomunicato,
dopo aver promosso l'approvazione di una legge che introduceva il divorzio. Si
fa menzione di chiese distrutte dai peronisti e di aerei di rivoltosi
antiperonisti che nel 1954 bombardavano il palazzo presidenziale, in Plaza de
Mayo di Buenos Aires, con aerei su cui era scritto "Cristo Vince".
Anche in ordine al
periodo dittatoriale che seguì l'ultima caduta di Peron, dal 1976 al 1982, non
ci si dilunga molto nel libro, se non per ricordare un documento del maggio 76
sui diritti umani e persone del clero che si spesero per sottrarre gente ai
torturatori, anche senza arrivare a un conflitto esplicito. Si legge a pag.176:
"Che cosa fece la
Chiesa in quegli anni? Fece ciò che fa un'organizzazione che vanta al suo
interno santi e peccatori. C'erano uomini che riuscivano ad essere entrambe le
cose. Alcuni cattolici sbagliarono, altri andarono avanti fino alla fine.
C'erano cattolici che giustificavano quel modo di agire con i pretesto della
lotta al comunismo … Riassumendo brevemente, nella Chiesa ci furono cristiani
da entrambe le parti: cristiani morti come guerriglieri, cristiani che
aiutarono a salvare vite umane e cristiani che aderirono alla repressione
convinti di salvare la patria. E c'erano anche chierici dalle sfumature più
complesse: la Conferenza episcopale condusse non poche trattative riservate e
fece dichiarazioni pubbliche. Concordo con il rabbino sul fatto che bisogna
ancora indagare a fondo. Ma non bisogna nemmeno credere alla teoria
semplicistica della complicità."
Si
può dedurre che in quegli anni parte dei cattolici siano stati complici della
dittatura, che si presentava come restauratrici dei valori cristiani contro il
comunismo, e che anche la stessa gerarchia sia sospettata di complicità con il
regime.
Nel libro non si
hanno scarse notizie sui rapporti tra il mondo cattolico e i regimi democratici
succeduti alla caduta della dittatura militare. Non si accenna all'influsso
statunitense nelle vicende argentine, che pure verosimilmente vi fu.
Nel libro Bergoglio
cita l'espressione di Paolo 6°, secondo cui la politica è la forma più alta di
carità sociale. A pag.130 si legge:
""Partecipare alla vita
politica è certamente una maniera di
rendere onore alla democrazia". Ma i problemi che in Italia
storicamente abbiamo avuto su come conciliare fede e democrazia non sono
affrontati.
Si menziona di
sfuggita la dottrina sociale della Chiesa, ma non le implicazioni n senso
democratico del movimento sociale che in Europa ne fu storicamente l'origine
(pag.157). Vi è una valutazione positiva
dell'impegno sociale (pag.185), ma un giudizio negativo sul clero che impersonò
il tentativo di conciliare fede cattolica e socialismo.
Si centra l'attenzione sull'impegno per i poveri come
espressione di un'interiorità autentica, non di mera facciata, per esibizione a
fini di affermazione sociale. E' un argomento su cui il Papa è tornato anche
nei suoi primi insegnamenti dopo la sua elezione.
Il Concilio Vaticano
2° e l'evoluzione della dottrina sociale che ne conseguì sono poco presenti.
Da diversi passi del
libro si avverte che in Argentina c'è un problema di dialogo e di intolleranza.
Lo stesso Bergoglio viene accusato di dialogare troppo.
Bergoglio ricorda
però che in Argentina si fu capaci di favorire la mescolanza delle
"razze", ma questa espressione si deve intendere piuttosto riferita a
diverse culture, in prevalenza
europee, che giunsero in quella nazione, in particolare verso la fine
dell'Ottocento. Bergoglio diffida della globalizzazione,
vi vede un pericolo di fusione di popoli, che, a suo avviso, devono mantenere
la propria identità per integrarsi armoniosamente con gli altri.
In definitiva le
indicazioni specifiche che riguardano l'agire politico di un cattolico sono
scarse.
A pag.132 ve ne sono
due: la prima è quello di cercare e praticare il dialogo. La seconda è centrata sul nazionalismo e sulla patria
e suona storicamente obsoleta per un europeo di oggi (ma è comprensibile in una realtà come quella sud-americana e in una nazione che storicamente fu colonia europea):
"…salvaguardare
la sovranità della nazione, della patria. Il Paese costituisce la dimensione
geografica e la nazione i principi costituzionali e gli aspetti
giuridico-legali che permettono l'esistenza di una società. Un Paese o una
nazione possono subire un declino in seguito a una guerra, essere mutilati o
ricostituiti. Diversamente la patria è il patrimonio che abbiamo ricevuto dai
nostri padri fondatori, sono i valori che ci hanno affidato non perché li
custodissimo dentro un barattolo di conserva, ma per farli crescere affrontando
le sfide del presente e proiettarli verso l'utopia del futuro. Se la patria si
perde non si recupera: è il nostro patrimonio…La patria è mettersi sulle spalle
i genitori. Con l'eredità che ci è stata affidata dobbiamo negoziare il
presente dobbiamo farla crescere e lanciarla verso il futuro".
La caratteristica
dell'Europa di oggi è invece quella di superare le patrie nazionali e di rifondare un nuovo sistema di valori, sostituendo/modificando/integrando quelli storicamente
ricevuti, per rendere possibile la coesistenza di una grande quantità di etnie e di culture,
secondo la situazione creatasi a seguito della globalizzazione non solo del commercio di merci e di valute ma
anche delle migrazioni dei popoli.
Un esempio che ho già
fatto: in tutta l'America Latina le lingue-veicolo sono fondamentalmente due: spagnolo e portoghese. Nell'Unione
Europea, in uno spazio territoriale molto più limitato, decine.
E' chiaro che il
nuovo Papa avrà modo nel corso del suo ministero di chiarire molti aspetti che
nel libro non sono trattati o sono trattati di sfuggita dato il carattere e i
destinatari dell'opera. Il libro, in particolare, era destinato a un pubblico
argentino, che molti particolari storici li conosce in modo approfondito, a differenza di un pubblico europeo. Si
tratta di un'opera in cui l'elemento fondamentale è costituito dall'essere un
esempio di dialogo vero, tra due
esponenti di religioni insieme vicine e distanti, di religioni che in passato
furono avversarie, in un mondo, quello argentino, in cui il dialogo probabilmente non è ancora
ampiamente praticato.
Mario Ardigò - Azione
Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli